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lunedì 5 novembre 2018

Bagni di Lucca: Dentro il Canyon

Foto di Salvatore Fabiano
rampa di accesso al sentiero
"Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni."


Dovete sapere che essere un sub ricreativo, se la “prendi bene” equivale a divenire una sorta di drogato, devi entrare in acqua sempre e il più possibile.
Detta così suona come una sorta di forma di dipendenza, ma credetemi è così nel senso buono del termine, in fondo si tratta di un attività sportiva, che se condotta correttamente dà molte soddisfazioni a chi piace il mare e vuole vivere con esso un rapporto più profondo.
Foto di Salvatore Fabiano
io nel torrente Lima
Ok, c'è chi si immerge anche in lago e in fiume, personalmente nel primo mai stato, ma mi riservo di visitare un sito su cui ho messo gli occhi da tempo, forse l'estate prossima, per il fiume beh...
In località Scesta di Bagni di Lucca (LU), il fiume Lima, affluente del Serchio, esiste, vicino alle Strette di Cocciglia, un sito di immersione piuttosto inusuale.
Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni.
Bisogna andarci d'estate per una serie di ottime ragioni, prima fra tutte l'esplosione di verde dei boschi circostanti e l'acqua più calda in quel periodo (15° Brrrr!) che permette ai più arditi di scendere anche con una semistagna.
Panorami mozzafiato
Il paesaggio subacqueo è senza eguali; certo qui vita se ne vede poca per davvero, a me è capitato di vedere giusto dei grossi girini e basta, manco na' trota, però l'effetto che si crea per effetto del termoclimo che scalda in superficie l'acqua attirando in alto la sospensione, dona all'acqua una visibilità come in aria, quando poi il sole è a picco sul canyon...ragazzi!
Tutte le diverse sfumature dal verde all'azzurro più chiaro ed intenso, ad ogni curva lo scenario cambia, si trovano vere e proprie camere di roccia liscia levigata, con un pavimento di ciottoli e
foto di Salvatore Fabiano
atmosfere particolari e giochi di luce
rischiarate a giorno, in altre la visuale è decisamente più buia (qui portarsi una torcia non è mai un errore) e il paesaggio assume contorni dalla migliore cinematografia dell'orrore degli anni 80'.
Capita ad esempio, di trovare un intero albero con ancora tutte le foglie attaccate, precipitato sotto e passare tra i suoi rami, una sorta di scheletro tetro, nulla di pericoloso sia chiaro, i passaggi sono sempre larghi e agevoli, ma un piccolo brivido (o era “l'acqua ghiaccia”?) vi verrà.
Poi... alzate lo sguardo alla superficie e li in certi tratti potete quasi vedere come se non esistesse l'acqua sopra di voi ma un vetro.
Io ci sono stato in un pomeriggio d'estate, Calafuria non era praticabile, causa meteo, quindi Salva e Batta che c'erano già stati altre volte mi convinsero della bontà di questa immersione.
Foto di salvatore Fabiano
Scesta - Bagni di Lucca
Fondamentale arrivare li con una sola auto, non è che ci fosse tutto sto gran parcheggio, scaricate le attrezzature, ci siamo cambiati e preparato gli scuba nel portico di un antica chiesetta in pietra (merita essere vista), poco sotto il piano stradale da cui si accede da una stradicciola pavimentata a ciottoli e pietre,  dividendo lo spazio all'ombra con un gruppo di scout (specie non autoctona che infesta quei boschi ahahahah!). Li attaccato c'è il vecchio ponte in pietra, che permette di dare uno sguardo di sotto e rendersi conto di quanto sia profondo il canyon.
Si accede al luogo di immersione, un ansa che si allarga fino a formare un grosso laghetto (chiamato non senza una ragione “Laguna Blu”) costeggiato da una spiaggetta sassosa, che fa da ingresso alla gola di pietra calcarea tra le rocce, oltrepassando il ponte, passando dinanzi alla sede del Canyon Park
Foto di Fabrizio Gandino
Laguna Blu
– Parco Avventura e poi giù per un sentiero (anche questo più trafficato di una autostrada a ferragosto durante una “partenza intelligente”, di scout, escursionisti e patiti del canyoning su gommoncini.
Sì perchè ragazzi, questo posto è piuttosto conosciuto da queste parti, il Canyon Park poi offre tutta una serie di attività anche per i “non subbi”, è assolutamente normale durante l'immersione alzare lo sguardo e vedere (dove l'acqua lo consente), tavole e gommoni passarti sopra la testa e al termine della traversata della gola, che sfocia in un ansa chiusa tra le rocce a picco in una vista mozzafiato (parola che ricorre spesso pensando a quel posto), qualcuno passare sopra di voi su un ponte tibetano.
Foto di Antonio Battaglini
Tornando al ragguardevole pomeriggio in questione, optai per la saggia decisione di portare giù prima lo scuba montato e le pinne e poi scendere vestito con il resto dell'attrezzatura, scelta che visto il gruppo di scout presenti (era la stagione riproduttiva?), si rivelò basilare per la mia sopravvivenza, visto il caldo torrido appena mitigato dalla frescura del bosco.
Entrati nella Laguna Blu, ci si inabissa subito con un rapido dislivello di circa quattro metri verso il fondo della gola del canyon, e qui comincia l'avventura fatta di paesaggi a dir poco stupendi.
Come ho detto precedentemente, qui vita subacquea ne vedi poca, se sei fortunato forse qualche trota e dei girini, ma per il resto la sensazione è stupenda in ogni passaggio.
Foto di Fabrizio Gandino
Salvatore Fabiano
Capita durante l'immersione di trovare qualche oggetto caduto a qualche esursionista o trascinato giù dalla pioggia nel dirupo, recuperatelo e portatelo su come abbiamo fatto anche noi, vedetelo come un piccolo prezzo da pagare per continuare a mantenere questo posto incontaminato com'è oggi.
C'è gente che fa questa immersione anche quattro, cinque volte a stagione, quel che mi lascia perplesso è che sono gli stessi che trovano la scogliera di Calafuria, troppo faticosa... parliamone...quel sentiero con l'attrezzatura indosso ucciderebbe un toro.
Per il resto, credo che le immagini che ho postato qui, parlino da sole; un esperienza da fare? Sicuramente sì, ma non esiste un diving lì, quindi ragazzi le bombole ve le dovete portare da casa, a patto di portarsi una muta che ti tenga al caldo e non sentire il freddo è un immersione
Foto di Salvatore Fabiano
Canyon del fiume Lima
tranquillamente alla portata di un Open, non c'è il rischio di perdersi e nel punto più fondo l'acqua supera di poco i nove metri, con dei consumi accettabili basta anche una bombola da dieci litri.
Arrivati al fondo e riemersi, avete la scelta: o vi reimmergete e rifate il percorso al contrario, o pinneggiate in superficie lasciandovi trasportare dalla flebile corrente (ma qui ve la vedrete con tutto quel che galleggia in quel momento sul torrente).
Spero di avervi fatto venire la curiosità quindi Buone Bolle!

Data Immersione: 10 luglio 2016

Attrezzature:

Computer: PUK Mares
Gav: OK 3000 Freeshark
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic,  Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Calzari : 2,5 mm Seac Sub
Calzari Scarpa: 5mm Tribord
Muta : Hyperterm 6,5mm Mares
Sottomuta: 2,5mm Tribord
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Scesta - Bagni di Lucca (LU)
Temp. Acqua: 14 C°

Fabrizio Gandino
"Subacqueo di superficie"

Foto di Tina Gori

domenica 28 ottobre 2018

Subacquei Gente Seria 2 - I segnali

In un altro post ho parlato dell'importanza del comunicare sott'acqua tutto quello che può essere importante ai fini di una buona immersione, certo...per i non addetti ai lavori certi risvolti potrebbero avere del comico come in questo video, che vede il nostro bravissimo Dive master "Carlino" darci le istruzioni prima di partire...ma nella mia testa si fa strada un idea....(e non posso neppure dare la colpa alla Narcosi da azoto).

Clikka per vedere il video


altro video altra situazione, questa volta trovato in rete, spesso esiste la necessità di dover  segnalare agli altri un avvistamento di un particolare tipo di pesce... il che , durante il breafing ti porta a sospettare che la tua guida potrebbe essere ancora sotto l'influsso della narcosi d'azoto.

Clikka per vedere il video


E poi per ultimo una serie di segnali per i quali capire rapidamente potrebbe essere come dire...vitale




e sì ...subacquei...gente seria! 😆😆😆



Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"



lunedì 22 ottobre 2018

R 190 Scubapro, passa il tempo ma lui resiste


Il mio primo Octopus fu un usato, acquistato da un istruttore di Genova, mi ha servito fedelmente per le mie prime 30 immersioni, oltre a diverse altre volte in piscina e in ferie, dove lo utilizzo nel range dei 18/20 metri. É composto da un primo stadio Scubapro MK10 e da due secondi stati, rispettivamente un R190 e un M5. Oggi parleremo dell’R190, attualmente non più in produzione credo, ma ancora largamente diffuso tra i sub e vedremo il perché.
Non differisce da analoghi modelli, non si chiamano più R190 (se non erro rimpiazzato dall’ R195), hanno calottine leggermente differenti, tenete presente che nel corso degli anni, come per l’Abyss della Mares hanno cambiato le scocche), l’aspetto è il classico tondo e bombato che differisce dall’attuale stile R295.
L’R190 è un secondo stadio indistruttibile, dotato di effetto venturi quindi a offerta, ha una valvola classica non bilanciata. Come modello è datato nel senso che è stato fatto anni fa, ma come tecnologia è ancora piuttosto attuale.

Non è raro vederlo usato, l’ R190 come secondo stadio fonte d’aria alternativa, nella caratteristica calottina gialla o reso distinguibile da una frusta del medesimo colore.
L'ultima versione ha visto un restyling della calottina senza sostanziali cambiamenti da quella precedente.

Personalmente l’ho usato anche dopo il conseguimento del brevetto Advanced Open Water Diver, portandolo sino a 30 metri senza riscontrare problemi.
L’abbinamento con il primo stadio MK10, che è un primo stadio a pistone bilanciato, è una configurazione piuttosto comune, specie tra i sub che si immergono da anni e meno avvezzi alle mode del momento.
La tecnologia impiegata nella realizzazione di questo primo stadio non è cambiata, tuttavia la Scubapro pare abbia preso alcuni accorgimenti, anche se i cambiamenti adottati non differiscono in maniera sostanziale a detta di molti.
La componentistica di ricambio/manutenzione si trova ancora piuttosto facilmente, quindi non ci sono problemi legati alla revisione .
Da tenere presente che se lo comprate usato (ve ne sono ancora, specie tra quelli gialli, diversi fondi di magazzino) sono da far revisionare, ragazzi non scherziamo, a quegli erogatori noi affidiamo la nostra vita la sotto e un erogatore revisionato è di fatto nuovo ed affidabile.
Se deciderete per l’acquisto di un usato, cosa che aiuta a contenere i costi non di poco spesso, o avete la fortuna di riceverli in regalo da qualcuno che ha smesso di immergersi, fateli revisionare prima dell’utilizzo (credo di essere ripetitivo), avendo cura di guardare anche lo stato delle fruste.
Indipendentemente da ciò se prendete un octopus usato, al momento della revisione fate controllare anche il manometro, nel punto in cui “L’orologio” ruota rispetto alla frusta dentro nello snodo c'è un tubicino con due o-ring farli sostituire può non essere una cattiva idea.
Raccomandazioni d’obbligo: revisione innanzitutto (credo di averlo già detto?), e provate gli erogatori in una immersione facile o in piscina subito dopo almeno un paio di volte, personalmente mi è successo che la prima immersione a 25 metri mi è andata benissimo e nella seconda montando lo scuba ha iniziato a perdere aria dal fondello il primo stadio mentre ero ancora fuori dall’acqua, nulla di grave, riportato indietro al manutentore e restituito come nuovo senza aggravio di costo.
Dopo la revisione a volte capita (non per imperizia del manutentore) che l'erogatore possa avere qualche diciamo "staratura" e trafilare aria.
Credo intorno all'inizio del secondo decennio degli anni 2000 fece la comparsa sul mercato questa serie di R 190 con la calottina bianca, sembra orientati al mercato femminile, la cosa però sembra non ebbe una larga diffusione.
Nel rimessaggio per il periodo di inattività, tempo fa un amico,  mi suggerì di posizionare un tappo di sughero tenuto con due elastici sulla calottina che non sarebbe così rimasta in tensione. Al tempo la cosa mi sembrò bizzarra, lo divenne meno quando vidi queste foto della Scubapro che pubblicizzavano un nuovo prodotto.

una sorta di chiavetta che si posiziona sopra la calottina tenendola schiacciata.
Spero di esservi stato utile qualora decideste di servirvi di questa vecchia gloria della Scubapro, ovviamente io qui ho espresso soltanto la mia opinione personale, nulla vi dispensa di approfondire per conto vostro ed appurare quanto ho espresso.Buone Bolle! 

 Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"



domenica 21 ottobre 2018

Comunicare sott'acqua - Conoscere i segnali


Non siamo pesci e forse non vorremmo neppure esserlo anche se quel mondo ci affascina e ci attira irresistibilmente, questo non toglie che come ogni tipo di creatura, anche noi abbiamo la necessità di poter comunicare con i nostri simili, vuoi per segnalare qualcosa d’interessante, vuoi per una necessità di segnalare un pericolo.
Siamo creature di terra, abituate a emettere suoni percepibili, mediante la voce e sofisticate forme di comunicazione note come linguaggio, ma in acqua tutto questo non possiamo farlo.
Fin dal corso Open Water ti verranno insegnati i segnali base per comunicare con gli altri sub in immersione, e questi dovrebbero essere uguali per tutte le didattiche e per tutte le parti del globo.


Di seguito posto alcune tavole e relativi siti internet in link a cui fare riferimento, conoscerli di certo non vi farà sicuro male, tuttavia, perdonatemi se esprimo un certo dubbio su quanto questi siano diffusi, noti e conosciuti tra chi pratica immersioni ricreative.
Credo che la mancanza di possibilità di poter segnalare rapidamente una situazione potenzialmente pericolosa ai propri compagni sia un grave handicap non accettabile.
Tempo fa venni invitato insieme ad altri ad una prova a pagamento di un equipaggiamento tipo “Gran Facciale” della Ocean Reef, ora uno dei vantaggi in questione di questo tipo di attrezzatura è il fatto di avere la bocca libera e che suddette maschere possono essere munite di microfono e, tramite una stazione ripetitrice su un mezzo di supporto in superficie, possono permettere ai sub di comunicare tra e con loro.
“Tutto a posto direte voi”, in effetti no, a parte che quella sera fummo informati che le nostre maschere non erano munite di ricetrasmettitori, perché danneggiati (Dirlo prima pareva brutto), ma poi ci siamo sorbiti due ore e mezzo di sproloqui circa corsi di vario tipo e genere (di cui nessuno dei presenti sentiva il bisogno d’informarsi e che mi rese quella sera quanto di più possibile simile ad uno quei viaggi in pullman con annessa vendita delle pentole) e uno di logopedia, per poter utilizzare le suddette attrezzature, se avessero funzionato, perché hanno un tempo di ritardo in trasmissione e ricezione.
Il problema è dovuto alla diversa densità del mezzo (l’acqua) nel quale il segnale radio deve muoversi.



Morale della favola? Ragazzi i segnali bisogna impararli e più ne sai meglio è, in questa prima parte ne metterò alcuni, tra cui di quelli che ho visto usare meno, spero poi di pubblicare a breve quelli per segnalare l’avvistamento delle diverse forme di fauna sottomarina.
Un ultima informazione, se vedete questo segnale sappiate di trovarvi di fronte ad un sub diabetico in crisi ipoglicemica, esiste un associazione che si chiama Diabete Sommerso,

 che ha un protocollo a proposito, i buddy abituali di questi sub solitamente sanno cosa fare, qui troverete il link del loro protocollo scaricabile gratuitamente, forse leggerlo male non fa.
Per i pigri ecco qui di seguito un video con i segnali più comuni.

clikka sull'immagine per vedere il video

Buone Bolle!



 Link Utili:






Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"



mercoledì 17 ottobre 2018

Il Kit Salva-Immersione (parte seconda)


"Non dimentichiamoci, che nel nostro sport vige sul "sistema di coppia" per essere svolto in piena sicurezza.
Vale a dire che se il tuo compagno non si può immergere, non potrai farlo neppure tu assai probabilmente, capirete quindi che avere tutto in ordine e essere preparati per qualche piccolo inconveniente potrebbe essere fondamentale."



 Avevamo parlato tempo fa della necessità di avere un Kit Salva-Immersione e della sua utilità spesso non palese, fintanto che non si presenta il problema (spesso una cavolata) che rischia di mandare a monte un immersione o un Full Day. Uno dei miei amici e responsabili del "Gruppo Casio Divers Club", Roberto Puzzarini,  mi ha ribadito spesso come avere un cinghiolo della maschera fosse fondamentale e di come più di una volta gli fosse stata offerta una bevuta o una pizza dopo l'immersione per averlo, ed averlo fornito al malcapitato sub in difficoltà.
Non dimentichiamoci, che nel nostro sport vige sul "sistema di coppia" per essere svolto in piena sicurezza.
Vale a dire che se il tuo compagno non si può immergere, non potrai farlo neppure tu assai probabilmente, capirete quindi che avere tutto in ordine e essere preparati per qualche piccolo inconveniente potrebbe essere fondamentale.
Tempo fa ho postato una foto del mio di Kit, mostrando come in effetti non occupasse poi così tanto spazio, ovviamente non ho la pretesa di affermare che sia il migliore possibile o che si adatti a tutti i sub, diciamo che  è quello che si è prestato meglio alle mie necessità.



Vediamo cosa contiene:
1) O-Ring di varie misure adatte a quelli presenti sugli erogatori e sulle “Caramelle” (O Barilotti che dir si voglia), dal momento che io uso erogatori sia con l’attacco Int che Din.
2) chiave a pappagallo serratubo, brutale ma efficace, da usare come ultima risporsa, i suoi denti intaccano spesso il metallo, non sono esattamente un toccasana per le cromature delle nostre attrezzature.
3) Fascette da elettricista di varie misure e lunghezze, utili per fissare il morso dello snorkel, ganci che si rompono e anche a costruirti dei cinghioli di emergenza per le pinne con l’ausilio di un po’ di sagola marina elastica.
4) una matassina di sagolino di nylon, utile per fare dei lacci per legare l’attrezzatura ad un moschettone se si è rotto quello originale della torcia, di una fotocamera ecc…
5) un classico coltello da pic-nic o coltellino svizzero, io ho optato per il primo per un punto di vista pratico, di solito hanno lame troppo corte per essere davvero utili i secondi a meno di non cominciare a spendere, e per quanto dichiarati inox, vi assicuro che la corrosione salina conosce il suo mestiere.
6) una mazzetta di chiavi a brugola, utilissime per svitare le “caramelle” dalle bombole e per togliere e rimettere i tappi delle fruste sul primo stadio degli erogatori. Lo so lo so esistono degli attrezzi di una nota casa di accessori per sub, che oltre a costare una follia, sono troppo compatti per esercitare la forza quando serve.
7) ferma piombi da cintura, da preferire per ragioni di resistenza quelli in metallo...lo so voi siete dei duri e puri che preferiscono girare la cintura tra un peso e l’altro, io sono nato comodo, e poi me li hanno regalati.
8) una scatolina con dei tappi di ricambio per il primo stadio degli erogatori, utile se vi si rompe una frusta magari di un manometro (e avendone a disposizione un altro su un altro gruppo) dovete richiudere il buco.
9) Chiave inglese regolabile, utile per svitare e riavvitare le fruste, ricordate che alcune case hanno passi e misure loro (vedi Apecks).
10) Pinza multifunzione, che ve lo spiego a fare? È multifunzione!
11) Matita, temperino e gomma, non non siete tornati alle elementari, semplicemente servono per la lavagnetta, se avete con voi open alle prime armi la lavagnetta serve e questi accessori sono imprescindibili. P.S. per le matite non state a prenderle normali e temperarle sino alla misura giusta, la Svezia ci è venuta in aiuto anni fa in questo...non dico altro.
12) Anelli portachiavi, Moschettoni in acciaio inox e in plastica dura, utilissimi per fissare attrezzature al gav e non rischiare di perderle.
13) Grasso al silicone, Cerniere e O-Ring ne vanno pazzi, devo aggiungere altro?
14) Pile ricaricabili e batterie per i dispositivi che in genere uso (Computer, torce, videocamera)
15) Lampeggiatore da attaccare alla rubinetteria della bombola, utile in condizioni di scarsa visibilità o immersione notturna
16) Barilotti o Caramelle, sempre meglio averli con sé, i Diving spesso li hanno da prestare, ma non datelo mai per scontato, specie in barca.
17) Trekking Ligth o fluorescenti chimiche che dir si voglia, se siete stati tanto scarognati che durante una notturna vi si sono spente o allagate entrambe le torce (La fonte primaria e la secondaria di luce), allora questa potrebbe essere l’unica che vi rimane per riguadagnare la superficie.
18) una fettuccia di cordura con due moschettoni e uno sgancio rapido utilissima per attaccare attrezzatura agli anelli del gav
19) Una penna biro, ve lo devo spiegare?
20) due pacchetti di caramelle balsamiche extra-forti, se avete qualche dubbio circa un potenziale raffreddamento, meglio prevenire anche parzialmente che accorgersene mentre si scende e non ce la fai a compensare.
21) Cinghiolo di ricambio per la maschera, come detto in precedenza ve ne sono di universali con il velcro, presi, provati e trovati un po' scomodi.
22) heheheheh lo so è tutto il pezzo che vi state chiedendo a cosa cavolo mi serve un attrezzo di gomma giallo come quello… è uno strumento da cucina atto a svitare i tappi, permette di avere una presa assai più salda, quando avendo le ghiere degli erogatori incastrate lo userete avendone vittoriosamente ragione, e senza rovinarle (come fareste con una chiave a pappagallo), beh dopo fatevi una bevuta alla mia salute .

Come ho già detto si tratta di una lista di oggetti che si basa sui miei bisogni riscontrati nel tempo, aggiungo che anche un piccolo kit di pronto soccorso non sarebbe male da portare, come ho detto non è necessario che portiate tutto voi, basta mettersi d’accordo con il vostro compagno di immersione.

Buone Bolle

Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"


martedì 16 ottobre 2018

Quella volta che …: Tuffo d’Ottobre a “Punta Galera” e “Picchi di Pablo”


Sabato 13 Ottobre 2018, autunno inoltrato, ma per noi forzati delle bolle, “l’acqua non è ancora ghiaccia”, anzi è più calda che a giugno di quest’anno, quindi perché non fare un bel Full Day?
Meta delle nostre peregrinazioni autunnali, l’Isola d’Elba.

Grazie all’organizzazione minuziosa della nostra Tina Gori, che per questo tuffo si è affidata a Stefano Sub di Porto Azzurro.
Sveglia alle 4.00 a.m. … si lo so, in un altra vita devo scegliermi uno sport assai più comodo, appuntamento con Mike alle 5.00 e via verso Pistoia a raccogliere gli altri due membri della spedizione, il resto del gruppo lo incontreremo all’imbarco del traghetto a Piombino.
Qui inizia così così, Samuele causa un infortunio sul lavoro viene all’appuntamento, ma solo per dare forfait per evidenti ragioni impossibilitato, si prosegue alla volta di Larciano per raccogliere Massy.
Il viaggio prosegue senza ulteriori incidenti ...a parte Massy che dice di essersi scordato la cintura dei pesi e ritorna in casa a prenderla…, io e Mike attendiamo sino a sospettare che stia fondendo il piombo in quell’istante, visto il tempo che ci mette, ma si riparte.
selfie pre-immersione
Arriviamo a Piombino con un buon anticipo, in biglietteria si ritrova il resto del gruppo, colazione e via sul traghetto, inganniamo il tempo con un passatempo noto solo a noi sommozzatori ricreativi, una pratica nota come “perculamento pre-immersione” , selfie varie ecc, che ci volete fare? I nostri cervelli sono ormai in perenne narcosi da azoto.
Capo Horn
La "Capo Horn" di Stefano Sub
L’arrivo a Rio Marina ci presenta una giornata con un meteo a dir poco fantastico per questa stagione, un pulmino ci aspetta per la trasferta a Porto Azzurro, sede di ormeggio della Capo Horn, la barca del Diving a cui ci siamo appoggiati in questa occasione.
Il tempo di salire a bordo ed eccoci già pronti a montare lo scuba, salpiamo e dopo poco iniziamo a vestirci, c’è un po’ d’onda lunga, ma niente d’impossibile.





Punta Galera -Isola d'Elba
Punta Galera

È una giornata stupenda, il sole brilla alto, appena un po’ di brezza, si...un po’ d’onda come detto, e sotto scopriremo pure con un po’ di corrente, acqua a temperatura di 22°, il primo sito sarà Punta Galera .
La costa si presenta come una scogliera piuttosto ripida con una vecchia installazione mineraria sulla sommità, la barca di un altro Diving è ormeggiata sulla boa, il che ci costringe a dover pinneggiare un po' con le onde e a doverla aggirare per poter scendere sulla catena.
Si scende in acqua, e qui ragazzi...una visibilità da urlo, avvisto il primo dei due pinnacoli di roccia che caratterizzano questo sito che noi percorreremo in esterno in interno disegnando una sorta di doppia esse, per esplorarne ogni anfratto.
Saraghi
Sarago fasciato e Sarago Pizzuto
Io indugio in ogni cavità cercando gli oggetti della mia passione, i molluschi; a questo proposito trovo alcune tane di polpo per il momento vuote, caratterizzate da quei muretti di sassolini vicino ai buchi e dai gusci delle conchiglie vuote poco dinanzi.
Buttando un occhio in una cavità vedo un Sorbolo di mare (Lima lima) circondato da alcune Castagnole rosse, provo una ripresa, ma lo shaker del capogruppo ci richiama all’ordine.
“Carlino” guida l’immersione che si svolge piuttosto quietamente riservando sorprese ad ogni angolo; siamo immersi in mezzo a banchi di Castagnole e di Castagnole Rosse, oltre ad altro novellame di varie specie, banchi di saraghi
Castagnole rosse tra le gorgonie
fasciati, qualche dentice, un paio di murene in parete, un polpo ...e dove ci sono tante castagnole ecco arrivare i Barrracuda!
Fin Tanto che ci muoviamo al riparo dei pinnacoli degli scogli la corrente è tollerabile, ma non appena fuori ci sospinge verso il mare aperto, cosa che ci costringe a “Raschiare il fondo”.
Riusciamo tuttavia, a ritornare alla catena della boa di ormeggio tutti senza colpo ferire, sia pure con un ritardatario all’appello.
Qui inizia il solito cicaleggio, “Hai visto quello?”, “Hai visto quell’altro”, “Ti ho segnalato i Barracuda!” ecc… il tutto condito da the e biscotti e qualche focaccina….
Il tempo di cambiare le bombole, ed eccoci muovere verso i Picchi di Pablo, con un apprezzabile sosta di superficie, più che necessaria; durante la precedente immersione si sono toccati i 30 metri, e nessuno di noi ha accumulato deco, ma con la prossima immersione bisognerà fare molta attenzione.
Banchi di saraghi
I Picchi di Pablo sono da un certo punto di vista un immersione piuttosto semplice,: una sola grande, splendida parete che digrada da 5-6 metri sino a 40 più o meno, l’acqua è piuttosto chiara e la visibilità più che apprezzabile.
La corrente? Quella un po’ si fa sentire, ma è gestibile, dove la parete incontra l'arenile si apre una caverna con del sedimento sul fondo e probabilmente all’interno dei gamberetti, si è deciso prima di scendere, che chi fa le riprese andrà per primo in modo da non rischiare che qualche movimento sbagliato possa sollevare del sedimento.
Questa volta io passo, sinceramente di accumulare deco non ho tutta sta gran voglia, i Picchi di Pablo saranno ancora lì l’anno prossimo e mi riprometto di visitare la caverna in quell’occasione.
La mia decisione viene ricompensata, da Massy che richiama me e Miky sulla presenza di una murena in tana sulla parete verticale a picco.

Video della murena in parete ai Picchi di Pablo (Isola d'Elba)
Clikka per il video della Murena in parete

Ancora banchi di Saraghi fasciati e qualche Sarago Pizzuto, e qualche Cernia Bruna che si scosta infastidita al nostro passaggio.
Olga, che era scesa alla grotta, poco dopo riuscirà ad immortalare uno scorfano degno di nota, mentre Carlino vigila su tutti...e sul suo computer. I primi 25-30 minuti di immersione sono passati e stiamo tutti lentamente risalendo da un po’ gradatamente lungo la parete in un sorta di zig-zag verticale, con gli occhi costantemente sui manometri e sul computer.
Il resto dell’immersione è un ozioso guardarsi intorno a quote ben più alte, circondati dalle onnipresenti Castagnole.
il nostro Carlino ...grande Dive Master
Carlino
Qualcuno di noi ha preso qualche minuto di deco da fare, era inevitabile credo, ma nulla di esagerato, la sicurezza innanzitutto.
Uno dopo l’altro cominciamo a risalire in barca, di nuovo il solito cicaleggio, “Hai visto quello?”, “Hai visto quell’altro”,...direte voi “Ma non vi stancate mai di questo?” ...no buona parte di questo sport si basa sulla condivisione dell’esperienza, è quello il fulcro che ci unisce.
Se io da solo avessi visto un barracuda e non lo avessi segnalato anche agli altri perché potessero vederlo come me, la mia gioia, la mia soddisfazione sarebbe fortemente penalizzata, mutilata, dimezzata; arriverà l’inverno, e con esso lo stop stagionale delle immersioni per la maggior parte di noi, ma non per questo smetteremo di vederci, di sentirci, di sederci attorno al tavolo di una cena, di una pizza e saremo lì a ricordare un giorno come oggi e quell’esperienza che ci ha unito ancora una volta.
Come fulmini riponiamo tutta l’attrezzatura nelle ceste, infatti è il “Pappa Time” in questo caso una sontuosa insalata di pasta fredda, salumi e formaggi  a cui facciamo onore come
Massy e Giampa
se si prospettasse una carestia :P .
Lo sguardo di alcuni di noi va alle nostre videocamere e macchine digitali, il tempo di mangiare e si scorre qualche anteprima, il tutto mentre la nostra imbarcazione, la Capo Horn, rientra a Porto Azzurro.
Si scaricano i borsoni delle attrezzature, un caffè insieme agli altri (fortunelli che si fermano anche domani) e noi tre “Forzati delle bolle”, ci apprestiamo a partire per Portoferraio, dove ci aspetta il traghetto…
Il rientro, ci vede in stato semi-comatoso, ma siamo felici e soddisfatti, in traghetto c’è chi dorme, chi aggiorna il suo stato dal cell…Poi il viaggio verso casa, interrotto da una fermata per la cena.
Un altra immersione vissuta insieme, un altra avventura da ricordare, da condividere, pensando alle prossime.




Buone Bolle



Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"




















Attrezzatura:

Gav : OK747 Freeshark
Muta : Semistagna SeacSub 6,5 mm
Guanti : SeacSub 5 mm
Cappuccio: SeacSub 3mm
Sottomuta: Tribord 2,5 mm
Calzari: Rofos 5mm
Maschera: Italica Seac Sub
Pinne : Mares Avanti 4
Erogatori : Primo stadio Mr12 Mares + Oceanic CDX5 
                   Secondo stadio Mares rebel + SeacSub X-10
Computer: Puk Mares



Riferimenti Utili:

lunedì 15 ottobre 2018

Il Kit Salva-Immersione (parte prima)



"Poche situazioni sono più frustranti del dover rinunciare ad una giornata di immersioni per una cosa così banale come il cinghiolo di una pinna o un ricambio mancante."







Forse non l’ho ancora detto, ma sono un brevettato con didattica PADI, una delle cose che nel corso mi fu ribadita dai miei insegnanti, era la possibilità che l’immersione poteva andarsi a far benedire per una serie di ragioni tra le più diverse:

1) dimenticare pezzi dell’attrezzatura a casa, perché si è frettolosamente fatto il borsone la sera prima e non lo si è controllato a dovere

2) il peggioramento improvviso delle condizioni meteo (o qualche proprietario di Diving poco corretto che ti da indicazioni troppo ottimistiche)

3) la rottura o perdita di parti dell’attrezzatura essenziali per l’immersione.



Ora, per il numero uno c’è poco da fare, ragazzi tocca metterci testa e non fare le cose di fretta, una buona immersione checchè se ne dica parte da casa tua, quindi con calma e possibilmente in modo metodico ci si prepara l’attrezzatura verificandone lo stato.
Anche per la seconda c’è poco da fare, ma oggi parecchi siti di immersione hanno loro stessi, o li hanno i porticcioli turistici vicini, delle web cam costantemente collegate, quindi fidarsi è bene...non fidarsi è meglio.
Per la terza possibilità, beh esiste il “Kit Salva-Immersione” o “Kit di Ricambi”.
Questo sconosciuto, spesso sottovalutato, che  ha salvato le mie e le immersioni di altri, viene ampiamente citato nel manuale di base Open Water Diver. 


Cito pedestremente il manuale “Poche situazioni sono più frustranti del dover rinunciare ad una giornata di immersioni per una cosa così banale come il cinghiolo di una pinna o un ricambio mancante.
Farsi un kit di ricambi non richiede né troppo sforzo, ne un eccessivo impegno economico, consente invece di ridurre al minimo la possibilità di perdere un immersione per un problema di così poco conto, come la rottura di un cinghiolo.
Un Kit di ricambi si mette insieme raccogliendo tutte quelle cianfrusaglie che si consumano, si rompono o scompaiono nel momento meno indicato, mettendole con alcuni utensili fondamentali in un contenitore a tenuta di umidità e riponendolo dentro la borsa da sub….”.


La lezione continua con un elenco di pezzi che non dovrebbero mancare: Cinghiolo della maschera (oggi se ne trovano nelle fiere con il velcro e si adattano pressochè ad ogni maschera di marca e modello), Cinghioli per le pinne (Io suggerisco anche del sagolino elastico marino e delle fascette da elettricista, O-Rings (guarda bene le taglie e misure che utilizza la tua attrezzatura), Grasso al silicone (Le cerniere delle semistagne e stagne ne vanno pazze, come gli O-Ring delle tue torce subacquee), Reggisnorkel (ve ne sono di assai semplici costituiti da due anelli di gomma uniti da una striscia), Neopreme liquido (serve per piccole riparazioni e se sei fuori per una trasferta di qualche giorno), Nastro adesivo a prova d’acqua (questo non l’ho mai usato), Fibbia a sgancio rapido (si trova nelle fiere o nelle mercerie), Coltellino multiuso (avete presente McGyver?), pinza multifunzione come quelle di marca Leatherman, una chiave inglese regolabile (le varie case differiscono per misura sugli inserti esagonali), cacciaviti (spesso le pinze multifunzione ne sono forniti).
Io aggiungerei un set di chiavi a brugola, lampadine di ricambio (se usate ancora torce alogene), fascette da elettricista di varie misure, anelli portachiavi in acciaio inox, moschettoni inox o di plastica resistente, del sagolino sia elastico che normale di nylon, pile di ricambio(cambiatele ogni stagione usandole e rimpiazzandole), una chiave a pappagallo da idraulico.


Ok so cosa state per dirmi, ma così se tutti ci portiamo tutta sta roba, serve un muletto e un altro borsone; in realtà se siete un gruppo è sufficiente che uno solo di voi abbia tutta questa roba e potreste fare a turno, e poi non occupa poi così tanto spazio.  
Ovviamente esistono già dei Kit in commercio, ma credetemi,  di solito sono molto cari, carini e inutili, più che altro perchè ogni sub ha un attrezzatura personalizzata negli anni e quindi conosce le proprie esigenze da soddisfare e non sono quasi mai uno standard.

Nelle foto vedete il mia che sta dentro uno zainetto che porto al seguito, in genere molti Diving sono attrezzati per rispondere a queste piccole emergenze, ma non datelo mai per scontato, specie in barca.


esempio di kit salva immersione
Il mio kit salva immersione

Mi sono conquistato l’imperitura gratitudine di alcuni grazie al mio kit, ed il ringraziamento di altri per aver pressato che ne avessero uno.
Prossimamente esploreremo alcune “soluzioni creative” per un kit un po’ più “Mc Gyver”, credo che molti rimarranno stupiti vedendo oggetti che non hanno nulla a che vedere con la subacquea, quanto possono rivelarsi utili per essa.
Frattanto… Buone Bolle!




Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"