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domenica 25 settembre 2022

Un compleanno da ricordare : Secca di Chia

 


La fine di Agosto-inizio Settembre può essere ancora un ottimo periodo per fare qualche bella immersione nel Sud Sardegna, è il mio periodo preferito a dire il vero, finiti i grandi esodi turistici si respira un po' di quell'aria familiare che vivevo da bambino quando riuscivo a passare ben tre mesi di ferie dai nonni a Sant'Antioco.


 

Ho conosciuto il Diving Center di Chia qualche anno fa, quando in pieno periodo Covid, con poco tempo a disposizione, cercavo un Diving per fare qualche tuffo a fine stagione.

Sant'Antioco ormai non ha più Diving da qualche anno sull'isola, il che mi ha spinto a dovermi spostare sull'isola di San Pietro diverse volte, belle immersioni che ho anche documentato qui sul blog, ma per niente agevoli per me come trasferta, malgrado la distanza non certo grandissima, a causa dei collegamenti tra Calasetta e Carloforte, orari e disponibilità.

Sebbene Chia sia ad un ora di strada da Sant'Antioco, muovendomi in auto, mi rende decisamente più libero di gestirmi non dovendo sottostare ad orari e disponibilità dei traghetti che collegano le due isole.

Davide Morelli

Conobbi Davide Morelli, il titolare del "Diving Center Chia", circa tre anni fa e mi fece subito una buona impressione, nei due anni a succedere, sempre di corsa (nonostante le ferie) e il poco tempo, sono tornato a Chia per immergermi. (vi rimando al video editato su Youtube delle immersioni dell'anno scorso https://youtu.be/08hq-s_U00A).

Quest'anno ho deciso di festeggiare il mio compleanno e quale modo migliore di farlo se non con un immersione?

La giornata si presentava con un cielo tendente al coperto, ma con il vento quasi in bonaccia, cosa piuttosto rara da queste parti, quello che ancora non sapevo era che proprio questa condizione così perfetta mi avrebbe permesso un esperienza inaspettata.


 

Il sito dell'immersione era la Secca di Chia, prospiciente la spiaggia di Cala Cipolla, si tratta di un “cappello” sui 20 metri circa di profondità che digrada di poco intorno ai 25 metri.

Le immagini che vedete allegate sono estrapolate dai video della GoPro, visto che la custodia della macchina fotografica si è allagata.

Mi ero già immerso nelle acque di Chia altre volte come già detto in precedenza, ma nulla mi aveva preparato al volume di quello che avrei visto.


Neppure eravamo scesi sull'ancora, che la prima scena che si mostrò ai miei occhi fu un inseguimento, tra uno Scaro maschio (Parisoma Cretense) di grossa taglia e una Donzella pavonina (Thalassoma pavo) anch'essa adulta e maschio, ma come lo sguardo si distoglieva era un tripudio di vita. Non facevo in tempo a provare a riprendere qualcosa che Luca, la nostra guida, indicava qualcos'altro: Polpi (Octopus Vulgaris), banchi di sparidi di ogni tipo ( Sarago maggiore, Sarago fasciato, Occhiate, Orate, Dentici, solo per citarne alcuni), una murena (Murena helena), le onnipresenti Castagnole (Chromis chromis) sia nella loro forma adulta che si avanotti blue elettrico, Donzelle (Coris julis) e ancora perchie (Serranus cabrilla), Sciarrani (Scriarranus scriba), Tordo pavone (Symphodus tinca), Scorfano rosso (Scorpaena scrofa) .


 

Non potevano mancare ovviamente qualche Cernia bruna (Epynephelus marginatus).

Non credo di esagerare dicendo che un simile tripudio di vita l'ho trovato solo nell' AMP di Portofino; sebbene il mare fosse relativamente calmo si avvertiva comunque una debole risacca la sotto, mentre mi stavo spostando la mia attenzione da una grossa Vacchetta (Peltrodoris atromaculata) ad una piccola aragosta di cui avevo intravisto le antenne e smadonnando tra me e mè per il gesto istintivo di puntare la fotocamera, subito riportato dolorosamente alla realtà dall'acquario che c'era dentro lo scafandro, ho sentito uno strano rumore, come una specie di musichetta. Istintivamente ho portato lo sguardo al mio computer, ma lì era tutto tranquillo, ho cercato con lo sguardo intorno a me, ma non ero relativamente vicino a nessuno dei miei compagni.


 

L'immersione continua, un orata con la coda smangiata da un morso mi passa poco lontano, Luca segnala nuovamente un avvistamento nel blu, mi avvicino per cercare di capire meglio ed allora li vedo, un grosso banco di Barracuda (Spyraena viridensis), si staglia nuotando placido; non credo cesserò mai di meravigliarmi dinanzi a simili spettacoli, ancora tiro giù qualche accidente per la macchina fotografica inservibile, provo a riprendere con la GoPro pur con i suoi limiti. Ed ancora torna quel suono mi guardo intorno, riguardo il computer, non mi sembra la classica musichetta di allarme di un computer da immersione.


 

L'immersione continua ancora e sulla strada del ritorno alla catena vedo una Musdea (Phycis phycis) in un anfratto e subito dopo alcune Corvine (Sciaena umbra), di nuovo quel rumore, quel suono con una sua armonia... guardo ancora il computer e mi guardo intorno, che sia in narcosi da azoto?

Siamo giunti sotto la barca ormai, ho terminato la sosta di sicurezza e mi dirigo verso la catena quando vedo una scena, che definire curiosa è poco.

Davide ha guidato un altro gruppo, quindi l'ho visto poco in immersione, è lontano da me circa una decina di metri, si sta agitando con intorno qualcosa di grosso e nero.

Mi avvicino per capire, non sono il solo, mi chiedo quale creatura abissale lo stia attaccando, ok prima i suoni e poi questa scena, comincio ad avere qualche dubbio sulle mie percezioni e sanità mentale.


Oh ragazzi! Davide ha trovato un giaccone di lana nero e sta provando ad indossarlo effettuando nel contempo una svestizione in acqua, da provetto sub quale egli è, vi riesce con qualche benevolo aiuto e le le risate che riecheggiano dentro gli erogatori degli astanti.

Ritornati in superficie e saliti sul gommone, sta piovigginando, il moto ondoso è in crescita e partiamo poco dopo. A bordo la soddisfazione è palpabile, è stata sicuramente una bella immersione, Luca, la nostra guida mostra un pezzo di lenza con grossi ami, il resto di un palamito, forse illegale che ha rinvenuto tra le rocce.


 

Davide al timone, dice di aver sentito come una specie di canto sott'acqua e che probabilmente si trattava di qualche mammifero marino, ma nessuno dei nostri sguardi nel blu ci hanno dato una risposta, beh almeno non sono ammattito. Il fatto di non aver visto chi li ha emessi non è poi così strano, visto che in acqua i canti dei mammiferi marini possono viaggiare anche per diversi chilometri.

E' stata sicuramente una bella immersione da ricordare, resa possibile dalle condizioni meteo estremamente favorevoli e non frequenti, per quel particolare sito, il modo migliore di festeggiare il 53esimo compleanno.


 

Qualche dato utile circa il sito di immersione:


Livello di Esperienza: Neofita/Intermedio
Profondità massima: 25 mt. circa
Profondità media: 15 mt.


Link:

https://www.chia.it/diving.htm

https://www.divemania.it/divesite/secca-di-chia


Buone Bolle!!!!




Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"

 


 

martedì 13 settembre 2022

Un tipetto solo fotogenico!


Sono tanti anni che vado in acqua, qualche cambiamento ogni tanto e qualche novità  tengono viva la voglia e il grande piacere di continuare questa bellissima attività.  Vorrei rendervi partecipi di una di queste mie esperienze. 

Precisamente ad agosto del 2014 andai in ferie in Calabria e qualche mese prima di partire, mentre mi documentavo sui punti di immersioni e possibili soggetti particolari del luogo da fotografar,e mi imbattei in un curiosissimo e altrettanto bellissimo soggetto : il vermocane.



Non lo avevo mai visto prima, quando arrivai al diving parlando con lo staff gli chiesi se era consueto vederlo e fotografarlo e rimasi sorpreso dalla loro risposta: "ne troverai in quantità industriali di quei bastardi!!!" 

Mi fu spiegato che da qualche anno oramai era sempre più presente e non avendo predatori si stava espandendo in modo veramente importante, mangiando e predando qualsiasi cosa egli si trovasse davanti.

Durante le mie vacanze  effettivamente lo trovai molte volte e devo dire che è tanto pericoloso e urticante quanto bello.


Qualche anno dopo con mio grande stupore nel sud della Sardegna l'ho ritrovato durante un'immersione, si trattava di un esemplare molto grande, un solo soggetto, in una spaccatura a Punta karalis, isola di Serpentara. Era il preludio di quello che purtroppo questa estate sarebbe diventata la "nuova normalità". Durante ogni immersione di quest'anno almeno cinque, sei esemplari, dai più grandi e molto piccoli, trovati su spugne, sopra le gorgonie, ammassati su qualche sfortunato pesce.


Fotograficamente parlando é un soggetto molto fotogenico, si muove lentamente, ha dei colori accesi e caldi, le piume si prestano a macro di vero impatto, insomma un bel tipino!!! Adesso giro la parola a Fabrizio che sicuramente ci darà qualche nozione in più a livello biologico e storico.

 

Buona luce e buone bolle!!

 

 Marco Moretti









Bene grazie Marco, riprendo appunto da i nostri discorsi a proposito fatti tempi addietro che mi indussero a cercare di sapere qualcosa di più su questa creatura particolare. Vermocane (Hermodice carunculata Pallas, 1766), sono in molti a considerarlo una sorta di flagello, come peraltro gli amici di Marco in Calabria lo avevano definito, ma questa fama sinistra è meritata?



A seconda dei luoghi viene chiamato con nomi diversi,
verme cane, verme di fuoco o verme di mare, si tratta di un verme appartenente alla classe dei policheti, ne è documentata la residenza nelle acque del Mediterraneo fin dall'800', sebbene alcuni miti greci facciano risalire la sua presenza anche a prima di quel periodo. I vermocani sono animali leggendari dell'antica Grecia che avrebbero avuto due sembianze: la prima era un cane senza arti che strisciava, la seconda un insetto che abbaiava e viveva nell'inferno. Il suo aspetto, come potete ben vedere dagli scatti di Marco e dai filmati che sono a piede di pagina è particolare, i colori caldi e sgargianti spesso sono sinonimo di un messaggio piuttosto chiaro in mare: "Lasciami perdere non sono buono da mangiare e con me ti fai male". 



Non è precisamente una novità se pensiamo ai colori sgargianti dei nudibranchi (piuttosto velenosi da ingerire per qualsiasi pesce) o anche delle varie varietà di scorfani; tra i sub esiste una regola generale circa il comportamento in presenza di creture del genere e recita più o meno così, "Se è troppo bello o troppo brutto o non si allontana quando ti avvicini, non toccare e stanne alla larga", il caso del Vermocane è calzante. Il suo aspetto può variare dall’arancio al rosso scuro, dal viola al verde profondo con ciuffi di chete bianche ben visibili

La sua diffusione sta conoscendo in questo ultimo decennio una brusca accellerata, legata sopratutto al riscaldamento delle acque, conseguenza diretta del cambiamento climatico. Possiamo tranquillamente definirlo una specie termofila, in quanto ama le acque temperate/calde e visto che sotto i 19°C va in una sorta di stasi, rimanendo però pienamente vitale in attesa che le condizioni mutino in suo favore.

Da un punto di vista evolutivo questo piccolo demonio è un vincente, la sua dieta è fortemente adattiva, è un opportunista che è capace di nutrirsi di carogne e detriti organici, ma non ha nessun problema ad attaccare per nutrirsi, in caso di bisogno anche coralli, anemoni, ottocoralli, gorgonie, zoantidi, spugne, ricci e stelle di mare alla bisogna. Sembra che riesca a predare anche le oloturie, i molluschi e udite udite, i nudibranchi.

Pur essendo una specie altamente invasiva e impattatante sugli ecosistemi marini, non è però una specie aliena, nel Mediterraneo c'è sempre stato, ma con concetrazioni di individui assai minori e fortemente localizzate nella parte più meridionale del nostro mare. 

Ha una sorta di schiera di setole chitinose attorno al corpo che hanno una duplice funzione offensiva/difensiva, possono spezzarsi e rimanere dentro chi ha avuto la sfortuna di toccarlo anche inavvertitamente. Il contatto genera una forte sensazione di bruciore, seguita spesso da una reazione infiammatoria e anche edema ad opera di una sostanza: la Complanina. Le tossine contenute nelle chete sono esse stesse un piccolo mistero: il meccanismo di trasporto delle tossine è ancora oggetto di studi, tanto che nel vermocane non è ancora chiara la natura chimica stessa della tossina che cagiona l'irritazione. Alcune scoperte recenti portano a dedurre che non si tratti di un unica sostanza, ma che questo nostro antipatico amichetto sia in grado di produrre una mistura di tossine appartenenti a 24 classi differenti.

Diffusione del Vermocane


Un dato preoccupante è anche l'aumento della taglia degli individui avvistati, se inizialmente la taglia media era stimata intorno ai 30 cm, oggi questo parametro è stato elevato a 50 cm, ma anche individui sino a 70 cm!

Il problema maggiore è che non ha nel Mediterraneo antagonisti naturali o predatori in grado di limitarne l'espansione, un possibile competitor come l'Exaplex trunculus che sostanzialmente tende a nutrirsi di animali morti o morenti e altri detriti organici, rischierebbe di divenire la sua cena.

Sembra che alcuni gamberi della varietà Stenopus siano in grado di attaccarlo e cibarsene, oppure una lumaca marina, la Hidatyna, ma solo per esemplari di piccola taglia, per il resto sappiamo di pesci ossei tipici dell’Atlantico, come Haemulon plumierii e Malacanthus plumieri, ma sono nell'Atlantico appunto. Ho inteso da alcuni articoli di tentativi di vere e proprie battute di caccia da parte di sub nei suoi confronti, ma attenti non pensate di tagliarlo in due, ogniuna delle due parti rigenererebbe quella mancante (individuabile perchè con un colore differente). Insomma una bella gatta da pelare. Le abitudini di questo verme sono passate ormai da spazzino opportunista  di sostanze in decomposizione, mangime non consumato, animali deceduti o morenti e altri detriti, a vero e proprio predatore che si riunisce e moltiplica in colonie anche decine, centinaia di individui.

 

Mappa diffusione attuale del Vermocane nel Mediterraneo


Buone Bolle e alla larga da questi tipetti!



Link:

https://www.biologiamarina.org/vermocane/

 https://www.ideegreen.it/eliminare-il-vermocane-112654.html

https://www.usticadiving.it/una-nuova-specie-invasiva-nel-mare-di-ustica-i-vermocani/

https://www.biopills.net/vermocane/

 

 Di seguito un video realizzato ad Agosto del 2021 a Chia (SU) dove vedrete anche alcuni esemplari di Hermodice carunculata.


 

 

 

Fabrizio Gandino

"subacqueodisuperficie"

 



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