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domenica 21 giugno 2020

"Eccomi, sono tornato"




Eccomi sono tornato

Toh, chi si rivede! Ne è passato di tempo…

Sono quasi dieci mesi, ti sono mancato?

Presuntuoso, come tutti quelli della tua razza, come puoi essermi mancato? E si avevo notato la tua mancanza e non solo la tua.

Sono stato costretto, come altri, prima il lavoro, poi il clima e poi c’è stata la pandemia, è stato necessario per preservarci.

Di nuovo la vostra presunzione, certi eventi, fanno parte del ciclo della vita, la morte stessa ne è una componente e consente alla vita di rinascere più forte e rigogliosa.

Forse hai ragione, ma sono solo un piccolo uomo…

Tanti piccoli uomini… fanno a volte un grande problema.

Sembra ti dispiaccia rivedermi qui…

No non è vero che mi dispiaccia, ma neppure il contrario, sei uno dei tanti abitanti di questo “mio” mondo. Tu vieni qui consapevole dei rischi, cosciente delle tue responsabilità e ricompense; hai fatto una scelta, ed in cambio tu hai visione e consapevolezza di quello che la maggioranza dei tuoi simili può solo immaginare.

Io? un abitante? Credevo di essere un ospite al più.

Tutto è nato da qui e qui in qualche modo ritorna e ritornerà ancora, tu, quelli come te e anche quelli che pensano di esserlo e pure coloro che non mi hanno mai visto.

Sì è vero… è una grande verità, posso tornare allora?

Ogni volta che vuoi e puoi, le regole le conosci, io non sono né buono, né cattivo, io esigo il rispetto che mi è dovuto per me e per la vita che preservo… dato che ci sei non mi dispiacerebbe se ogni tanto ti portassi via qualche sgradito ricordo che la tua specie rilascia con troppa noncuranza, non lo fai per me, lo fai per te.

Certo! Come sempre d’altronde…

Ascolto il cadenzato ritmo del mio respiro mentre mi sposto, inframmezzato dal gorgoglio delle bolle, mi guardo intorno, grato di quel blu… Sono tornato in Mare. 


Si ringrazia Marco Moretti per i suoi splendidi scatti



Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie" 

Un furtivo maratoneta dall'atlantico


Era il giorno dopo ferragosto dell’estate del 2016, si era deciso insieme alla solita comitiva di amici, di fare un tuffo e un po’ di snorkneling in località Mangiabarche, sull’isola di Sant’Antioco.

 L’idea era quella di fare una nuotata sino al faro del sito omonimo, il nome non era stato scelto a caso. Questo tratto di costa è particolarmente insidioso per alcune secche e per il Maestrale che può spingerti come niente sugli scogli, quando soffia davvero. Il faro è spesso il soggetto di molti fotografi sia con il mare calmo che in tempesta, da qui il nome: “Mangiabarche”.

Sebbene credo che oggi il faro non sia più operativo, la sua presenza è comunque un monito, sul luogo si trovano ancora i resti di una postazione della contraerea della seconda guerra mondiale. Ero piuttosto stanco a dire il vero, mi ero immerso al mattino, quindi armato di rete maschera, pinne e coltello avevo deciso di farmi un giretto tra gli scogli a “Far Patelle”, lasciando agli altri il vezzo di raggiungere la roccia del faro, rischiando di farsi travolgere dai soliti diportisti estivi improvvisati (il cielo li strafulmini!).

Si a me piacciono le patelle e la patella può essere degustata cruda o cotta (intera o sminuzzata) in una salsa con aglio, peperoncino, vino bianco e prezzemolo per condire la pasta, meglio se secca, tipo spaghetti o linguine. Lo so è un po’ duretta, rispetto alle vongole, ma io la trovo più saporita e comunque dovete sapere che malgrado le informazioni nutrizionali sui molluschi gasteropodi come la patella, siano piuttosto limitate a causa della scarsità di consumo su scala nazionale, il suo apporto energetico è moderato, attorno alle 100kcal.

La porzione di carboidrati raggiunge i 6g per 100g di parte edibile, così come per le proteine: 17,5g. I lipidi risultano scarsi, intorno agli 1-2g, ma non è possibile risalire ad informazioni più dettagliate sulla natura degli acidi grassi e sulla quantità di colesterolo.
Dal punto di vista micronutrizionale si evidenziano un ottimo apporto di ferro (oltre il 3%), fosforo, potassio e sodio. Sto scrivendo mentre si avvicina l’ora di cena...credo si noti. Avevo cominciato a scandagliare gli scogli alla mia sinistra risalengoli fin dove una complessa rete di massi creava delle pozze irregolari d’acqua profonda, l’ideale per pesci che si vogliono rintanare e sopratutto inaccessibili da terra a cusa della mancanza di accessi. In un apertura avevo avuto la fortuna di trovare in bellavista una conchiglia disabitata di Erosaria spurca (Linnaeus, 1758) cosa che all’inizio, mi aveva sorpreso non poco, visto che era un assolato pomeriggio, quel tratto non era in ombra e le cipree sono notoriamente fotofobiche.


 La raccolsi assicurandomi che fosse vuota e continua il mio giretto, in cerca di patelle (quel tratto di costa abbondava di Patella caerulea e Patella ulissyponensis) e non faticai a trovarne abbastanza per un piatto di linguine. Fu a quel punto che negli anfratti tra gli scogli vidi un movimento, poi un altro ed un altro ancora. Occhi sporgenti spiavano le mie mosse, per ritrarsi immediatamente furtivi tra gli anfratti come facevo per avvicinarmi o anche semplicemente per guardarli. Rimasi immobile studiando quelli che ormai avevo identificato come granchi, ma di un genere che non avevo mai visto prima. 

Mi colpirono subito i colori inusitati, i granchi che avevo visto qui sino ad ora erano i classici granchi di laguna, con il carpace verde, qualche Granchio favollo, Capre di mare (Granceola), ma questo davvero mi era sconosciuto. Era piuttosto schiacciato nel carpace e i suoi colori erano stupendi, sia sulle gambe che sul carpace aveva dei colori che spaziavano dal marrone al rossiccio con striature giallo vivo. Purtroppo non avevo la fotocamera con me, quindi appena gli altri tornarono gli descrissi l’animale, ma nessuno di loro, lo conosceva. Per diverso tempo mi sono chiesto che cosa avessi visto, la risposta mi arrivò dal libro di Egidio Trainito, “Atlante di Flora & Fauna del Mediterraneo”. Eccolo qui! Il granchio Corridore Atlantico (Percnon gibbesi)!! I miei amici quasi tutti isolani, avevano ragione a saperne poco, si tratta di una recente introduzione nel Mediterraneo, quella che viene definita aliena (come abbiamo già visto per la Donzella pavonina). Si tratta di un artropode del subphilum dei crostacei, della classe dei malacostraci, dell’ ordine dei decapodi, del sottordine dei reptanti brachiurie all’ infraordine dei granchi.


Artropodi significa “possedere zampe articolate” e il philum degli artropodi è il più vasto del regno animale in generale e sottomarino.
Il corpo è segmentato con tre regioni: capo, torace e addome tutte e tre (salvo rari casi: paguri) rivestite da un esoscheletro duro a protezione. Nella crescita, l’animale perde la vecchia corazza e ne acquista una nuova con l’indurimento della cuticola sottostante la vecchia.
L’ordine dei decapodi raccoglie tutti i malacostraci che hanno dieci zampe distribuite in cinque paia.
In quanto appartenente ai decapodi reptanti è un crostaceo capace di movimenti di deambulazione orizzontale prodotta dagli arti preposti con presa sul substrato e non da nuoto.
La sua morfologia lo colloca tra i brachiuri, definizione che designa i crostacei in cui la coda (che assolve peraltro alla funzione di “cestello di raccolta” delle uova fecondate) ha proporzioni minime rispetto al torace, sotto il quale rimane normalmente ripiegata.

Come molti granchi, la muta (il cambio della corazza) avviene spesso durante la crescita dell’animale : i maschi approfittano della muta delle femmine per l’accoppiamento, mentre le femmine approfittano della muta del maschio (sprovveduto) per cibarsene. Non solo le femmine del granchio, se siete tra Febbraio e Marzo in Veneto vi consiglio di provare le Moeche… e mi saprete dire. Originario delle coste orientali americane, dalla Florida al Brasile (ma si ritrova anche su quelle del versante del Pacifico, anche se non tutti sono d’accordo nel considerarla la stessa specie), questo colorato granchio, il suo primo avvistamento risale al 1999 nelle acque di Linosa. Si ritiene possa essere arrivato con le acque di zavorra delle navi, ma non si escludono le correnti oceaniche, visto che, le lave di questo alieno sono piuttosto resistenti. Il segreto del suo successo? Pare essere un “vegano” convinto. Indubbiamente favorito dal riscaldamento del Mediterraneo e dalla mancanza di competitori, il nostro granchio corridore atlantico si è adattato benissimo al suo nuovo mare dove predilige le coste rocciose ricche di anfratti in cui si infila agilmente sfruttando il suo corpo appiattito e scomparendo rapidamente alla vista. Sembra, tuttavia, che con il tempo la specie stia perdendo la sua iniziale diffidenza dato che è sempre più facile vederla davanti alle tane anche grazie alle dimensioni di tutto rispetto che, tra carapace e zampe, possono superare i 10 cm di larghezza.
La rapida espansione e la colonizzazione delle coste del Mediterraneo e dell’Italia insulare è stata agevolata non solo dalle capacità di adattamento della specie alle nuove condizioni ambientali, ma anche dalle sue abitudini alimentari che l’hanno portata ad occupare una nicchia ecologica libera. Tuttavia c’è chi l’ha osservato in cattività predare dei pesci quindi le sue abitudini alimentari sono ancora materia di discussione, di sicuro è fortemente adattabile nella sua dieta.
Buone Bolle!




NOME SCIENTIFICO

Percnon gibbesi
NOME COMUNE

granchio corridore atlantico
NOMI LOCALI


UBICAZIONE PREVALENTE

mediterraneo occidentale
TERRITORIO ABITUALE

substrati rocciosi in genere
PROFONDITA’ PREVALENTE

pochi metri
CARATTERISTICHE

diffidente, furtivo, sfuggente
CURIOSITA’

di recente ingressione atlantica
POSSIBILITA’ DI INCONTRO

Rare (ma non così tanto rare)


Link:





Scubaportal: https://www.scubaportal.it/clandestini-9-un-granchio-viaggiatore/



Fabrizio Gandino
Subacqueodisuperficie”





mercoledì 3 giugno 2020

Zena: “Storia di un orca” - intervista all’autore Andrea Izzotti



Oggi parliamo del pluripremiato fotografo Andrea Izzotti, un autentico cacciatore di emozioni. Viaggiare, ricordare, emozionare sono il suo credo, parliamo di lui in merito alla sua ultima pubblicazione: “Zena: Storia di un Orca”. É Domenica 31 Maggio, ho avuto una settimana pesante, e il pomeriggio del sabato è stato stracolmo di impegni. Mi ero proposto di seguire la diretta Facebook della presentazione del libro, ma non ce l’ho fatta. Sempre su FB mi compare la notifica del compleanno di Andrea Izzotti e mentre gli faccio gli auguri, mi viene in testa l’idea di fargli qualche domanda sul suo libro.
Ci provo, Andrea a detta di molti è un tornado di energia positiva, non esagerano affatto, quel che segue è solo una conferma.

Andrea Izzotti
Subacqueodisuperficie Buon Compleanno, Buongiorno e Buona Domenica, causa lavoro ho perso l'evento di Ieri. Volevo scrivere qualcosa sul tuo libro sul mio blog e sapere se esce solo in forma elettronica o anche cartacea, visto che non amo particolarmente il formato elettronico, vorrei acquistarlo per me. Ho un piccolo Blog di Subacquea dove parlo delle mie esperienze, del mio gruppo, delle mie letture a volte. Potresti, se ti fa piacere raccontarmi qualcosa di più sul tuo libro, su come è nata l'idea?

Andrea Izzotti Ciao Fabrizio grazie per avermi scritto
Il libro esce in forma cartacea (consigliata per via delle illustrazioni dell'artista Paco Caamano)
L'idea mi è venuta quando le orche sono state a Genova a dicembre 2019.

S. Andrea Izzotti fa riferimento al caso del branco di orche comparso a Portofino, che riempì le pagine dei quotidiani, rompendo il monopolio dei rapporti di guerra della pandemia del Covid19




A.I. Alcune informazioni le puoi avere dalla diretta di ieri ma ti sintetizzo qui qualcosa
Avevo fatto due spedizioni in Patagonia (una infruttuosa l'altra quasi) nel 2015 -2016 per osservare le orche che si spiaggiano per catturare i cuccioli di otaria
immaginati la mia sorpresa quando mi hanno "restituito" la visita in Italia!

S. Lo ricordiamo tutti credo si fu un grande evento, anche se il piccolo pare non ce l'abbia fatta,
quindi hai fatto quasi un istant book durante la quarantena?

 
Il lungo viaggio delle orche di Genova

A.I. No il libro in realtà l'ho scritto prima. Mi è venuta l'idea e dopo tutte le ricerche per far combaciare date e "personaggi" mi ci è voluto poco per scriverlo. Più tempo la preparazione concreta dell'edizione con le illustrazioni di Francisco Caamano un'artista che ho conosciuto in Baja California Sur, Messico
Il libro racconta di altre orche "famose" come Keiko (Free Willy), Tilikum, ma anche Granny e Old Tom. Ovviamente ci sono licenze poetiche e di narrazione (che spiego poi nella parte finale).

S. Beh credo ci stiano (e qui vi rimando ai link a fondo pagina)

A.I. Quindi anche se tutti sappiamo come è andata a finire io ricreo la storia di Zena della "piccola" Zena sin dalla sua nascita racconto del suo primo figlio e de(i) viaggi, ma non ti voglio dire altro se no ti rovino la lettura.

S. No no assolutamente...non ci provare...me lo leggo

Diretta FB della presentazione del Libro


A.I. Sicuramente l'uomo (il polpo con 4 tentacoli) ha un'impatto decisivo

S. Bella definizione per descrivere l’Uomo, polpo con 4 tentacoli…

A.I. e da Old Tom in poi (cerca la vera storia su google) il rapporto è via via cambiato, Zena lo chiama anche "il mezzo polpo".

S. Bellissima definizione, sono molto affezionato a quei cefalopodi ho tenuto delle lezioni ai bimbi di una scuola elementare e d’infanzia su di lui.

A.I. la figura del polpo c'è in altri passaggi del libro.



e qui Andrea ci cita un passaggio del suo libro

A.I. “Cos’è l’inganno, Granny?”, le chiedo. “L’inganno è quando fingi di non essere quello che sei, come quando il polpo diventa uguale alle rocce e non lo vedi più”, mi risponde.
E poi in altri brani dove Zena si interroga sulla sua vita

S. Basta non anticiparmi altro fammelo scoprire sto’ libro! mi hai messo addosso una curiosità tremenda

L’intervista volge al termine, ho delle reminiscenze di una cosa letta molto tempo fa proprio sulle orche, provo a chiedergli se Andrea lo conosce, e lui mi fa un ultimo regalo, ma questa è un altra storia...
Per la realizzazione del Libro, Andrea Izzotti si è avvalso di collaborazioni di grande spessore: oltre al già citato artista messicano  Francisco Caamaño, Alberto Bof, italiano di Genova ormai  da anni a Los Angeles dove ha collaborato musicalmente con grandi firme dello spettacolo (Lady Gaga, Chiara Ferragni solo per citarne alcuni) che ha realizzato la parte musicale del video di presentazione, il prof Alessandro de Maddalena (Biologo specialista nello studio degli squali in Sudafrica e Australia e di biologia dell'orca in Norvegia) che ha scritto la prefazione.
Tornando a noi, il libro è un'auto produzione come un altro precedente, disponibile in italiano, inglese e spagnolo; è distribuito a Genova dal negozio

Old Tom in una foto dell'epoca

Corderia Nazionale, oppure tranquillamente ordinabile su Amazon. Se siete subbi come noi allora vi consigliamo anche l’altra sua pubblicazione, “Racconti dal blu e altri colori” anche questa disponibile sia in formato elettronico, sia in quello tradizionale. Il Libro promette bene, tant’è che a dicembre 2019 era tra i primi posti nelle vendite di Amazon come regalo. Per quel che mi riguarda l’ho ordinato e spero di riceverlo presto per poterlo leggere. Consiglio vivamente di guardare la diretta di cui troverete il link sotto, che non potrà fare a meno di incuriosirvi ulteriormente e spingervi a leggere questo libro, che si presenta come un opera indirizzata a grandi e piccini, ma che come avrete modo di sentire, riscuote diversi consensi anche da ricercatori accademici.

Old Tom che aiuta i pescatori durante una battuta di caccia alla balena



Link: 







Buone Bolle! (e Buona Lettura)


Fabrizio Gandino
Subacqueodisuperficie”