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domenica 26 febbraio 2023

Emozioni Profonde : A caccia di relitti con Andrea Bada

 


La mia prima immersione come neobrevettato Open Water fu una sorpresa, ne ho già parlato qui sul blog qualche tempo fa, fu sul relitto della Eurobulker IV, un cargo carbonifero affondato al largo dell'isola di S.Pietro sopra una secca di 18 metri.

Chiunque si sia immerso su un relitto lo sa, si prova una sorta di suggestiva emozione, spesso perchè quei relitti sono anche l'ultima testimonianza di chi in mare vi ha perduto la vita.

C'è poi chi dell'esplorazione e della ricerca di questi relitti ne ha fatto la sua ragione di vita, non per denaro, o tesori, ma per vivere delle emozioni.

 


Sabato 25 Febbraio 2023, ad Empoli in Loc. Avane, presso LA VELA Area Margherita Hack, l'associazione G.E.A.S. ha organizzato un incontro con Andrea Bada , un sommozzatore professionista, che ha presentato alcuni filmati di relitti siti in immersioni profonde da lui e il suo Team, “Techdive Explorer Team” nel nostro Mediterraneo.

Sala piena, tante facce conosciute, e direttamente da quel di Calafuria, tra questi i nosti Salvatore, Yuri, Enrico (ancora bagnati dall'immersione del mattino)  e  Matteo , Michele e Pippo .

Ha aperto il pomeriggio Sandro Matteucci, presidente di G.E.A.S. Ricordando che prossimi al 35° anniversario della fondazione dell'associazione si è voluto dare lustro alla ricorrenza organizzando appuntamenti come questo.

Dopo è stata la volta Di Marco Lemme, Presidente F.I.A.S che ha ricordato come realtà associative come questa empolese, servono non solo a portare avanti i valori del nostro sport, ma anche a favorire una certa socialità e senso di appartenenza.


 

Dopo di lui è intervenuto Maurizio Bertini che si è adoperato per mettere in contatto Andrea Bada con l'associazione al fine di rendere possibile questo incontro con il pubblico.

Interessante tra gli altri l'intervento della Dottoressa Pamela Ciuffo in qualità di Psicologa del gruppo Techdive, che ha spiegato come il nemico peggiore di un sub, specie in queste imprese, sia l'ansia, come sia vitale riuscire ad elaborare e allenare non solo il fisico ma anche mente e stato emotivo, senza mezzi termini ha affermato che mentre per u immersione ricreativa un attacco di ansia può essere gestito, a 130 metri di profondità non c'è nulla da gestire se non si è fatto un certo lavoro prima, semplicemente “sei morto”. 


Prima dell'intervento dell'ospite della manifestazione, Umberto Giorgini del DAN, ha illustrato brevemente un caso in cui la tempestività nel soccorso ha fatto la differenza e come opera il Dan in questi casi, a cui ha seguito un intervento di elogio dell' Assessore allo Sport Fabrizio Biuzzi.

A questo punto rotto ogni indugio, ha preso la parola Andrea Bada, chiarendo subito alcuni punti.

Lasciate che vi dica alcune cose, forse anche a voi sarà capitato di andare a qualche conferenza e vedere qualcuno che si gigioneggia e a cui manca solo che apra la ruota come un pavone, ecco non aspettatevelo da questo ragazzo.


Per prima cosa ha tenuto a spiegare che per quello che fa non è assolutamente un superuomo, ma che anzi confrontarsi con il mare gli ha restituito un senso di grande umiltà, che malgrado le sue ricerche per forza di cose lo spingono a profondità elevate, non è per questo che lo fa e che la profondità è richiesta e definita dall'obiettivo che si intende raggiungere, sebbene un limite se lo sia autoimposto comunque, “solo...- 180 metri”, spiegando che questo limite operativo è dettato dall'impossibilità con un attrezzatura che non sia da palombaro di gestire un immersione con le sue finalità.

La preparazione atletica e mentale sono basilari come uno stile di vita sano e corretto.

Quali sono queste finalità? La ricerca, la riscoperta (ritrovamento) e l'identificazione dei relitti, cosa tutt'altro che semplice.


Prima ancora che entrare in acqua, il lavoro di ricerca è fatto di una minuziosa raccolta di documenti, testimonianze, fotografie, filmati, insomma tutto quello che può essere utile ad individuare le peculiarità del relitto che si ricerca, solo allora e solo dopo si inizia la ricerca vera e propria, che è fatta di tentativi mirati, ma pur sempre tentativi e di un lavoro di squadra in cui ogni ruolo ha un importanza cruciale, da chi fa assistenza in superficie a chi fa riprese e chi segue con un filo di Arianna chi sta documentando sul fondo con foto e video.

Questo Andrea lo ha ribadito più e più volte, come uno dei punti più importanti. 

TA-23 (ex R.N. IMPAVIDO)


Una volta trovato e documentato il relitto, si passa all'identificazione, ed è qui che entra in campo Claudio Grazioli, appassionato di Storia nel senso più genuino del termine, sulla base di schizzi, fotogrammi, posizione geografica tenta un identificazione del relitto, dando un nome a scafi che sono da decenni nell'oblio dato dalle profondità del mare.

Emblematico è stato il doppio racconto di Claudio e Andrea sul ritrovamento ed identificazione dell'aereo fantasma di Punta Manara, un P47 Thunderbolt alleato, abbattuto dalla contraerea tedesca e mai ritrovato sino alluglio del 2021 ( Vi invito a clickare sui link a fondo pagina).


Questo fanno Andrea Bada e il suo Team, restituiscono a noi in superficie, quello che il tempo e il mare hanno nascosto, documentando, e lasciando tutto così come lo hanno trovato con profondo rispetto.

Da anni il Team collabora con l'Istituto Idrografico Militare, joinventure che ha portato mutui benefici ad entrambe le parti, colmando spesso i buchi nella narrazione storica di molti eventi bellici.


Come l'affondamento del TA-23 (ex R.N. IMPAVIDO), unità italiana requisita il 16 settembre del 1943 e incorporata nella Kriegsmarine (Marina Militare tedesca) il 9 ottobre 1943, assunse il nome di TA 23. Nel gennaio 1944 la torpediniera fu dislocata a La Spezia, in seno alla X Flottiglia Torpediniere. Un destino molto comune a tanto naviglio catturato, riconvertito e impiegato dai tedeschi che avevano poco naviglio di superficie nel Mediterraneo. Il relitto della TA 23 giace su fondali di 70 metri, spezzato in tre tronconi, ad una decina di miglia da Cecina e ad una distanza circa doppia dalla Capraia. Il troncone poppiero, il più lungo (oltre metà della nave) giace in posizione capovolta, quello che include la plancia è adagiato su un fianco ed angolato di 90° rispetto al precedente, mentre il terzo troncone è costituito dall'estrema prua. Nello specifico Andrea e Claudio hanno spiegato come furono fondamentali l'identificazione delle bombe di profondità di chiara fattura tedesca e dell'armamento di bordo, per dare un nome a ciò che avevano ritrovato.


Durante la seconda guerra mondiale, prima e dopo l' 8 settembre 1943, i tedeschi requisirono e riconvertirono molto naviglio di superficie dai paesi occupati, Francia, Grecia ed Italia, il caso del UJ2206 (ex peschereccio francese Saint Martin Legasse, 14/02/43-03/11/43) è uno di questi, anche qui documentato, ritrovato e identificato dal team di Andrea Bada a nord delle Formiche di Grosseto.

Ultimo, ma non ultimo, il ritrovamento del sommergibile Velella che detiene il triste primato di essere stato l'ultimo sommergibile italiano perduto nella guerra contro gli Alleati: nell'ambito del «Piano Zeta», di contrasto al previsto sbarco anglo-americano in Calabria o Campania, lasciò Napoli il 7 settembre 1943, e da quel giorno non diede più notizie di sé. Il 13 maggio il 2003 il relitto del Velella è stato individuato a 8,9 miglia da Punta Licosa a circa 138 metri di profondità, ma dovremo aspettare sino all'agosto del 2022 perchè una spedizione di Andrea Bada ed il suo Team, riesca a raccogliere dati sufficienti per un identificazione certa del relitto. Sebbene intuibile dai rapporti sull'affondamento, oggi i familiari dei 55 marinai sanno dove riposano i loro cari, Il relitto del sommergibile Velella, con tutto il suo equipaggio, è adagiato sul fondo del mare a 140 metri di profondità .


Lo spazio per le domande è stato scarno, non tanto per il tempo a disposizione e men che mai per la disponibilità di Andrea e del suo Team a rispondere al pubblico, ma semplicemente, credo, che alcune immagini, ti lascino con un senso di assoluto stupore e ti fanno sentire infinitamente piccolo e annichichilito da quel “tanto, troppo” che si nasconde sotto la superficie e che il “Techdive Explorer Team” appena può scalfire...eppure tanto basta.

Io come molti altri di voi che leggete, non scenderò mai a queste profondità, accetto con umiltà i miei limiti, questo però non mi impedisce di ammirare, chi con preparazione adeguata scende e permette anche a me di vedere cosa cela il sesto continente.


Tuttavia l'Ospite ha chiarito che non è cosa per tutti, ci vuole molta dedizione, allenamento e spirito di sacrificio, ma sopratutto, tanta, tanta, tanta, tanta umiltà, ribadendo l'ovvio, il mare non è il nostro ambiente, ogni volta che scendiamo sotto, non importa quanto, commettiamo nei confronti del nostro corpo, una piccola violenza, essere consapevoli che siamo degli ospiti sta alla base del rispetto che dobbiamo avere per il mare.

Granzie ad Andrea Bada, G.E.A.S. e  il “Techdive Explorer Team” tutto per le emozioni che ci avete regalato in questo sabato pomeriggio. 



Chiudo con una News: Dopo aver vinto inaspettatamente il Paladino d'Oro nella 41esima edizione dello Sport Film Festival Internazionale di Palermo, a breve uscirà un lungometraggio di Andrea Bada sulla rete a pagamento Sky  e una serie sui cacciatori di relitti  in chiaro su Realtime, che vi invito a non perdervi.


Buone Bolle e buona visione!





Link :

https://it.wikipedia.org/wiki/Impavido_(torpediniera)

https://www.rainews.it/tgr/liguria/video/2021/12/lig-andrea-bada-63bf8bac-340d-4ae5-a890-5b0a73cfa82c.html

https://www.youtube.com/watch?v=0EZaIkDuOHU

https://www.anmicastellabate.it/wp/il-sommergibile-velella/

 https://www.underwatertales.net/2018/03/27/aereo-in-giardino-la-storia-del-caccia-p-47-thunderbolt-di-punta-manara/

Facebook: 

Andrea Bada : https://www.facebook.com/andrea.bada.7

Claudio Grazioli : https://www.facebook.com/claudio.grazioli.94

Techdive : https://www.facebook.com/profile.php?id=100057680430630


Fabrizio Gandino

“Subacqueodisuperficie”


 


sabato 30 aprile 2022

E luce sia!

 






E luce sia...!!!!

È inevitabile, la domanda più comune da chi non pratica immersioni subacquee è quasi sempre la solita :

Ma è vero che sott'acqua c'è buio e non si vede niente ??.Dopo la precisazione che non è assolutamente vero ma che ci sono alcuni colori che non sono più visibili da alcuni metri di profondità, 

 la mia più grande soddisfazione in quei momenti è semplicemente con il telefonino fargli vedere alcuni miei scatti fotografici, dove si vedono delle coloratissime pareti ricche di colori vivacissimi e ricche di vita, gorgonie rosse e gialle che si mescolano, il corallo che fortunatamente è sempre più vivo e presente nelle nostre zone,  spugne e nudibranchi di tutti i colori,  allora di conseguenza arriva la seconda domanda di routine: ma queste sono state fatte in qualche mare tropicale ?!?!? 

Macché, rispondo io. Sono tutte state scattate  nella nostra zona gli rispondo a tono, allora vedi lo stupore nei loro occhi e ti chiedono di vederne altre. È proprio in quel momento che si realizza per chi fa fotografia quella sensazione di soddisfazione e appagamento alle tante ore passate in acqua a cercare qualcosa di interessante da immortalare. 

Ma per rendere belle illuminate queste foto in realtà c'è un piccolo trucchetto, é vero che la definizione dell'immagine è dovuta dalla macchina fotografica che si adopera ma fondamentale è la luce a rendere una foto ben definita e incisa. 


L'illuminazione dei flash in acqua rende visibile tutti quei colori che inevitabilmente per effetto della densità dell'acqua  non fa arrivare la luce necessaria in profondità e così andrebbero persi. Facciamo un po' di chiarezza. Nella fotografia subacquea si adopera flash e non una torcia semplicemente perché la luce che emette un flash al momento dello scatto è superiore a quello di una pur potente torcia e copre una maggiore porzione di immagine, chiaramente la posizione dei flash è fondamentale al risultato, dobbiamo stare attenti a non avvicinare troppo avanti i flash e rischiare di sovraesporre la foto e mettere in evidenza la tanto odiata da noi fotografi sospensione, vale a dire tutte quelle piccole particelle non visibili a occhio nudo ma che illuminate fanno sembrare le nostre foto tutte piene di piccoli pallini bianchi che rendono la foto impastate e non belle. 


Cosa diversa é quando si vuole fotografare un piccolissimo soggetto come potrebbe essere un coloratissimo nudibranco, in quel caso è indispensabile avvicinarsi il più possibile al soggetto e di conseguenza avvicinare i flash all'oblo '.


Chiaramente fotografando sempre in manuale, perciò variando tempi e diaframmi. I parametri di una macchina fotografica terrestre in acqua chiaramente variano, perciò è importante trovare i settaggi giusti. Al momento dello scatto la luce emessa dal flash crea un vero e proprio cono di luce, quello è il nostro renge di lavoro più o meno su cui poter lavorare allontanandoci e avvicinandoci al soggetto da fotografare,

perciò: quando vedete un fotografo subacqueo in acqua  intento a allargare o ristringere i bracci dei propri flash, oppure che scatta una foto la guarda sul display  e si mette freneticamente a smanettare sulla custodia e riprende a fotografare per lungo tempo a volte aimè lunghissimo tempo... abbiate un po' di pazienza e comprensione per lui, é proprio in quei momenti che si cerca di realizzare lo scatto nel miglior modo

dedicandogli del tempo, riguardandolo, modificando le impostazioni, la posizione dei flash, tempi e diaframmi, ma poi il piacere che si prova nel realizzare una bella foto e vedere lo stupore negli occhi di chi la guarda  è troppo grande!! 

Buone bolle e soprattutto buona luce fotografi!!! 


Marco Moretti



 

sabato 27 febbraio 2021

Parliamo di Fotografia subacquea con Marco Moretti

 

 


 

Conobbi Marco Moretti durante un uscita a Giannutri nell’Ottobre del 2014, ci trovammo vicendevolmente simpatici e facemmo amicizia (breve e sintetico che ve ne pare!).

Fin da subito mi incuriosì questo ragazzo con la sua macchina fotografica subacquea e la sua smodata passione, solo in seguito scoprii che Marco è anche un apprezzato fotografo naturalista.


 

Immersione dopo immersione, serate, escursioni di gruppo con tutti noi “Calafuriani” il legame si si è rafforzato, capitava quindi (prima di questo catalisma Covid-19) che facessi da buddy all’uno o all’altro durante le immersioni accompagnandoli durante le loro sessioni video/fotografiche.


 

Abbiamo partecipato insieme ad eventi di altre associazioni di Sub che proponevano serate a tema sulla videoripresa subacquea e foto.

Altresì vista la nostra passione per gli abitanti del mondo blu, spesso dopo le immersioni finisce che ci scambiamo fotogrammi/foto dei nostri incontri per uno scambio di pareri o per delle semplici identificazioni.

Molti di voi che seguono questo blog, si ricorderanno sicuramente della serata Fotosub a cura di Tina Gori organizzata dal Centro Servizi Diving di Quarrata (PT) del 16 Marzo 2019 dove a fianco di Stefano Gradi e Francesco Visintin presentò i suoi lavori riuscendo a non sfigurare in mezzo a questi due mostri sacri.

 


 

Oggi siamo di nuovo qui a parlare di lui e perché? Per prima cosa perché “L’è un grullo assai modesto” pur essendo un redattore di questo blog ha sempre paura di autoincensarsi immeritatamente, per seconda sarà protagonista a breve di un altro gustoso appuntamento in diretta streaming dal titolo “Parliamo di Fotografia Subacquea”, ma chiediamo a Marco com’è cominciato tutto.

 



Subacqueodisuperficie: Allora Marco ci vuoi raccontare com’è nata questa idea? Voglio dire il periodo non ci permette di stare in acqua spesso e volentieri, causa le restrizioni e D.C.P.M. per questa pandemia che ci fa temere un nuovo 2020, quindi ritornano molti appuntamenti “web in air”.


Marco: Eh si Fabrizio, la cosa è nata da un altro evento di questo tipo, “50 sfumature di nudibranchi” l’11 Febbraio corrente, a cura della Biologa Marina, Dott. Ssa Aurora Truccolo e per iniziativa di Riccardo Tognini, Course director di PADI. Fu una serata molto interessante ed istruttiva e da uno scambio di battute con Riccardo, con cui ci si conosce da qualche anno, ci venne l’idea di una serata sulla fotografia subacquea.

 


Io dapprima ho un po’ tentennato, ma poi ho accettato chiarendo che non sono un esperto, ma un semplice appassionato e quindi la formula sarebbe stata quella di una chiaccherata tra amici.


Subacqueodisuperficie: Quindi non vedremo le tue foto, ma parlerai solo di tecnica di fotografia?


Marco: No per lo meno non solo e tutto fuorchè in modo tecnico, e si alla fine vedremo una carrellata di miei scatti e ne discuteremo insieme.


Subacqueodisuperficie: Una serata indirizzata ai neofiti quindi?


Marco: anche ma sopratutto una chiaccherata tra amici sub che condividono la passione per il mare, ed un invito a chi vorrebbe iniziare a non desistere alle prime difficoltà.



Subacqueodisuperficie: ho visto i tuoi scatti e sono molto belli e tu stesso però uscendo dall’acqua mi hai detto frasi del tipo “Ho scattato 80 foto, ma non so quante ne salvo”, è capitato che si contavano sulla punta delle dita di una mano.


Marco: é questo il punto in fondo, molti si scoraggiano perché le prime foto che fanno non sono perfette oppure sono mosse non con la luce giusta ecc. A parte che si migliora con il tempo ed imparando dai propri sbagli, inoltre la fotografia digitale ci avvantaggia permettendoci di “Poter sbagliare di più”. Non voglio anticiparvi altro, anche perché mi piacerebbe vedervi collegati il 19 Marzo alle 20.45.



Subacqueodisuperficie: io ho già detto che ci sarò, e visto che sono un po’ bastardo, questa volta non ho messo nessuna delle tue foto, così che se vogliono vederle si devono collegare :P .


Marco: Hahhaha Fabrizio ok… mi sembra giusto!


Subacqueodisuperfiìcie: Ciao Marco e ci si vede il 19 Marzo 

 

 Buone Bolle!

 

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"

 



 


venerdì 20 dicembre 2019

Serata fotosub 14 dicembre 2019 Empoli





Come fine annata dal punto di vista mare non è stato un granchè, le condizioni meteo non hanno aiutato, gli impegni di lavoro neppure, un po' d'influenza e dulcis in fundo, i lavori dolorosi, ma necessari attorno al ponte di Calafuria e alla sua torre medicea che finalmente dopo anni di incuria pare tornerà a vigilare tirata a lucido sul golfetto.
Tutto questo per dire, che in questo periodo non c'è stato verso di entrare dentro la muta, neppure per grazia ricevuta, per fortuna però, pur nell'ozio invernale, c'è chi organizza eventi interessanti e degni di nota. E' sicuramente il caso del Gruppo Empolese Attività Subacquee, non nuovo ad apparecchiarte apprezzate mostre fotografiche alle quali spesso hanno partecipato i migliori foto sub italiani. Proprio in questa chiave sabato 14 Dicembre hanno proposto al pubblico empolese, ed ai molti altri sub intervenuti da ogni dove, una serata con due personaggi di fama internazionale: Aldo Ferrucci e Sergio Riccardo. La serata prevedeva la presentazioni di alcuni filmati che avrebbero visto alcuni dei loro migliori montaggi fotografici e riprese sottomarine frutto di foto, filmati e resoconti delle loro ultime esperienze in giro per tutto il mondo. Una ghiotta occasione per portare al grande pubblico un aspetto delle le attività subacquee di prima mano, da chi quell'attività
ha avuto la fortuna e la passione di poterselo scegliere come lavoro. Ecco quindi il Cenacolo degli Agostiniani, in pieno centro a Empoli, divenire per una sera una sorta di finestra su quel mondo blu che da sempre ci ha fatto innamorare, noi drogati d'acqua e non manca di far presa, al contempo su chi si sofferma a ad osservare, grazie a noi, forme, colori e forme di vita insospettate ed inusitate. La sede dell'evento, il Chiostro degli Agostiniani in via dei Neri ha visto la sala gremita fin dai primi minuti, ad occhio più di un centinaio gli intervenuti, di cui una parte in piedi, segno che il richiamo del mare in queste zone è molto forte. Noi eravamo presenti all'appuntamento con il nostro Marco Moretti (provetto fotografo), Rachele Giuliani ed io. La serata è stata aperta da un intervento dell'Asessore allo sport Fabrizio Biuzzi, il quale non ha mancato di ringraziare il Gruppo Empolese Attività Subacquee sottolineando cheil Geas non è solo un'attività ricreativa, ma pure culturale, e che questo è stato un evento, pensato per tutti gli empolesi, non solo per i subacquei. Ha
ricordato come inoltre il Geas abbia contribuito a diffondere la cultura e l'interesse per la subacquea sul territorio da quasi 30 anni.Terminati i convenevoli di rito si sono aperte le danze, Sergio Riccardo ha mostrato una prima carrellata di immagini proveniente da oltre 40 anni d'immersione nei mari e situazioni più diverse. Superfluo dire che è un emozione che colpisce ogni volta, i colori a cui non siamo abituati, noi soggetti di terraferma, che hanno lasciato il pubblico degli astanti senza fiato. Sergio Riccardo come abbiamo detto è ormai un affermato fotografo che vanta collaborazioni importanti del calibro di National Geographic, nel corso della manifestazione ha avuto modo di presentare anche la sua ultima
pubblicazione “Ocean's Life”, ul libro fotografico realizzato insieme a Francesca Reinero. Subito dopo è stato il turno di Aldo Ferrucci, livornese di nascita vede la luce nel giugno 1958 e inizia giovanissimo la sua attività subacquea prima con la pesca in apnea a sedici anni e continua la sua carriera subacquea step dopo step, sino ad ottenere la prima qualifica di Instructor Trainer. Come ha dichiarato durante la serata, fondamentale l'influenza delle prime trasmissioni RAI dei documentari del Comandante Jacques Cousteau. Credo lo si possa considerare un autentico pioniere in Italia nell'uso delle miscele arricchite prima e rebreather chiuso e semichiuso, cosa che diventerà poi il suo ambito professionale. A lui dobbiamo la visione di un primo filmato con immersione sul relitto dell'Andrea Doria, l'ammiraglia della nostra flotta di navi da crocera, agli ordini del leggendario (quanto dimenticato qui da noi in Italia) Cap. Piero Calamai, affondata il 25 luglio del 1956, mentre era diretta a New York, speronata ed affondata dal mercantile svedese Stockholm (nave tutt'ora in servizio, che ha cambiato diverse volte nome da allora e che per ironia della sorte ha avuto anche il nome di “Italia”) della Swedish America Line, al largo della costa di
Nantucket (USA), in quello che fu uno dei più famosi e controversi disastri marittimi della storia. La serata poi è proseguita con ulteriori proiezioni di gallerie d'immagini e filmati, inframmentate dagli autori che hanno spiegato aneddoti e metodi di ripresa. Una particolare menzione agli spezzoni del film/documentario “La vita negli oceani” (Océans) del 2009 realizzato dalla Disneynature e codiretto da Jacques Perrin (già produttore del pluripremiato “I ragazzi del coro”) e Jacques Cluzaud, che ha impegnato il Ferrucci per oltre quattro anni di riprese per gli oceani di tutto il mondo. Di notevole interesse scientifico
anche la sua partecipazione al progetto “Under the Pole Mission capsule”, una Spedizione scientifica per lo studio dei fondali oceanici che prevedeva la permanenza per lunghi periodi, necessari un'osservazione prolungata della vita sottomarina dei fondali di Moorea – Polinesia francese, con particolare riferiemento alla vita dei coralli in profondità. Serata gustosa e godibile che spero avrà modo di ripetersi in futuro, unico neo la recalcitrante riottosità del proiettore che continuava ad andare in conflitto con il computer, che ha funestato un po' le proiezioni, bisogna tuttavia rimarcare però che nonostante questo la bontà del mostrato era tale da non riuscire a scoraggiare la presenza degli astanti sino alla fine.





Buone Bolle



Link:



Ocean's lifehttps://www.francescareinero.it/news/tag/sergio-riccardo/

Aldo Ferrucci e Sergio Riccardo https://www.gonews.it/2019/12/10/geas-empoli-aldo-ferrucci-sergio-riccardo/

Gruppo Empolese Attività Subacquee - G.E.A.S.  https://www.comune.empoli.fi.it/albero/09/0902/090201/308sch.html


















Fabrizio Gandino
Subacqueodisuperficie”


lunedì 18 novembre 2019

Una storia dimenticata




Mi trovavo girellando per l'Eudi in quel di Bologna, e come scritto in precedenza, stavo vistando lo stand della Marina Militare; ospite fisso di questo spazio, da qualche anno, è una riproduzione di un SLC, che forse per molti di voi è più familiare come “Maiale” o “Porco”, l'antenato dei nostri rover.
Creato per uso squisitamente bellico, era un siluro modificato per trasportare uomini ed esplosivi dentro darsene e porti nemici allo scopo di permettere di piazzare cariche esplosive al naviglio alla fonda.
Qualche anno fa, la sera prima di un Full Day a Giannutri, la sera ci aggiravamo per il lungomare di Porto Santo Stefano sul promontorio dell'Argentario, e notai una targa commemorativa nel vecchio porticciolo mi pare vicino al Lungomare Navigatori.
In sintesi si parlava di un record di traversata dall' Isola del Giglio a Porto Santo Stefano, annotai mentalmente la cosa come curiosità e me ne scordai.
Circa un anno più tardi mi stavo aggirando questa volta sotto i protici del Pavaglione a Bologna e che ti vedo nella vetrina di una nota oreficeria? L'esattta riproduzione in nobile metallo del SLC che avevo diverse volte fotografato in EUDI, inoltre sotto era riportato che si trattava del mezzo che aveva stabilito un Record di traversata tra l'isola del Giglio e Porto Santo Stefano (11 miglia marine) .
SLC "Maiale" all'Eudi
Ritornando ad oggi, mi ero nuovamente avvicinato al “Maiale” che chiesi ad uno dei militari della Marina presenti se si trattava dello stesso tipo di mezzo che aveva effettuato quell'impresa, il suddetto si girò verso di me con una sorta di fastidioso sussiego esclamando: “Cosa! Questo è un maiale!”.
Come appassionato di storia militare, stavo per rispondergli a tono, penso che chi si manda a fare pubbliche relazioni per il proprio Corpo di appartenenza dovrebbe mostrare un po' più di affabilità (forse era abbastanza provato da tutta quella gente), lasciai perdere e continuai a godermi l'evento.
Non sono comunque qui per parlare di questo episodio in sé, ma per raccontarvi quanta storia c'è dietro il Maiale.
schema di posizionamento delle cariche esplosive
SLC è l'acronimo di “Siluro a Lunga Corsa” e la sua creazione è direttamente correlata alla genialità di un uomo: Teseo Tesei.
Teseo Tesei
Se qualcuno tra voi si ricorda che esiste un unità di incursori della Marina Militare che porta il suo nome, non è in difetto, possiamo tranquillamente dire che è stata una figura leggendaria nell'ambito delle operazioni di incursione/sabotaggio durante la seconda guerra mondiale, le sue intuizioni furono geniali e diede l'impulso allo sviluppo di diverse soluzioni tutt'ora in uso in ambito militare in mare.
Maggiore del Genio Navale nella Regia Marina italiana, Elbano di Marina di Campo, brevettato palombaro, allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne assegnato alla V Squadriglia della 1ª Flottiglia MAS, di stanza a La Spezia. Nell'agosto dello stesso anno, come riconoscimento dei suoi studi sui mezzi d'assalto, il VLC, ricevette la Medaglia d'Oro di 1ª Classe per aver ideato invenzioni utili alla Marina.
A dirla tutta l'utilizzo di un siluro come mezzo propulsivo per portare dei sommozzatori a sabotare del naviglio avversario non era un idea del tutto nuova, durante il primo conflitto mondiale, l'Ingegnere del Genio Navale, Raffaele Rossetti, ideò la Torpedine semovente che porta il suo nome, anche se molti lo conoscono come Mignatta (sanguisuga).
SLC all'Eudi di Bologna
Si trattava in sintesi di un siluro ad aria compressa, autopropulso, che trainava un paio di sommozzatori, La torpedine semovente Rossetti era lunga 8 metri e aveva un diametro di 600 mm. Era ideata per trasportare due persone sopra il livello dell'acqua verso l'obiettivo da attaccare.
Le due persone si dovevano sedere a cavalcioni uno dietro l'altro sopra l'apparecchio. In pratica però si preferiva farsi trascinare stando sui due lati e tenendosi a maniglie fissate appositamente sul cilindro, in quanto, con i due uomini in posizione seduta, il siluro una volta in moto era troppo appoppato (con il culo più in basso) e la persona seduta dietro si trovava immersa in acqua fino quasial collo.

SLC, si noti il fregio della Cabi Cattaneo
Malgrado i disagi il mezzo si rivelò straordinario per l'epoca, passò alla storia l'utilizzo della Mignatta nell'impresa della notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 1918 nel porto di Pola contro la corazzata della Kriegsmarine austro-ungarica,Viribus Unitis, ivi ormeggiata. La Mignatta però aveva alcune insanabili difetti, tanto per cominciare era scarsamente manovrabile, un autonomia limitata, e cosa più importante, doveva viaggiare praticamente in superficie.  A Teseo Tesei e Elios Toschi l'idea venne nel 1934, durante un opera di manutenzione nel golfo di La Spezia, era successo che il cavo di una boa telefonica si era avvolto su se stesso e i due avevano dovuto sudare quattro camice, in immersione, spostando la stessa boa con dei lunghi giri.
Da uomini pratici, quali erano, ebbero una geniale intuizione: pensare a un mezzo elettrico di ausilio che ne facilitasse le operazioni in mare. Si dovrà aspettare però l'anno successivo, perchè i due, ostacolati dai loro rispettivi incarichi di bordo, riuscissero a mettere mano al loro progetto. Partirono proprio dall'idea precedentemente sviluppata da Rossetti, la Mignatta, ma a differenza di quest'ultima pensarono a un veicolo che potesse essere cavalcato, che fosse dotato di strumentazione per la navigazione, che potesse immergersi ed essere regolato negli assetti, un minisommergibile a tutti gli effetti. Furono necessari pochi mesi nella prima metà del 1935 per definire le linee guida del progetto che si basava sempre sull’allestimento di un siluro, allora in esercizio, di mm.533 di diametro e lungo metri 7,20 . Superfluo dire che lo Stato Maggiore della Regia Marina ne fu entusiasta approvandolo nel giro di pochi mesi e
autorizzando la costruzione immediata di un prototipo.

 Fu nel giugno del 1937 che la Marina prese in considerazione l’impiego operativo di questi tipi di mezzi sotto una luce diversa, non più come mezzi di
assistenza/manutenzione, infatti a Settembre del 1938, venne costituito il comando della Prima Flottiglia MAS a La Spezia, a cui fece capo tutta l’organizzazione, l’impiego e lo sviluppo di questi nuovi mezzi, ideali per l’incursione navale. Venne coniato la sigla “ S.L.C.”, Siluro Lunga Corsa questo perchè l’autonomia del S.L.C. era di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi contro le 2,7 miglia a 50 nodi dei siluri per sommergibili da cui lo stesso S.L.C. era stato modificato, ne derivava che la minore velocità aumentava la sua autonomia di più di 5,5 volte. La denominazione S.L.C. fu storpiata in “Siluro a Lenta Corsa” quando la produzione dei mezzi venne appaltata alla C.A.B.I Cattaneo di Milano .
schema di un "Maiale"

 L'anno successivo vide la costruzione del primo prototipo nell'arsenale di La Spezia e visti i risultati promettenti, nel 1938 vennero completati altri quattro mezzi precedentemente commissionati. Tuttavia nel periodo che va dal 1935 al 1936, viene svolta un attività di addestramento all'uso di questa nuova creazione, l'area prescelta è Porto Santo Stefano, area che verrà abbandonata per i venti di guerra incipienti, per motivi di segretezza, in favore della foce del fiume Serchio. Non ci è dato sapere se questo fatto influì sulla scelta della Whitehead di Fiume di costruire una fabbrica di siluri proprio a Porto Santo Stefano, il silurupedio, distrutto dai bombardamenti Alleati nel 1944 .
Sul perchè venne chiamato “Maiale” esistono fondamentalmente due versioni, secondo me non in contrasto tra loro. La prima arriva dalla testimonianza di un ufficiale di Marina di nome Rossetto che ebbe un breve trascorso come ufficiale in addestramento nell'area test, alla bocca del Serchio, che ne attribuisce la paternità ad un marinaio dell’Isola D’elba, Giuseppe Giannoni, addetto al rimessaggio del SLC a Bocca di Serchio, cito : “Un giorno al termine della 
consueta esercitazione, il SLC venne rimorchiato alla banchina per essere alzato con la gru e riportato in officina per la solita manutenzione. Quel giorno nel fiume c’era una corrente molto forte ed il marinaio addetto all’operazione non riusciva ad agganciare il mezzo alla gru; dopo alcuni tentativi, spazientito, lo prese a calci urlandogli alcuni improperi, tra cui il famoso “maiale”(il marinaio era elbano come Tesei). I presenti scoppiarono a ridere e l’episodio arrivò subito alle orecchie di Tesei, che effettivamente lo adottò. “. L'altra versione invece proviene dal libro “Tesei e i Cavalieri subacquei” scritto da Elios Toschi, racconta una verità diversa, e cioè che: “Una sera rientrammo più

Modellino commemorativo della Panerai

presto dal nostro allenamento perchè c'è bassa marea e temiamo di non arrivare in tempo a passare la barra sabbiosa sul fiume. Infatti la motobarca ce la fa stento, ma l'apparecchio, a rimorchio, semi immerso si infila nella sabbia e non vuole saperne di passare. Lasciamo avanzare libera la motolancia e, scesi in acqua, ci mettiamo noi a trascinare il bestione, verso le acque interne del fiume. Finalmente arriviamo nelle acque calme di un laghetto che il fiume forma prima di sbucare in mare aperto. L'apparecchio è lì che fluttua placido placido facendo uno strano rumore di rigurgito, sotto il muso, per la risacca che l'investe. Teseo, con il suo fiorito parlare toscano, dice al palombaro porgendogli la cima di rimorchio : “Prendi, ormeggia tu il maiale”. L'altro non fa obiezioni, anzi, capisce benissimo e subito esegue. Da quel momento “Il siluro di lunga corsa” che ci è costato quattro anni di fatiche, viene ufficialmente declassato al rango di suino. Nessuno gli toglierà più questo nome.” . Trovo che
La ristampa del Libro di Elios Toschi
le due situazioni potrebbero tranquillamente essere vere entrambe, quel che è certo, è che la denominazione ”Maiale” viene utilizzata sempre più spesso, in parte anche per garantirne la segretezza. Il 20 settembre del 1941 i “Maiali” di Tesei violarono la Rocca di Gibilterra, nonostante un pattugliamento di superficie serrato, tre unità riuscirono a piazzare delle cariche esplosive sotto le chiglie di altrettante navi: la cisterna Fiona Shell, la motonave Durham e un’altra petroliera, la Denbydale, esplosero colando a picco. Alessandria d'Egitto 19 Dicembre 1941, di nuovo tre equipaggi sugli SLC infliggono pesanti perdite in darsena agli inglesi, questa volta ad affondare saranno la petroliera Sagona, la corazzata Valiant, l'incrociatore Queen Elizabeth ed in cacciatorpediniere Jarvis.

Winston Churchill ebbe a dire: “Sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare nel Mediterraneo a vantaggio dell'Asse”.
Tornando all'Eudi, e a quell'eslacmazione, “Cosa! Questo è un maiale!”, non non è “solo” un Maiale, è un bel pezzo di storia della subacquea e del genio italico, saperne di più, se devi fare da cicerone, non guasta.
Per quel che riguarda quella targa a Porto Santo Stefano, è scomparsa nel 2017 ad opera di un massiccio restyling del porticciolo, ho scritto ripetutamente al Comune di Monte Argentario e alla sezione locale marinai d'Italia, ma a tutt'oggi nessuno di loro mi ha risposto, tuttavia qualche residente mi ha detto che non me la sono sognata...beh almeno so di non essere in narcosi d'azoto. La conferma arriva qualche giorno dopo una mia trasferta a Porto Santo Stefano per un immersione, fortunosamente trovo su Youtube un filmato del 2014, prima del restyling del porticciolo di lungomare navigatori, al minuto 4:45 inquadra quella parte del moletto e... indovina indovina, la targa si intravede, purtroppo la definizione dell'immagine m'impedisce di vedere cosa c'è scritto, ma è esattamente dove me la ricordavo.
Frattanto tutti gli enti che ho contattato, ivi compreso il Comune di Monte Argentario al momento non hanno risposto ne tantomeno fornito una risposta circa il destino di quella targa/lapide, di cui ho semplicemente chiesto un immagine da postare qui. Ignoro il perchè di tanta reticenza, perchè non posso definirla in altro modo. So benissimo che quando si va intorno agli argomenti inerenti la seconda guerra mondiale, si tende a fare di tutta l'erba un fascio con il nazifascismo. Tuttavia qui si parla solo di un uomo, del suo genio e del suo coraggio... e nient'altro. Se avrò delel nuove ve ne farò partecipi.


Filmato di un SLC in azione Cliccare qui






Buone bolle!


Fabrizio Gandino

“Subacqueodisuperficie”