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domenica 12 luglio 2020

Il Mare nel secchiello, uno spunto per i giovani futuri sub

Delle attività che mi ha sempre dato maggiore soddisfazione, che il Casio Divers Group persegue, mi manca particolarmente quella di divulgazione con i bambini, sono delle spugne nel senso più completo del termine, e come molti, coltivo la speranza che potranno essere degli adulti migliori di noi. Ho sempre pensato che si finisce per distruggere per lo più per ignoranza, che se insegni ad apprezzare la bellezza, la complessità delle diverse e tante forme di vita non puoi rimanere indifferente. Lo so  è difficile mantenere quella curiosità tipica dei bambini, ma altresì lo trovo un esercizio stupendo per non rischiare di divenire indifferenti e dare per scontato qualsiasi cosa. L'educazione al rispetto dell'ambiente, nel nostro caso del mare nella fattispecie, è rispetto del mondo che ci circonda ed in prima ed ultima analisi rispetto per noi stessi.
Non vi tedio oltre e vi invito a leggere questo post di Marco Colombo, con curiosità e con quel sorriso che vi comparirà in volto ricordando le nostre prime esperienze con i piedi a bagno, quando la preoccupazione più grande era "cosa fare nelle tre ore dopo mangiato prima di poter fare il bagno".
Per converso però, pubblico anche un altro intervento di Lorenzo Brenna, con una diversissima scuola di pensiero, questo per par condicio e per dare ad ogniuno di voi la possibilità di formarsi una sua opinione.
Buona Lettura.

Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"















Il Mare nel Secchiello


Come ogni anno, con l’arrivo della bella stagione rispunta la regolare diatriba tra chi lascia i bambini in spiaggia con secchiello e granchi, e chi invece condanna queste pratiche.
Di seguito vi racconterò il mio punto di vista, che spero possa ispirarvi e innescare una discussione costruttiva sull’argomento, ricco di sfaccettature.
Quello a cui mi riferisco non è ovviamente mettere le meduse a cuocere sugli scogli per “bonificare” il mare (un atto stupido).


Un caso tipico di scontro sono le stelle marine: nonostante alcune specie vivano, per esempio in Nuova Zelanda, nelle pozze di marea e sopravvivano regolarmente all’emersione (qui una bellissima foto: https://www.pinterest.it/pin/365706432217077511/), le specie mediterranee più vistose si rinvengono usualmente ad alcuni metri di profondità, e quindi portarle fuori dall’acqua anche temporaneamente potrebbe arrecare danni al loro sistema acquifero. L’invito è di non andare con maschera e pinne a raccattare animaletti in profondità per poi portarli in spiaggia, ma di concentrarsi nell’osservazione di ciò che vive nelle pozze di marea, nei primi centimetri d’acqua.
Gli animali delle pozze di marea, come granchi, gamberi, molluschi e piccoli pesci, sono dei veri eroi: vivono in uno degli ambienti più difficili del mondo.
Portale AMP Portofino
Pozza di marea

Bombardati dalle mareggiate, schiacciati da onde d’urto immani, sempre a contatto con rocce taglienti, cotti dal sole estivo o esasperati dalla salinità delle pozze, questi animali (e pure le alghe) sono stati selezionati dall’evoluzione per resistere a tutto.
In particolare:
- Alcune specie, come i granchi Pachygrapsus marmoratus ed Eriphia verrucosa, riescono a resistere tranquillamente a condizioni di salinità e temperatura molto elevate, legate all’evaporazione nel periodo estivo
- Molte specie, a causa dell’escursione delle maree, sono in grado di sopravvivere a lunghi periodi di emersione, trattenendo l’acqua al loro interno (es. il pomodoro di mare Actinia aequina) o comunque nella conchiglia (vari molluschi); certe alghe hanno apposite strutture di raccolta dell’acqua per mantenersi idratate e vive e sopravvivono anche per giorni all’asciutto
- La forma di conchiglie come quelle delle patelle permette loro di diminuire le turbolenze e resistere all’impatto delle onde senza farsi trascinare via; alcune alghe sono molto elastiche, per smorzare l’attrito e assecondare l’acqua, mentre certe spugne sono piatte, aderenti alla roccia, per non farsi strappare via
- I pesci delle pozze non hanno di solito vescica natatoria, dovendo rimanere vicino al fondo, inoltre il loro corpo è ricoperto di muco per diminuire le abrasioni contro le rocce; addirittura la bavosa Coryphoblennius galerita può uscire volutamente dall’acqua, di notte, per ripararsi dai predatori subacquei, e riposare appena sopra la superficie, su sporgenze di moli e rocce
È davvero quindi un maltrattamento mettere un granchio in un secchiello per guardarlo? Dipende solo dai genitori.

Se questi ultimi infatti sono assenti, non guidano i figli e non li educano, i bambini fanno un po’ a caso e possono, più o meno volontariamente, uccidere o maltrattare gli animaletti.
Genitori sensibili e presenti invece possono trasformare l’esperienza della spiaggia col secchiello in qualcosa di estremamente educativo e bello: quando ero piccolo passavo tutto il giorno sugli scogli alla ricerca di paguri, granchi, succiascogli e trivie.
Montale li avrebbe chiamati “Sugheri, alghe e asterie, le inutili macerie del mio abisso”, ma per me erano un microcosmo affascinante in cui perdermi: li guardavo nelle pozze, e a volte li mettevo nel secchiello (foto a sinistra, avevo 4 anni). Una volta ho addirittura salvato un cavalluccio marino da una mareggiata. Ho così imparato come respira un granchio, ho toccato con mano il piede della patella, ho ammirato i colori del nudibranco. Non ho mai torturato nessuno e tutti sono stati rilasciati illesi dopo pochissimo; se so tante cose oggi, è anche grazie a questa attività, che come unica controindicazione aveva tutte le cadute che mi sono fatto, con tagli colossali sulle gambe (vedi foto nel primo commento).
Come detto sopra, gli animaletti delle pozze di scogliera sono molto resistenti: non sono di certo pochi minuti in un secchiello a far loro del male.

Come praticare al meglio questa attività?
1) Educa i tuoi bambini al rispetto e all’empatia, controlla come si comportano nei confronti degli animaletti e guidali verso un atteggiamento corretto, gli animali non sono giocattoli
2) Portali al mattino e alla sera, quando il sole è meno forte, ad esplorare le pozze di marea, lasciando stare tutto ciò che vive a più di 50 cm di profondità e concentrandoti solo su animaletti mobili (non sessili)
3) Favorisci sempre la sola semplice osservazione nella pozza rispetto alla cattura
4) Se proprio devi mettere un animale nel secchiello, maneggialo con delicatezza, senza stringere, e senza lasciarlo dentro per ore (avranno anche i cazzi loro da fare no?); l’acqua nel secchiello deve essere fresca
5) Insegna ai tuoi figli che una volta osservati vanno immediatamente liberati nello stesso punto in cui li avete trovati
6) Mai provato la pedicure coi gamberi? Mettete i piedi in una pozza, i gamberetti del genere Palaemon vi solleticheranno per staccare piccoli pezzi di pelle con le loro chele. Provare per credere!
Concludendo, l’osservazione degli animali tra gli scogli è estremamente istruttiva e gratificante; qualora si tratti di specie mobili comuni e adattate alla marea, la manipolazione temporanea, senza maltrattamenti o essiccazione, non arreca danno sotto la supervisione di un adulto senziente.

Ma, soprattutto, iniziate i vostri bimbi alla bellezza del mare “oltre” la spiaggia: ho imparato a nuotare seguendo il papà con maschera e pinne (foto a destra), perché nella fretta di andare a vedere i pesci ho dimenticato i braccioli appena comprati per l’occasione. Il mare mi ha accolto nelle sue braccia, e da allora non mi ha mai abbandonato, e io cerco con la divulgazione e la sensibilizzazione di non abbandonare mai lui.
Quella linea dove il cielo incontra il mare da sempre mi chiama.
www.calosoma.it


Marco Colombo

Link dove troverete questo post in originale: https://www.facebook.com/search/top/?q=scubabiology&epa=SEARCH_BOX 


L’iniziativa Secchiello stop

Estate, tempo di vacanze e di giornate al mare, tempo di sole e di relax. Il clima spensierato non è però condiviso da tutti, da decine di secchielli si levano infatti mute grida d’aiuto emesse da una grande varietà di piccole creature marine. In quasi tutte le spiagge della penisola è possibile assistere alle medesima scena, un bambino che, armato di retino e secchiello, cattura qualsiasi cosa si muova, piccoli pesci, granchi, paguri, patelle, ricci di mare, meduse e oloturie. La fine di questi animali è quasi sempre la stessa: vengono lasciati ore e ore nel secchiello, sotto il sole, mentre l’acqua si scalda raggiungendo presto temperature insopportabili, condannando i prigionieri ad una lenta agonia.
Per contrastare questi comportamenti è stata lanciata in diversi comuni liguri l’iniziativa Secchiello stop, campagna di sensibilizzazione nata per educare i bambini, ma soprattutto i loro genitori, a rispettare gli animali marini. L’iniziativa, promossa dal Lions club di Diano Marina, coinvolge le spiagge della Riviera di Ponente, situata nella parte occidentale della Liguria, e mira a vietare la raccolta di animali marini per puro divertimento.


I protagonisti di queste scorribande tra spiagge e scogli sono i bambini, la responsabilità è però, chiaramente, da ascrivere ai genitori. Questi ultimi infatti chiudono un occhio (spesso entrambi) su tali passatempi dei figli, credendo che siano giochi innocenti e senza conseguenze. Le conseguenze ci sono invece, e sono “molto gravi – ha spiegato la biologa Monica Previati. – Il problema sta nei numeri: se tutti i bambini e i ragazzi e gli adulti, che ogni estate trascorrono le vacanze lungo le coste italiane, prendessero anche solo un piccolo animale al giorno, centinaia di migliaia di esemplari verrebbero uccisi per niente, solo per poter far trascorrere mezz’ora di gioco ai nostri figli e di relax a noi. Prendere un granchio o una stella marina e metterli nel secchiello equivale a una loro morte certa”. Oltre all’effettivo danno ambientale viene impartita una lezione discutibile al bambino, che impara che è possibile disporre a proprio piacimento delle creature più deboli e indifese


Oltre che immorale tale condotta è anche illegale, viene infatti violato l’articolo 544 del Codice penale che recita, “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”.
È possibile però soddisfare la naturale curiosità dei bambini senza nuocere agli animali, osservare gli animali nel loro habitat, immergendosi con la maschera o semplicemente camminando a ridosso delle scogliere, è estremamente più soddisfacente, osservando il vero comportamento di queste creature, non la loro morte in un secchiello di plastica.

 Lorenzo Brenna


Link dove troverete questo post in originale: https://www.lifegate.it/secchiello-stop-basta-animali-maltrattati-spiaggia
 

mercoledì 8 luglio 2020

Per un pugno di... nudibranchi

Sabato 27 Giugno 2020. Nei giorni interminabili del lockdown passati a forza di webinair, viedeochiamate di gruppo, guardare foto e filmati di immersioni passate, i vari “appena finisce andremo”, “faremo”, “dobbiamo andare a...”, “quanto deve essere bella sta immersione”, si sprecavano, inevitabili anche i “Torneremo a ...”.

Tra questi, anche la Spiaggia del Siluripedio a Porto Santo Stefano (Monte Argentario) dove eravamo già stati a giugno dell'anno scorso, che malgrado un fondale apparentemente spoglio, inframmezzato da “relitti industriali” e quel che resta delle vecchie strutture del siluripedio, andato distrutto sotto i bombardamenti alleati dell'ultima guerra, brulica di vita.

Il fondale si presta molto bene a delle immersioni facili per i neofiti, che accedendo da terra dal diving Costa d'Argento, possono spaziare tenendo la riva sulla destra verso il lato che va verso la sede della Capitaneria di Porto (da non oltrepassare, fate attenzione alle boe ormeggiate), ed invece tenendo la costa sulla sinistra, si può procedere verso le rovine stesse del siluripedio.
Il fondale alterna ghiaia grossa a sedimenti fangosi che rendono evidente il bisogno di avere un buon assetto neutro in acqua.
Ogni anfratto, ogni struttura sommersa può nascondere il vero tesoro di questo posto, che molti fotografi subacquei qui cercano e vengono a immortalare, il nostro Marco Moretti tra questi.
Parlo dei nudibranchi/opistobranchi (come giustamente preciserebbe Fabio Russo di Scubabiology) e del Sacro Graal di molti fotosub: l'Ippocampo.

Levataccia per noi della montagna alla volta di Pistoia, ed equipaggi regolarmente divisi in rispetto dei divieti vigenti per le norme anti-Covid 19, incontro direttamente a Porto Santo Stefano.
Il posto è come lo ricordavo, e devo spendere necessariamente due parole di elogio per Stefano Bausani e Laura Celi, che insieme al loro staff del diving “Costa d'Argento”sono stati bravissimi a minimizzare i pur necessari disagi imposti dal rispetto delle norme di distanziamento attualmente vigenti, rendendo la giornata, per noi subbi e per i nostri accompagnatori, comunque piacevole.

Presenti all'appuntamento Marco, Antonio, Yurica, Michele, Massy, intervenuta anche Elena che però ha deciso di limitarsi ad un po' di snorkneling ed il nostro ultimo acquisto Matteo. Ad essere sinceri per me non è cominciata benissimo, la batteria della macchina fotografica, mi ha dato impiegabilmente buca, sebbene l'avessi religiosamente controllata e ricaricata la sera prima, per cui mi sono dovuto contentare delle riprese della Go Pro e della Garmin.
Oltre alle immancabili Oloturie, posso osservare sin da subito alcuni murici in predazione, il Bolinus brandaris e l'Hexaplex trunculus, poco più in là, perfettamente mimetizzata ed inclinata inusualmente, Antonio mi segnala una grossa Pinna nobilis.

Ovunque le Triglie grufolano nella sabbia, accompagnate da Saraghi fasciati, Castagnole, Perchie e Donzelle, ma è Marco che fa un avvistamento che cerco da un po', mi chiama, sotto una roccia in tana, ecco un bel gronco (Conger conger) di rispettabili dimensioni, da come si rintana e fa il timido, non sembrerebbe il predatore vorace che può essere.
Non mancano ovviamente diversi esemplari di Echinaster, Spirografo (Sabella spallanzani) e Protula che si ricihudono repentine appena ci si avvicina, nei pressi anche diversi Gigli di mare (Antedon mediterranea), sostano sulle rocce.


Nella sabbia faccio un ritrovamento a dir poco insolito, un dattero di mare (Lithopaga litophaga), la conchiglia vuota, in buone condizioni, con entrambe le valve incernierate, la cosa strana è che qui di scogli per un po' non ce ne sono e questo mollusco vive scavandosi una nicchia nella pietra secernendo un acido, si tratta di una specie protetta, messa in serio pericolo da una scriteriata raccolta, particolarmente apprezzato da gourmet facoltosi che non si fanno troppi scrupoli.
Nella fattispecie è assai probabile che provenga da una mareggiata, ma come sia uscito dalla roccia è un incognita. 

Si esce per la sosta di superficie, e l'immancabile cocomerata, vengo preso in giro perchè ho preso un cocomero di 16 kg e siamo solo in nove... mai contenti!
Nella seconda immersione decidiamo di esplorare il lato destro, dirigendoci quasi subito verso il fondo, mentre aspetto gli altri in acqua per non sciogliermi al sole come un bastoncino di liquerizia nel forno, mi do un occhiata intorno, non sono il solo, una spigola continua a girarmi intorno, probabilmente perfettamente conscia che in questo tratto di costa è proibita la pesca.

Ho appena scoperto una Stella serpentina (Ophioderma longicauda), che cerca di scappare sotto un sasso, quando Marco e Matteo individuano sotto ua grossa lamiera, una cernia ed un grosso scorfano.
Mi aggiro lì intorno cercando di vedere segni del passaggio di qualche Galeodea echinophora, dal momento che ne avevo trovato i resti la volta scorsa proprio in quel tratto. Marco e Matteo frattanto stanno facendo il pieno di immagini, vicino ad una specie di trespolo hanno individuato una piccola colonia di nudibranchi e stanno scattando a più non posso.

Marco me li indica, i suoi occhi allenati sanno cosa individuare, probabilmente io li avrei ignorati, anche cercandoli.
C'è una leggera corrente, che spinge verso Porto Santo Stefano, noto da sotto un sasso spuntare la caratteristica testa affusolata di una murena a fauci spalancate, più minacciosa in apparenza di quanto non sia davvero, ormai è un oretta che siamo sotto e comincio a sentirmi un po' stanco, lentamente facciamo ritorno alla scaletta, al diving.


Rimessaggio e risciacquo a turno delle attrezzature e ritorno alle auto, non prima del consueto aperitivo con scambio di esperienze. Marco e Matteo sono soddisfatti, il loro carniere fotografico è pieno: Flabellina affinis, Cratena baibai, Flabellina ischitana, Vacchetta di mare, Dondice. Dei cavallucci marini neppure questa volta l'ombra...ma noi siamo tenaci...torneremo!





Buone Bolle!

In questo periodo assai consigliata la prenotazione per l'espletamento delle formalità burocratiche





Fabrizio Gandino

“Subacqueodisuperficie”