Ero ancora un bambino, allora i canali
televisivi disponibili si contavano sul palmo di una mano e avanzava
pure un dito, l'offerta televisiva era fatta di spettacoli di varietà
qualche film, qualche telefilm e i documentari. La nostra TV era una
Philips in bianco e nero, i colori te li dovevi immaginare. I
documentari dicevo prima, quelli di Folco Quilici e le avventure di
Jacques Cousteau, abbastanza per far sognare un bambino, che non
sapeva neppure nuotare all'epoca.
Un giorno, guardando un documentario
proprio di Folco Quilici, si parlava di alcune popolazioni del corno
d'Africa credo, scene di vita normale a spasso per i mercati
all'aperto, le merci stese a terra su stuoie, Grandi canestri di
canne e vimini intrecciati, le donne che li portavano in equilibrio
sulla testa. Le contrattazioni e il denaro... si ma non erano soldi,
o meglio lo erano, ma quelle erano conochiglie non monete! Avrete
capito che quello che mi aveva stupito così tanto era quella strana
valuta: le Cipree Moneta (Monetaria Caputserpentis – Linnè
1758). Di questi animali, le cipree, se ne conoscono circa 250
specie e molte altre ne verrasnno
scoperte. Sono diffusi in tutti i mari caldi del globo e sono
presenti sulla Terra da circa 100
milioni di anni.
Le cipree sono particolarmente abbondanti nell’Oceano Indiano, nelle Maldive, Sri Lanka, Borneo e sulle coste africane, dalla Somalia al Mozambico, ma sono presenti anche nel Mar Mediterraneo, come la specie protetta Cypraea lurida di cui parleremo più avanti. Le conchiglie delle cipree, come per esempio Cypraea Moneta e Cypraea annulus, sono state un mezzo di pagamento per lungo tempo in Oceania, Africa e Asia ma anche in Europa, a partire dal XIII secolo; in alcuni luoghi questo costume continuò fino al XX secolo. Nella scrittura cinese alcuni termini di carattere monetario fanno ancora riferimento alla conchiglia delle cipree; questi diventarono un mezzo di scambio non solo per la loro bellezza, ma anche perché resistenti alla manipolazione e facili da trasportare e riconoscere. Le cipree hanno da sempre attratto la curiosità degli esseri umani in ogni angolo della Terra, dalle epoche preistoriche fino ai giorni nostri. L’uso delle cipree come ornamento è antichissimo. Sono infatti molti i popoli che hanno utilizzato i gusci di questi animali per confezionare monili, collane e bracciali; utilizzati per arricchire l’abbigliamento e per mostrare lo status sociale. Ma le cipree hanno assunto, nel corso dei secoli, anche il significato di oggetto simbolico e propiziatorio; per questo, presso vari popoli, questi gasteropodi erano diffusi come talismani e amuleti. Le cipree prendono il nome proprio, per la loro bellezza, da Venere, che della bellezza e' il simbolo classico. La Cypraea tigris infatti era chiamata conchiglia di Venere, si dice che quando Linneo dovette decidere su un nome da dare a queste meraviglie, decise di chiamarle Cipree in onore della Dea. Le conchiglie delle cipree erano viste dai popoli antichi come un guscio protettivo per la vita stessa e quindi collegate alla
riproduzione e alla fecondità; spesso le donne portavano ornamenti confezionati con cipree per scongiurare l’infertilità; in Giappone la Cyprea Tigris viene chiamata koyasu-gai, (コヤスガイ) l'etimologia del suo nome deriva da una credenza: Facilitare il parto. Pensate, ancora oggi viene tenuta in mano dalle partorienti dell’isola di Ryukyu, per propiziarsi un parto esente da difficoltà. Un appunto personale: credo che questa sia la ciprea più famosa che tutti noi conosciamo, visto che siamo soliti trovarle sulle bancarelle e nei negozietti di souvenirs, peccato che questa splendida conchiglia non abbia nulla a che vedere con il nostro Mar Mediterraneo. Tornando a noi invece voglio parlare di una specie endemica dei nostri mari : la Luria lurida (Linnè, 1758), nota anche come Ciprea porcellana. “Porcellana” era il termine con il quale anticamente ci si riferiva alle cipree, proprio per la loro brillantezza e lucidità, così simili al materiale ceramico. Tuttavia pare che l'origine di questo antico nome avesse curiosamente risvolti un po' meno nobili secondo alcuni. C'è chi sostiene che la parola porcellana deriva da "porculum", porcello, anzi, porcella. Perche' le Cipree in vista ventrale ricorderebbe gli organi sessuali esterni della femmina del maiale, la scrofa.
Le cipree sono particolarmente abbondanti nell’Oceano Indiano, nelle Maldive, Sri Lanka, Borneo e sulle coste africane, dalla Somalia al Mozambico, ma sono presenti anche nel Mar Mediterraneo, come la specie protetta Cypraea lurida di cui parleremo più avanti. Le conchiglie delle cipree, come per esempio Cypraea Moneta e Cypraea annulus, sono state un mezzo di pagamento per lungo tempo in Oceania, Africa e Asia ma anche in Europa, a partire dal XIII secolo; in alcuni luoghi questo costume continuò fino al XX secolo. Nella scrittura cinese alcuni termini di carattere monetario fanno ancora riferimento alla conchiglia delle cipree; questi diventarono un mezzo di scambio non solo per la loro bellezza, ma anche perché resistenti alla manipolazione e facili da trasportare e riconoscere. Le cipree hanno da sempre attratto la curiosità degli esseri umani in ogni angolo della Terra, dalle epoche preistoriche fino ai giorni nostri. L’uso delle cipree come ornamento è antichissimo. Sono infatti molti i popoli che hanno utilizzato i gusci di questi animali per confezionare monili, collane e bracciali; utilizzati per arricchire l’abbigliamento e per mostrare lo status sociale. Ma le cipree hanno assunto, nel corso dei secoli, anche il significato di oggetto simbolico e propiziatorio; per questo, presso vari popoli, questi gasteropodi erano diffusi come talismani e amuleti. Le cipree prendono il nome proprio, per la loro bellezza, da Venere, che della bellezza e' il simbolo classico. La Cypraea tigris infatti era chiamata conchiglia di Venere, si dice che quando Linneo dovette decidere su un nome da dare a queste meraviglie, decise di chiamarle Cipree in onore della Dea. Le conchiglie delle cipree erano viste dai popoli antichi come un guscio protettivo per la vita stessa e quindi collegate alla
riproduzione e alla fecondità; spesso le donne portavano ornamenti confezionati con cipree per scongiurare l’infertilità; in Giappone la Cyprea Tigris viene chiamata koyasu-gai, (コヤスガイ) l'etimologia del suo nome deriva da una credenza: Facilitare il parto. Pensate, ancora oggi viene tenuta in mano dalle partorienti dell’isola di Ryukyu, per propiziarsi un parto esente da difficoltà. Un appunto personale: credo che questa sia la ciprea più famosa che tutti noi conosciamo, visto che siamo soliti trovarle sulle bancarelle e nei negozietti di souvenirs, peccato che questa splendida conchiglia non abbia nulla a che vedere con il nostro Mar Mediterraneo. Tornando a noi invece voglio parlare di una specie endemica dei nostri mari : la Luria lurida (Linnè, 1758), nota anche come Ciprea porcellana. “Porcellana” era il termine con il quale anticamente ci si riferiva alle cipree, proprio per la loro brillantezza e lucidità, così simili al materiale ceramico. Tuttavia pare che l'origine di questo antico nome avesse curiosamente risvolti un po' meno nobili secondo alcuni. C'è chi sostiene che la parola porcellana deriva da "porculum", porcello, anzi, porcella. Perche' le Cipree in vista ventrale ricorderebbe gli organi sessuali esterni della femmina del maiale, la scrofa.
Tornando a noi, il suo ambiente di vita ideale, è la costa
rocciosa o corallina, ricca di anfratti, spugne, alghe ed
incrostazioni, nonché molti nascondigli utili a questi animali
tipicamente notturni o crepuscolari. Caratteristica piuttosto
evidente è la conchiglia, globosa, lucida e porcellanacea, con
apertura denticolata che si diparte longitudinalmente, alla base. La
peculiare lucidità della conchiglia è dovuta al fatto che quando
l'animale è attivo, questa è ricoperta da un sottile strato
epiteliale (mantello) che la preserva dagli attacchi incrostanti. A
questo avviso infatti vi posso confermare che a differenza dei
murici, ad esempio, non mi è mai successo di trovare una Ciprea viva
con il guscio incrostato, mentre negli esemplari privi
dell'inquilino, è piuttosto frequente.
L'ampio mantello, quando è
completamente estroflesso, avvolge con i suoi lobi laterali la
conchiglia e secerne da apposite ghiandole le sostanze carbonatiche
che costruiscono la conchiglia stessa. Presenta in alcuni casi colore
diverso del piede e caratteristiche ornamentazioni di vario genere
(papille), ridotte a semplici protuberanze o aventi spesso fogge
vistose e colori vivaci. Se colpita da un fascio di luce si ritrae
assai rapidamente.
Tutte
le specie sono a sessi separati e depongono numerose uova in anfratti
come gusci di conchiglie vuote o sassi capovolti. La femmina staziona
sulle uova per lungo tempo, ricoprendole con il piede per
proteggerle. Dopo la schiusa, si sviluppa una larva planctonica
(veliger) che si lascia trasportare dalla corrente. Parlando invece
dell'alimentazione, sono ghiotte di spugne, ma non disdegnano, talune
specie, una dieta mista di alghe, antozoi, ecc. Il nutrimento viene
asportato dal substrato per mezzo della radula, struttura comune a
tutti i gasteropodi. Non mi era mai capitato di vederne esemplari
vivi, sino ad allora avevo trovato qualche esemplare morto, spesso
incrostato ed in pessime condizioni, sia a Calafuria che nel mare
antistante l'Isola di sant'Antioco, in questo caso un Erosaria
spurca. E' giusto ricordare che sia la Luria lurida che l' Erosaria spurca sono specie protette e ne è proibita tassativamente la raccolta di esemplari vivi. Mi trovavo in Sardegna, presso la casa materna a Sant'Antioco,era la vigilia di Ferragosto del 2017, mi ero dovuto alzare di buon ora per andare a Calasetta a prendere il traghetto per Carloforte, il maggiore centro urbano dell'Isola di S.Pietro. Avevo appuntamento per le nove con i titolari dell' Isla Diving, che erano venuti a prendermi con un pulmino al molo d'attracco, la loro sede si trova nella zona cantieristico-navale oltre le saline di Carloforte, una vera mano santa considerato che lo zaino con l'attrezzatura pesa non poco. Soliti convenevoli, registrazioni del caso, montaggio scuba, saluti a qualche faccia nota già incrociata gli anni precedenti e si parte. Dove ci portate oggi? Domanda oziosa più che altro, perchè le scelte sono tante a S.Pietro, ma è il vento onnipresente che decide dove puoi e non puoi.
Gli scorci stupendi non mancano: Punta delle Oche, Le colonne, Le grotte della Mezzaluna, solo per citarne alcuni, ma c'è un piccolo prezzo, a volte un po' di corrente di superficie che non permette di avventurarsi troppo in mare aperto, non sono uno di quei sub sempre in cerca di sfide estreme e ringrazio di avere ancora la capacità di guardarmi intorno e di stupirmi e fortunatamente qui ho sempre trovato un ottima visibilità. Elena mi risponde che oggi si va alla “Grotta delle Cipree”, un nome un programma. Mi si conferma che il nome è tutt'altro che casuale. Arriviamo sul posto, dopo gli ultimi controlli si scende, non si tratta di un immersione particolarmente impegnativa, girelliamo un po' sul fondo poi puntiamo risolutamente verso una parete che vede la bocca nera di una grotta aprirsi. Torce accese, si entra quasi in fila indiana, malgrado lo spazio ci sia per muoversi piuttosto agevolmente, il fondale della grotta è costellato di grossi massi, portati chissà come al suo initerno dal mare nel corso dei secoli. Tallono la guida aspettando avido che mi segnali qualcosa, l'action cam individua qualche gamberetto che zampetta lungo le pareti rifuggendo la nostra invasione, probabilmente un Parapandalo (Plesionika narval – Fabricius, 1787) una medusina viola (Pelagia Noctiluca – Forsskal, 1775)
danza piano nella corrente lieve, ma che si sente e sembra incanalarsi all'interno. Quando ecco che la guida sfanala di brutto, mi avvicino ed eccole, due Cipree porcellana, esattamente nei pressi di alcune spugne gialle incrostanti, hanno già ritratto il mantello nel guscio e si muovono appena percettibilmente verso una fenditura, infastidite dalla luce. Continua la penetrazione nella grotta e ne vedo delle altre sempre a gruppi di due, proseguiamo sino alla fine della cavità, qui troviamo una sorta di pilastro naturale. Ci passiamo tenendolo alla nostra sinistra come in una rotonda, tornando indietro per dove siamo venuti, ed incrociando gli altri del gruppo che in fila indiana stanno percorrendo la nostra stessa strada. Non abbiamo visto solo questo, ma per me che avevo iniziato ad interessarmi ai molluschi da qualche anno fu sicuramente un esperienza memorabile e penso che potendo... tornerò da quelle parti.
NOME SCIENTIFICO
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Luria lurida
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NOME COMUNE
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ciprea porcellana
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NOMI LOCALI
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UBICAZIONE PREVALENTE
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intero mediterraneo
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TERRITORIO ABITUALE
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fondali rocciosi e sabbiosi
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PROFONDITA’ PREVALENTE
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da pochi metri fino a 40
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CARATTERISTICHE
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CURIOSITA’
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POSSIBILITA’ DI INCONTRO
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normali (di notte)
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Bibliografia
Conchiglie del Mediterraneo – Mauro Doneddu & Egidio Trainito, ed Il Castello 2010
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo - Egidio Trainito, Rossella Baldracconi, ed Il Castello 2014
Le Conchiglie del Mediterraneo – Fratelli Melita Editore 1991
Pinneggiando nei mari italiani – Marco Bertolino, Maria Paola Ferranti, Hoelpi 2019
“Guida della FAUNA MARINA COSTIERA DEL MEDITERRANEO” - Luther Fiedler – Franco Muzzio Editore
Conchiglie del Mediterraneo – Mauro Doneddu & Egidio Trainito, ed Il Castello 2010
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo - Egidio Trainito, Rossella Baldracconi, ed Il Castello 2014
Le Conchiglie del Mediterraneo – Fratelli Melita Editore 1991
Pinneggiando nei mari italiani – Marco Bertolino, Maria Paola Ferranti, Hoelpi 2019
“Guida della FAUNA MARINA COSTIERA DEL MEDITERRANEO” - Luther Fiedler – Franco Muzzio Editore
A
chi rivolgersi:
Isla Diving - Carloforte viale Cantieri , 09014 Carloforte (CI)
Note: L'isola è raggiungibile con un traghetto che parte con cadenza oraria dalle prime ore del mattino, sia da Calasetta che da Portoscuso, è consigliato vivamente informarsi sugli orari di rientro, e sulla disponibilità delle corse, alcune sono a numero limitato e solo su prenotazione.
Buone
Bolle!
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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