Ero
alla mia seconda immersione da neobrevettato, ci trovavamo allo
Scoglietto, Isola d'Elba, dinanzi a Porto Ferraio, doveva essere un
immersione semplice sui 15 metri. Con me c'era Michele, e Alessandro,
un dive master che mi aveva seguito durante il corso insieme agli
istruttori. Ero piuttosto ansioso di tornare in acqua, ed ero appena
tornato dalla Sardegna. Avevo fatto la mia prima immersione da
brevettato sul relitto della Eurobulker IV, e la seconda immersione
era andata a farsi benedire, perchè la mattina il gommone aveva
centrato un palo sommerso nel vecchio canale della laguna di
S.Antioco, poi si era alzato il maestrale... più niente da fare.
L'immersione era cominciata bene una discesa sui sette- otto metri,
graduale, ma subito dopo qualcosa era cominciato ad andare storto,
provavo a compensare ma non ci riuscivo efficacemente. Fu questione
di istanti, eravamo sotto da non più di una ventina di minuti,
quando un fastidioso dolore all'orecchio destro mi procurava dolori
piuttosto fastidiosi. Feci quello che mi era stato insegnato, risalii
un poco riprovai a compensare, ma se possibile la situazione
peggiorava ulteriormente. Niente da fare insomma, risalimmo alla
barca e gli altri due tornarono sotto, io con le pive nel sacco
rimasi su per il resto del full-day, stagione conclusa. Mi recai
dall'otorino per una visita spiegandogli l'accaduto, mi disse che
avevo il setto nasale un po' deviato, o smettevo con la subacquea o
mi dovevo far operare al setto nasale... superfluo dire che la
“sentenza” non pi piacque neppure un po'. Un paio di settimane
più tardi ci ritrovammo, con molti dei presenti al full-Day dello
Scoglietto, a Lucca per un evento, mi chiesero com'era andata la
visita. Raccontai che avevo il setto nasale deviato ecc, per tutta
risposta chiamò altri tre ragazzi li presenti che si immergevano da
anni, dicendomi che lui stesso e i tre in questione avevano il setto
nasale deviato. Superfluo dire che la cosa mi rincuorò non poco; mi
dissero che era una situazione piuttosto comune e che, dovevo
imparare a conoscermi meglio e scendere compensando spesso o capire
quando era necessario. L'occasione arrivò in primavera dell'anno
successivo, al
fine di ottenere performance ottimali ed evitare fastidiosi e
pericolosi barotraumi, compensare è qualcosa di fondamentale sia
per immersioni ARA che in apnea ed in
quest'ottica il 18 di Aprile
2013 presso il il Circolo Nautico Marina di Carrara “LA NUOVA ROTTA
ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA CARRARA “ aveva organizzato
una serata formativa. Presenti all'appuntamento per il C.S.D.
Eravamo Sammy Colaizzi, Michele Moffa ed io. La serata in oggetto
costituiva il primo step formativo per permettere agli apneisti di
avvicinarsi alle
manovre di compensazione più evolute. Ci trovammo al solito punto
d'incontro con gli altri ragazzi dell'Apnea Academy a Chiesina
Uzzanese e poi, organizzati, partimmo alla volta di Carrarra. Docente
d'eccezione, è il caso di dirlo, era Federico Mana campione
italiano di apnea profonda, il primo italiano ad essere sceso a -100
metri. La sala era gremita e all'ingresso tutti ricevemmo una
curiosa confezione con un palloncino.
Si trattava dell' Otovent,
un palloncino in
lattice per uso
medicale, che deve essere gonfiato con il naso per normalizzare la
ventilazione dell’orecchio medio venuta meno per cause flogistiche,
fisiche o degenerative. L’incontro
era di carattere teorico pratico e non prevedeva sessioni in acqua.
L'atmosfera
era rilassata e distesa, la nostra anfitrione, Cristina, non
perdette tempo e ci introdusse il nostro docente. Il campione
italiano iniziò subito marcando le differenze tra i tre sistemi di
compensazione più conosciuti: la manovra di Valsalva, la manovra di
Frenzel e per ultima, il gotha di ogni apneista, la Hands free.
Quello che colpì subito gli astanti fu senz'altro l'approccio
dinamico dell'esposizione che mise tutti a proprio agio, neofiti
come apneisti più scafati. La
manovra classica, detta di Valsalva,
(dal
nome dell'anatomista Antonio Valsalva che la utilizzava per
curare l'otite purulenta) prevede che il subacqueo chiuda le narici
con le dita e soffi contro la resistenza dovuta alla chiusura del
naso. In questo modo l'aria viene sospinta verso le tube di Eustachio
e, attraverso queste, nell'orecchio medio dove equilibrerà la
pressione idrostatica esercitata dall'acqua presente all'esterno del
timpano.
Come
evidenzia subito Federico, questa manovra richiede uno sforzo
notevole che la rende inefficace durante un immersione in apnea a
testa in giù, per un subacqueo, risulta più emplice sotto questo
aspetto grazie alla scorta d'aria. Più efficace se correttamente
eseguita, è di la manovra di Marcante-Odaglia, nota nel mondo come
Manovra di Frenzel,
tecnica
che prevede che il subacqueo chiuda il naso con le dita e poi sollevi
la lingua in alto e indietro (non la punta ma la parte posteriore) in
modo da sospingere l'aria contenuta nella bocca verso le tube di
Eustachio. Infine la hands
free
che invece consiste nel riuscire ad aprire l'ostio
delle tube tramite
movimenti dei muscoli faringei per consentire all'aria di defluire,
senza l'utilizzo delle mani, cosa che pochi fortunati riescono ad
eseguire in automatico, grazie alla conformazione delle tube. Da una
rapida indagine in sala apprendiamo che il 90% degli astanti applica
la Valsalva correntemente...o meglio pensa di applicarla. Ci viene
spiegato che la compensazione solitamente avviene in modo innato ed
istintivo, pertanto impadronirsi della tecnica e del controllo delle
strutture deputate alla compensazione non è soltanto una questione
di predisposizione fisica ma anche di tecnica ed educazione alla
conoscenza del nostro corpo e dei meravigliosi meccanismi che lo
regolano. La serata proseguì con il supporto di mezzi audiovisivi
volti ad evidenziare sia gli errori commessi che le abilità
manifestate. Fondamentali gli esercizi per raggiungere una “capacità
compensatoria fine”, gli esercizi con
il protocollo OTOVENT;
normalmente il Metodo
Otovent
integra il piano terapeutico farmacologico, chirurgico, termale ed il
programma di rieducazione tubarica impostati dallo
specialista.
Otovent è calibrato per esercitare una pressione fisiologica sufficiente a ventilare l’orecchio medio attraverso la Tuba di Eustachio. Il nostro uso durante la serata servì ad evidenziare come spesso istintivamente riusciamo a controllare, bloccare l'aria all'interno delle nostre vie aeree superiori veicolandola in modo più o meno consapevole per estroflettere la membrana timpanica attraverso le Tube di Eustachio. Il concetto ribadito da Federico Mana, si basa sulla sua esperienza personale fatta anche di diversi barotraumi all'inizio della sua carriera, è che il controllo delle proprie vie aeree si può acquisire con esercizi che ci rendano consapevoli del nostro corpo. Gli esempi e gli esercizi si susseguirono, con episodi di vere e proprie
Otovent è calibrato per esercitare una pressione fisiologica sufficiente a ventilare l’orecchio medio attraverso la Tuba di Eustachio. Il nostro uso durante la serata servì ad evidenziare come spesso istintivamente riusciamo a controllare, bloccare l'aria all'interno delle nostre vie aeree superiori veicolandola in modo più o meno consapevole per estroflettere la membrana timpanica attraverso le Tube di Eustachio. Il concetto ribadito da Federico Mana, si basa sulla sua esperienza personale fatta anche di diversi barotraumi all'inizio della sua carriera, è che il controllo delle proprie vie aeree si può acquisire con esercizi che ci rendano consapevoli del nostro corpo. Gli esempi e gli esercizi si susseguirono, con episodi di vere e proprie
regressioni infantili tra l'ilarità
generale......date ad un adulto un palloncino e ….. Non tutti
riescono ad eseguire correttamente gli esercizi, cosa che
sembrerebbe confermare le dichiarazioni del campione, che sostiene
che quello che per alcuni è innato può essere raggiunto da altri
attraverso l'esercizio e la concentrazione fino a renderlo un
automatismo. In conclusione posso dire che la serata è stata utile
ed istruttiva ed ha mantenuto le sue premesse:vale a dire gettare le
basi per i presupposti di una nuova consapevolezza: Certo la strada
era lunga, ma possibile. Vivamente consigliata la lettura del libro
“La
compensazione evoluta. Dalla compensazione oltre il limite
respiratorio alla manovra hands free”
di Federico Mana ed una visita ai link riportati di seguito. Un
aneddoto: il Mana ci raccontò che al terzo barotrauma, l'Otorino che
lo visitò lo esortò ad abbandonare l'apnea come sport, perchè non
adatta a lui, mi pare che i record smentiscano questa
affermazione...non credete?
Youtube:
http://www.federicomana.com/eventilist.asp
Buone
Bolle!
Fabrizio
Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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