Credo che quasi tutti voi
abbiate ricevuto la foto di quel signore di Napoli, che girava
tranquillamente per la strada con una maschera da snorkneling gran
facciale di Dechatlon addosso. La psicosi era appena iniziata e,
purtroppo, era anche il momento in cui ci avevano venduto, che si
trattava “solo” di un influenza un po' più rognosa del solito.
Credo che ormai nessuno abbia più dubbi circa la pericolosità di
questo virus e del suo pesante tributo in vite umane che abbia
esagito e che ancora pretenderà nel futuro. Tornando a questo
signore, ne abbiamo riso tutti all'inizio, e poi si sa con questo
Covid 19, c'è davvero ben poco di cui ridere. Era circa la metà di
marzo, quando in pieno
boom di contagi, l'ospedale di Chiari
(Brescia) aveva terminato le valvole per i respiratori utilizzati per
i malati di Covid 19. Frontiere bloccate e poco tempo; la direzione
dell'ospedale lancia un grido d'aiuto attraverso un quotidiano
locale, per trovare chi potesse fornire dei ricambi in tempi rapidi.
Una locale startup, la “Isinnova” in meno di un giorno è
riuscita a stamparne in 3D un centinaio di pezzi. Comincia così
l'avventura di Alessandro Ramaioli, che ha subito messo a
disposizione gratuitamente la sua azienda, per realizzare delle
valvole Venturi in acido polilattico con una tecnica a filamento.
L'azienda si occupa normalmente della produzione di cose
completamente diverse, come agganci per i dedili delle auto o cerotti
per ustioni, per riuscire a sopperire alla pressante richiesta ha
coinvolto un altra azienda della zona che aveva una stampate 3D molto
più grande. Cristian Fracassi, il patron dell'azienda, ha
puntualizzato che queste valvole Charlotte non sono valide quanto
quelle originali, ma che potranno egregiamente sopperire ad una
situazione d'emergenza.
Al momento non si ha notizia che l'azienda
della quale hanno “fotocopiato” le valvole si sia rivalsa in
alcun modo, cosa che non dovrebbe stupire visto che tutto è stato
fatto a titolo gratuito. Tutto qui? No! Qualche giorno più tardi l'
ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia, in provincia di
Bescia, il dottor Renato Favero, ha un idea, e contatta Isinnova: c'è
penuria di maschere Venturi da collegare ai respiratori e non si
trovano, ma il medico conosce le maschere da snorkneling della
Dechatlon. Forse anche lui ha visto quella foto curiosa è ne è
stato ispirato. In fondo sono maschere a tenuta stagna, se collegate
in modo appropriato ad un respiratore ...forse ...forse. Detto fatto
Fracassi e Romaioli ci si buttano a pesce e in meno di una settimana
riescono a tirare fuori i nuovi prototipi. Ecco trasformare una
maschera da sub commercializzata da Decathlon
in un respiratore ad uso ospedaliero. Un successo!
Maschera Ocean Reef |
Ma il loro lavoro non è
passato inosservato, causa il clamore suscitato da questa inventiva
tutta italiana, ecco partire a ruota una serie di progetti simili,
Decathlon forse
è stata la prima a pensare ad una maschera da snorkneling tipo gran
facciale, attrezzatura da qualche tempo un po' meno rara tra i sub.
Personalmente provai qualche anno fa un gran facciale della Ocean
Reef, devo essere sincero non ne rimasi molto colpito, certo però
quella linea rendeva molto più abbordabile avvicinarsi ad un tipo di
attrezzatura fino a quel momento solo professionale. La stessa Ocean
Reef a Genova attraverso la Mestel Safety Srl, ditta della stessa
OceanReefGroup, decide di cimentarsi emulando lo sforzo dei
bresciani. Le finalità sono le stesse ma l'approccio è differente.
La produzione ha avuto inizio grazie a dei file per stampare
gli adattatori che sono open source, cioè disponibili
gratuitamente, come molti linuxari come me sanno bene, ma non basta
hanno donato mille maschere. E i loro dispositivi già operativi
all’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, ma anche a Busto
Arsizio, Firenze, Arezzo, richieste arrivano anche dagli Stati Uniti
, Gran Bretagna, Danimarca e Svezia.
Maschera Cressi |
E Cressi poteva mancare?
Ovviamente no!
In
questa gara la casa di Genova non si è sottratta alla sfida di
creare un ausilio per la somministrazione di ossigeno ad alti flussi
derivandolo da maschere subacquee da snorkeling. L’architetto
sanremese Mario Cilli, il Direttore del reparto di Anestesia e
Rianimazione ASL1 Giorgio Ardizzone ed il progettista della ditta
Cressi, Carlos Godoy hanno collaborato alla creazione di un
prototipo stampato con tecnologia 3D . Fondamentale la collaborazione
del titolare della Cressi Sub Antonio Cressi e l’AD Stefano Odero,
al maker Roberto Maffezzoni per la stampa modelli 3D, Luca Tomatis
del negozio Al Milanes in Mar e Nicola Fauzzi. In questo caso il
dispositivo di partenza era il modello di maschera “Duke”,
prontamente donate dalla
ditta genovese Cressi Sub e riadattate per
la somministrazione di ossigeno per i pazienti ricoverati in terapia
intensiva. Anche qui da resto del mondo le richieste non sono
tardate ad arrivare. A Rapallo non sono certo rimasti a guardare, la
Mares in collaborazione con TS Nuovamacut e Mira Meccanica stanno
realizzando a tempo di record 500 caschi. E la Seac Sub? Per non
esser da meno ha sposato l'inventiva tipicamente romagnola del
cesenate Rocco De Lucia. Titolare di un azienda, la Siropack di
Bagnarola di Cesenatico, ha creato una nuova mascherina che consente
di parlare liberamente tra medicon e paziente
scongiurando la possibilità di contagio per trasmissione aerea. In
questo caso la trasformazione di una normale maschera
da snorkneling Seacsub Unica in un apparecchio
utilizzabile per esigenze sanitarie d’emergenza ha riguardato un
aspetto non secondario.
Maschera SEAC SUB |
dimenticarci della Marina Militare Italiana. In questo caso si è pensato di usare le maschere oronasali, impiegate negli impianti iperbarici, nell’ambito delle attività di rianimazione condotte negli ospedali. Autori dell'intuizione in questo caso sono gli operatori dell’Ufficio Tecnico Subacqueo del Gruppo Operativo Subacquei della Marina Militare. Tra i compiti del Comando Subacquei e Incursori c'è quello di intervenire con le proprie camere di decompressione in soccorso al personale dei sommergibili sinistrati, dei propri operatori subacquei e, come in questo frangente, a supporto della collettività, mediante interventi di ossigeno terapia iperbarica.
A ben
pensarci dovremmo ringraziare l'inconsapevole inventiva di quel
bizzarro signore partenopeo.
Link:
(i piani open sources
della maschera si possono trovare qui:
https://oceanreefgroup.com/covid19/)
Buone Bolle!
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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