CRONACHE DI SUBACQUEI DI SUPERFICIE - Questo blog nasce dal desiderio di condividere le sensazioni, le emozioni, nate da una passione, la subacquea ricreativa. Differenti voci ed esperienze, come diverse sono le nostre formazioni e il nostro vivere il mare. Ci accomuna l’amore per il mare, il rispetto per la natura, il desiderio di diffondere la cultura della sicurezza. https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2018/10/eccoci-quinoi-perche-subacquei-di.html
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mercoledì 10 marzo 2021
La Maledizione della "Rete Fantasma"
sabato 27 febbraio 2021
Parliamo di Fotografia subacquea con Marco Moretti
Conobbi Marco Moretti durante un uscita a Giannutri nell’Ottobre del 2014, ci trovammo vicendevolmente simpatici e facemmo amicizia (breve e sintetico che ve ne pare!).
Fin da subito mi incuriosì questo ragazzo con la sua macchina fotografica subacquea e la sua smodata passione, solo in seguito scoprii che Marco è anche un apprezzato fotografo naturalista.
Immersione dopo immersione, serate, escursioni di gruppo con tutti noi “Calafuriani” il legame si si è rafforzato, capitava quindi (prima di questo catalisma Covid-19) che facessi da buddy all’uno o all’altro durante le immersioni accompagnandoli durante le loro sessioni video/fotografiche.
Abbiamo partecipato insieme ad eventi di altre associazioni di Sub che proponevano serate a tema sulla videoripresa subacquea e foto.
Altresì vista la nostra passione per gli abitanti del mondo blu, spesso dopo le immersioni finisce che ci scambiamo fotogrammi/foto dei nostri incontri per uno scambio di pareri o per delle semplici identificazioni.
Molti di voi che seguono questo blog, si ricorderanno sicuramente della serata Fotosub a cura di Tina Gori organizzata dal Centro Servizi Diving di Quarrata (PT) del 16 Marzo 2019 dove a fianco di Stefano Gradi e Francesco Visintin presentò i suoi lavori riuscendo a non sfigurare in mezzo a questi due mostri sacri.
Oggi siamo di nuovo qui a parlare di lui e perché? Per prima cosa perché “L’è un grullo assai modesto” pur essendo un redattore di questo blog ha sempre paura di autoincensarsi immeritatamente, per seconda sarà protagonista a breve di un altro gustoso appuntamento in diretta streaming dal titolo “Parliamo di Fotografia Subacquea”, ma chiediamo a Marco com’è cominciato tutto.
Subacqueodisuperficie: Allora Marco ci vuoi raccontare com’è nata questa idea? Voglio dire il periodo non ci permette di stare in acqua spesso e volentieri, causa le restrizioni e D.C.P.M. per questa pandemia che ci fa temere un nuovo 2020, quindi ritornano molti appuntamenti “web in air”.
Marco: Eh si Fabrizio, la cosa è nata da un altro evento di questo tipo, “50 sfumature di nudibranchi” l’11 Febbraio corrente, a cura della Biologa Marina, Dott. Ssa Aurora Truccolo e per iniziativa di Riccardo Tognini, Course director di PADI. Fu una serata molto interessante ed istruttiva e da uno scambio di battute con Riccardo, con cui ci si conosce da qualche anno, ci venne l’idea di una serata sulla fotografia subacquea.
Io dapprima ho un po’ tentennato, ma poi ho accettato chiarendo che non sono un esperto, ma un semplice appassionato e quindi la formula sarebbe stata quella di una chiaccherata tra amici.
Subacqueodisuperficie: Quindi non vedremo le tue foto, ma parlerai solo di tecnica di fotografia?
Marco: No per lo meno non solo e tutto fuorchè in modo tecnico, e si alla fine vedremo una carrellata di miei scatti e ne discuteremo insieme.
Subacqueodisuperficie: Una serata indirizzata ai neofiti quindi?
Marco: anche ma sopratutto una chiaccherata tra amici sub che condividono la passione per il mare, ed un invito a chi vorrebbe iniziare a non desistere alle prime difficoltà.
Subacqueodisuperficie: ho visto i tuoi scatti e sono molto belli e tu stesso però uscendo dall’acqua mi hai detto frasi del tipo “Ho scattato 80 foto, ma non so quante ne salvo”, è capitato che si contavano sulla punta delle dita di una mano.
Marco: é questo il punto in fondo, molti si scoraggiano perché le prime foto che fanno non sono perfette oppure sono mosse non con la luce giusta ecc. A parte che si migliora con il tempo ed imparando dai propri sbagli, inoltre la fotografia digitale ci avvantaggia permettendoci di “Poter sbagliare di più”. Non voglio anticiparvi altro, anche perché mi piacerebbe vedervi collegati il 19 Marzo alle 20.45.
Subacqueodisuperficie: io ho già detto che ci sarò, e visto che sono un po’ bastardo, questa volta non ho messo nessuna delle tue foto, così che se vogliono vederle si devono collegare :P .
Marco: Hahhaha Fabrizio ok… mi sembra giusto!
Subacqueodisuperfiìcie: Ciao Marco e ci si vede il 19 Marzo
Buone Bolle!
Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"
giovedì 31 dicembre 2020
Finisce un altro anno
Salve a tutti, ebbene sì abbiamo tutti latitato un po', certo non è stato un anno semplice, non credo sia un mistero. Le immersioni sono state molte di meno, causa le varie limitazioni negli spostamenti e i normali impoedimenti della vita di ogni giorno, resa più complicata da questo Covid 19.
Tra zone gialle, Arancioni e Rosse ormai ce ne hanno fatto dAvvero vedere di tutti i colori e non è ancora finita. Quello che voglio fare con questo ultimo Upload e fare gli auguri a voi che non avete mai smesso di seguirci e a quelli che ci hanno scoperto 5 minuti fa.
Ecco qui di seguito due cortometraggi di Salvatore Fabiano e Marco Moretti che con simpatia e bellezza ci ricordano per cosa vale la pena di tornare la fuori.
Salvatore Fabiano
Marco Moretti
Auguriamo a tutti voi un anno sereno, e una ritrovata serenità, il mare ci aspetta e noi aspettiamo di poter tornare a lui.
Buone Bolle 2021 Subbi!
Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"
domenica 12 luglio 2020
Il Mare nel secchiello, uno spunto per i giovani futuri sub
Non vi tedio oltre e vi invito a leggere questo post di Marco Colombo, con curiosità e con quel sorriso che vi comparirà in volto ricordando le nostre prime esperienze con i piedi a bagno, quando la preoccupazione più grande era "cosa fare nelle tre ore dopo mangiato prima di poter fare il bagno".
Per converso però, pubblico anche un altro intervento di Lorenzo Brenna, con una diversissima scuola di pensiero, questo per par condicio e per dare ad ogniuno di voi la possibilità di formarsi una sua opinione.
Buona Lettura.
Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"
Il Mare nel Secchiello
Come ogni anno, con l’arrivo della bella stagione rispunta la regolare diatriba tra chi lascia i bambini in spiaggia con secchiello e granchi, e chi invece condanna queste pratiche.
Di seguito vi racconterò il mio punto di vista, che spero possa ispirarvi e innescare una discussione costruttiva sull’argomento, ricco di sfaccettature.
Quello a cui mi riferisco non è ovviamente mettere le meduse a cuocere sugli scogli per “bonificare” il mare (un atto stupido).
Un caso tipico di scontro sono le stelle marine: nonostante alcune specie vivano, per esempio in Nuova Zelanda, nelle pozze di marea e sopravvivano regolarmente all’emersione (qui una bellissima foto: https://www.pinterest.it/pin/365706432217077511/), le specie mediterranee più vistose si rinvengono usualmente ad alcuni metri di profondità, e quindi portarle fuori dall’acqua anche temporaneamente potrebbe arrecare danni al loro sistema acquifero. L’invito è di non andare con maschera e pinne a raccattare animaletti in profondità per poi portarli in spiaggia, ma di concentrarsi nell’osservazione di ciò che vive nelle pozze di marea, nei primi centimetri d’acqua.
Gli animali delle pozze di marea, come granchi, gamberi, molluschi e piccoli pesci, sono dei veri eroi: vivono in uno degli ambienti più difficili del mondo.
Pozza di marea |
Bombardati dalle mareggiate, schiacciati da onde d’urto immani, sempre a contatto con rocce taglienti, cotti dal sole estivo o esasperati dalla salinità delle pozze, questi animali (e pure le alghe) sono stati selezionati dall’evoluzione per resistere a tutto.
In particolare:
- Alcune specie, come i granchi Pachygrapsus marmoratus ed Eriphia verrucosa, riescono a resistere tranquillamente a condizioni di salinità e temperatura molto elevate, legate all’evaporazione nel periodo estivo
- Molte specie, a causa dell’escursione delle maree, sono in grado di sopravvivere a lunghi periodi di emersione, trattenendo l’acqua al loro interno (es. il pomodoro di mare Actinia aequina) o comunque nella conchiglia (vari molluschi); certe alghe hanno apposite strutture di raccolta dell’acqua per mantenersi idratate e vive e sopravvivono anche per giorni all’asciutto
- La forma di conchiglie come quelle delle patelle permette loro di diminuire le turbolenze e resistere all’impatto delle onde senza farsi trascinare via; alcune alghe sono molto elastiche, per smorzare l’attrito e assecondare l’acqua, mentre certe spugne sono piatte, aderenti alla roccia, per non farsi strappare via
- I pesci delle pozze non hanno di solito vescica natatoria, dovendo rimanere vicino al fondo, inoltre il loro corpo è ricoperto di muco per diminuire le abrasioni contro le rocce; addirittura la bavosa Coryphoblennius galerita può uscire volutamente dall’acqua, di notte, per ripararsi dai predatori subacquei, e riposare appena sopra la superficie, su sporgenze di moli e rocce
È davvero quindi un maltrattamento mettere un granchio in un secchiello per guardarlo? Dipende solo dai genitori.
Se questi ultimi infatti sono assenti, non guidano i figli e non li educano, i bambini fanno un po’ a caso e possono, più o meno volontariamente, uccidere o maltrattare gli animaletti.
Genitori sensibili e presenti invece possono trasformare l’esperienza della spiaggia col secchiello in qualcosa di estremamente educativo e bello: quando ero piccolo passavo tutto il giorno sugli scogli alla ricerca di paguri, granchi, succiascogli e trivie.
Montale li avrebbe chiamati “Sugheri, alghe e asterie, le inutili macerie del mio abisso”, ma per me erano un microcosmo affascinante in cui perdermi: li guardavo nelle pozze, e a volte li mettevo nel secchiello (foto a sinistra, avevo 4 anni). Una volta ho addirittura salvato un cavalluccio marino da una mareggiata. Ho così imparato come respira un granchio, ho toccato con mano il piede della patella, ho ammirato i colori del nudibranco. Non ho mai torturato nessuno e tutti sono stati rilasciati illesi dopo pochissimo; se so tante cose oggi, è anche grazie a questa attività, che come unica controindicazione aveva tutte le cadute che mi sono fatto, con tagli colossali sulle gambe (vedi foto nel primo commento).
Come detto sopra, gli animaletti delle pozze di scogliera sono molto resistenti: non sono di certo pochi minuti in un secchiello a far loro del male.
Come praticare al meglio questa attività?
1) Educa i tuoi bambini al rispetto e all’empatia, controlla come si comportano nei confronti degli animaletti e guidali verso un atteggiamento corretto, gli animali non sono giocattoli
2) Portali al mattino e alla sera, quando il sole è meno forte, ad esplorare le pozze di marea, lasciando stare tutto ciò che vive a più di 50 cm di profondità e concentrandoti solo su animaletti mobili (non sessili)
3) Favorisci sempre la sola semplice osservazione nella pozza rispetto alla cattura
4) Se proprio devi mettere un animale nel secchiello, maneggialo con delicatezza, senza stringere, e senza lasciarlo dentro per ore (avranno anche i cazzi loro da fare no?); l’acqua nel secchiello deve essere fresca
5) Insegna ai tuoi figli che una volta osservati vanno immediatamente liberati nello stesso punto in cui li avete trovati
6) Mai provato la pedicure coi gamberi? Mettete i piedi in una pozza, i gamberetti del genere Palaemon vi solleticheranno per staccare piccoli pezzi di pelle con le loro chele. Provare per credere!
Concludendo, l’osservazione degli animali tra gli scogli è estremamente istruttiva e gratificante; qualora si tratti di specie mobili comuni e adattate alla marea, la manipolazione temporanea, senza maltrattamenti o essiccazione, non arreca danno sotto la supervisione di un adulto senziente.
Ma, soprattutto, iniziate i vostri bimbi alla bellezza del mare “oltre” la spiaggia: ho imparato a nuotare seguendo il papà con maschera e pinne (foto a destra), perché nella fretta di andare a vedere i pesci ho dimenticato i braccioli appena comprati per l’occasione. Il mare mi ha accolto nelle sue braccia, e da allora non mi ha mai abbandonato, e io cerco con la divulgazione e la sensibilizzazione di non abbandonare mai lui.
Quella linea dove il cielo incontra il mare da sempre mi chiama.
www.calosoma.it
Marco Colombo
Link dove troverete questo post in originale: https://www.facebook.com/search/top/?q=scubabiology&epa=SEARCH_BOX
L’iniziativa Secchiello stop
Estate, tempo di vacanze e di giornate al mare, tempo di sole e di relax. Il clima spensierato non è però condiviso da tutti, da decine di secchielli si levano infatti mute grida d’aiuto
emesse da una grande varietà di piccole creature marine. In quasi tutte
le spiagge della penisola è possibile assistere alle medesima scena, un
bambino che, armato di retino e secchiello, cattura qualsiasi cosa si
muova, piccoli pesci, granchi, paguri, patelle, ricci di mare, meduse e oloturie.
La fine di questi animali è quasi sempre la stessa: vengono lasciati
ore e ore nel secchiello, sotto il sole, mentre l’acqua si scalda
raggiungendo presto temperature insopportabili, condannando i
prigionieri ad una lenta agonia.
Per contrastare questi comportamenti è stata lanciata in diversi comuni liguri l’iniziativa Secchiello stop, campagna di sensibilizzazione nata per educare i bambini, ma soprattutto i loro genitori, a rispettare gli animali marini. L’iniziativa, promossa dal Lions club di Diano Marina,
coinvolge le spiagge della Riviera di Ponente, situata nella parte
occidentale della Liguria, e mira a vietare la raccolta di animali
marini per puro divertimento.
I protagonisti di queste scorribande tra spiagge e scogli sono i
bambini, la responsabilità è però, chiaramente, da ascrivere ai
genitori. Questi ultimi infatti chiudono un occhio (spesso entrambi) su
tali passatempi dei figli, credendo che siano giochi innocenti e senza
conseguenze. Le conseguenze ci sono invece, e sono “molto gravi – ha
spiegato la biologa Monica Previati. – Il problema sta nei numeri: se
tutti i bambini e i ragazzi e gli adulti, che ogni estate trascorrono le
vacanze lungo le coste italiane, prendessero anche solo un piccolo
animale al giorno, centinaia di migliaia di esemplari verrebbero uccisi
per niente, solo per poter far trascorrere mezz’ora di gioco ai nostri
figli e di relax a noi. Prendere un granchio o una stella marina e
metterli nel secchiello equivale a una loro morte certa”. Oltre
all’effettivo danno ambientale viene impartita una lezione discutibile
al bambino, che impara che è possibile disporre a proprio piacimento delle creature più deboli e indifese.
Oltre che immorale tale condotta è anche illegale, viene infatti violato l’articolo 544 del Codice penale
che recita, “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una
lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a
fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche
è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da
5.000 a 30.000 euro”.
È possibile però soddisfare la naturale curiosità dei bambini senza nuocere agli animali, osservare gli animali nel loro habitat,
immergendosi con la maschera o semplicemente camminando a ridosso delle
scogliere, è estremamente più soddisfacente, osservando il vero
comportamento di queste creature, non la loro morte in un secchiello di
plastica.
Lorenzo Brenna
Link dove troverete questo post in originale: https://www.lifegate.it/secchiello-stop-basta-animali-maltrattati-spiaggia
mercoledì 8 luglio 2020
Per un pugno di... nudibranchi
domenica 21 giugno 2020
"Eccomi, sono tornato"
Eccomi sono tornato
Fabrizio Gandino
Un furtivo maratoneta dall'atlantico
Era il giorno dopo ferragosto dell’estate del 2016, si era deciso insieme alla solita comitiva di amici, di fare un tuffo e un po’ di snorkneling in località Mangiabarche, sull’isola di Sant’Antioco.
L’idea era quella di fare una nuotata sino al faro del sito omonimo, il nome non era stato scelto a caso. Questo tratto di costa è particolarmente insidioso per alcune secche e per il Maestrale che può spingerti come niente sugli scogli, quando soffia davvero. Il faro è spesso il soggetto di molti fotografi sia con il mare calmo che in tempesta, da qui il nome: “Mangiabarche”.
Sebbene credo che oggi il faro non sia più operativo, la sua presenza è comunque un monito, sul luogo si trovano ancora i resti di una postazione della contraerea della seconda guerra mondiale. Ero piuttosto stanco a dire il vero, mi ero immerso al mattino, quindi armato di rete maschera, pinne e coltello avevo deciso di farmi un giretto tra gli scogli a “Far Patelle”, lasciando agli altri il vezzo di raggiungere la roccia del faro, rischiando di farsi travolgere dai soliti diportisti estivi improvvisati (il cielo li strafulmini!).
Si a me piacciono le patelle e la patella può essere degustata cruda o cotta (intera o sminuzzata) in una salsa con aglio, peperoncino, vino bianco e prezzemolo per condire la pasta, meglio se secca, tipo spaghetti o linguine. Lo so è un po’ duretta, rispetto alle vongole, ma io la trovo più saporita e comunque dovete sapere che malgrado le informazioni nutrizionali sui molluschi gasteropodi come la patella, siano piuttosto limitate a causa della scarsità di consumo su scala nazionale, il suo apporto energetico è moderato, attorno alle 100kcal.
La porzione di carboidrati raggiunge i 6g per 100g di parte edibile, così come per le proteine: 17,5g. I lipidi risultano scarsi, intorno agli 1-2g, ma non è possibile risalire ad informazioni più dettagliate sulla natura degli acidi grassi e sulla quantità di colesterolo.
Dal punto di vista micronutrizionale si evidenziano un ottimo apporto di ferro (oltre il 3%), fosforo, potassio e sodio. Sto scrivendo mentre si avvicina l’ora di cena...credo si noti. Avevo cominciato a scandagliare gli scogli alla mia sinistra risalengoli fin dove una complessa rete di massi creava delle pozze irregolari d’acqua profonda, l’ideale per pesci che si vogliono rintanare e sopratutto inaccessibili da terra a cusa della mancanza di accessi. In un apertura avevo avuto la fortuna di trovare in bellavista una conchiglia disabitata di Erosaria spurca (Linnaeus, 1758) cosa che all’inizio, mi aveva sorpreso non poco, visto che era un assolato pomeriggio, quel tratto non era in ombra e le cipree sono notoriamente fotofobiche.
La raccolsi assicurandomi che fosse vuota e continua il mio giretto, in cerca di patelle (quel tratto di costa abbondava di Patella caerulea e Patella ulissyponensis) e non faticai a trovarne abbastanza per un piatto di linguine. Fu a quel punto che negli anfratti tra gli scogli vidi un movimento, poi un altro ed un altro ancora. Occhi sporgenti spiavano le mie mosse, per ritrarsi immediatamente furtivi tra gli anfratti come facevo per avvicinarmi o anche semplicemente per guardarli. Rimasi immobile studiando quelli che ormai avevo identificato come granchi, ma di un genere che non avevo mai visto prima.
Mi colpirono subito i colori inusitati, i granchi che avevo visto qui sino ad ora erano i classici granchi di laguna, con il carpace verde, qualche Granchio favollo, Capre di mare (Granceola), ma questo davvero mi era sconosciuto. Era piuttosto schiacciato nel carpace e i suoi colori erano stupendi, sia sulle gambe che sul carpace aveva dei colori che spaziavano dal marrone al rossiccio con striature giallo vivo. Purtroppo non avevo la fotocamera con me, quindi appena gli altri tornarono gli descrissi l’animale, ma nessuno di loro, lo conosceva. Per diverso tempo mi sono chiesto che cosa avessi visto, la risposta mi arrivò dal libro di Egidio Trainito, “Atlante di Flora & Fauna del Mediterraneo”. Eccolo qui! Il granchio Corridore Atlantico (Percnon gibbesi)!! I miei amici quasi tutti isolani, avevano ragione a saperne poco, si tratta di una recente introduzione nel Mediterraneo, quella che viene definita aliena (come abbiamo già visto per la Donzella pavonina). Si tratta di un artropode del subphilum dei crostacei, della classe dei malacostraci, dell’ ordine dei decapodi, del sottordine dei reptanti brachiurie all’ infraordine dei granchi.
Artropodi significa “possedere zampe articolate” e il philum degli artropodi è il più vasto del regno animale in generale e sottomarino.
Il corpo è segmentato con tre regioni: capo, torace e addome tutte e tre (salvo rari casi: paguri) rivestite da un esoscheletro duro a protezione. Nella crescita, l’animale perde la vecchia corazza e ne acquista una nuova con l’indurimento della cuticola sottostante la vecchia.
L’ordine dei decapodi raccoglie tutti i malacostraci che hanno dieci zampe distribuite in cinque paia.
In quanto appartenente ai decapodi reptanti è un crostaceo capace di movimenti di deambulazione orizzontale prodotta dagli arti preposti con presa sul substrato e non da nuoto.
La sua morfologia lo colloca tra i brachiuri, definizione che designa i crostacei in cui la coda (che assolve peraltro alla funzione di “cestello di raccolta” delle uova fecondate) ha proporzioni minime rispetto al torace, sotto il quale rimane normalmente ripiegata.
Come molti granchi, la muta (il cambio della corazza) avviene spesso durante la crescita dell’animale : i maschi approfittano della muta delle femmine per l’accoppiamento, mentre le femmine approfittano della muta del maschio (sprovveduto) per cibarsene. Non solo le femmine del granchio, se siete tra Febbraio e Marzo in Veneto vi consiglio di provare le Moeche… e mi saprete dire. Originario delle coste orientali americane, dalla Florida al Brasile (ma si ritrova anche su quelle del versante del Pacifico, anche se non tutti sono d’accordo nel considerarla la stessa specie), questo colorato granchio, il suo primo avvistamento risale al 1999 nelle acque di Linosa. Si ritiene possa essere arrivato con le acque di zavorra delle navi, ma non si escludono le correnti oceaniche, visto che, le lave di questo alieno sono piuttosto resistenti. Il segreto del suo successo? Pare essere un “vegano” convinto. Indubbiamente favorito dal riscaldamento del Mediterraneo e dalla mancanza di competitori, il nostro granchio corridore atlantico si è adattato benissimo al suo nuovo mare dove predilige le coste rocciose ricche di anfratti in cui si infila agilmente sfruttando il suo corpo appiattito e scomparendo rapidamente alla vista. Sembra, tuttavia, che con il tempo la specie stia perdendo la sua iniziale diffidenza dato che è sempre più facile vederla davanti alle tane anche grazie alle dimensioni di tutto rispetto che, tra carapace e zampe, possono superare i 10 cm di larghezza.
La rapida espansione e la colonizzazione delle coste del Mediterraneo e dell’Italia insulare è stata agevolata non solo dalle capacità di adattamento della specie alle nuove condizioni ambientali, ma anche dalle sue abitudini alimentari che l’hanno portata ad occupare una nicchia ecologica libera. Tuttavia c’è chi l’ha osservato in cattività predare dei pesci quindi le sue abitudini alimentari sono ancora materia di discussione, di sicuro è fortemente adattabile nella sua dieta.
Buone Bolle!
NOME SCIENTIFICO
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Percnon gibbesi
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NOME COMUNE
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granchio corridore atlantico
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NOMI LOCALI
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UBICAZIONE PREVALENTE
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mediterraneo occidentale
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TERRITORIO ABITUALE
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substrati rocciosi in genere
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PROFONDITA’ PREVALENTE
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pochi metri | |
CARATTERISTICHE
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diffidente, furtivo, sfuggente | |
CURIOSITA’
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di recente ingressione atlantica
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POSSIBILITA’ DI INCONTRO
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Rare (ma non così tanto rare)
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