Sabato 27 Giugno 2020. Nei giorni
interminabili del lockdown passati a forza di webinair,
viedeochiamate di gruppo, guardare foto e filmati di immersioni
passate, i vari “appena finisce andremo”, “faremo”, “dobbiamo
andare a...”, “quanto deve essere bella sta immersione”, si
sprecavano, inevitabili anche i “Torneremo a ...”.
Tra questi, anche la Spiaggia del
Siluripedio a Porto Santo Stefano (Monte Argentario) dove eravamo già
stati a giugno dell'anno scorso, che malgrado un fondale
apparentemente spoglio, inframmezzato da “relitti industriali” e
quel che resta delle vecchie strutture del siluripedio, andato
distrutto sotto i bombardamenti alleati dell'ultima guerra, brulica
di vita.
Il fondale si presta molto bene a delle
immersioni facili per i neofiti, che accedendo da terra dal diving
Costa d'Argento, possono spaziare tenendo la riva sulla destra verso
il lato che va verso la sede della Capitaneria di Porto (da non
oltrepassare, fate attenzione alle boe ormeggiate), ed invece tenendo
la costa sulla sinistra, si può procedere verso le rovine stesse del
siluripedio.
Il fondale alterna ghiaia grossa a
sedimenti fangosi che rendono evidente il bisogno di avere un buon
assetto neutro in acqua.
Ogni anfratto, ogni struttura sommersa
può nascondere il vero tesoro di questo posto, che molti fotografi
subacquei qui cercano e vengono a immortalare, il nostro Marco
Moretti tra questi.
Parlo dei
nudibranchi/opistobranchi (come giustamente preciserebbe Fabio Russo
di Scubabiology) e del Sacro Graal di molti fotosub: l'Ippocampo.
Levataccia per noi della
montagna alla volta di Pistoia, ed equipaggi regolarmente divisi in
rispetto dei divieti vigenti per le norme anti-Covid 19, incontro
direttamente a Porto Santo Stefano.
Il posto è come lo
ricordavo, e devo spendere necessariamente due parole di elogio per
Stefano Bausani e Laura Celi, che insieme al loro staff del diving
“Costa d'Argento”sono stati bravissimi a minimizzare i pur
necessari disagi imposti dal rispetto delle norme di distanziamento
attualmente vigenti, rendendo la giornata, per noi subbi e per i
nostri accompagnatori, comunque piacevole.
Presenti all'appuntamento
Marco, Antonio, Yurica, Michele, Massy, intervenuta anche Elena che
però ha deciso di limitarsi ad un po' di snorkneling ed il nostro
ultimo acquisto Matteo. Ad essere sinceri per me non è cominciata
benissimo, la batteria della macchina fotografica, mi ha dato
impiegabilmente buca, sebbene l'avessi religiosamente controllata e
ricaricata la sera prima, per cui mi sono dovuto contentare delle
riprese della Go Pro e della Garmin.
Oltre alle immancabili
Oloturie, posso osservare sin da subito alcuni murici in predazione,
il Bolinus brandaris e l'Hexaplex trunculus, poco più in là,
perfettamente mimetizzata ed inclinata inusualmente, Antonio mi
segnala una grossa Pinna nobilis.
Ovunque le Triglie grufolano
nella sabbia, accompagnate da Saraghi fasciati, Castagnole, Perchie e
Donzelle, ma è Marco che fa un avvistamento che cerco da un po', mi
chiama, sotto una roccia in tana, ecco un bel gronco (Conger conger)
di rispettabili dimensioni, da come si rintana e fa il timido, non
sembrerebbe il predatore vorace che può essere.
Non mancano ovviamente
diversi esemplari di Echinaster, Spirografo (Sabella spallanzani) e
Protula che si ricihudono repentine appena ci si avvicina, nei pressi
anche diversi Gigli di mare (Antedon mediterranea), sostano sulle
rocce.
Nella sabbia faccio un
ritrovamento a dir poco insolito, un dattero di mare (Lithopaga
litophaga), la conchiglia vuota, in buone condizioni, con entrambe le
valve incernierate, la cosa strana è che qui di scogli per un po'
non ce ne sono e questo mollusco vive scavandosi una nicchia nella
pietra secernendo un acido, si tratta di una specie protetta, messa
in serio pericolo da una scriteriata raccolta, particolarmente
apprezzato da gourmet facoltosi che non si fanno troppi scrupoli.
Nella fattispecie è assai
probabile che provenga da una mareggiata, ma come sia uscito dalla
roccia è un incognita.
Si esce per la sosta di
superficie, e l'immancabile cocomerata, vengo preso in giro perchè
ho preso un cocomero di 16 kg e siamo solo in nove... mai contenti!
Nella seconda immersione
decidiamo di esplorare il lato destro, dirigendoci quasi subito verso
il fondo, mentre aspetto gli altri in acqua per non sciogliermi al
sole come un bastoncino di liquerizia nel forno, mi do un occhiata
intorno, non sono il solo, una spigola continua a girarmi intorno,
probabilmente perfettamente conscia che in questo tratto di costa è
proibita la pesca.
Ho appena scoperto una
Stella serpentina (Ophioderma longicauda), che cerca di scappare
sotto un sasso, quando Marco e Matteo individuano sotto ua grossa
lamiera, una cernia ed un grosso scorfano.
Mi aggiro lì intorno
cercando di vedere segni del passaggio di qualche Galeodea
echinophora, dal momento che ne avevo trovato i resti la volta scorsa
proprio in quel tratto. Marco e Matteo frattanto stanno facendo il
pieno di immagini, vicino ad una specie di trespolo hanno individuato
una piccola colonia di nudibranchi e stanno scattando a più non
posso.
Marco me li indica, i suoi
occhi allenati sanno cosa individuare, probabilmente io li avrei
ignorati, anche cercandoli.
C'è una leggera corrente,
che spinge verso Porto Santo Stefano, noto da sotto un sasso spuntare
la caratteristica testa affusolata di una murena a fauci spalancate,
più minacciosa in apparenza di quanto non sia davvero, ormai è un oretta che siamo
sotto e comincio a sentirmi un po' stanco, lentamente facciamo
ritorno alla scaletta, al diving.
Rimessaggio e risciacquo a
turno delle attrezzature e ritorno alle auto, non prima del consueto
aperitivo con scambio di esperienze. Marco e Matteo sono soddisfatti,
il loro carniere fotografico è pieno: Flabellina affinis, Cratena
baibai, Flabellina ischitana, Vacchetta di mare, Dondice. Dei
cavallucci marini neppure questa volta l'ombra...ma noi siamo
tenaci...torneremo!
Buone Bolle!
Per immergersi qui: Centro immersioni Costa D'argento
In questo periodo assai consigliata la prenotazione per l'espletamento delle formalità burocratiche
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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