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martedì 23 aprile 2019

Cosa sta succedendo a Calafuria?




20 aprile 2019 la squadra approda a Calafuria dove ci attendono già Enrico e Carlo, per l’occasione, oltre a lui, ci siamo Massy, Cristiano (era un po’ che non lo si vedeva), l’immancabile nostro videomaker Salva ed io. Riusciamo anche a vedere Rachele che è già scesa in acqua e si sta cambiando, si sarà alzata tardi visto la sua propensione alle levatacce.

Scarico veloce dell’auto, per una volta abbiamo trovato parcheggio vicino, poi si vola a montare le attrezzature… ok stiamo ancora finendo si montare gli scuba che Carlo si materializza dalla Torre già vestito di tutto punto gav e bombola in spalla “as usual”.
Carlino e Cristiano
Ora io dico, ma quest’uomo è umano? Ho scelto la subcquea per rilassarmi, tutta la settimana mi metton fretta, non perdo nessuna barca... Subito inizia ad apostrofarci perché ci mettiamo troppo e sta morendo di caldo dentro la muta stagna, “Vai a bagnarti” gli risponde Salva, “Dopo ci ho freddo” risponde Carlo e si dilegua giù verso il golfetto per le scale.
Vi risparmierò tutte le solite battute e rituali di perculamento su: la scelta delle bombole, il colore del gav di Massy (Giallo canarino modello “Titty, mi è semblato di vedele un gatto”), le troppe videocamere di Salva, la mia bottiglietta per i campioni, il reel del pallone di Massy che si ingarbuglia regolarmente ecc.
Foto di Salvatore Fabiano
il nostro Cristiano Masini
Finalmente dopo varie peregrinazioni si entra in acqua, tra le rimostranze/sospiri semiseri di Carlo, a dire il vero tutti torti non li ha, l’abbraccio del mare è gelido, l’acqua è ancora a 15°c, le condizioni del mare sono buone, c’è poca onda, circa 20 cm tira una leggera corrente che spinge verso il Boccale.
L’obiettivo di oggi è una discesa sulla “benna”, per chi non fosse pratico di Calafuria, è un carrello da miniera che si trova all’interno di una gola di roccia aperta su un lato, poco distante c’è un grosso pneumatico da camion e un secchio sempre di quelli usati in miniera, nessuno è stato capace di spiegarci come sono finiti laggiù, la profondità in quel punto è di 33 metri, andando oltre c’è una parete interessante, il nostro vero obiettivo di oggi, visibilità 

Foto di Fabrizio Gandino
"La Benna" di Calafuria
permettendo.
Ed ecco, quest’ultima appunto, è buona, per i parametri di “Calafuria”, per cui la visibilità è lungi da assomigliare da quella cristallina del mio mare di Sardegna.
La discesa sul pallone avviene senza incidenti, la pesata che ho è buona e finalmente riesco a padroneggiare la stagna come si deve, ho giusto il tempo di avere questo pensiero, mentre cerco di regolarizzare il respiro, che mi guardo intorno.
La prima cosa che noto sono i diversi “gusci di riccio”, varietà Riccio di Prateria (Sphaerechius Granularis), sono tanti...troppi, sono abituato a vederli con

il primo di una serie di ricci morti
magari i gusci dei molluschi attaccati agli aculei, classico resto della merenda di qualche polpo, ma ora dei loro spini nessuna traccia. Sono fra i ricci più comuni del Mediterraneo lo Sphaerechinus granularis vive sui fondali rocciosi e praterie di Posidonia oceanica, ad una profondità che va dai 3 ai 30 metri . Il suo nome , "Riccio di prateria" non è casuale, molto spesso viene rinvenuto nelle praterie di posidonie. I ricci di mare sono voraci erbivori e trascorrono l'intera esistenza sul fondale marino a brucare le alche sui fondali marini, per questo rivestono una grande importanza nell'ecosistema marino, ad un punto tale che la loro diminuzione può riflettersi pesantemente sull'ambiente,
foto di Fabrizio Gandino
Gigli di mare
modificando la proliferazione delle alghe. A questo aggiungete il periodo prossimo, compreso tra maggio e giugno che  è quello deputato al fermo biologico per riproduzione di questa specie per capire le implicazioni.
Raggiungiamo la benna infine, i ragazzi vanno un po’ più giù, Massy ed io rimaniamo indietro, lui fatica un po’ perché porta il pallone, Salva si sofferma a filmare qualche flabellina, intravedo una piccola cernia che furtiva ci passa dietro, correndo ad infrattarsi subito tra gli scogli.

Tutt'intorno è pieno di gigli di mare, posati sulle rocce circostanti.
L’illuminatore della mia videocamera decide di essere stanco e di spegnersi, ero convinto di averlo ricaricato, ma si vede che mi sbagliavo.
I ragazzi ricompaiono da sopra una roccia, il gruppo si ricompatta e ricomincia la via del ritorno.

 
nel video la rete da pesca 

Qualche giorno fa (16 aprile), ci era stata segnalata la presenza di una rete da pesca, (documentata da un video) a dire il vero ve ne sono diverse ormai a brandelli incastrate contro la scogliera, ma questa era perfettamente integra e ben distesa per tutta la lunghezza, sinceramente riesce assai difficile pensare che sia andata persa, ma viste le sue ottime condizioni, distesa intenzionalmente, il che oltre ad essere in violazione ai divieti che riguardano Calafuria, è a dir poco criminale, visto che quell’area è frequentata regolarmente dai subacquei tutto l’anno. La rete in questione, stando alle informazioni ricevute, tagliava direttamente il letto del fiume cigliata di destra dalla profondità di 18,4 metri sino al capo di sinistra 16,8 metri, fortunatamente il giorno dell’avvistamento non c’era corrente, e una visibilità più che accettabile, il che rafforza l’idea che sia stata dispiegata intenzionalmente nottetempo. A questo proposito devo dire che non non l'abbiamo vista, non ci è dato sapere se rimossa da chi l'aveva persa/posata o dagli organismi competenti.


Il rientro avviene senza troppi incidenti seguendo il profilo della parete per rientrare nel golfetto, alla franata di sassi la sosta obbligatoria per la deco ed è proprio qui che li vediamo.
Sono dei filamenti attorcigliati lunghi non più di una decina di centimetri, li vediamo tutti, più tardi ipotizzeremo essere delle uova, sono a centinaia, in bastoncini trasparenti, che sembrano avere una doppia fila come di girini messi in fila allineati, provo a filmarli, ma la mia action cam non so quanto sia adatta a questo compito, spero che Salvatore ne abbia ripresa qualcuna.

Fuori dall’acqua, mentre attendiamo che il sole ci scaldi un po’ ne parliamo, della moria dei ricci, del poco pesce visto (il sospetto che la rete centri qualcosa è forte) , e di quegli strani filamenti trasparenti che abbiamo visto in acqua.
Al solito, arrivato a casa comincio a scartabellare i libri di biologia marina alla ricerca dell’identificazione di quegli strani filamenti, alla fine ecco la risposta: Salpa (Thalia Democratica, in altri testi Salpa maxima).
Attenzione niente a che vedere con la Sarpa Salpa, quei pesci argentei che vediamo brucare spesso in gruppi tra la posidonia, qui si tratta di un organismo appartenete ai Tunicati.
Le salpe sono tunicati planctonici (Macroplancton come l’Olindias phosphorica) con il corpo trasparente rivestito da una tunica gelatinosa. Queste sono sostanzialmente dei tubi digerenti fatti di gelatina trasparente. Si nutrono di minuscoli organismi planctonici filtrando l’acqua.
Ha il corpo a forma di barile e può essere solitaria o formare per gemmazione colonie di decine di individui che rimangono uniti fra loro a formare una catena.

Non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento, vengono trasportati passivamente dalle correnti. In primavera si aggregano a formare delle catene lunghe decine di metri. Esse giocano un ruolo importante e benefico nel ciclo del carbonio. Non sono pericolose per l’uomo, il loro contatto non provoca irritazioni alla pelle, al contrario però sono assai apprezzate da delfini e tartarughe marine che se ne cibano.
Tornando a bomba invece sulla moria di ricci marini, di recente nelle aree marine protette di Tavolara e di Sinis (Sardegna), è stata riscontrata una moria impressionante di ricci di mare tale da far affermare a Simone Farina, ricercatore della Fondazione Imc di Torregrande :“ I primi segnali ci fanno pensare che si tratti di un'infezione batterica, ma al momento siamo nel campo delle ipotesi”.
Speriamo vivamente che non stia succedendo qui a Calafuria e sulla costa del livornese per i Ricci di mare, quello che sta accadendo un po’ in tutto il mediterraneo con la Pinna nobilis, vittima di un protozoo che ne sta compromettendo la sopravvivenza con tassi di mortalità assai elevati (96% di mortalità).

Buone Bolle (speriamo)

https://www.biologiamarina.org/taliaceo-salpa-maggiore/
Salpa Maxima



Bibliografia:

Guida della fauna Marina Costiera del Mediterraneo (Luther/Fidler)
Flora e Fauna marina della costa livornese (Gianni Neto)
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo (Egidio Trainito, Rossella Baldacconi)


Attrezzature:

Computer: PUK Mares
Gav: Acquatica Tek Side Smart Twenty
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic,  Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Muta : muta stagna CHALLENGER DiveSystem
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Calafuria (LI)
Temp. Acqua: 15 C°

Momenti di Relax post-immersione




Fabrizio Gandino
Subacqueodisuperficie”


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