20 aprile 2019 la
squadra approda a Calafuria dove ci attendono già Enrico e Carlo,
per l’occasione, oltre a lui, ci siamo Massy, Cristiano (era un po’
che non lo si vedeva), l’immancabile nostro videomaker Salva ed io.
Riusciamo anche a vedere Rachele che è già scesa in acqua e si sta
cambiando, si sarà alzata tardi visto la sua propensione alle
levatacce.
Scarico veloce
dell’auto, per una volta abbiamo trovato parcheggio vicino, poi si
vola a montare le attrezzature… ok stiamo ancora finendo si montare
gli scuba che Carlo si materializza dalla Torre già vestito di tutto
punto gav e bombola in spalla “as usual”.
Carlino e Cristiano |
Ora io dico, ma
quest’uomo è umano? Ho scelto la subcquea per rilassarmi, tutta la settimana mi metton fretta, non perdo nessuna barca... Subito inizia ad apostrofarci perché ci
mettiamo troppo e sta morendo di caldo dentro la muta stagna, “Vai
a bagnarti” gli risponde Salva, “Dopo ci ho freddo” risponde
Carlo e si dilegua giù verso il golfetto per le scale.
Vi risparmierò
tutte le solite battute e rituali di perculamento su: la scelta delle
bombole, il colore del gav di Massy (Giallo canarino modello “Titty,
mi è semblato di vedele un gatto”), le troppe videocamere di
Salva, la mia bottiglietta per i campioni, il reel del pallone di
Massy che si ingarbuglia regolarmente ecc.
il nostro Cristiano Masini |
Finalmente dopo
varie peregrinazioni si entra in acqua, tra le rimostranze/sospiri
semiseri di Carlo, a dire il vero tutti torti non li ha, l’abbraccio
del mare è gelido, l’acqua è ancora a 15°c, le condizioni del
mare sono buone, c’è poca onda, circa 20 cm tira una leggera
corrente che spinge verso il Boccale.
L’obiettivo di
oggi è una discesa sulla “benna”, per chi non fosse pratico di
Calafuria, è un carrello da miniera che si trova all’interno di
una gola di roccia aperta su un lato, poco distante c’è un grosso
pneumatico da camion e un secchio sempre di quelli usati in miniera,
nessuno è stato capace di spiegarci come sono finiti laggiù, la
profondità in quel punto è di 33 metri, andando oltre c’è una
parete interessante, il nostro vero obiettivo di oggi, visibilità
"La Benna" di Calafuria |
Ed ecco,
quest’ultima appunto, è buona, per i parametri di “Calafuria”,
per cui la visibilità è lungi da assomigliare da quella cristallina
del mio mare di Sardegna.
La discesa sul
pallone avviene senza incidenti, la pesata che ho è buona e
finalmente riesco a padroneggiare la stagna come si deve, ho giusto
il tempo di avere questo pensiero, mentre cerco di regolarizzare il
respiro, che mi guardo intorno.
La prima cosa che
noto sono i diversi “gusci di riccio”, varietà Riccio di
Prateria (Sphaerechius Granularis), sono tanti...troppi, sono
abituato a vederli con
il primo di una serie di ricci morti |
Gigli di mare |
Raggiungiamo la
benna infine, i ragazzi vanno un po’ più giù, Massy ed io
rimaniamo indietro, lui fatica un po’ perché porta il pallone,
Salva si sofferma a filmare qualche flabellina, intravedo una piccola
cernia che furtiva ci passa dietro, correndo ad infrattarsi subito
tra gli scogli.
Tutt'intorno è pieno di gigli di mare, posati sulle rocce circostanti.
L’illuminatore
della mia videocamera decide di essere stanco e di spegnersi, ero
convinto di averlo ricaricato, ma si vede che mi sbagliavo.
I ragazzi
ricompaiono da sopra una roccia, il gruppo si ricompatta e ricomincia
la via del ritorno.
nel video la rete da pesca
Qualche giorno fa
(16 aprile), ci era stata segnalata la presenza di una rete da pesca,
(documentata da un video) a dire il vero ve ne sono diverse ormai a brandelli incastrate contro
la scogliera, ma questa era perfettamente integra e ben distesa per
tutta la lunghezza, sinceramente riesce assai difficile pensare che
sia andata persa, ma viste le sue ottime condizioni, distesa
intenzionalmente, il che oltre ad essere in violazione ai divieti che
riguardano Calafuria, è a dir poco criminale, visto che quell’area
è frequentata regolarmente dai subacquei tutto l’anno. La rete in
questione, stando alle informazioni ricevute, tagliava direttamente
il letto del fiume cigliata di destra dalla profondità di 18,4 metri
sino al capo di sinistra 16,8 metri, fortunatamente il giorno
dell’avvistamento non c’era corrente, e una visibilità più che
accettabile, il che rafforza l’idea che sia stata dispiegata
intenzionalmente nottetempo. A questo proposito devo dire che non non l'abbiamo vista, non ci è dato sapere se rimossa da chi l'aveva persa/posata o dagli organismi competenti.
Il rientro avviene
senza troppi incidenti seguendo il profilo della parete per rientrare
nel golfetto, alla franata di sassi la sosta obbligatoria per la deco
ed è proprio qui che li vediamo.
Sono dei filamenti
attorcigliati lunghi non più di una decina di centimetri, li vediamo
tutti, più tardi ipotizzeremo essere delle uova, sono a centinaia,
in bastoncini trasparenti, che sembrano avere una doppia fila come di
girini messi in fila allineati, provo a filmarli, ma la mia action
cam non so quanto sia adatta a questo compito, spero che Salvatore ne
abbia ripresa qualcuna.
Fuori dall’acqua,
mentre attendiamo che il sole ci scaldi un po’ ne parliamo, della
moria dei ricci, del poco pesce visto (il sospetto che la rete centri
qualcosa è forte) , e di quegli strani filamenti trasparenti che
abbiamo visto in acqua.
Al solito, arrivato
a casa comincio a scartabellare i libri di biologia marina alla
ricerca dell’identificazione di quegli strani filamenti, alla fine
ecco la risposta: Salpa (Thalia Democratica, in altri testi Salpa maxima).
Attenzione niente a
che vedere con la Sarpa Salpa, quei pesci argentei che vediamo
brucare spesso in gruppi tra la posidonia, qui si tratta di un
organismo appartenete ai Tunicati.
Le salpe sono
tunicati planctonici (Macroplancton come l’Olindias phosphorica)
con il corpo trasparente rivestito da una tunica gelatinosa. Queste
sono sostanzialmente dei tubi digerenti fatti di gelatina
trasparente. Si nutrono di minuscoli organismi planctonici filtrando
l’acqua.
Ha il corpo a forma di barile e può essere solitaria o formare per gemmazione colonie di decine di individui che rimangono uniti fra loro a formare una catena.
Ha il corpo a forma di barile e può essere solitaria o formare per gemmazione colonie di decine di individui che rimangono uniti fra loro a formare una catena.
Tornando a bomba
invece sulla moria di ricci marini, di recente nelle aree marine
protette di Tavolara e di Sinis (Sardegna), è stata riscontrata una moria
impressionante di ricci di mare tale da far affermare a Simone
Farina, ricercatore della Fondazione Imc di Torregrande :“ I primi
segnali ci fanno pensare che si tratti di un'infezione batterica, ma
al momento siamo nel campo delle ipotesi”.
Speriamo vivamente
che non stia succedendo qui a Calafuria e sulla costa del livornese
per i Ricci di mare, quello che sta accadendo un po’ in tutto il
mediterraneo con la Pinna nobilis, vittima di un protozoo che ne sta
compromettendo la sopravvivenza con tassi di mortalità assai elevati
(96% di mortalità).
Buone Bolle (speriamo)
Bibliografia:
Guida della fauna Marina Costiera del Mediterraneo (Luther/Fidler)
Guida della fauna Marina Costiera del Mediterraneo (Luther/Fidler)
Flora e Fauna marina della costa livornese (Gianni Neto)
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo (Egidio Trainito, Rossella Baldacconi)
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo (Egidio Trainito, Rossella Baldacconi)
link : la NuovaSardegna
Attrezzature:
Computer: PUK Mares
Gav: Acquatica Tek Side Smart Twenty
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic, Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Muta : muta stagna CHALLENGER DiveSystem
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Calafuria (LI)
Temp. Acqua: 15 C°
Computer: PUK Mares
Gav: Acquatica Tek Side Smart Twenty
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic, Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Muta : muta stagna CHALLENGER DiveSystem
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Calafuria (LI)
Temp. Acqua: 15 C°
Momenti di Relax post-immersione |
Fabrizio
Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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