Giovedì 30 Aprile 2020, oltre cento
persone collegate, una cosa consueta di questi tempi, partecipare ad
una conferenza webinair, durante la quarantena che ci sta tenendo
inchiodati tutti a casa. Anfitrione di questa serata è Fabio
Portella del Diving Center “Capo Murro” (SI), Istruttore GUE
(Global Underwater Explorers), sub di esperienza, grande quanto la
sua modestia. Il tema della serata riguarda un evento storico di
portata epocale: La Battaglia delle Isole Egadi. Lo scontro navale
che ebbe come teatro il quadrilatero Drepanum (l'odierna Trapani),
Aegussa (Favignana), Hiera (Marettimo), Phorbantia (Levanzo).
Fabio Portella |
impadronita di parte di quel che restava della flotta di Roma, si era però svenata nella gestione della flotta, i commerci erano rallentati. Infatti i marinai, contrariamente alle truppe di terra che erano in genere mercenarie, provenivano dalle forze dei cittadini-mercanti. E i mercanti, se non possono coltivare i loro mercati, finiscono per passare la mano alla concorrenza. I commerci di Cartagine languivano e non potevano generare la ricchezza necessaria a pagare le sempre più necessarie truppe mercenarie. Era una pericolosa spirale economico-militare che rischiava di avvitarsi su sé stessa. Fu Roma a decidersi a chiudere la partita una volta per tutte: chiesti finanziamenti ai privati e facoltosi cittadini , armò a tempo di record una nuova flotta.
A questo proposito esiste un interessante retroscena, qualche tempo prima era riuscita ad impadronirsi di due quadrireme Cartaginesi, che regolarmente forzavano il blocco navale dell'assedio di Lilibeo, nottetempo. Studiate le navi nemiche ne progettarono di nuove e migliori in gran segreto, nel contempo addestrarono un sostanzioso contingente da imbarcare per dare battaglia. Era in gioco la sopravvivenza stessa di Roma, come cita Polibio nei suoi scritti: «L'impresa fu, essenzialmente, una lotta per la vita. Nell'erario, infatti, non c'erano più risorse per sostenere quanto si erano proposti.». Il 10 marzo del 241 a.C. , scatta la trappola, la flotta romana è alla fonda ridossata sulla costa orientale di Levanzo, il comandante romano, Gaio Lutazio Catulo vide che la flotta cartaginese avrebbe avuto un forte vento da ovest a favore e che questo avrebbe reso più difficile far salpare la flotta romana.
Dapprima incerto, riflettendo si rese conto che se avesse attaccato subito avrebbe avuto di fronte degli scafi ancora carichi e quindi più lenti e che questi avrebbero avuto a bordo solo forze di marina. Se avesse permesso lo scarico delle merci e l'imbarco degli uomini di Amilcare la situazione anche col vento in poppa non sarebbe stata altrettanto favorevole. Oggi sappiamo dal ritrovamento di diverse ancore romane, trovate in fila ordinata, proprio sul fondale di Levanzo, che la decisione dell'attacco fu repentina e fulminea, tale da richiedere il taglio delle gomene degli ancoraggi. Il resto è storia: la flotta romana si distese su una sola linea come per formare un muro contro le navi cartaginesi che veleggiavano verso la costa del Monte Erice. I Cartaginesi accettarono la battaglia; ammainarono le vele per avere maggiore mobilità e attaccarono i Romani.
Anche in questo caso Polibio ci racconta con i suoi scritti come la situazione pendesse sin dalle prime battute a favore dei romani:
«Poiché i preparativi per gli uni e
per gli altri venivano regolati in modo opposto rispetto allo scontro
navale svoltosi presso Drepana, anche l'esito della battaglia, com'è
naturale, risultò opposto per gli uni e per gli altri.» . Ed ancora
riferendosi ad i cartaginesi : «gli equipaggi erano completamente
privi di addestramento ed erano imbarcati per l'occasione, e i
soldati di marina erano appena arruolati e sperimentavano per la
prima volta ogni sofferenza e rischio.» . Un
errore di valutazione dei Cartaginesi , che ritenevano i Romani, a
seguito della serie di sconfitte e di naufragi, fossero incapaci di
governare le navi. Una combinazione disastrosa di errori. Inferiori
nella manovra e nel combattimento ravvicinato, i Cartaginesi videro
rapidamente affondare cinquanta navi e altre settanta furono
catturate complete di equipaggio, pare 10.000 uomini. Un fortunato
volgersi del vento permise alle superstiti, alzate nuovamente le
vele, di sganciarsi e ritornare all'Isola Sacra, Marettimo. Venendo
ai giorni nostri e alla serata in questione Fabio Portella, dopo gli
inevitabili cenni storici di cui abbiamo appena letto, ci ha parlato
del ritrovamento/recupero di 18 rostri in bronzo che vennero
utilizzati sulle navi che si diedero battaglia quel giorno.
Una
spedizione, frutto di una collaborazione internazionale tra la
Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la GUE. Il
ritrovamento del primo rostro lo si deve al caso, un pescatore lo
trovò impigliato, probabilmente in una rete a strascico e lo barattò
con una dentiera! Si avete capito bene, il dentista in questione lo
espose incautamente e la cosa arrivò alle orecchie del prof,
Sebastiano Tusa, un pioniere in questa ricerca archeologica. I rostri
servivano a speronare le navi avversarie con tecniche di ingaggio ben
definite, tuttavia le scoperte recenti hanno sfatato una credenza
diffusa solo fino a qualche anno fa, e cioè che i rostri fossero a
“Perdere”. Vale a dire che, dopo che venivano conficcati nello
scafo della nave avversaria, similmente ad un pungiglione sarebbero
rimasti lì, il ritrovamento di alcuni rostri con ancora resti lignei
all'interno e fissati da lunghi chiodi di bronzo sfata questa
credenza, come Fabio Portella ama ripetere è la “Prova Provata”
che il rostro nasceva e moriva con la nave.
Al momento ne sono stati
ritrovati 18 durante le varie campagne, ad una profondità tra gli 85
e i 100 metri, recuperi onerosi, dal momento che il peso oscilla, a
seconda dei modelli tra i 180-250 kg di ottimo bronzo. I romani
vinsero questa battaglia, ma stranamente i rostri che vengono
ritrovati sono per lo più romani, su 18 al momento 16 sono romani e
solo due cartaginesi. Una spiegazione potrebbe essere che in
precedenti battaglie i Punici avevano predato delle navi romane
grazie alla loro schiacciante superiorità, e che questo naviglio
fosse stato inglobato nella flotta Cartaginese, quindi i Romani alle
Egadi si trovarono contro le loro stesse navi. Se ne parlerà ancora
degli anni a questo proposito, ho linkato all'uopo alcuni filmati che
raccontano ampiamente sia il fatto storico che la campagna di
recupero. Buona visione!
Link:
Sicilia svelata - Mozia: rostri della battaglia delle Egadi
12°Rostro della Battaglia delle Egadi
Ritrovamento di un rostro Romano
Buone Bolle!
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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