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lunedì 22 marzo 2021

Calafuria e le sue meraviglie sommerse



 Ebbene sì ormai da mesi siamo in zona rossa, quindi niente mare e di conseguenza niente immersioni. 

In questi giorni comunque ne ho approfittato per visionare vecchie riprese e nuove mai prese in considerazione e mi sono divertito a montarli in modo del tutto diverso breve coinciso e veloce un video che chiede più volte la visione per essere memorizzato bene! 

Una cosa un po’ diversa dal solito dove i protagonisti sono loro, gli animaletti tutti colorati e strani, belli e brutti invertebrati e non. 

Buona visione a tutti allora



Salvatore Fabiano 




domenica 21 marzo 2021

Subacquei Gente seria - 10: Fotosub e dintorni

 



 Un amico mi ha segnalato questa piccola chicca, l'autore è David Salvatori, un subacqueo dedito alla fotografia, se ne avete l'occasione vi consiglio vivamente di guardare i suoi lavori, questo che segue è opera sua :D. Ovviamente si ride...e si scherza.

 

Dal vangelo secondo David Salvadori (fotografo subacquea top!!!!)


"A tutte le modelle subacquee o aspiranti tali, qualche pratico consiglio per sopravvivere!!!


DECALOGO DELLA MODELLA:


01. La Modella sott'acqua non ha un compagno, per il Fotografo TU non esisti!


02. La Modella NON RESPIRA... le bolle non vanno bene sulle foto ma soprattutto deve conservare aria da dare al Fotografo!


03. La Modella riconosce solo 6 SEGNALI: un pò più su, un pò più giù, un pò a destra, un pò a sinistra, un pò più avanti, un pò più indietro.


04. La modella non porta mai il computer... fa il profilo del Fotografo, intanto non controllerà mai i tempi di immersione e non farà mai soste decompressive... ma soprattutto non uscirà mai dall'acqua prima del suo Fotografo!


05. La Modella porta sempre un Pointer al solo scopo di cacciare i Lionfish che importunano il Fotografo e ne minano la concentrazione!


06. La Modella non porta mai il cappuccio... non importa quant'è la temperatura dell'acqua... la modella non ha mai freddo!


07. Nell'improbabile ipotesi che la Modella finisse l'aria prima del Fotografo, ha solo 2 cose da fare:

cominciare a pregare o cominciare a salire... ma se il Fotografo sta facendo lo scatto della vita allora può solo cominciare a pregare!


08. Nella più remota ipotesi che la Modella abbia fatto un corso Fundamental, ha speso male i suoi soldi, deve dimenticare l'assetto e assumere sempre pose sensuali!


09. La modella non si immerge per esplorare l'ambiente marino... segue sempre il Fotografo e non si allontana mai, è sempre pronta per lo scatto!


10. In genere la Modella o è la fidanzata del Fotografo o è un'amica inconsapevole di quello a cui va in contro!


In ogni caso la soddisfazione di vedere le tue foto pubblicate su qualche rivista vale tutte le fatiche... i sacrifici... e i vaffa del Fotografo!!!"

                                                                                            David Salvatori

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie" 

 


 

mercoledì 10 marzo 2021

La Maledizione della "Rete Fantasma"

Era l’Agosto del 1984, quando insieme ad altri milioni di telespettatori, seguii in diretta internazionale le scene dell’apertura post-recupero di una delle casseforti dell’Andrea Doria ad opera di Peter Gimbel. La settimana fu pregna di repliche dell’avvenimento e dei video dei sommozzatori che effettuarono quest’impresa usando apparecchiature avveniristiche per allora ed un nutrito impiego di miscele Trimix. Una delle cose che colpì la mia fantasia di ragazzino, fu la presenza di enormi pezzi di rete incastrati sul relitto che giace su un fianco, pezzi di rete che continuavano a intrappolare dei pesci, rimaste li probabilmente come incidente di chi non aveva valutato correttamente la posizione del relitto. Quello è il mio primo ricordo di “Reti Fantasma” allora non le chiamavano ancora così, e a ben ripensarci da bambino e anche in tempi più recenti, mi capitava di fare dei giretti a piedi lungo il litorale di S.Antioco in località “Sa barra” di trovarne a riva complete di galleggianti e piombi e di ritrovarle, anno dopo anno sempre dove le avevo intraviste la prima volta. Le reti Fantasma però sono molto di più di un semplice rifiuto abbandonato, brutto da vedere e non biodegradabile, ma un problema assai serio, con cui ormai, ogni Nazione che si affacci sul mare deve farci i conti. Si calcola che ogni anno vengono disperse in mare almeno 640mila tonnellate di reti e altri attrezzi da pesca che, se non recuperati, continuano a “pescare” per moltissimi anni, ogni giorno , tutti i giorni dall’alba al tramonto. Si Calcola che da Luglio 2019 a Settembre 2020 siano state recuperate dai fondali italiani con meno di sei tonnellate di reti fantasma (L’equivalente di 200.000 bottiglie di plastica), avviate poi successivamente alla distruzione. C’é pure chi ritiene che questa sia la punta dell’Iceberg e che in realtà ci sia ancora moltissimo da fare dal momento che le stime ci dicono che le attrezzature da pesca disperse nei mari del pianeta, di cui le reti costituiscono la massa critica siano di 640 Tonnellate all’anno nel solo Mediterraneo, che si vanno a cumulare a quelle delle annate precedenti. L’Unione Europea stima che il 20% delle attrezzature da pesca usate in Europa vengano disperse in mare: oltre 11mila tonnellate ogni anno. Nel solo golfo di Venezia la stima è di 60 mila reti finite sui fondali.
Parliamo di numeri, alcuni li abbiamo già visti prima: Più di 800 le specie minacciate, compresi gli organismi bentonici (coralligeno) 136.000 foche, leoni marini e grandi balene vengono uccise ogni anno dalle reti fantasma 870 reti sono state recuperate solo nello stato di Washington con oltre 32.000 animali marini intrappolati all’interno 11 grandi balene impigliate in reti fantasma ogni anno solo lungo la costa occidentale degli Stati Uniti 600 anni, il tempo che serve ad una rete di nylon per decomporsi (e trasformarsi haimè in microplastiche) 95 organizzazioni in sei continenti tra aziende, compagnie, associazioni e 14 governi anche europei come Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Svezia (non ancora l’Italia!) sotto l’egida della “World Animal Protection” 20% di tutti i rifiuti marini, secondo quanto stimato prudentemente, tuttavia, studi recenti hanno suggerito che potrebbero rappresentare dal 46% al 70% di tutta la macro plastica nei nostri oceani in base al peso 27% dei rifiuti che deturpano le spiagge siano riconducibili ad attrezzatura da pesca dispersi, questo nella sola Unione Europea 8 milioni di tonnellate la plastica abbandonata nei mari di tutto il mondo di cui le attrezzature da pesca ne sono parte rilevante
Gli stessi pescatori ormai sono parte in causa e non solo perché responsabili, ma perché i loro stessi guadagni e la pescosità dei mari è in drastica diminuzione, non di rado infatti sono proprio loro a fornire indicazioni alla Guardia costiera circa questo triste fenomeno. Sono loro stessi a riconoscere il bisogno di un cambio di rotta, Antonio, pescatore di Castro, piccolo villaggio di pescatori in provincia di Lecce lo sostiene, "Perché - dice - è materiale plastico o sintetico, ed è causa di inquinamento sui fondali marini. E questo è un danno anche per noi pescatori. Per noi pescatori e per tutti, perché andiamo a mangiare il pesce inquinato che ha mangiato plastica, una parte di rete”. Eppure qualcosa di muove, in tutto il litorale italiano gruppi di volontari e piccoli progetti hanno preso piede al fine di limitare i danni. E’ il caso di un iniziativa che sta avendo luogo in Puglia e che vede coinvolte anche le istituzioni di Albania e Montenegro, in un progetto chiamato “Adrinet”. L’iniziativa è finanziata dalla Comunità Europea all’85% il restante 15% è in carico ai tre Paesi facenti parte del progetto, per un importo di poco superiore al milione di Euro. In questo caso specifico una delle soluzioni che si è scelto di percorrere passa per l’applicazione di tecnologie GPS per favorire il recupero; obbligo di segnalazione e recupero in caso di perdita (in Europa è già obbligatorio); nella fattispecie un microchip che fissato alle reti ne consente rapidamente il ritrovamento e l’identificazione del proprietario. Si agisce su vari fronti, il riciclo delle reti recuperate ad esempio, l’azienda italiana Aquafil utilizza reti abbandonate e altri rifiuti in plastica per produrre costumi da bagno e abbigliamento sportivo. Un’altra azienda spagnola, la Ecoalf, ha realizzato una linea di maglioni realizzati con attrezzatura da pesca recuperata. Il fenomeno ormai sta riscuotendo un certo clamore, in parte per una rinnovata coscienza ecologica, alla quale le nuove generazioni cominciano ad essere più interessate, questo non poteva passare inosservato dai Network televisivi, faccio ampio riferimento al canale tematico DMAX, che ha inserito nel suo palinsesto un reality che parla delle gesta di un gruppo di subacquei volontari che operano nel mare di Sicilia alla bonifica delle reti fantasma. Nel mio piccolo durante le immersioni a Calafuria mi è capitato di verderne alcune e direi che sono lì da diverso tempo, sebbene in tempi recenti ne sono state avvistate di nuove (Vi rimando al link di un altro post che ne parlava (https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2019/04/cosa-sta-succedendo-calafuria.html)
Quindi che si fa ci si infila la muta e si scende sotto a tirare via delle reti ...ma proprio no! Tanto per cominciare si tratta di un tipo di operazione che comporta diversi rischi, che richiede esperienza, sangue freddo ed una serie di competenze. Bisogna avere assetto e acquaticità perfetti, avere le giuste attrezzature (Palloni di sollevamento e quant’altro), saper valutare correttamente le diverse situazioni (quando conviene staccare una rete dalla roccia e quando invece è più opportuno lasciarla lì, magari dopo averla messa in sicurezza. A volte infatti la rete è talmente vecchia che, staccandola, rischiamo di peggiorare la situazione e danneggiare gli organismi bentonici ), saper lavorare in squadra e dulcis in fundo, non guasta affatto avere pratica ed essere abilitati all’utilizzo di un reatheber e/o miscele decompressive. NON CI SI IMPROVVISA CHIARO! “Ma allora, io semplice sub ricreativo, che posso fare?”, la risposta è “Molto”, il mare è grande e tanto per cominciare rilevando la posizione e dando alla Guardia Costiera e/o Capitaneria di Porto, tutte le informazioni necessarie al ritrovamento ed ad una successiva bonifica, per la quale “Loro” sono perfettamente attrezzati e addestrati. Reti, tramagli lenze fisse e lenze a traina: un altro fattore estremamente rischioso e sottovalutato è il potenziale pericolo indotto da reti e lenze dei pescatori. Prima di tutto si consiglia di immergersi lontano dalle tratte segnalate; in secondo luogo è opportuno fare attenzione a quelle abusive e di munirsi ALMENO di un coltello ben affilato (meglio due) da tenere alla caviglia, al braccio o alla cintura. Impigliarsi in una di quelle durante l'immersione potrebbe determinare l'impossibilità di riemergere. Buone bolle!!
Link: “Ghost Fishing” https://www.ghostfishing.org/ “Life-ghost” http://www.life-ghost.eu/index.php/it/ “Global Ghost Gear Initiative” https://www.ghostgear.org/ “FAO” http://www.fao.org/news/story/en/item/19353/icode/
Fabrizio Gandino “Subacqueodisuperficie”

sabato 27 febbraio 2021

Parliamo di Fotografia subacquea con Marco Moretti

 

 


 

Conobbi Marco Moretti durante un uscita a Giannutri nell’Ottobre del 2014, ci trovammo vicendevolmente simpatici e facemmo amicizia (breve e sintetico che ve ne pare!).

Fin da subito mi incuriosì questo ragazzo con la sua macchina fotografica subacquea e la sua smodata passione, solo in seguito scoprii che Marco è anche un apprezzato fotografo naturalista.


 

Immersione dopo immersione, serate, escursioni di gruppo con tutti noi “Calafuriani” il legame si si è rafforzato, capitava quindi (prima di questo catalisma Covid-19) che facessi da buddy all’uno o all’altro durante le immersioni accompagnandoli durante le loro sessioni video/fotografiche.


 

Abbiamo partecipato insieme ad eventi di altre associazioni di Sub che proponevano serate a tema sulla videoripresa subacquea e foto.

Altresì vista la nostra passione per gli abitanti del mondo blu, spesso dopo le immersioni finisce che ci scambiamo fotogrammi/foto dei nostri incontri per uno scambio di pareri o per delle semplici identificazioni.

Molti di voi che seguono questo blog, si ricorderanno sicuramente della serata Fotosub a cura di Tina Gori organizzata dal Centro Servizi Diving di Quarrata (PT) del 16 Marzo 2019 dove a fianco di Stefano Gradi e Francesco Visintin presentò i suoi lavori riuscendo a non sfigurare in mezzo a questi due mostri sacri.

 


 

Oggi siamo di nuovo qui a parlare di lui e perché? Per prima cosa perché “L’è un grullo assai modesto” pur essendo un redattore di questo blog ha sempre paura di autoincensarsi immeritatamente, per seconda sarà protagonista a breve di un altro gustoso appuntamento in diretta streaming dal titolo “Parliamo di Fotografia Subacquea”, ma chiediamo a Marco com’è cominciato tutto.

 



Subacqueodisuperficie: Allora Marco ci vuoi raccontare com’è nata questa idea? Voglio dire il periodo non ci permette di stare in acqua spesso e volentieri, causa le restrizioni e D.C.P.M. per questa pandemia che ci fa temere un nuovo 2020, quindi ritornano molti appuntamenti “web in air”.


Marco: Eh si Fabrizio, la cosa è nata da un altro evento di questo tipo, “50 sfumature di nudibranchi” l’11 Febbraio corrente, a cura della Biologa Marina, Dott. Ssa Aurora Truccolo e per iniziativa di Riccardo Tognini, Course director di PADI. Fu una serata molto interessante ed istruttiva e da uno scambio di battute con Riccardo, con cui ci si conosce da qualche anno, ci venne l’idea di una serata sulla fotografia subacquea.

 


Io dapprima ho un po’ tentennato, ma poi ho accettato chiarendo che non sono un esperto, ma un semplice appassionato e quindi la formula sarebbe stata quella di una chiaccherata tra amici.


Subacqueodisuperficie: Quindi non vedremo le tue foto, ma parlerai solo di tecnica di fotografia?


Marco: No per lo meno non solo e tutto fuorchè in modo tecnico, e si alla fine vedremo una carrellata di miei scatti e ne discuteremo insieme.


Subacqueodisuperficie: Una serata indirizzata ai neofiti quindi?


Marco: anche ma sopratutto una chiaccherata tra amici sub che condividono la passione per il mare, ed un invito a chi vorrebbe iniziare a non desistere alle prime difficoltà.



Subacqueodisuperficie: ho visto i tuoi scatti e sono molto belli e tu stesso però uscendo dall’acqua mi hai detto frasi del tipo “Ho scattato 80 foto, ma non so quante ne salvo”, è capitato che si contavano sulla punta delle dita di una mano.


Marco: é questo il punto in fondo, molti si scoraggiano perché le prime foto che fanno non sono perfette oppure sono mosse non con la luce giusta ecc. A parte che si migliora con il tempo ed imparando dai propri sbagli, inoltre la fotografia digitale ci avvantaggia permettendoci di “Poter sbagliare di più”. Non voglio anticiparvi altro, anche perché mi piacerebbe vedervi collegati il 19 Marzo alle 20.45.



Subacqueodisuperficie: io ho già detto che ci sarò, e visto che sono un po’ bastardo, questa volta non ho messo nessuna delle tue foto, così che se vogliono vederle si devono collegare :P .


Marco: Hahhaha Fabrizio ok… mi sembra giusto!


Subacqueodisuperfiìcie: Ciao Marco e ci si vede il 19 Marzo 

 

 Buone Bolle!

 

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"

 



 


giovedì 31 dicembre 2020

Finisce un altro anno

 


 

 

Salve a tutti, ebbene sì abbiamo tutti latitato un po', certo non è stato un anno semplice, non credo sia un mistero. Le immersioni sono state molte di meno, causa le varie limitazioni negli spostamenti e i normali impoedimenti della vita di ogni giorno, resa più complicata da questo Covid 19.

Tra zone gialle, Arancioni e Rosse ormai ce ne hanno fatto dAvvero vedere di tutti i colori e non è ancora finita. Quello che voglio fare con questo ultimo Upload e fare gli auguri a voi che non avete mai smesso di seguirci e a quelli che ci hanno scoperto 5 minuti fa.

Ecco qui di seguito due cortometraggi di Salvatore Fabiano e Marco Moretti che con simpatia e bellezza ci ricordano per cosa vale la pena di tornare la fuori.



Salvatore Fabiano

 

Marco Moretti
 


Auguriamo a tutti voi un anno sereno, e una ritrovata serenità, il mare ci aspetta e noi aspettiamo di poter tornare a lui.

Buone Bolle 2021 Subbi!



Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"





domenica 12 luglio 2020

Il Mare nel secchiello, uno spunto per i giovani futuri sub

Delle attività che mi ha sempre dato maggiore soddisfazione, che il Casio Divers Group persegue, mi manca particolarmente quella di divulgazione con i bambini, sono delle spugne nel senso più completo del termine, e come molti, coltivo la speranza che potranno essere degli adulti migliori di noi. Ho sempre pensato che si finisce per distruggere per lo più per ignoranza, che se insegni ad apprezzare la bellezza, la complessità delle diverse e tante forme di vita non puoi rimanere indifferente. Lo so  è difficile mantenere quella curiosità tipica dei bambini, ma altresì lo trovo un esercizio stupendo per non rischiare di divenire indifferenti e dare per scontato qualsiasi cosa. L'educazione al rispetto dell'ambiente, nel nostro caso del mare nella fattispecie, è rispetto del mondo che ci circonda ed in prima ed ultima analisi rispetto per noi stessi.
Non vi tedio oltre e vi invito a leggere questo post di Marco Colombo, con curiosità e con quel sorriso che vi comparirà in volto ricordando le nostre prime esperienze con i piedi a bagno, quando la preoccupazione più grande era "cosa fare nelle tre ore dopo mangiato prima di poter fare il bagno".
Per converso però, pubblico anche un altro intervento di Lorenzo Brenna, con una diversissima scuola di pensiero, questo per par condicio e per dare ad ogniuno di voi la possibilità di formarsi una sua opinione.
Buona Lettura.

Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"















Il Mare nel Secchiello


Come ogni anno, con l’arrivo della bella stagione rispunta la regolare diatriba tra chi lascia i bambini in spiaggia con secchiello e granchi, e chi invece condanna queste pratiche.
Di seguito vi racconterò il mio punto di vista, che spero possa ispirarvi e innescare una discussione costruttiva sull’argomento, ricco di sfaccettature.
Quello a cui mi riferisco non è ovviamente mettere le meduse a cuocere sugli scogli per “bonificare” il mare (un atto stupido).


Un caso tipico di scontro sono le stelle marine: nonostante alcune specie vivano, per esempio in Nuova Zelanda, nelle pozze di marea e sopravvivano regolarmente all’emersione (qui una bellissima foto: https://www.pinterest.it/pin/365706432217077511/), le specie mediterranee più vistose si rinvengono usualmente ad alcuni metri di profondità, e quindi portarle fuori dall’acqua anche temporaneamente potrebbe arrecare danni al loro sistema acquifero. L’invito è di non andare con maschera e pinne a raccattare animaletti in profondità per poi portarli in spiaggia, ma di concentrarsi nell’osservazione di ciò che vive nelle pozze di marea, nei primi centimetri d’acqua.
Gli animali delle pozze di marea, come granchi, gamberi, molluschi e piccoli pesci, sono dei veri eroi: vivono in uno degli ambienti più difficili del mondo.
Portale AMP Portofino
Pozza di marea

Bombardati dalle mareggiate, schiacciati da onde d’urto immani, sempre a contatto con rocce taglienti, cotti dal sole estivo o esasperati dalla salinità delle pozze, questi animali (e pure le alghe) sono stati selezionati dall’evoluzione per resistere a tutto.
In particolare:
- Alcune specie, come i granchi Pachygrapsus marmoratus ed Eriphia verrucosa, riescono a resistere tranquillamente a condizioni di salinità e temperatura molto elevate, legate all’evaporazione nel periodo estivo
- Molte specie, a causa dell’escursione delle maree, sono in grado di sopravvivere a lunghi periodi di emersione, trattenendo l’acqua al loro interno (es. il pomodoro di mare Actinia aequina) o comunque nella conchiglia (vari molluschi); certe alghe hanno apposite strutture di raccolta dell’acqua per mantenersi idratate e vive e sopravvivono anche per giorni all’asciutto
- La forma di conchiglie come quelle delle patelle permette loro di diminuire le turbolenze e resistere all’impatto delle onde senza farsi trascinare via; alcune alghe sono molto elastiche, per smorzare l’attrito e assecondare l’acqua, mentre certe spugne sono piatte, aderenti alla roccia, per non farsi strappare via
- I pesci delle pozze non hanno di solito vescica natatoria, dovendo rimanere vicino al fondo, inoltre il loro corpo è ricoperto di muco per diminuire le abrasioni contro le rocce; addirittura la bavosa Coryphoblennius galerita può uscire volutamente dall’acqua, di notte, per ripararsi dai predatori subacquei, e riposare appena sopra la superficie, su sporgenze di moli e rocce
È davvero quindi un maltrattamento mettere un granchio in un secchiello per guardarlo? Dipende solo dai genitori.

Se questi ultimi infatti sono assenti, non guidano i figli e non li educano, i bambini fanno un po’ a caso e possono, più o meno volontariamente, uccidere o maltrattare gli animaletti.
Genitori sensibili e presenti invece possono trasformare l’esperienza della spiaggia col secchiello in qualcosa di estremamente educativo e bello: quando ero piccolo passavo tutto il giorno sugli scogli alla ricerca di paguri, granchi, succiascogli e trivie.
Montale li avrebbe chiamati “Sugheri, alghe e asterie, le inutili macerie del mio abisso”, ma per me erano un microcosmo affascinante in cui perdermi: li guardavo nelle pozze, e a volte li mettevo nel secchiello (foto a sinistra, avevo 4 anni). Una volta ho addirittura salvato un cavalluccio marino da una mareggiata. Ho così imparato come respira un granchio, ho toccato con mano il piede della patella, ho ammirato i colori del nudibranco. Non ho mai torturato nessuno e tutti sono stati rilasciati illesi dopo pochissimo; se so tante cose oggi, è anche grazie a questa attività, che come unica controindicazione aveva tutte le cadute che mi sono fatto, con tagli colossali sulle gambe (vedi foto nel primo commento).
Come detto sopra, gli animaletti delle pozze di scogliera sono molto resistenti: non sono di certo pochi minuti in un secchiello a far loro del male.

Come praticare al meglio questa attività?
1) Educa i tuoi bambini al rispetto e all’empatia, controlla come si comportano nei confronti degli animaletti e guidali verso un atteggiamento corretto, gli animali non sono giocattoli
2) Portali al mattino e alla sera, quando il sole è meno forte, ad esplorare le pozze di marea, lasciando stare tutto ciò che vive a più di 50 cm di profondità e concentrandoti solo su animaletti mobili (non sessili)
3) Favorisci sempre la sola semplice osservazione nella pozza rispetto alla cattura
4) Se proprio devi mettere un animale nel secchiello, maneggialo con delicatezza, senza stringere, e senza lasciarlo dentro per ore (avranno anche i cazzi loro da fare no?); l’acqua nel secchiello deve essere fresca
5) Insegna ai tuoi figli che una volta osservati vanno immediatamente liberati nello stesso punto in cui li avete trovati
6) Mai provato la pedicure coi gamberi? Mettete i piedi in una pozza, i gamberetti del genere Palaemon vi solleticheranno per staccare piccoli pezzi di pelle con le loro chele. Provare per credere!
Concludendo, l’osservazione degli animali tra gli scogli è estremamente istruttiva e gratificante; qualora si tratti di specie mobili comuni e adattate alla marea, la manipolazione temporanea, senza maltrattamenti o essiccazione, non arreca danno sotto la supervisione di un adulto senziente.

Ma, soprattutto, iniziate i vostri bimbi alla bellezza del mare “oltre” la spiaggia: ho imparato a nuotare seguendo il papà con maschera e pinne (foto a destra), perché nella fretta di andare a vedere i pesci ho dimenticato i braccioli appena comprati per l’occasione. Il mare mi ha accolto nelle sue braccia, e da allora non mi ha mai abbandonato, e io cerco con la divulgazione e la sensibilizzazione di non abbandonare mai lui.
Quella linea dove il cielo incontra il mare da sempre mi chiama.
www.calosoma.it


Marco Colombo

Link dove troverete questo post in originale: https://www.facebook.com/search/top/?q=scubabiology&epa=SEARCH_BOX 


L’iniziativa Secchiello stop

Estate, tempo di vacanze e di giornate al mare, tempo di sole e di relax. Il clima spensierato non è però condiviso da tutti, da decine di secchielli si levano infatti mute grida d’aiuto emesse da una grande varietà di piccole creature marine. In quasi tutte le spiagge della penisola è possibile assistere alle medesima scena, un bambino che, armato di retino e secchiello, cattura qualsiasi cosa si muova, piccoli pesci, granchi, paguri, patelle, ricci di mare, meduse e oloturie. La fine di questi animali è quasi sempre la stessa: vengono lasciati ore e ore nel secchiello, sotto il sole, mentre l’acqua si scalda raggiungendo presto temperature insopportabili, condannando i prigionieri ad una lenta agonia.
Per contrastare questi comportamenti è stata lanciata in diversi comuni liguri l’iniziativa Secchiello stop, campagna di sensibilizzazione nata per educare i bambini, ma soprattutto i loro genitori, a rispettare gli animali marini. L’iniziativa, promossa dal Lions club di Diano Marina, coinvolge le spiagge della Riviera di Ponente, situata nella parte occidentale della Liguria, e mira a vietare la raccolta di animali marini per puro divertimento.


I protagonisti di queste scorribande tra spiagge e scogli sono i bambini, la responsabilità è però, chiaramente, da ascrivere ai genitori. Questi ultimi infatti chiudono un occhio (spesso entrambi) su tali passatempi dei figli, credendo che siano giochi innocenti e senza conseguenze. Le conseguenze ci sono invece, e sono “molto gravi – ha spiegato la biologa Monica Previati. – Il problema sta nei numeri: se tutti i bambini e i ragazzi e gli adulti, che ogni estate trascorrono le vacanze lungo le coste italiane, prendessero anche solo un piccolo animale al giorno, centinaia di migliaia di esemplari verrebbero uccisi per niente, solo per poter far trascorrere mezz’ora di gioco ai nostri figli e di relax a noi. Prendere un granchio o una stella marina e metterli nel secchiello equivale a una loro morte certa”. Oltre all’effettivo danno ambientale viene impartita una lezione discutibile al bambino, che impara che è possibile disporre a proprio piacimento delle creature più deboli e indifese


Oltre che immorale tale condotta è anche illegale, viene infatti violato l’articolo 544 del Codice penale che recita, “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”.
È possibile però soddisfare la naturale curiosità dei bambini senza nuocere agli animali, osservare gli animali nel loro habitat, immergendosi con la maschera o semplicemente camminando a ridosso delle scogliere, è estremamente più soddisfacente, osservando il vero comportamento di queste creature, non la loro morte in un secchiello di plastica.

 Lorenzo Brenna


Link dove troverete questo post in originale: https://www.lifegate.it/secchiello-stop-basta-animali-maltrattati-spiaggia
 

mercoledì 8 luglio 2020

Per un pugno di... nudibranchi

Sabato 27 Giugno 2020. Nei giorni interminabili del lockdown passati a forza di webinair, viedeochiamate di gruppo, guardare foto e filmati di immersioni passate, i vari “appena finisce andremo”, “faremo”, “dobbiamo andare a...”, “quanto deve essere bella sta immersione”, si sprecavano, inevitabili anche i “Torneremo a ...”.

Tra questi, anche la Spiaggia del Siluripedio a Porto Santo Stefano (Monte Argentario) dove eravamo già stati a giugno dell'anno scorso, che malgrado un fondale apparentemente spoglio, inframmezzato da “relitti industriali” e quel che resta delle vecchie strutture del siluripedio, andato distrutto sotto i bombardamenti alleati dell'ultima guerra, brulica di vita.

Il fondale si presta molto bene a delle immersioni facili per i neofiti, che accedendo da terra dal diving Costa d'Argento, possono spaziare tenendo la riva sulla destra verso il lato che va verso la sede della Capitaneria di Porto (da non oltrepassare, fate attenzione alle boe ormeggiate), ed invece tenendo la costa sulla sinistra, si può procedere verso le rovine stesse del siluripedio.
Il fondale alterna ghiaia grossa a sedimenti fangosi che rendono evidente il bisogno di avere un buon assetto neutro in acqua.
Ogni anfratto, ogni struttura sommersa può nascondere il vero tesoro di questo posto, che molti fotografi subacquei qui cercano e vengono a immortalare, il nostro Marco Moretti tra questi.
Parlo dei nudibranchi/opistobranchi (come giustamente preciserebbe Fabio Russo di Scubabiology) e del Sacro Graal di molti fotosub: l'Ippocampo.

Levataccia per noi della montagna alla volta di Pistoia, ed equipaggi regolarmente divisi in rispetto dei divieti vigenti per le norme anti-Covid 19, incontro direttamente a Porto Santo Stefano.
Il posto è come lo ricordavo, e devo spendere necessariamente due parole di elogio per Stefano Bausani e Laura Celi, che insieme al loro staff del diving “Costa d'Argento”sono stati bravissimi a minimizzare i pur necessari disagi imposti dal rispetto delle norme di distanziamento attualmente vigenti, rendendo la giornata, per noi subbi e per i nostri accompagnatori, comunque piacevole.

Presenti all'appuntamento Marco, Antonio, Yurica, Michele, Massy, intervenuta anche Elena che però ha deciso di limitarsi ad un po' di snorkneling ed il nostro ultimo acquisto Matteo. Ad essere sinceri per me non è cominciata benissimo, la batteria della macchina fotografica, mi ha dato impiegabilmente buca, sebbene l'avessi religiosamente controllata e ricaricata la sera prima, per cui mi sono dovuto contentare delle riprese della Go Pro e della Garmin.
Oltre alle immancabili Oloturie, posso osservare sin da subito alcuni murici in predazione, il Bolinus brandaris e l'Hexaplex trunculus, poco più in là, perfettamente mimetizzata ed inclinata inusualmente, Antonio mi segnala una grossa Pinna nobilis.

Ovunque le Triglie grufolano nella sabbia, accompagnate da Saraghi fasciati, Castagnole, Perchie e Donzelle, ma è Marco che fa un avvistamento che cerco da un po', mi chiama, sotto una roccia in tana, ecco un bel gronco (Conger conger) di rispettabili dimensioni, da come si rintana e fa il timido, non sembrerebbe il predatore vorace che può essere.
Non mancano ovviamente diversi esemplari di Echinaster, Spirografo (Sabella spallanzani) e Protula che si ricihudono repentine appena ci si avvicina, nei pressi anche diversi Gigli di mare (Antedon mediterranea), sostano sulle rocce.


Nella sabbia faccio un ritrovamento a dir poco insolito, un dattero di mare (Lithopaga litophaga), la conchiglia vuota, in buone condizioni, con entrambe le valve incernierate, la cosa strana è che qui di scogli per un po' non ce ne sono e questo mollusco vive scavandosi una nicchia nella pietra secernendo un acido, si tratta di una specie protetta, messa in serio pericolo da una scriteriata raccolta, particolarmente apprezzato da gourmet facoltosi che non si fanno troppi scrupoli.
Nella fattispecie è assai probabile che provenga da una mareggiata, ma come sia uscito dalla roccia è un incognita. 

Si esce per la sosta di superficie, e l'immancabile cocomerata, vengo preso in giro perchè ho preso un cocomero di 16 kg e siamo solo in nove... mai contenti!
Nella seconda immersione decidiamo di esplorare il lato destro, dirigendoci quasi subito verso il fondo, mentre aspetto gli altri in acqua per non sciogliermi al sole come un bastoncino di liquerizia nel forno, mi do un occhiata intorno, non sono il solo, una spigola continua a girarmi intorno, probabilmente perfettamente conscia che in questo tratto di costa è proibita la pesca.

Ho appena scoperto una Stella serpentina (Ophioderma longicauda), che cerca di scappare sotto un sasso, quando Marco e Matteo individuano sotto ua grossa lamiera, una cernia ed un grosso scorfano.
Mi aggiro lì intorno cercando di vedere segni del passaggio di qualche Galeodea echinophora, dal momento che ne avevo trovato i resti la volta scorsa proprio in quel tratto. Marco e Matteo frattanto stanno facendo il pieno di immagini, vicino ad una specie di trespolo hanno individuato una piccola colonia di nudibranchi e stanno scattando a più non posso.

Marco me li indica, i suoi occhi allenati sanno cosa individuare, probabilmente io li avrei ignorati, anche cercandoli.
C'è una leggera corrente, che spinge verso Porto Santo Stefano, noto da sotto un sasso spuntare la caratteristica testa affusolata di una murena a fauci spalancate, più minacciosa in apparenza di quanto non sia davvero, ormai è un oretta che siamo sotto e comincio a sentirmi un po' stanco, lentamente facciamo ritorno alla scaletta, al diving.


Rimessaggio e risciacquo a turno delle attrezzature e ritorno alle auto, non prima del consueto aperitivo con scambio di esperienze. Marco e Matteo sono soddisfatti, il loro carniere fotografico è pieno: Flabellina affinis, Cratena baibai, Flabellina ischitana, Vacchetta di mare, Dondice. Dei cavallucci marini neppure questa volta l'ombra...ma noi siamo tenaci...torneremo!





Buone Bolle!

In questo periodo assai consigliata la prenotazione per l'espletamento delle formalità burocratiche





Fabrizio Gandino

“Subacqueodisuperficie”