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mercoledì 8 luglio 2020

Per un pugno di... nudibranchi

Sabato 27 Giugno 2020. Nei giorni interminabili del lockdown passati a forza di webinair, viedeochiamate di gruppo, guardare foto e filmati di immersioni passate, i vari “appena finisce andremo”, “faremo”, “dobbiamo andare a...”, “quanto deve essere bella sta immersione”, si sprecavano, inevitabili anche i “Torneremo a ...”.

Tra questi, anche la Spiaggia del Siluripedio a Porto Santo Stefano (Monte Argentario) dove eravamo già stati a giugno dell'anno scorso, che malgrado un fondale apparentemente spoglio, inframmezzato da “relitti industriali” e quel che resta delle vecchie strutture del siluripedio, andato distrutto sotto i bombardamenti alleati dell'ultima guerra, brulica di vita.

Il fondale si presta molto bene a delle immersioni facili per i neofiti, che accedendo da terra dal diving Costa d'Argento, possono spaziare tenendo la riva sulla destra verso il lato che va verso la sede della Capitaneria di Porto (da non oltrepassare, fate attenzione alle boe ormeggiate), ed invece tenendo la costa sulla sinistra, si può procedere verso le rovine stesse del siluripedio.
Il fondale alterna ghiaia grossa a sedimenti fangosi che rendono evidente il bisogno di avere un buon assetto neutro in acqua.
Ogni anfratto, ogni struttura sommersa può nascondere il vero tesoro di questo posto, che molti fotografi subacquei qui cercano e vengono a immortalare, il nostro Marco Moretti tra questi.
Parlo dei nudibranchi/opistobranchi (come giustamente preciserebbe Fabio Russo di Scubabiology) e del Sacro Graal di molti fotosub: l'Ippocampo.

Levataccia per noi della montagna alla volta di Pistoia, ed equipaggi regolarmente divisi in rispetto dei divieti vigenti per le norme anti-Covid 19, incontro direttamente a Porto Santo Stefano.
Il posto è come lo ricordavo, e devo spendere necessariamente due parole di elogio per Stefano Bausani e Laura Celi, che insieme al loro staff del diving “Costa d'Argento”sono stati bravissimi a minimizzare i pur necessari disagi imposti dal rispetto delle norme di distanziamento attualmente vigenti, rendendo la giornata, per noi subbi e per i nostri accompagnatori, comunque piacevole.

Presenti all'appuntamento Marco, Antonio, Yurica, Michele, Massy, intervenuta anche Elena che però ha deciso di limitarsi ad un po' di snorkneling ed il nostro ultimo acquisto Matteo. Ad essere sinceri per me non è cominciata benissimo, la batteria della macchina fotografica, mi ha dato impiegabilmente buca, sebbene l'avessi religiosamente controllata e ricaricata la sera prima, per cui mi sono dovuto contentare delle riprese della Go Pro e della Garmin.
Oltre alle immancabili Oloturie, posso osservare sin da subito alcuni murici in predazione, il Bolinus brandaris e l'Hexaplex trunculus, poco più in là, perfettamente mimetizzata ed inclinata inusualmente, Antonio mi segnala una grossa Pinna nobilis.

Ovunque le Triglie grufolano nella sabbia, accompagnate da Saraghi fasciati, Castagnole, Perchie e Donzelle, ma è Marco che fa un avvistamento che cerco da un po', mi chiama, sotto una roccia in tana, ecco un bel gronco (Conger conger) di rispettabili dimensioni, da come si rintana e fa il timido, non sembrerebbe il predatore vorace che può essere.
Non mancano ovviamente diversi esemplari di Echinaster, Spirografo (Sabella spallanzani) e Protula che si ricihudono repentine appena ci si avvicina, nei pressi anche diversi Gigli di mare (Antedon mediterranea), sostano sulle rocce.


Nella sabbia faccio un ritrovamento a dir poco insolito, un dattero di mare (Lithopaga litophaga), la conchiglia vuota, in buone condizioni, con entrambe le valve incernierate, la cosa strana è che qui di scogli per un po' non ce ne sono e questo mollusco vive scavandosi una nicchia nella pietra secernendo un acido, si tratta di una specie protetta, messa in serio pericolo da una scriteriata raccolta, particolarmente apprezzato da gourmet facoltosi che non si fanno troppi scrupoli.
Nella fattispecie è assai probabile che provenga da una mareggiata, ma come sia uscito dalla roccia è un incognita. 

Si esce per la sosta di superficie, e l'immancabile cocomerata, vengo preso in giro perchè ho preso un cocomero di 16 kg e siamo solo in nove... mai contenti!
Nella seconda immersione decidiamo di esplorare il lato destro, dirigendoci quasi subito verso il fondo, mentre aspetto gli altri in acqua per non sciogliermi al sole come un bastoncino di liquerizia nel forno, mi do un occhiata intorno, non sono il solo, una spigola continua a girarmi intorno, probabilmente perfettamente conscia che in questo tratto di costa è proibita la pesca.

Ho appena scoperto una Stella serpentina (Ophioderma longicauda), che cerca di scappare sotto un sasso, quando Marco e Matteo individuano sotto ua grossa lamiera, una cernia ed un grosso scorfano.
Mi aggiro lì intorno cercando di vedere segni del passaggio di qualche Galeodea echinophora, dal momento che ne avevo trovato i resti la volta scorsa proprio in quel tratto. Marco e Matteo frattanto stanno facendo il pieno di immagini, vicino ad una specie di trespolo hanno individuato una piccola colonia di nudibranchi e stanno scattando a più non posso.

Marco me li indica, i suoi occhi allenati sanno cosa individuare, probabilmente io li avrei ignorati, anche cercandoli.
C'è una leggera corrente, che spinge verso Porto Santo Stefano, noto da sotto un sasso spuntare la caratteristica testa affusolata di una murena a fauci spalancate, più minacciosa in apparenza di quanto non sia davvero, ormai è un oretta che siamo sotto e comincio a sentirmi un po' stanco, lentamente facciamo ritorno alla scaletta, al diving.


Rimessaggio e risciacquo a turno delle attrezzature e ritorno alle auto, non prima del consueto aperitivo con scambio di esperienze. Marco e Matteo sono soddisfatti, il loro carniere fotografico è pieno: Flabellina affinis, Cratena baibai, Flabellina ischitana, Vacchetta di mare, Dondice. Dei cavallucci marini neppure questa volta l'ombra...ma noi siamo tenaci...torneremo!





Buone Bolle!

In questo periodo assai consigliata la prenotazione per l'espletamento delle formalità burocratiche





Fabrizio Gandino

“Subacqueodisuperficie”


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