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domenica 18 novembre 2018

Entrare in acqua...ma quale didattica?

Ok ti sei finalmente deciso a fare un corso da sub... magari sei in un villaggio/resort ( e allora hai poco da scegliere) e cogli l'attimo, oppure decidi di fare un corso vicino a casa prendendoti i tuoi tempi... Ti informi su chi tiene i corsi, dove ed orari...se sei in una grande città l'offerta non ti manca...ma quale didattica scegliere?
Mi sono dato la briga di guardarmi intorno, per capire quante scuole e didattiche fossero fiorite negli ultimi anni e sono rimasto sorpreso per numero e tipologia.
Padi, SSI, SNSI, Fipsas, Fias, Nadd, Raid, ecc andiamo a vederne alcune brevemente:
Padi acronimo di Professional Association of Diving Instructors organizza corsi a vari livelli e con diverse specializzazioni, dal livello base fino a Course Director. È una delle didattiche per subacquea ricreativa più diffuse al mondo.
SSI, Scuba School International è stata fondata nel 1970 negli Stati Uniti ed è attiva sul territoio italiano dal 1990. I corsi dell'organizzazione seguono i dettami della Rsttc, che Ssi ha introdotto per prima in Europa. Tra le novità della Ssi vanno segnalati l'Universal Referral Program, introdotto nel 1999, il Passport program, in collaborazione con la Naui, e il "Programma di autostudio": il kit dell'allievo contiene sempre una videocassetta che consente di svolgere la parte teorica da soli. In seguito l'istruttore, dopo aver effettuato alcune verifiche sull'apprendimento dell'allievo, lo segue nelle lezioni in acqua.






La canadese Acuc, (America Canadian Underwater Certification), associata Rstc, organizza corsi a tutti i livelli, con rilascio di brevetti internazionali. Ha rapporti di collaborazione con numerose altre didattiche sul territorio nazionale italiano.


 La Confederation Mondiale des Activités Subaquatiques (Cmas) e una confederazione a carattere mondiale che riunisce associazioni, federazioni subacquee e organizzazioni scientifiche di tutto il mondo, le quali organizzano corsi e programmi didattici seguendo le indicazioni della Cmas. I brevetti Cmas sono riconosciuti in tutto il mondo e coprono tutti gli aspetti dell'attività subacquea: sportivo, tecnico e scientifico. in Italia la confederazione opera tramite le federazioni affiliate.
RAID è l'agenzia di formazione subacquea con maggior crescita al mondo con uffici regionali, centri immersione e istruttori pronti a fornire formazione subacquea completa di programmi accademici on-line dal principiante a tutti i livelli istruzionali. RAID offre formazione per corsi dallo snorkeling agli apparati a circuito chiuso.

La Fipsas, Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, e affiliata alla Cmas e al Coni. Organizza corsi di apnea e per sommozzatori dai livelli base fino alle specializzazioni nelle varie discipline, come biologia, archeosub, utilizzo della camera iperbarica, corsi istruttori. Recentemente la Fipsas ha introdotto un nuovo corso di immersione per disabili e di immersione con miscele iperossigenate. Si occupa anche di agonismo, organizzando i campionati italiani di pesca subacquea, di tiro a segno subacqueo, di caccia fotografica subacquea, di fotografia subacquea.






PSS Worldwide si occupa di diversi sport, studiando e regolamentando i programmi di addestramento, producendo i relativi materiali didattici e persino realizzando programmi televisivi dedicati alla didattica sportiva.
Nel settore delle attività di immersione PSS Worldwide ha iniziato a operare negli anni '90, con esperti che lavoravano nel mondo della didattica subacquea già da venticinque anni con molteplici esperienze professionali: dagli studi universitari specifici alle consulenze tecnico-commerciali per produttori di attrezzature subacquee, dalla formazione degli istruttori alla gestione di catene di diving, dalle consulenze ai tour operator alla realizzazione di manuali didattici a tutti i livelli, dalla conduzione di programmi snorkeling per alunni delle scuole pubbliche alla sperimentazione in immersione di nuovi algoritmi decompressivi per subacquei tecnici.
FIAS,  Federazione Italiana Sport Acquatici è dedicata allo sviluppo di corsi ad altissimo contenuto didattico, nonchè alla sicurezza in mare e alla salvaguardia dell'ambiente. La FISASUB è una fra le federazioni artefici nella "costruzione" della C.I.A.S. (Confederazione italiana attività subacquee) a cui fanno capo le maggiori didattiche Italiane





La Snsi (Scuba Nitrox Safety International) organizza corsi ricreativi aria (Air Program), Nitrox e rebreather. L'Air Program prevede corsi dal livello Open Water Diver (con opzioni Nitrox e muta stagna) al livello istruttore (Open Water Instructor). I corsi Nitrox Diver e Nitrox Instructor sono relativi alle miscele ricreative 32% e 36%. I corsi Rebreather Diver e Rebreather Instructor sono relativi ai modelli semichiusi "Ray" e "Dolphin" Drager. La Snsi è un'agenzia didattica internazionale riconosciuta da Rstc.

IDEA,  International Diving Educators Association e nata nel 1952 e opera in Italia dal 1992. I livelli dei corsi sono tre: base, avanzato e professionale. Ognuno di essi si articola in tre corsi specifici. Due le formule per la formazione istruttori: una in cui il candidato, dotato di una solida formazione di base, prende parte solo alle prove di ammissione e all'esame finale; I'altra prevede la possibilità di essere seguiti fin dall'inizio da un instructor trainer.

Come potete vedere ho provvisto ciascuna delle didattiche citate del rispettivo link di collegamento, per capirci di più.
di seguito c'è questa tabella aggiornata alla data odierna che è desunta dagli specchietti che le varie didattiche danno dei loro corsi, così da fare un rapido raffronto, potrete notare alcune differenze, specialmente in ambito profondità a cui si viene abilitati. Per alcune poi non esistono brevetti DEEP (40 metri, la profondità massima per un ricreativo), ma solo corsi di specializzazione.


Spero di aver aiutato ad ampliare la panoramica

Buone Bolle!

Fabrizio Gandino 
"Subacqueodisuperficie"







giovedì 8 novembre 2018

Il Momento perfetto


"Lento mi adagio sul fondo bilanciando l'aria che mi serve per equalizzare il mio peso a quello dell'acqua, una sistemata alle cinghie.

Solo con il rumore del mio respiro, mi guardo intorno, il momento perfetto, il mondo non esiste, meccanicamente giro la testa verso l'alto dove il chiarore è maggiore."

scatto di Tina Gori


È stato un inverno lungo, l’acqua ancora fredda, temerario mi sono affidato alla semistagna e sto “pedalando di pinne insieme agli altri in mezzo al golfetto di Calafuria, cullato dall'acqua, nelle orecchie il chiacchericcio affannato dei miei compagni, le gambe che spingono e quella sensazione di vuoto sotto di me.
Ogni tanto mi giro sulla pancia per guardare di sotto com’è la visibilità, l’acqua fredda si fa sentire in quel perimetro compreso tra la maschera ed il cappuccio.
Finalmente l'arrivo, un ultimo ennesimo controllo, le cinghie che mi costringono,
sembriamo tutti dei grassi batraci, mentre ci guardiamo tra noi, ognuno memorizza la configurazione dell'attrezzatura dei compagni e del compagno con cui farà coppia, ognuno mentalmente aspetta il segnale del nostro apripista per la discesa, quello che porta il pallone.
Metto su la maschera e infilo in bocca il boccaglio, mi giro di nuovo, lo faccio sempre, guardo la discesa del mio compagno tra le bolle prodotte dal suo erogatore, aspetto che raggiunga il fondo prima di girarmi nuovamente.
Il segnale di ok viene dato per l'inizio discesa, aspetto il mio turno, l'erogatore in bocca, il suono potente del rilascio dell'aria, quello del gav che si sgonfia, quella sensazione come di due mani invisibili che lentamente ti tirano sotto.
Il battito del cuore accelera percettibilmente, i suoni cambiano e divengono leggermente ovattati, il rumore delle bolle e quello intervallato ad esse del mio respiro, sono i miei compagni in quella fase.


foto di Fabrizio Gandino


Meccanicamente compenso anticipando una fastidiosa sensazione sugli orecchi e continuo a scendere, guardo in basso.
Uno, due colpetti al vis e immetto aria nel giubbotto, non voglio sembrare Ironman che arriva a terra facendo una ragnatela di crepe, qui alzerei solo del sedimento dal fondo, rallento la discesa e mi appoggio delicatamente in punta di pinne.
Lento mi adagio sul fondo bilanciando l'aria che mi serve per equalizzare il mio peso a quello dell'acqua, una sistemata alle cinghie.
Solo con il rumore del mio respiro, mi guardo intorno, il momento perfetto, il mondo non esiste, meccanicamente giro la testa verso l'alto dove il chiarore è maggiore.

foto di Fabrizio Gandino
Il Sole occhieggia in Superficie


La luce del sole mi occhieggia da lontano nel baluginio dei riflessi della superficie una decina di metri più su, accendo la torcia illuminando qualche pesce curioso, il fascio lo fa esplodere di colore, semplice fisica che si trasforma in magia.
Io creatura di terra ed aria, sono di nuovo solo con il mio respiro in questo paesaggio alieno, diverso ogni volta, prestato per la breve durata dell’immersione a quel mondo dal quale tutti siamo provenuti.
Io il mio respiro e basta, il cuore batte di nuovo più lento, pace assoluta, il momento perfetto che vorrei si dilatasse all'infinito.

foto di Roberto Puzzarini
Sono secondi che a me paiono minuti, ma presto questo incanto si spezzerà, l'aria qui è preziosa e ci si muoverà... però lasciatemi congelare nel tempo questo momento che è, e resterà solo mio.


Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"


lunedì 5 novembre 2018

Bagni di Lucca: Dentro il Canyon

Foto di Salvatore Fabiano
rampa di accesso al sentiero
"Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni."


Dovete sapere che essere un sub ricreativo, se la “prendi bene” equivale a divenire una sorta di drogato, devi entrare in acqua sempre e il più possibile.
Detta così suona come una sorta di forma di dipendenza, ma credetemi è così nel senso buono del termine, in fondo si tratta di un attività sportiva, che se condotta correttamente dà molte soddisfazioni a chi piace il mare e vuole vivere con esso un rapporto più profondo.
Foto di Salvatore Fabiano
io nel torrente Lima
Ok, c'è chi si immerge anche in lago e in fiume, personalmente nel primo mai stato, ma mi riservo di visitare un sito su cui ho messo gli occhi da tempo, forse l'estate prossima, per il fiume beh...
In località Scesta di Bagni di Lucca (LU), il fiume Lima, affluente del Serchio, esiste, vicino alle Strette di Cocciglia, un sito di immersione piuttosto inusuale.
Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni.
Bisogna andarci d'estate per una serie di ottime ragioni, prima fra tutte l'esplosione di verde dei boschi circostanti e l'acqua più calda in quel periodo (15° Brrrr!) che permette ai più arditi di scendere anche con una semistagna.
Panorami mozzafiato
Il paesaggio subacqueo è senza eguali; certo qui vita se ne vede poca per davvero, a me è capitato di vedere giusto dei grossi girini e basta, manco na' trota, però l'effetto che si crea per effetto del termoclimo che scalda in superficie l'acqua attirando in alto la sospensione, dona all'acqua una visibilità come in aria, quando poi il sole è a picco sul canyon...ragazzi!
Tutte le diverse sfumature dal verde all'azzurro più chiaro ed intenso, ad ogni curva lo scenario cambia, si trovano vere e proprie camere di roccia liscia levigata, con un pavimento di ciottoli e
foto di Salvatore Fabiano
atmosfere particolari e giochi di luce
rischiarate a giorno, in altre la visuale è decisamente più buia (qui portarsi una torcia non è mai un errore) e il paesaggio assume contorni dalla migliore cinematografia dell'orrore degli anni 80'.
Capita ad esempio, di trovare un intero albero con ancora tutte le foglie attaccate, precipitato sotto e passare tra i suoi rami, una sorta di scheletro tetro, nulla di pericoloso sia chiaro, i passaggi sono sempre larghi e agevoli, ma un piccolo brivido (o era “l'acqua ghiaccia”?) vi verrà.
Poi... alzate lo sguardo alla superficie e li in certi tratti potete quasi vedere come se non esistesse l'acqua sopra di voi ma un vetro.
Io ci sono stato in un pomeriggio d'estate, Calafuria non era praticabile, causa meteo, quindi Salva e Batta che c'erano già stati altre volte mi convinsero della bontà di questa immersione.
Foto di salvatore Fabiano
Scesta - Bagni di Lucca
Fondamentale arrivare li con una sola auto, non è che ci fosse tutto sto gran parcheggio, scaricate le attrezzature, ci siamo cambiati e preparato gli scuba nel portico di un antica chiesetta in pietra (merita essere vista), poco sotto il piano stradale da cui si accede da una stradicciola pavimentata a ciottoli e pietre,  dividendo lo spazio all'ombra con un gruppo di scout (specie non autoctona che infesta quei boschi ahahahah!). Li attaccato c'è il vecchio ponte in pietra, che permette di dare uno sguardo di sotto e rendersi conto di quanto sia profondo il canyon.
Si accede al luogo di immersione, un ansa che si allarga fino a formare un grosso laghetto (chiamato non senza una ragione “Laguna Blu”) costeggiato da una spiaggetta sassosa, che fa da ingresso alla gola di pietra calcarea tra le rocce, oltrepassando il ponte, passando dinanzi alla sede del Canyon Park
Foto di Fabrizio Gandino
Laguna Blu
– Parco Avventura e poi giù per un sentiero (anche questo più trafficato di una autostrada a ferragosto durante una “partenza intelligente”, di scout, escursionisti e patiti del canyoning su gommoncini.
Sì perchè ragazzi, questo posto è piuttosto conosciuto da queste parti, il Canyon Park poi offre tutta una serie di attività anche per i “non subbi”, è assolutamente normale durante l'immersione alzare lo sguardo e vedere (dove l'acqua lo consente), tavole e gommoni passarti sopra la testa e al termine della traversata della gola, che sfocia in un ansa chiusa tra le rocce a picco in una vista mozzafiato (parola che ricorre spesso pensando a quel posto), qualcuno passare sopra di voi su un ponte tibetano.
Foto di Antonio Battaglini
Tornando al ragguardevole pomeriggio in questione, optai per la saggia decisione di portare giù prima lo scuba montato e le pinne e poi scendere vestito con il resto dell'attrezzatura, scelta che visto il gruppo di scout presenti (era la stagione riproduttiva?), si rivelò basilare per la mia sopravvivenza, visto il caldo torrido appena mitigato dalla frescura del bosco.
Entrati nella Laguna Blu, ci si inabissa subito con un rapido dislivello di circa quattro metri verso il fondo della gola del canyon, e qui comincia l'avventura fatta di paesaggi a dir poco stupendi.
Come ho detto precedentemente, qui vita subacquea ne vedi poca, se sei fortunato forse qualche trota e dei girini, ma per il resto la sensazione è stupenda in ogni passaggio.
Foto di Fabrizio Gandino
Salvatore Fabiano
Capita durante l'immersione di trovare qualche oggetto caduto a qualche esursionista o trascinato giù dalla pioggia nel dirupo, recuperatelo e portatelo su come abbiamo fatto anche noi, vedetelo come un piccolo prezzo da pagare per continuare a mantenere questo posto incontaminato com'è oggi.
C'è gente che fa questa immersione anche quattro, cinque volte a stagione, quel che mi lascia perplesso è che sono gli stessi che trovano la scogliera di Calafuria, troppo faticosa... parliamone...quel sentiero con l'attrezzatura indosso ucciderebbe un toro.
Per il resto, credo che le immagini che ho postato qui, parlino da sole; un esperienza da fare? Sicuramente sì, ma non esiste un diving lì, quindi ragazzi le bombole ve le dovete portare da casa, a patto di portarsi una muta che ti tenga al caldo e non sentire il freddo è un immersione
Foto di Salvatore Fabiano
Canyon del fiume Lima
tranquillamente alla portata di un Open, non c'è il rischio di perdersi e nel punto più fondo l'acqua supera di poco i nove metri, con dei consumi accettabili basta anche una bombola da dieci litri.
Arrivati al fondo e riemersi, avete la scelta: o vi reimmergete e rifate il percorso al contrario, o pinneggiate in superficie lasciandovi trasportare dalla flebile corrente (ma qui ve la vedrete con tutto quel che galleggia in quel momento sul torrente).
Spero di avervi fatto venire la curiosità quindi Buone Bolle!

Data Immersione: 10 luglio 2016

Attrezzature:

Computer: PUK Mares
Gav: OK 3000 Freeshark
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic,  Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Calzari : 2,5 mm Seac Sub
Calzari Scarpa: 5mm Tribord
Muta : Hyperterm 6,5mm Mares
Sottomuta: 2,5mm Tribord
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Scesta - Bagni di Lucca (LU)
Temp. Acqua: 14 C°

Fabrizio Gandino
"Subacqueo di superficie"

Foto di Tina Gori

domenica 28 ottobre 2018

Subacquei Gente Seria 2 - I segnali

In un altro post ho parlato dell'importanza del comunicare sott'acqua tutto quello che può essere importante ai fini di una buona immersione, certo...per i non addetti ai lavori certi risvolti potrebbero avere del comico come in questo video, che vede il nostro bravissimo Dive master "Carlino" darci le istruzioni prima di partire...ma nella mia testa si fa strada un idea....(e non posso neppure dare la colpa alla Narcosi da azoto).

Clikka per vedere il video


altro video altra situazione, questa volta trovato in rete, spesso esiste la necessità di dover  segnalare agli altri un avvistamento di un particolare tipo di pesce... il che , durante il breafing ti porta a sospettare che la tua guida potrebbe essere ancora sotto l'influsso della narcosi d'azoto.

Clikka per vedere il video


E poi per ultimo una serie di segnali per i quali capire rapidamente potrebbe essere come dire...vitale




e sì ...subacquei...gente seria! 😆😆😆



Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"



lunedì 22 ottobre 2018

R 190 Scubapro, passa il tempo ma lui resiste


Il mio primo Octopus fu un usato, acquistato da un istruttore di Genova, mi ha servito fedelmente per le mie prime 30 immersioni, oltre a diverse altre volte in piscina e in ferie, dove lo utilizzo nel range dei 18/20 metri. É composto da un primo stadio Scubapro MK10 e da due secondi stati, rispettivamente un R190 e un M5. Oggi parleremo dell’R190, attualmente non più in produzione credo, ma ancora largamente diffuso tra i sub e vedremo il perché.
Non differisce da analoghi modelli, non si chiamano più R190 (se non erro rimpiazzato dall’ R195), hanno calottine leggermente differenti, tenete presente che nel corso degli anni, come per l’Abyss della Mares hanno cambiato le scocche), l’aspetto è il classico tondo e bombato che differisce dall’attuale stile R295.
L’R190 è un secondo stadio indistruttibile, dotato di effetto venturi quindi a offerta, ha una valvola classica non bilanciata. Come modello è datato nel senso che è stato fatto anni fa, ma come tecnologia è ancora piuttosto attuale.

Non è raro vederlo usato, l’ R190 come secondo stadio fonte d’aria alternativa, nella caratteristica calottina gialla o reso distinguibile da una frusta del medesimo colore.
L'ultima versione ha visto un restyling della calottina senza sostanziali cambiamenti da quella precedente.

Personalmente l’ho usato anche dopo il conseguimento del brevetto Advanced Open Water Diver, portandolo sino a 30 metri senza riscontrare problemi.
L’abbinamento con il primo stadio MK10, che è un primo stadio a pistone bilanciato, è una configurazione piuttosto comune, specie tra i sub che si immergono da anni e meno avvezzi alle mode del momento.
La tecnologia impiegata nella realizzazione di questo primo stadio non è cambiata, tuttavia la Scubapro pare abbia preso alcuni accorgimenti, anche se i cambiamenti adottati non differiscono in maniera sostanziale a detta di molti.
La componentistica di ricambio/manutenzione si trova ancora piuttosto facilmente, quindi non ci sono problemi legati alla revisione .
Da tenere presente che se lo comprate usato (ve ne sono ancora, specie tra quelli gialli, diversi fondi di magazzino) sono da far revisionare, ragazzi non scherziamo, a quegli erogatori noi affidiamo la nostra vita la sotto e un erogatore revisionato è di fatto nuovo ed affidabile.
Se deciderete per l’acquisto di un usato, cosa che aiuta a contenere i costi non di poco spesso, o avete la fortuna di riceverli in regalo da qualcuno che ha smesso di immergersi, fateli revisionare prima dell’utilizzo (credo di essere ripetitivo), avendo cura di guardare anche lo stato delle fruste.
Indipendentemente da ciò se prendete un octopus usato, al momento della revisione fate controllare anche il manometro, nel punto in cui “L’orologio” ruota rispetto alla frusta dentro nello snodo c'è un tubicino con due o-ring farli sostituire può non essere una cattiva idea.
Raccomandazioni d’obbligo: revisione innanzitutto (credo di averlo già detto?), e provate gli erogatori in una immersione facile o in piscina subito dopo almeno un paio di volte, personalmente mi è successo che la prima immersione a 25 metri mi è andata benissimo e nella seconda montando lo scuba ha iniziato a perdere aria dal fondello il primo stadio mentre ero ancora fuori dall’acqua, nulla di grave, riportato indietro al manutentore e restituito come nuovo senza aggravio di costo.
Dopo la revisione a volte capita (non per imperizia del manutentore) che l'erogatore possa avere qualche diciamo "staratura" e trafilare aria.
Credo intorno all'inizio del secondo decennio degli anni 2000 fece la comparsa sul mercato questa serie di R 190 con la calottina bianca, sembra orientati al mercato femminile, la cosa però sembra non ebbe una larga diffusione.
Nel rimessaggio per il periodo di inattività, tempo fa un amico,  mi suggerì di posizionare un tappo di sughero tenuto con due elastici sulla calottina che non sarebbe così rimasta in tensione. Al tempo la cosa mi sembrò bizzarra, lo divenne meno quando vidi queste foto della Scubapro che pubblicizzavano un nuovo prodotto.

una sorta di chiavetta che si posiziona sopra la calottina tenendola schiacciata.
Spero di esservi stato utile qualora decideste di servirvi di questa vecchia gloria della Scubapro, ovviamente io qui ho espresso soltanto la mia opinione personale, nulla vi dispensa di approfondire per conto vostro ed appurare quanto ho espresso.Buone Bolle! 

 Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"



domenica 21 ottobre 2018

Comunicare sott'acqua - Conoscere i segnali


Non siamo pesci e forse non vorremmo neppure esserlo anche se quel mondo ci affascina e ci attira irresistibilmente, questo non toglie che come ogni tipo di creatura, anche noi abbiamo la necessità di poter comunicare con i nostri simili, vuoi per segnalare qualcosa d’interessante, vuoi per una necessità di segnalare un pericolo.
Siamo creature di terra, abituate a emettere suoni percepibili, mediante la voce e sofisticate forme di comunicazione note come linguaggio, ma in acqua tutto questo non possiamo farlo.
Fin dal corso Open Water ti verranno insegnati i segnali base per comunicare con gli altri sub in immersione, e questi dovrebbero essere uguali per tutte le didattiche e per tutte le parti del globo.


Di seguito posto alcune tavole e relativi siti internet in link a cui fare riferimento, conoscerli di certo non vi farà sicuro male, tuttavia, perdonatemi se esprimo un certo dubbio su quanto questi siano diffusi, noti e conosciuti tra chi pratica immersioni ricreative.
Credo che la mancanza di possibilità di poter segnalare rapidamente una situazione potenzialmente pericolosa ai propri compagni sia un grave handicap non accettabile.
Tempo fa venni invitato insieme ad altri ad una prova a pagamento di un equipaggiamento tipo “Gran Facciale” della Ocean Reef, ora uno dei vantaggi in questione di questo tipo di attrezzatura è il fatto di avere la bocca libera e che suddette maschere possono essere munite di microfono e, tramite una stazione ripetitrice su un mezzo di supporto in superficie, possono permettere ai sub di comunicare tra e con loro.
“Tutto a posto direte voi”, in effetti no, a parte che quella sera fummo informati che le nostre maschere non erano munite di ricetrasmettitori, perché danneggiati (Dirlo prima pareva brutto), ma poi ci siamo sorbiti due ore e mezzo di sproloqui circa corsi di vario tipo e genere (di cui nessuno dei presenti sentiva il bisogno d’informarsi e che mi rese quella sera quanto di più possibile simile ad uno quei viaggi in pullman con annessa vendita delle pentole) e uno di logopedia, per poter utilizzare le suddette attrezzature, se avessero funzionato, perché hanno un tempo di ritardo in trasmissione e ricezione.
Il problema è dovuto alla diversa densità del mezzo (l’acqua) nel quale il segnale radio deve muoversi.



Morale della favola? Ragazzi i segnali bisogna impararli e più ne sai meglio è, in questa prima parte ne metterò alcuni, tra cui di quelli che ho visto usare meno, spero poi di pubblicare a breve quelli per segnalare l’avvistamento delle diverse forme di fauna sottomarina.
Un ultima informazione, se vedete questo segnale sappiate di trovarvi di fronte ad un sub diabetico in crisi ipoglicemica, esiste un associazione che si chiama Diabete Sommerso,

 che ha un protocollo a proposito, i buddy abituali di questi sub solitamente sanno cosa fare, qui troverete il link del loro protocollo scaricabile gratuitamente, forse leggerlo male non fa.
Per i pigri ecco qui di seguito un video con i segnali più comuni.

clikka sull'immagine per vedere il video

Buone Bolle!



 Link Utili:






Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"