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giovedì 8 novembre 2018

Il Momento perfetto


"Lento mi adagio sul fondo bilanciando l'aria che mi serve per equalizzare il mio peso a quello dell'acqua, una sistemata alle cinghie.

Solo con il rumore del mio respiro, mi guardo intorno, il momento perfetto, il mondo non esiste, meccanicamente giro la testa verso l'alto dove il chiarore è maggiore."

scatto di Tina Gori


È stato un inverno lungo, l’acqua ancora fredda, temerario mi sono affidato alla semistagna e sto “pedalando di pinne insieme agli altri in mezzo al golfetto di Calafuria, cullato dall'acqua, nelle orecchie il chiacchericcio affannato dei miei compagni, le gambe che spingono e quella sensazione di vuoto sotto di me.
Ogni tanto mi giro sulla pancia per guardare di sotto com’è la visibilità, l’acqua fredda si fa sentire in quel perimetro compreso tra la maschera ed il cappuccio.
Finalmente l'arrivo, un ultimo ennesimo controllo, le cinghie che mi costringono,
sembriamo tutti dei grassi batraci, mentre ci guardiamo tra noi, ognuno memorizza la configurazione dell'attrezzatura dei compagni e del compagno con cui farà coppia, ognuno mentalmente aspetta il segnale del nostro apripista per la discesa, quello che porta il pallone.
Metto su la maschera e infilo in bocca il boccaglio, mi giro di nuovo, lo faccio sempre, guardo la discesa del mio compagno tra le bolle prodotte dal suo erogatore, aspetto che raggiunga il fondo prima di girarmi nuovamente.
Il segnale di ok viene dato per l'inizio discesa, aspetto il mio turno, l'erogatore in bocca, il suono potente del rilascio dell'aria, quello del gav che si sgonfia, quella sensazione come di due mani invisibili che lentamente ti tirano sotto.
Il battito del cuore accelera percettibilmente, i suoni cambiano e divengono leggermente ovattati, il rumore delle bolle e quello intervallato ad esse del mio respiro, sono i miei compagni in quella fase.


foto di Fabrizio Gandino


Meccanicamente compenso anticipando una fastidiosa sensazione sugli orecchi e continuo a scendere, guardo in basso.
Uno, due colpetti al vis e immetto aria nel giubbotto, non voglio sembrare Ironman che arriva a terra facendo una ragnatela di crepe, qui alzerei solo del sedimento dal fondo, rallento la discesa e mi appoggio delicatamente in punta di pinne.
Lento mi adagio sul fondo bilanciando l'aria che mi serve per equalizzare il mio peso a quello dell'acqua, una sistemata alle cinghie.
Solo con il rumore del mio respiro, mi guardo intorno, il momento perfetto, il mondo non esiste, meccanicamente giro la testa verso l'alto dove il chiarore è maggiore.

foto di Fabrizio Gandino
Il Sole occhieggia in Superficie


La luce del sole mi occhieggia da lontano nel baluginio dei riflessi della superficie una decina di metri più su, accendo la torcia illuminando qualche pesce curioso, il fascio lo fa esplodere di colore, semplice fisica che si trasforma in magia.
Io creatura di terra ed aria, sono di nuovo solo con il mio respiro in questo paesaggio alieno, diverso ogni volta, prestato per la breve durata dell’immersione a quel mondo dal quale tutti siamo provenuti.
Io il mio respiro e basta, il cuore batte di nuovo più lento, pace assoluta, il momento perfetto che vorrei si dilatasse all'infinito.

foto di Roberto Puzzarini
Sono secondi che a me paiono minuti, ma presto questo incanto si spezzerà, l'aria qui è preziosa e ci si muoverà... però lasciatemi congelare nel tempo questo momento che è, e resterà solo mio.


Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"


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