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giovedì 28 maggio 2020

Aree Marine Protette, tre casi a confronto




Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni (James Freeman Clarke)



L'area naturale marina protetta, definita per comodità, anche a livello internazionale, generalmente e più brevemente solo come area marina protetta o AMP, è una zona di mare circoscritta, in genere di particolare pregio ambientale e paesaggistico, all'interno della quale è in vigore una normativa limitativa e protettiva dell'habitat, delle specie e dei luoghi, e relativa alla regolamentazione e gestione delle attività consentite. Rientrano nell'ambito delle aree naturali protette e spesso sono anche definite riserve; in alcune di esse viene consentita anche la pesca commerciale tradizionale, presumibilmente non distruttiva. “ (Wikipedia)

In Italia dopo un lunghissimo iter di studio e fattibilità, contrastato soprattutto da pescatori, persone e politici con interessi particolari soprattutto speculativi all'interno delle aree dove ne era prevista l'istituzione, un estenuante e acceso dibattito politico nonché un profondo ritardo nei confronti di tutti gli stati occidentali, è stata finalmente attuata una legge quadro ed infine nel giro di diversi anni sono state infine istituite nel tempo tutte le aree marine ora in esercizio. Una delle peculiarità delle regole dell AMP è quella di limitare le attività di pesca e prelievo con delle regolamentazioni specifiche, ma anche quella di promuovere ed effettuare dei programmi di studio, ricerca e ripopolamento abbinati a dei programmi didattici ed educativi che permettano la maggiore conoscenza e sensibilità nei confronti della natura. Chi può opporsi alla creazione di un’ Area Marina Protetta? Di solito persone che potrebbero subire una perdita economica, come i palazzinari che si vedono chiudere l’opportunità di nuove licenze edilizie, magari la costruzione di porti turistici, per l’imposizione di nuove e costose regole. Potrebbero opporsi i pescatori, che si vedono tagliar via un’area più o meno vasta dalle loro opportunità. Ma anche i diportisti che temono l’introduzione di nuove norme, come per esempio il divieto di dare ancora, e obbligo di ormeggio a boe designate, il che li escluderebbe dal poter pranzare in qualsiasi caletta a piacimento. Potrebbe opporsi chi teme l’introduzione di contingenti tra visitatori e natanti. 

A tal argomento si consiglia la consultazione del libro “Politiche europee per il paesaggio: proposte operative” (Adriana Ghersi, 2016) dove si parla delle forti resistenze per la nascita di un AMP a Portofino, che vedeva in primis a contrastare la proposta, diportisti, pescatori, portatori di diversi interessi politico/economici. E' incontestabile, le Aree Marine Protette svolgono un ruolo fondamentale nell’attirare turisti, certo non un turismo di massa alla riminese per intenderci, ma orientato soprattutto a persone interessate al territorio e alle economie locali, turisti che vengono sottratti a spiagge e fondali che non offrono le stesse garanzie paesaggistiche, di biodiversità, di qualità delle acque. Le aree marine protette, quindi, rendono tantissimo e vanno incentivate.
Vorrei parlarvi di tre realtà che conosco, in tre stadi differenti d'opera/evoluzione/nascita delle stersse, AMP di Portofino (GE), AMP di Livorno (LI), AMP (Non ancora nata) di Sant'Antioco, San Pietro.


L'area naturale marina protetta di Portofino è un' Area marina protetta istituita con decreto del Ministero dell'Ambiente il 26 aprile 1999, con sede a Santa Margherita Ligure, ed è situata nel territorio di levante della città metropolitana di Genovafra i comuni di Camogli, Santa Margherita Ligure e Portofino. L'area è stata dichiarata Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo. Attualmente è in vaglio, su espressiva richiesta degli stessi comuni della riserva, presso la Camera dei deputati la proposta di trasformare il Parco regione di Portofino in Area nazionale, accorpando nei nuovi confini territoriali anche l'Area marina protetta . La proposta, esposta alla Camera in una audizione del 24 gennaio 2007, ma già avanzata nel 2004, è stata accolta

positivamente dalle amministrazioni comunali e dagli altri enti interessati, specie dopo il recente consenso di Santa Margherita Ligure, sede dell'ente parco regionale e della riserva marina protetta. In ogni caso sono vietate le attività subacquee che richiedano un contatto con il fondale, e inoltre è vietato l'ancoraggio delle imbarcazioni. La zona A (Riserva Integrale) comprende il tratto di mare interno (Cala dell'Oro) delimitato dalla congiungente dei punti identificati in Punta Torretta e Punta del Buco. È il tratto di mare dove è fatto divieto assoluto di navigazione, sosta, accesso, balneazione, pesca sportiva o professionale, immersioni subacquee. Nella zona A l'ambiente è conservato

Scatto nell'AMP di Portofino
integralmente e sono consentite solo attività di soccorso e ricerca scientifica autorizzate dal soggetto gestore. La balneazione è vietata. La zona B (Riserva Generale) va dalla Punta del Faro di Portofino, sotto il comune di Portofino, sino a Punta Chiappa, sita nella frazione di San Rocco di camogli, fatto salvo il corridoio di accesso e la rada di San Fruttuoso. Tale zona è caratterizzata da vincoli più larghi: la pesca sportiva è consentita (regolamentata) solo ai residenti, l'immersione subacquea con autorespiratore ad aria è consentita ai diving center e ai privati autorizzati, mentre è liberamente consentita l'attività subacquea in apnea e la libera balneazione. Inoltre le immersioni subacquee da riva sono consentite solo presso Punta Chiappa, il Dragone e la Colombara. Questo tratto di mare è molto amato e visitato dai subacquei, attratti dal notevole valore naturalistico dei fondali ed in particolare dal trionfo delle gorgonie rosse e dalla ricchezza di fauna. È in questa zona che si trova il Cristo degli abissi .
Cernia a Portofino

La zona C (Riserva Parziale) si estende ai due lati del Promontorio di Portofino ed è famosa ed ammirata per le sue vaste praterie di Posidonia oceanica. Ulteriori attività sono consentite e l'attività subacquea e la balneazione è libera, a parte specifiche limitazioni per la salvaguardia dell'ambiente. La pesca sportiva è consentita (comunque regolamentata) ai residenti e non. La riserva riveste un grande interesse per la subacquea, con svariati punti di immersione di interesse naturalistico.
Nella zona A, a meno di permessi speciali, le immersioni sono proibite.
Nella zona B l'immersione subacquea è consentita ai diving center e ai privati autorizzati, mentre sono proibite, a meno di autorizzazione, le immersioni notturne.
Nella zona C vengono praticate ulteriori concessioni. Personalmente adoro Portofino, che non delude davvero mai, sembra davvero di nuotare in un acquario.



Ma veniamo a Livorno, in questo caso si parla delle Secche della Meloria, si tratta di un’ampia scogliera affiorante che si estende per circa 40 chilometri quadrati a 3 miglia dalla costa livornese; i suoi fondali variano da 3 a 12 metri e sono costituiti da una alternanza di ampie radure di sabbia, praterie di Poseidonia Oceanica e tipiche formazioni geologiche dette “catini”. La bellezza del paesaggio subacqueo, pieno di vita e di colori, e la ricchezza della biodiversità sono un’attrazione indimenticabile che affascina tanti visitatori; sui fondali si segnala la presenza di numerosi relitti e resti archeologici, testimoni dei naufragi di imbarcazioni che si dirigevano verso il porto pisano nel periodo romano e al tempo delle repubbliche marinare.

 Con Decreto 217/2009 il Ministero ha approvato il regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse Zone dell’AMP “Secche della Meloria”.Con la Delibera della Regione Toscana 35/2011 le Secche della Meloria sono state designate un “Sito di Importanza Comunitaria” (SIC). Attualmente per andare alle secche, se non si è in possesso di un'imbarcazione occorre contattare le società locali adibite per il noleggio barche oppure se lo scopo è quello di organizzare delle visite guidate ed osservare da vicino gli organismi marini occorre contattare i diving della zona. L'Ente Gestore aprirà in un futuro prossimo il centro visite dell'Area Marina Protetta. 


Anche qui esiste una Zona A di riserva integrale comprende il tratto di mare immediatamente ad ovest della Torre della Meloria, una Zona B di riserva generale ed una Zona C di riserva parziale. I fondali di Livorno sono caratteristici per la presenza di corallo rosso, gorgonie, spugne, coloratissimi nudibranchi e numerose specie di pesci oltre ad una vegetazione marina molto varia. Per potersi immergere in questo sito è opportuno rivolgersi ai diving operanti in zona, siti a poche miglia dall'Area Marina Protetta. Da tempo però si caldeggia di annettere all'AMP la parte di costa denominata “Miglio magico”, braccio di mare, idealmente compresa tra il Castello del Boccale e quello di Sonnino, dove si trova Calafuria. A dire il vero nei giorni scorsi un fatto piuttosto grave è avvenuto, chi ci segue sa che tempo fa in un mio pezzo parlavo di una rete da pesca, perfettamente operante era stata probabilmente distesa nottetempo, da qualche pescatore dinanzi al golfetto sotto la Torre, in dispregio a distanze regolamentari e alla sicurezza di un sito arcinotamente frequentato dai subacquei durante tutto l'anno e a qualsiasi ora del giorno e della notte.


In sintesi la mattina di giovedì 17 agosto, i sommozzatori del V Nucleo della Guardia Costiera di Genova, sotto il coordinamento della Capitaneria di porto di Livorno, hanno recuperato una grossa rete da posta, lunga oltre 100 metri, abbandonata sul ciglio della scarpata, al largo di Calafuria. L’attrezzo, era stato segnalato nei giorni scorsi da una Associazione di subacquei labronica, era in parte ancora teso, per cui continuava a catturare pesci e altre specie, oltre a essere pericoloso per la sicurezza delle attività subacquee, in una zona molto frequentata dagli amanti delle immersioni. L’operazione non era semplice, richiedeva una precisione certosina per non danneggiare il fondale e la sua flora, ma grazie alla perizia degli operatori, si è conclusa con pieno successo. È stato così possibile preservare il prezioso corallo rosso, vero fiore all’occhiello del litorale livornese.



Per Sant'Antioco e San Pietro il discorso sembra ancora lungi a venire, ricordo le mie discussioni con alcuni pescatori del posto, quelli favorevoli si esprimevano quasi di nascosto e a bassa voce. In questo caso l'area marina protetta che vorrebbero istituire dovrà essere compresa all'interno dell'area vasta di reperimento che all'incirca va da Buggerru fino a Teulada e che nelle leggi 979/82 art.31 e 394/91 art.36 avevano denominata "Isola di San Pietro". Precisazione necessaria per far capire che se tutti i Sindaci interessati da questo grande tratto di costa si attivano insieme ci sarebbe una grandissima opportunità di sviluppo per l'intero Sulcis e non solo per l'Isola di San Pietro.

Ovviamente ogni Sindaco interessato dovrebbe effettuare un primo studio puntuale relativo al suo territorio da presentare poi al Ministero al fine di inserirlo nel lungo iter procedurale. Qualche territorio negli anni passati aveva già fatto degli approfondimenti (Sant'Antioco per esempio). Purtroppo ad oggi pare che solo il Comune di Carloforte sta partecipando attivamente all'iterprocedurale del Ministero. Tuttavia, pur essendo stati offerti a Carloforte i fondi per attivarne l’istituzione, una parte degli isolani parrebbe fortemente ostile al progetto, e ha creato un comitato NoAMP, un’altra parte della popolazione ha quindi creato un comitato PROAMP. In questa situazione, quando il sindaco è andato al ministero il 13 Febbraio 2020 per accettare i finanziamenti e iniziare l’iter (che comunque durerebbe circa 4 anni), di fronte alla richiesta del Ministero di portare avanti gli studi per la realizzazione dell'AMP, avendo avuto comunicazione che, una volta dato il consenso e avviati gli studi dell'ISPRA, non si potrà tornare indietro, l'amministrazione ha richiesto una proroga (per non andare contro a quella parte della popolazione che era contraria).

 Il sindaco non ha firmato l'avvio degli studi e LA PROCEDURA PER L'ISTITUZIONE DELL'AMP è QUINDI, AL MOMENTO, SOSPESA; il sindaco ha poi invitato i due comitati, pro e contro AMP, ad agire con le proprie campagne informative per poi, una volta finite le campagne, prendere una decisione. Le campagne informative però, per via dell'emergenza Covid19 virus, non sono state fatte e dell’AMP non si è più parlato. Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni (James Freeman Clarke) . Da quel che mi è dato sapere, un paio di grossi progetti edilizi, nel caso dell'istituzione di un Parco marino avrebbero forti problemi ad essere realizzati, sebbene già in passato bollati come ennesime “Cattedrali nel

deserto” e dalle dubbie sostenibilità ambientali, per non parlare delle effettive (reali) ricadute occupazionali tanto sbandierate. In tal senso durante una diretta Facebook ho avuto modo di interrogare, Egidio Trainito, personaggio che in quanto a mare non credo che abbia bisogno di ulteriori presentazioni a riguardo, riporto la mia domanda e la sintetica risposta.

Subacqueodisuperficie: “So che a Sant'Antioco si è proposto la costituzione di un AMP, purtroppo una parte della popolazione con dietro una certa politica è contro, se si fa un giro in porticciolo si vedono un sacco di barche al rientro vendere pesce sottotaglia e anno dopo anno sempre più piccole. In questo senso credo che le AMP intervallate lungo la costa siano non solo un bene ma qualcosa di necessario. Cosa ne pensate?”
Egidio Trainito: “Le AMP sono fondamentali per una inversione di tendenza, ma devono anche funzionare: AMP senza consenso oppure vuote di attività servono solo a dare qualche stipendio (pochi) ma non svolgono un vero ruolo di cambiamento.”



Devo ammettere che la risposta mi ha un attimo preso di sorpresa, non una spassionata difesa ad oltranza delle AMP ad ogni costo, ma un arguta riflessione direi. In sintesi il messaggio alla fine è piuttosto chiaro, le AMP servono, ma solo se, se ne comprende veramente il significato, se si percepisce quel mare non meramente come un mezzo di sostentamento/sfruttamento (pesca e turismo predatorio), ma come un patrimonio di cui le genti locali stesse fanno parte. Il ritorno in termini di turismo, maggiore tasso di riproduzione della fauna ittica, che comunque da quell'area poi fuoriesce, non sono argomenti contestabili. Non sono discorsi vuoti e retorici, chiunque sappia cos'è il fermo biologico per la pesca, sa di cosa parlo, in quel periodo il mare si rigenera, pensate soltanto a cosa è successo in questo periodo di lockdown in cui siamo dovuti starcene chiusi in caso, limitando le attività antropiche nell'ambiente. Non serve sempre sbarrare km di coste, ma alcuni brevi tratti e dare modo a quelle aree di divenire santuari.
La difesa stessa dei fondali, delle praterie di posidonia, che lo ricordiamo, è una pianta e non un alga, sono fondamentali per l'ossigenazione stessa dell'acqua e come nascondiglio per gli avanotti, come terreno di crescita per molti molluschi che costituiscono la biomassa alimentare di molti piccoli predatori. In questo senso garantire degli ancoraggi sostenibili, limitare un diportismo selvaggio e cafone, facendo rispettare i divieti che già ci sono sarebbe un primo passo nella giusta direzione.
Spero di avervi dato qualche spunto di riflessione.

Buone Bolle!



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Fabrizio Gandino
Subacqueodisuperficie”


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