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martedì 25 gennaio 2022

Diavolo di un Calamaro!!!

 Ora lo so, sembra grottesco che la tua “frittura di mare”, possa attentare alla tua vita in un modo diverso dal colesterolo o una possibile indigestione, si l'Italia è uno dei principali consumatori/importatori.





Tra blocchi dovuti ai contagi, il meteo e gli impegni, il tempo per immergersi in questo ultimo periodo è stato davvero poco.

Il mare spesso mi è toccato vederlo dalla TV e diverse trasmissioni su canali tematici, ultimamente sono improntati al sensazionalismo, di qualsiasi genere; uragani, tempeste, incidenti spettacolari, tutto è utile ad alzare lo share.

Per quel che riguarda il mare, scordatevi le assolate e tranquille riprese di Linea Blu, gli animali del blu sono assassini sanguinari. 



Tralascio per pudicizia quell'osceno pseudoreportage sul Megalodon, che ne millantava l'avvistamento e attacco al largo delle coste del sud Africa di questo squalo preistorico.

Quello di cui invece parleremo oggi è il Dosidicus gigas noto commercialmente come totano gigante del Pacifico o come calamaro di Humboldt, è un calamaro della famiglia Ommastrephidae, di notevoli dimensioni, che vive nelle acque della corrente di Humboldt, nell'Oceano Pacifico, al largo delle coste sudamericane.


Uno dei suoi nomi comuni, calamaro di Humboldt, deriva dall'omonima corrente oceanica, che a sua volta prese il nome dallo scienziato naturalista Alexander Von Humbolt (1769-1859).

La corrente di Humboldt è una corrente marina fredda che circola nell'Oceano Pacifico a largo delle coste occidentali del Cile e del Perù e scorre da sud a nord.

Ma tornando al nostro calamaro di Humboldt, possiamo dire che è un calamaro molto grande anche se ce ne sono di più grandi. Il fatto è che questo animale ha anche un atteggiamento piuttosto aggressivo, spaventa anche l’uomo oltre alle numerose specie di molluschi che costituiscono la sua dieta giornaliera. 

 


Nei paesi Neolatini è conosciuto anche con un altro nome “Diabolo rojo” (Diavolo Rosso) giusto per sottolinearne la sua aggressività ed il colore che assume.

Muovendosi in questa corrente a profondità variabili tra i 200-700 metri, ma c'è anche chi sostiene che si spingano tranquillamente sino a 1200 metri, dal Perù è presente su tutta la costa sud Americana occidentale sino a quelle del Messico e California. 

Generalmente non supera gli 80 cm, ma sono stati registrati casi di esemplari lunghi fino a 4 m (più realisticamente “solo” 2 m più i tentacoli), per questo è noto anche come “calamaro gigante”, arriva in media ai 50 kg di peso e sfruttando la propulsione del sifone può raggiungere i 24 Km/h. .

Vorace, è un predatore in cima alla catena alimentare, tuttavia la posizione di un calamaro all'interno di un ecosistema marino spesso dettato dalla sua taglia, cosa piuttosto rilevante, se si tiene in considerazione anche il cannibalismo di specie.

La pesca di questo cefalopode è di tipo intensivo, sebbene portata avanti con tecniche artigianali (lenze e fiocine).

Ma tornando a noi e alla subacquea più in generale, pare che esistano dei casi documentati di attacchi a sub da parte di questo cefalopode.

Ora lo so, sembra grottesco che la tua “frittura di mare”, possa attentare alla tua vita in un modo diverso dal colesterolo o una possibile indigestione, si l'Italia è uno dei principali consumatori/importatori.



Lasciatemi dire inanzitutto che un calamaro è tutt'altro che indifeso, la sua bocca posta al centro dei tentacoli è provvista di un becco corneo durissimo in grado di frantumare anche delle ossa, i tentacoli sono fornite di ventose uncinate, perfette quando afferra una preda per non lasciarsela più scappare.

A tutto questo aggiungete che si muove spesso in banchi costituiti di centinaia di individui sebbene segregati in base alle dimensioni corporee e che pare siano in grado di cacciare in branco e ci vede benissinmo al buio.


 

Ecco qui volevo arrivare, i classici Sub superstiti di un attacco, intervistati dalla solita rete televisiva DMAX, riportano quasi sempre la stessa versione.

Un calamaro di solito si mostra abbastanza vicino al sub mentre cambia colore in continuazione, predomina il tono rosso acceso che gli ha fruttato il soprannome di Diavolo Rosso, e dopo alcuni minuti il sub si ritrova accerchiato da altri calamari e poi comincia un attacco sistematico.

Si qualcosa che ricorda i Velociraptor di Jurassic Park.

Tuttavia pare un fondo di verità ci sia per davvero, e non sia solo l'ennesima puntata di River Monster (format condotto da Jeremy Wade) secondo alcune testimonianze, numerosi subacquei hanno avuto incontri piuttosto ravvicinati con i calamari di Humboldt. 


 

Shanda Magill descrive così la sua seconda esperienza, dopo una primo contatto amichevole:“Mi ha staccato il galleggiante dal petto e gettato via la luce, con una forza a dir poco
immane. Quando mi sono ripresa, il calamaro se ne era andato, ma io ero senza galleggiante. Ho scalciato come una pazza e non sapevo se sarei sopravvissuta”.

Sorte simile capitata anche a Roger Uzun, un fotografo sottomarino:“Appena ho acceso la telecamera sott’acqua si sono spinti verso di me e mi hanno colpito alla nuca. Sembravano volermi
tastare per vedere se ero commestibile. (Uno di loro). Mi ha quasi tolto la videocamera dalle mani”.

Nonostante il rischio, gli amanti del mare continuano ad essere affascinati da tali predatori degli abissi.

Il sub californiano Mike Bear riassume la questione in maniera perfetta:”Non nuoterei con loro come non camminerei in mezzo ad un branco di leoni nel Serengeti anche se so che sto perdendo
l’occasione di una vita”.

Il cambiamento di colore come una specie di lampeggio per distrarre una preda non è una cosa nuova in effetti, qualcosa del genere è stato osservato anche nella seppia gigante (Sepia apama), che se ne serve per ipnotizzare i granchi che preda.

Ok Ok La frittura vi sta tornando su, oppure stare pensando che sono un sacco di cavolate, in fondo sono “solo dei calamari”....coordinare un attacco … andiamo!

Non la pensano così Benjamin Burford dell’Hopkins Marine Station della Stanford University e Bruce Robison del Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI): mentre cacciano i diablos rojos, come li chiamano in Sudamerica, comunicano tra loro utilizzando variazioni di colore di alcune aree della loro pelle e questi cambiamenti da chiaro a scuro sono visibili anche nelle buie profondità dell’oceano perché i calamari di Humboldt sono in grado di accendere tutte le aree del loro corpo con una bioluminescenza che le retro-illumina come le parole sullo schermo di un e-book. 

 


La pesca intensiva non ne scalfisce il numero, che anzi, sembra crescere.

Secondo alcuni naturalisti il problema è ancora una volta l'uomo; i regolamenti di pesca prevedono che la cattura è interdetta per esemplari al di sotto dei 50 cm, ovvero quando naturalmente il Calamaro di Humbolt raggiunge la sua maturità sessuale.

Ora la buona notizia è che pare si riproduca una sola volta nell’arco della vita, ma quando ciò avviene, la specie rivela il potenziale di fecondità più elevato tra tutti i cefalopodi. Le femmine più grandi possono produrre fino a 32 milioni di ovociti, sebbene in media tale numero resti compreso tra 300.000 e 13 milioni.

Tuttavia, secondo alcuni, il riscaldamento globale, sembra abbia accellerato questa transizione quando l'animale è ancora a circa 40 cm di lunghezza, quindi inizia a riprodursi molto prima di poter essere cacciato.

A questo aggiungete che i suoi predatori naturali, gli unici che potrebbero averne ragione quando ancora sono di quella taglia, sono gli squali, tonni e pescespada, che stanno subendo una decimazione che li sta portando all'estinzione, aggiungete che l'unico predatore in grado di attaccarli con successo quando sono più grandi sono Balene e Capodogli, ornai da più di un secolo a rischio di estinzione, il gioco è fatto.


 

La Natura non ama gli spazi vuoti, quindi se alcuni superpredatori spariscono ecco il loro posto essere occupato da altri emergenti, mai una simile frase è stata così calzante, dal momento che i Calamari, salgono dalle profondità in superficie, proprio per cacciare.

 

Link:


https://newsfood.com/california-linvasione-dei-calamari-grossi-cattivi-e-carnivori-gia-alcuni-sub-attaccati/


https://pescesostenibile.wwf.it/species/dosidicus-gigas/


https://www.esquire.com/it/news/attualita/a33443279/video-animali-calamaro-gigante-attacco/

https://www.corriere.it/animali/09_luglio_17/calamari_giganti_california_df6ad168-730f-11de-a0f6-00144f02aabc.shtml

https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/il-linguaggio-segreto-bioluminescente-del-calamari-di-humboldt-video/


https://www.ideegreen.it/calamaro-di-humboldt-nel-mediterraneo-111078.html


https://www.biopills.net/calamaro-di-humboldt/




Buone Bolle e Buona frittura




Fabrizio Gandino

Subacqueodisuperficie”


 


domenica 4 aprile 2021

Tre Numero Perfetto....


Immagine della diretta di Venerdi 19 marzo 2021


Prima di approfondire il titolo di questo Post, preciso che parliamo di subacquea ricreativa, d'altro canto queste sono “Cronache di Subacquei di Superficie” e quindi di questo si parla.

L'evento sul Web annunciato nel pezzo precedente ha avuto luogo regolarmente e ha avuto un buon successo, merito indiscusso di un un emozionatissimo Marco Moretti e di Riccardo Tognini che ha organizzato la diretta.


 

Si è parlato di subacquea, di fotografia subacquea, con qualche divagazione sulla videoripresa facendo alcuni distinguo e confronti (posti da Salvatore Fabiano), molte precisazioni grazie all'intervento di Stefano Gradi, fotografo subacqueo che non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni.

Tra i vari punti toccati anche quello della sicurezza, non nego di essere stato io a lanciare la provocazione e mi ha fatto piacere comunque vedere che è stata raccolta con onestà dai presenti.

Non siamo pesci e non siamo nati con le branchie, ci muoviamo in un ambiente meraviglioso facendo esperienze straordinarie, ma potenzialmente ostile.

Con questo non voglio demonizzare la subacquea ricreativa, tutt'altro, personalmente a pedalare (ma anche solo correre) in una statale trafficata di mezzi pesanti e auto che sfrecciano rischio a parer mio molto di più, ed allora dove voglio andare a parare?
 



Facciamo un passo indietro: siete un sub provetto (o ritenete di esserlo), avete fatto tutti i sacrosanti corsi, sono anni che vi immergete, avete un attrezzatura subacquea collaudata e conoscete la vostra attrezzatura fotografica che potreste adoperarla quasi ad occhi chiusi.

Il vostro buddy vi segue come un ombra, è una sorta di monaco buddista sott'acqua dal momento che vi segue senza perdere la pazienza, nelle vostre interminabili soste su ogni soggetto che attira la vostra attenzione e vena artistica.

L'immersione va da Dio, è una bella giornata, il mare è calmo, la visibilità che sembra di guardare attraverso una bottiglia di acqua Levissima, l'acqua non è ne troppo calda ne troppo fredda e le creature marina di ogni famiglia, sottordine e specie sono tutte preda da una vena di esibizionismo e fanno la coda per farsi immortalare.


 

Voi siete tranquilli e comunque il vostro fido buddy vi tiene d'occhio, e tiene d'occhio il manometro ed il computer (badando che non si carichi troppa deco) mentre voi assorti da tanto ben di Poseidone, macinate scatti su scatti, giocate sui tempi di esposizione, posizionate i flash ecc.

Una situazione idilliaca vero? State una serie di scatti ad una aragosta in tana, che agita le sue antenne che sembra cercare il segnale di Mediaset, quando vi prende una spiacevole sensazione. vi girate, non vedete il vostro buddy, allora cercate di ricordare in che posizione era l'ultima volta che lo avete visto, vi guardate intorno e non lo vedete, oppure vi girate e lo trovate, è in difficoltà.

Che fare? Manco a dirlo! Bisogna aiutarlo! E' la base del “sistema di coppia”...ma...si c'è un “Ma”: avete in mano qualche migliaio di euro di attrezzatura fotografica, piuttosto ingombrante, dovete avere le mani libere per aiutarlo...come fate? Esitate, è umano, negarlo sarebbe da ipocriti.

Ok Fabrizio hai detto la tua, ma che si fa non si scattano più foto in acqua? La mia opinione è che se si è in un range molto basso 5-6 metri si può anche andare in due (Buddy più fotografo o cineoperatore), ed anche così a parer mio siamo al limite, oltre no.

Ed allora!?


 

Tre numero perfetto” cantava Marina Massironi nello spettacolo “Tel chi el telun” di Aldo, Giovanni e Giacomo, quindi un operatore foto/video e due buddy oppure operatore + modella/o + buddy.

Possiamo raccontarcela finchè ci pare, ma il “sistema di coppia” sulla quale si basa la subacquea ricreativa fa affidamento sulla mutua vigilanza/assistenza reciproca, se la si vuole praticare in sicurezza.

Meditate gente...meditate!


Buone Bolle! E Buoni scatti!




Fabrizio Gandino


Subacqueodisuperficie”

 


 

 


 

lunedì 22 marzo 2021

Calafuria e le sue meraviglie sommerse



 Ebbene sì ormai da mesi siamo in zona rossa, quindi niente mare e di conseguenza niente immersioni. 

In questi giorni comunque ne ho approfittato per visionare vecchie riprese e nuove mai prese in considerazione e mi sono divertito a montarli in modo del tutto diverso breve coinciso e veloce un video che chiede più volte la visione per essere memorizzato bene! 

Una cosa un po’ diversa dal solito dove i protagonisti sono loro, gli animaletti tutti colorati e strani, belli e brutti invertebrati e non. 

Buona visione a tutti allora



Salvatore Fabiano 




domenica 21 marzo 2021

Subacquei Gente seria - 10: Fotosub e dintorni

 



 Un amico mi ha segnalato questa piccola chicca, l'autore è David Salvatori, un subacqueo dedito alla fotografia, se ne avete l'occasione vi consiglio vivamente di guardare i suoi lavori, questo che segue è opera sua :D. Ovviamente si ride...e si scherza.

 

Dal vangelo secondo David Salvadori (fotografo subacquea top!!!!)


"A tutte le modelle subacquee o aspiranti tali, qualche pratico consiglio per sopravvivere!!!


DECALOGO DELLA MODELLA:


01. La Modella sott'acqua non ha un compagno, per il Fotografo TU non esisti!


02. La Modella NON RESPIRA... le bolle non vanno bene sulle foto ma soprattutto deve conservare aria da dare al Fotografo!


03. La Modella riconosce solo 6 SEGNALI: un pò più su, un pò più giù, un pò a destra, un pò a sinistra, un pò più avanti, un pò più indietro.


04. La modella non porta mai il computer... fa il profilo del Fotografo, intanto non controllerà mai i tempi di immersione e non farà mai soste decompressive... ma soprattutto non uscirà mai dall'acqua prima del suo Fotografo!


05. La Modella porta sempre un Pointer al solo scopo di cacciare i Lionfish che importunano il Fotografo e ne minano la concentrazione!


06. La Modella non porta mai il cappuccio... non importa quant'è la temperatura dell'acqua... la modella non ha mai freddo!


07. Nell'improbabile ipotesi che la Modella finisse l'aria prima del Fotografo, ha solo 2 cose da fare:

cominciare a pregare o cominciare a salire... ma se il Fotografo sta facendo lo scatto della vita allora può solo cominciare a pregare!


08. Nella più remota ipotesi che la Modella abbia fatto un corso Fundamental, ha speso male i suoi soldi, deve dimenticare l'assetto e assumere sempre pose sensuali!


09. La modella non si immerge per esplorare l'ambiente marino... segue sempre il Fotografo e non si allontana mai, è sempre pronta per lo scatto!


10. In genere la Modella o è la fidanzata del Fotografo o è un'amica inconsapevole di quello a cui va in contro!


In ogni caso la soddisfazione di vedere le tue foto pubblicate su qualche rivista vale tutte le fatiche... i sacrifici... e i vaffa del Fotografo!!!"

                                                                                            David Salvatori

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie" 

 


 

mercoledì 10 marzo 2021

La Maledizione della "Rete Fantasma"

Era l’Agosto del 1984, quando insieme ad altri milioni di telespettatori, seguii in diretta internazionale le scene dell’apertura post-recupero di una delle casseforti dell’Andrea Doria ad opera di Peter Gimbel. La settimana fu pregna di repliche dell’avvenimento e dei video dei sommozzatori che effettuarono quest’impresa usando apparecchiature avveniristiche per allora ed un nutrito impiego di miscele Trimix. Una delle cose che colpì la mia fantasia di ragazzino, fu la presenza di enormi pezzi di rete incastrati sul relitto che giace su un fianco, pezzi di rete che continuavano a intrappolare dei pesci, rimaste li probabilmente come incidente di chi non aveva valutato correttamente la posizione del relitto. Quello è il mio primo ricordo di “Reti Fantasma” allora non le chiamavano ancora così, e a ben ripensarci da bambino e anche in tempi più recenti, mi capitava di fare dei giretti a piedi lungo il litorale di S.Antioco in località “Sa barra” di trovarne a riva complete di galleggianti e piombi e di ritrovarle, anno dopo anno sempre dove le avevo intraviste la prima volta. Le reti Fantasma però sono molto di più di un semplice rifiuto abbandonato, brutto da vedere e non biodegradabile, ma un problema assai serio, con cui ormai, ogni Nazione che si affacci sul mare deve farci i conti. Si calcola che ogni anno vengono disperse in mare almeno 640mila tonnellate di reti e altri attrezzi da pesca che, se non recuperati, continuano a “pescare” per moltissimi anni, ogni giorno , tutti i giorni dall’alba al tramonto. Si Calcola che da Luglio 2019 a Settembre 2020 siano state recuperate dai fondali italiani con meno di sei tonnellate di reti fantasma (L’equivalente di 200.000 bottiglie di plastica), avviate poi successivamente alla distruzione. C’é pure chi ritiene che questa sia la punta dell’Iceberg e che in realtà ci sia ancora moltissimo da fare dal momento che le stime ci dicono che le attrezzature da pesca disperse nei mari del pianeta, di cui le reti costituiscono la massa critica siano di 640 Tonnellate all’anno nel solo Mediterraneo, che si vanno a cumulare a quelle delle annate precedenti. L’Unione Europea stima che il 20% delle attrezzature da pesca usate in Europa vengano disperse in mare: oltre 11mila tonnellate ogni anno. Nel solo golfo di Venezia la stima è di 60 mila reti finite sui fondali.
Parliamo di numeri, alcuni li abbiamo già visti prima: Più di 800 le specie minacciate, compresi gli organismi bentonici (coralligeno) 136.000 foche, leoni marini e grandi balene vengono uccise ogni anno dalle reti fantasma 870 reti sono state recuperate solo nello stato di Washington con oltre 32.000 animali marini intrappolati all’interno 11 grandi balene impigliate in reti fantasma ogni anno solo lungo la costa occidentale degli Stati Uniti 600 anni, il tempo che serve ad una rete di nylon per decomporsi (e trasformarsi haimè in microplastiche) 95 organizzazioni in sei continenti tra aziende, compagnie, associazioni e 14 governi anche europei come Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Svezia (non ancora l’Italia!) sotto l’egida della “World Animal Protection” 20% di tutti i rifiuti marini, secondo quanto stimato prudentemente, tuttavia, studi recenti hanno suggerito che potrebbero rappresentare dal 46% al 70% di tutta la macro plastica nei nostri oceani in base al peso 27% dei rifiuti che deturpano le spiagge siano riconducibili ad attrezzatura da pesca dispersi, questo nella sola Unione Europea 8 milioni di tonnellate la plastica abbandonata nei mari di tutto il mondo di cui le attrezzature da pesca ne sono parte rilevante
Gli stessi pescatori ormai sono parte in causa e non solo perché responsabili, ma perché i loro stessi guadagni e la pescosità dei mari è in drastica diminuzione, non di rado infatti sono proprio loro a fornire indicazioni alla Guardia costiera circa questo triste fenomeno. Sono loro stessi a riconoscere il bisogno di un cambio di rotta, Antonio, pescatore di Castro, piccolo villaggio di pescatori in provincia di Lecce lo sostiene, "Perché - dice - è materiale plastico o sintetico, ed è causa di inquinamento sui fondali marini. E questo è un danno anche per noi pescatori. Per noi pescatori e per tutti, perché andiamo a mangiare il pesce inquinato che ha mangiato plastica, una parte di rete”. Eppure qualcosa di muove, in tutto il litorale italiano gruppi di volontari e piccoli progetti hanno preso piede al fine di limitare i danni. E’ il caso di un iniziativa che sta avendo luogo in Puglia e che vede coinvolte anche le istituzioni di Albania e Montenegro, in un progetto chiamato “Adrinet”. L’iniziativa è finanziata dalla Comunità Europea all’85% il restante 15% è in carico ai tre Paesi facenti parte del progetto, per un importo di poco superiore al milione di Euro. In questo caso specifico una delle soluzioni che si è scelto di percorrere passa per l’applicazione di tecnologie GPS per favorire il recupero; obbligo di segnalazione e recupero in caso di perdita (in Europa è già obbligatorio); nella fattispecie un microchip che fissato alle reti ne consente rapidamente il ritrovamento e l’identificazione del proprietario. Si agisce su vari fronti, il riciclo delle reti recuperate ad esempio, l’azienda italiana Aquafil utilizza reti abbandonate e altri rifiuti in plastica per produrre costumi da bagno e abbigliamento sportivo. Un’altra azienda spagnola, la Ecoalf, ha realizzato una linea di maglioni realizzati con attrezzatura da pesca recuperata. Il fenomeno ormai sta riscuotendo un certo clamore, in parte per una rinnovata coscienza ecologica, alla quale le nuove generazioni cominciano ad essere più interessate, questo non poteva passare inosservato dai Network televisivi, faccio ampio riferimento al canale tematico DMAX, che ha inserito nel suo palinsesto un reality che parla delle gesta di un gruppo di subacquei volontari che operano nel mare di Sicilia alla bonifica delle reti fantasma. Nel mio piccolo durante le immersioni a Calafuria mi è capitato di verderne alcune e direi che sono lì da diverso tempo, sebbene in tempi recenti ne sono state avvistate di nuove (Vi rimando al link di un altro post che ne parlava (https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2019/04/cosa-sta-succedendo-calafuria.html)
Quindi che si fa ci si infila la muta e si scende sotto a tirare via delle reti ...ma proprio no! Tanto per cominciare si tratta di un tipo di operazione che comporta diversi rischi, che richiede esperienza, sangue freddo ed una serie di competenze. Bisogna avere assetto e acquaticità perfetti, avere le giuste attrezzature (Palloni di sollevamento e quant’altro), saper valutare correttamente le diverse situazioni (quando conviene staccare una rete dalla roccia e quando invece è più opportuno lasciarla lì, magari dopo averla messa in sicurezza. A volte infatti la rete è talmente vecchia che, staccandola, rischiamo di peggiorare la situazione e danneggiare gli organismi bentonici ), saper lavorare in squadra e dulcis in fundo, non guasta affatto avere pratica ed essere abilitati all’utilizzo di un reatheber e/o miscele decompressive. NON CI SI IMPROVVISA CHIARO! “Ma allora, io semplice sub ricreativo, che posso fare?”, la risposta è “Molto”, il mare è grande e tanto per cominciare rilevando la posizione e dando alla Guardia Costiera e/o Capitaneria di Porto, tutte le informazioni necessarie al ritrovamento ed ad una successiva bonifica, per la quale “Loro” sono perfettamente attrezzati e addestrati. Reti, tramagli lenze fisse e lenze a traina: un altro fattore estremamente rischioso e sottovalutato è il potenziale pericolo indotto da reti e lenze dei pescatori. Prima di tutto si consiglia di immergersi lontano dalle tratte segnalate; in secondo luogo è opportuno fare attenzione a quelle abusive e di munirsi ALMENO di un coltello ben affilato (meglio due) da tenere alla caviglia, al braccio o alla cintura. Impigliarsi in una di quelle durante l'immersione potrebbe determinare l'impossibilità di riemergere. Buone bolle!!
Link: “Ghost Fishing” https://www.ghostfishing.org/ “Life-ghost” http://www.life-ghost.eu/index.php/it/ “Global Ghost Gear Initiative” https://www.ghostgear.org/ “FAO” http://www.fao.org/news/story/en/item/19353/icode/
Fabrizio Gandino “Subacqueodisuperficie”

sabato 27 febbraio 2021

Parliamo di Fotografia subacquea con Marco Moretti

 

 


 

Conobbi Marco Moretti durante un uscita a Giannutri nell’Ottobre del 2014, ci trovammo vicendevolmente simpatici e facemmo amicizia (breve e sintetico che ve ne pare!).

Fin da subito mi incuriosì questo ragazzo con la sua macchina fotografica subacquea e la sua smodata passione, solo in seguito scoprii che Marco è anche un apprezzato fotografo naturalista.


 

Immersione dopo immersione, serate, escursioni di gruppo con tutti noi “Calafuriani” il legame si si è rafforzato, capitava quindi (prima di questo catalisma Covid-19) che facessi da buddy all’uno o all’altro durante le immersioni accompagnandoli durante le loro sessioni video/fotografiche.


 

Abbiamo partecipato insieme ad eventi di altre associazioni di Sub che proponevano serate a tema sulla videoripresa subacquea e foto.

Altresì vista la nostra passione per gli abitanti del mondo blu, spesso dopo le immersioni finisce che ci scambiamo fotogrammi/foto dei nostri incontri per uno scambio di pareri o per delle semplici identificazioni.

Molti di voi che seguono questo blog, si ricorderanno sicuramente della serata Fotosub a cura di Tina Gori organizzata dal Centro Servizi Diving di Quarrata (PT) del 16 Marzo 2019 dove a fianco di Stefano Gradi e Francesco Visintin presentò i suoi lavori riuscendo a non sfigurare in mezzo a questi due mostri sacri.

 


 

Oggi siamo di nuovo qui a parlare di lui e perché? Per prima cosa perché “L’è un grullo assai modesto” pur essendo un redattore di questo blog ha sempre paura di autoincensarsi immeritatamente, per seconda sarà protagonista a breve di un altro gustoso appuntamento in diretta streaming dal titolo “Parliamo di Fotografia Subacquea”, ma chiediamo a Marco com’è cominciato tutto.

 



Subacqueodisuperficie: Allora Marco ci vuoi raccontare com’è nata questa idea? Voglio dire il periodo non ci permette di stare in acqua spesso e volentieri, causa le restrizioni e D.C.P.M. per questa pandemia che ci fa temere un nuovo 2020, quindi ritornano molti appuntamenti “web in air”.


Marco: Eh si Fabrizio, la cosa è nata da un altro evento di questo tipo, “50 sfumature di nudibranchi” l’11 Febbraio corrente, a cura della Biologa Marina, Dott. Ssa Aurora Truccolo e per iniziativa di Riccardo Tognini, Course director di PADI. Fu una serata molto interessante ed istruttiva e da uno scambio di battute con Riccardo, con cui ci si conosce da qualche anno, ci venne l’idea di una serata sulla fotografia subacquea.

 


Io dapprima ho un po’ tentennato, ma poi ho accettato chiarendo che non sono un esperto, ma un semplice appassionato e quindi la formula sarebbe stata quella di una chiaccherata tra amici.


Subacqueodisuperficie: Quindi non vedremo le tue foto, ma parlerai solo di tecnica di fotografia?


Marco: No per lo meno non solo e tutto fuorchè in modo tecnico, e si alla fine vedremo una carrellata di miei scatti e ne discuteremo insieme.


Subacqueodisuperficie: Una serata indirizzata ai neofiti quindi?


Marco: anche ma sopratutto una chiaccherata tra amici sub che condividono la passione per il mare, ed un invito a chi vorrebbe iniziare a non desistere alle prime difficoltà.



Subacqueodisuperficie: ho visto i tuoi scatti e sono molto belli e tu stesso però uscendo dall’acqua mi hai detto frasi del tipo “Ho scattato 80 foto, ma non so quante ne salvo”, è capitato che si contavano sulla punta delle dita di una mano.


Marco: é questo il punto in fondo, molti si scoraggiano perché le prime foto che fanno non sono perfette oppure sono mosse non con la luce giusta ecc. A parte che si migliora con il tempo ed imparando dai propri sbagli, inoltre la fotografia digitale ci avvantaggia permettendoci di “Poter sbagliare di più”. Non voglio anticiparvi altro, anche perché mi piacerebbe vedervi collegati il 19 Marzo alle 20.45.



Subacqueodisuperficie: io ho già detto che ci sarò, e visto che sono un po’ bastardo, questa volta non ho messo nessuna delle tue foto, così che se vogliono vederle si devono collegare :P .


Marco: Hahhaha Fabrizio ok… mi sembra giusto!


Subacqueodisuperfiìcie: Ciao Marco e ci si vede il 19 Marzo 

 

 Buone Bolle!

 

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"

 



 


giovedì 31 dicembre 2020

Finisce un altro anno

 


 

 

Salve a tutti, ebbene sì abbiamo tutti latitato un po', certo non è stato un anno semplice, non credo sia un mistero. Le immersioni sono state molte di meno, causa le varie limitazioni negli spostamenti e i normali impoedimenti della vita di ogni giorno, resa più complicata da questo Covid 19.

Tra zone gialle, Arancioni e Rosse ormai ce ne hanno fatto dAvvero vedere di tutti i colori e non è ancora finita. Quello che voglio fare con questo ultimo Upload e fare gli auguri a voi che non avete mai smesso di seguirci e a quelli che ci hanno scoperto 5 minuti fa.

Ecco qui di seguito due cortometraggi di Salvatore Fabiano e Marco Moretti che con simpatia e bellezza ci ricordano per cosa vale la pena di tornare la fuori.



Salvatore Fabiano

 

Marco Moretti
 


Auguriamo a tutti voi un anno sereno, e una ritrovata serenità, il mare ci aspetta e noi aspettiamo di poter tornare a lui.

Buone Bolle 2021 Subbi!



Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"