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lunedì 1 agosto 2022

Meduse, facciamo un po' di chiarezza

 

"Le meduse compaiono soprattutto in estate, dopo la fioritura del fitoplancton a febbraio-marzo e quella dei crostacei a marzo-aprile. In ogni caso, quando ci sono si vedono, quindi evitarle è semplice: basta non fare il bagno! Ricordate che le meduse non attaccano l'uomo, siamo noi che andiamo loro addosso."

 


Tutte le estati ci dobbiamo rassegnare alle medesime scene, ma questa più di altre vuoi per le temperature decisamente sopra la norma e la siccità che sta cambiando letteralmente alcuni ecosistemi relativi all'alveo dei fiumi, sta tenendo banco l'argomento “Meduse”.

I giornali sempre a caccia di titoli sensazionalistici, ci marciano diffondendo panico ed un ingiusta fobia verso una specie animale solo in parte pericolosa, sarebbe come iniziare a sterminare i gatti perchè felini come Leoni e Tigri. Inoltre le meduse sono parte integrante della catena alimentare di molte specie ittiche che consumiamo abitualmente, come i tonni ad esempio. Da qui ad assistere a scene di "impavidi" genitori e relativi bambini per sentirsi degli eroi spiaggiano sotto il sole qualsiasi cosa galleggi, senza nessuna discriminazione conoscitiva è un attimo. Si ricorda inoltre che prelevare meduse dal mare e portarle in spiaggia per farle morire al sole senza nessun motivo è reato di maltrattamento di animali e si rischia una pesante multa o addirittura il carcere

 Il reato si configura come tortura, violazione del'articolo 544 ter del Codice Penale, ed è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.

Foto di Fabrizio Gandino 

 

Tanto per cominciare facciamo un po' di chiarezza, con “medusa” si definisce un animale planctonico, in prevalenza marino, appartenente al phylum degli Cnidari. Generalmente rappresenta uno stadio del ciclo vitale che si conclude dopo la riproduzione sessuata con la formazione di un polipo; assieme agli Ctenofori formavano una volta quelli che erano i Celenterati. Stiamo parlando infatti di organismi molto antichi, la cui memoria affonda nelle radici del tempo e dell'evoluzione stessa della vita sul nostro pianeta.

Eleganti e raffinate, innocue o terribilmente pericolose, che siano, le meduse sono presenti nei nostri mari da molto tempo. La loro esistenza si stima sia anteriore al Cambriano, esattamente con la forma e le funzionalità di adesso. Ciò significa che questi animali non si sono evoluti in un miliardo e mezzo di anni, e questo perché non né hanno avuto bisogno, erano già evolute quando si sono presentate nelle nostre acque. Le meduse sono presenti nei nostri mari solitamente in foltissimi branchi composti da centinaia se non migliaia di esemplari. Molte specie hanno un ciclo vitale “diverso”, cioè non vengono trasportate dalla corrente ma hanno una forma sessile, e passano parte della loro vita attaccate sul fondo, sotto forma di polipi.

Foto di Salvatore Fabiano 

 

Quest'ultimi vivono attaccati sul fondale, dove possono vivere diverso tempo senza riprodursi, poi grazie alla strobilazione, processo per cui lo stadio larvale della medusa si stacca dall’animale, la medusa passa dallo stato sessile a quello pelagico. La domanda che i biologi marini si stanno ponendo è: come mai nel mondo il numero di meduse aumenta ogni anno? Due parametri vengono valutati nello studio dell’aumento di tali animali: l’innalzamento globale della temperatura delle acque ed il depauperamento delle risorse ittiche, in particolare la pesca intensiva dei predatori naturali delle meduse. Centinaia di specie rappresentano questi animali, da quelle microscopiche a quelle gigantesche, con ombrelli che spesso superano i 3 metri di diametro.



Le meduse compaiono soprattutto in estate, dopo la fioritura del fitoplancton a febbraio-marzo e quella dei crostacei a marzo-aprile. In ogni caso, quando ci sono si vedono, quindi evitarle è semplice: basta non fare il bagno! Ricordate che le meduse non attaccano l'uomo, siamo noi che andiamo loro addosso. Recenti dati del CNR confermano che gli avvistamenti di meduse nel Mediterraneo sono decuplicati negli ultimi 10 anni. È un fenomeno che riguarda solo alcune zone del pianeta, tra cui i nostri mari: “L’analisi di metadati, su scala globale, ha permesso di stabilire che in altre zone del mondo le popolazioni di meduse sono stabili o sono addirittura diminuite. Nel Mediterraneo, invece, alcune specie hanno aumentato la propria densità”, spiega Mar Bosch-Belmar, biologa marina dell’Università del Salento. Ma andiamo a conoscere quelle più comuni, o che potremmo incontrare nel Mediterraneo.



Le specie più importanti di medusa presenti nel Mediterraneo

  1. Pelagia noctiluca

  2. Rhizostoma pulmo

  3. Aurelia aurita

  4. Velella velella

  5. Cothyloriza tubercolata

  6. Phyllorhiza punctata

  7. Chrysaora hysoscella

  8. Cassiopea andromeda

Meno frequenti ma ormai presenti

  1. Carybdea-Marsupialis

  2. Physalia-Physalis


  1. Pelagia noctiluca, chiamata da alcuni anche “medusina viola”, “Medusa luminosa” tra quelle urucanti è in assoluto la più comune nel Mediterraneo. E' una specie della famiglia Pelagiidae. Famosa perché considerata la medusa che si illumina di notte, la Pelagia noctiluca è comune nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico orientale fino al Mare del Nord, anche perché negli anni è diventata l’incubo dei bagnanti italiani. Viene definita la medusa luminosa notturna (noctiluca) perché la bioluminescenza, di colore verde, di cui è dotata la rende visibile anche di notte. Si nutre di plancton e di piccoli pesci che cattura tramite i tentacoli dotati di urticanti nematocisti.



  1. Rhizostoma pulmo, medusa polmone di mare é una grande medusa di colore bianco riconoscibile da un orlo di colore blu nella parte inferiore dell’ombrello (o cappello). Il polmone di mare può pesare sino a 10 Kg e superare il metro  di diametro. Si tratta di una specie innocua, anche se il contatto con essa puo’ provocare pruriti, dermatiti ed arrossamenti a persone sensibili. Vive spesso in simbiosi con dei piccoli pesci come suri, piccole ricciole o piccole boghe (Boops boops) che si proteggono dai predatori nuotando all’interno dell’ombrello della medusa.  Puo’ essere parassitata dal piccolo creostaceo Hyperia galba. Il nome scientifico del polmone di mare è Rhizostoma pulmo. Le braccia orali del polmone di mare ospitano spesso alghe unicellulari fotosintetiche come le zooxantelle, che danno tonalità gialle, marroni o verdi. Presente praticamente in tutti i mari del pianeta, R. pulmo é una medusa planctonica che si muove lentamente in acque poco profonde. È comune nelle lagune e negli estuari.Il polmone di mare si nutre generalmente di plancton, le piccole prede vengono aspirate attraverso gli ostioli della bocca e quindi digerite all’interno della cavità gastrica. Prede più grandi, come i piccoli pesci, possono essere digerite sulla superficie stessa dei lobi della bocca ricoperti di cnidociti . Personalmente mi capita di vederle spesso con parti mancanti, come vistosi morsi.

  2. Aurelia Aurita, La medusa quadrifoglio è una delle meduse più note e diffuse appartenente al genere Aurelia. È facilmente riconoscibile dalla forma perfettamente sferica del suo ombrello, di un bianco diafano e trasparente, e soprattutto dalla presenza, sulla sommità dello stesso, di quattro strutture circolari, le gonadi, che formano una struttura a forma di quadrifoglio, da cui deriva il nome comune della specie. Possiede inoltre dei corti e sottili tentacoli urticanti, che scendono dal bordo dell'ombrello, dandogli un aspetto frastagliato, e quattro braccia più spesse che dipartono dal centro dell'ombrello, evidenti però solo negli individui più anziani. A. aurita viene predata da numerosi organismi marini di grandi dimensioni; i suoi principali predatori sono alcuni uccelli marini, pesci come il pesce luna (Mola mola)e rettili marini, prima fra tutti la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Può essere predata anche da altri cnidari: in particolare idromeduse (come Acqueorea victoria)  e scifomeduse (come Phacellophora camtschatica). Anche l'uomo spesso caccia questa medusa: in particolare in Giappone, Cina, Indonesia e Filippine, le meduse di questa specie sono molto ricercate.

  3. Velella velella, (un piccolo idrozoo che spesso si trova spiaggiato dopo le tempeste) soprannominata la “barchetta di San Pietro” a causa di una  cresta di forma triangolare simile ad una vela, che le permette di muoversi sulla superficie dell’acqua tramite la spinta del vento. La Velella è in realtà una colonia formata da un individuo medusoide modificato che fa da vela e capta il vento per spostarsi mentre al di sotto del disco ci sono numerosi individui polipoidi che si occupano dell’alimentazione e della riproduzione.

  4. Cotylorhiza tuberculata, ha un aspetto bizzarro che ricorda quello di un grande uovo fritto o di un disco volante, ma è una splendida medusa. Stiamo parlando della Cotylorhiza tuberculata, meglio nota come medusa Cassiopea e vive nei nostri mari. Negli ultimi anni c’è stato un boom di avvistamenti nel Mediterraneo, ma niente paura. Se vi capita di notarla in acqua, non fatele del male e non catturatela. Nonostante le sue notevoli dimensioni, non è pericolosa visto che il suo potere urticante è davvero minimo. La medusa Cassiopea preferisce nuotare a pochi metri di profondità e non è affatto raro incontrarla sulle nostre coste, in particolare nel mar Adriatico. Spesso sotto il suo ombrello trovano ospitalità piccoli pesci, noti come sugherelli. Svolge un ruolo importante per i nostri mari perché funge da filtro per l’acqua e contribuisce al mantenimento della catena alimentare.

Foto di Filippo Neri 


  1. Phyllorhiza Punctata, chiamata anche colloquialmente medusa dalla bocca a pois, è molto simile alla specie Mastigias Papua, ma ha più macchie bianche sullo schermo. Il colore della tonalità varia tra il brunastro e il bluastro. L’area di distribuzione originale è l’oceano Pacifico e l’oceano Indiano. Da alcuni anni, però, è stato trovato anche come organismo invasivo nel Golfo del Messico ed ora anche in Italia. Specie alloctona originaria dell’Australia, segnalata la prima volta nell’estate del 2009 in Sardegna, nelle acque antistanti l’isola di Tavolara. E’ facilmente riconoscibile, per via delle tante macchie biancastre che ricoprono l’ombrello. Non è urticante.



  1. Chrysaora hysoscella è una medusa piuttosto diffusa nell'Oceano Pacifico ma avvistamenti vengono fatti regolarmente anche nel Mar Adriatico e nel Golfo di Trieste. Questa specie è comunemente conosciuta col nome di medusa bruna o medusa compasso, a causa delle sedici bande marroni a forma di V che ornano tutta la superficie dell'ombrella. Può arrivare sino a quaranta di diametro e i suoi ventiquattro tentacoli possono superare il metro di lunghezza, caratteristiche che, assieme all'inconfondibile colorazione, la rendono facilmente riconoscibile in acqua. Se incontrata, è bene rimanere a debita distanza: il contatto con i tentacoli può infatti provocare dermatiti, benché non sia tra le specie più urticanti in assoluto. La Chrysaora hysoscella è una specie che spesso viene allevata nei grandi acquari; alcuni esemplari sono ad esempio visibili in quello di Genova.

  2. Cassiopea andromeda, specie lessepsiana, è arrivata in Mediterraneo dal Canale di Suez, questa specie sta risalendo lungo le coste turche. All’inizio del 2010 è stata segnalata a Malta, e quindi è arrivata alle porte di casa nostra. Di solito si trova su fondi sabbiosi, ma può essere presente anche su quelli rocciosi. Piccola, massimo 30 cm, sta posata sul fondo marino. L’ombrello è rivolto verso il basso, mentre bocca e tentacoli verso l’alto: per questo Cassiopea viene chiamata in inglese “medusa al contrario”. Sta rivolta verso l’alto perché possiede alghe unicellulari come quelle dei coralli delle formazioni coralline che vivono in simbiosi con la medusa e che quest’ultima deve esporre alla luce che filtra nell’acqua. Per questo a volte ad una prima occhiata viene scambiata per un anemone, ma non lasciatevi ingannare, il muco di cui sono ricoperte è urticante, ciò dipende dal fatto che esso contiene numerose cellule mobili microscopiche (100-500 micron) di forma irregolare (chiamate cassiosomi) rivestite di nematocisti, le classiche cellule urticanti di tutti gli cnidari. Le nematocisti trasformano così i cassiosomi in potenti armi chimiche a base di composti tossici bioattivi capaci di uccidere all’istante eventuali piccoli crostacei planctonici con cui vengono a contatto. Da evitare il contatto.

  3. Carybdea marsupialis conosciuta anche come cubo é una cubomedusa tipica dell’Oceano Atlantico ma é anche presente in Mar Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. La sua presenza in Mar Mediterraneo é stata documentata per la prima volta nel 1957. Si tratta di una medusa pelagica, la sola specie di cubomedusa ad oggi presente in Mediterraneo. Sebbene non letale come la sua cugina australiana è meglio evitarla. Una medusa piccola, che non supera i 4 cm di diametro dell’ombrella a forma di un cubo e trasparente. Sono presenti tentacoli lunghi 10 volte il corpo circondati da anelli rossi. A differenza di altre cubomeduse come ad esempio la vespa di mare (Chironex fleckeri)*, C. marsupialis possiede delle tossine meno potenti ma che sono sempre in grado di provocare ustioni nell’uomo. Le cnidocisti presenti nei tentacoli sono in grado di inoculare il veleno rapidamente. In caso di contatto la prima cosa da fare é di eliminare i tentacoli per evitare forti irritazioni e cicatrici. Curiosità, alcuni esemplari sono stati spiaggiati in questo weekend a Marina di Pisa (PI).

Foto di Alice Roventini


  1. Physalia physalis, comunemente nota come caravella portoghese. È lei la protagonista dell’estate 2022 che sta allarmando tanti bagnanti di tutt’Italia. Ma è davvero così pericolosa? Intanto, udite udite, non è una medusa anche se erroneamente chiamata così. Non è un mollusco, non è uno ctenoforo. Si tratta di uno Cnidaria come una medusa, in particolare di un idrozoo sifonoforo. Non è quindi un animale singolo, bensì una colonia di polipi (e non polpi!!) specializzati detto zoidi che hanno diverse funzioni: 1) La pneumatofora, ossia la grossa struttura piena di gas che permette il galleggiamento, 2) I dattilozoidi, lunghi tentacoli usati per catturare le prede e molto urticanti anche per l'essere umano. 3)Il gastrozoide, deputato alla digestione delle prede catturate 4) I gonozoidi, il cui scopo è la riproduzione. I soggetti allergici o con altre patologie devono fare attenzione, perché potrebbe rivelarsi anche fatale.In generale, la puntura è certamente dolorosa, ma non bisogna allarmarsi eccessivamente come si legge in questi giorni sui social. Ricordate che il veleno degli Cnidari è termolabile, quindi diminuisce il suo effetto con la temperatura. Il rimedio terapeutico in caso di ustione è l’utilizzo di acido acetico.Grazie alla sua pneumatofora, questo animale è ben visibile perché galleggia (anche se i tentacoli sono molto lunghi) quindi se si osserva è bene stargli distante e segnalarne la presenza al lido affinché possa prendere le dovute precauzioni per i bagnanti.

Da Fanpage 
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Prevenire


Sul lato sicurezza per i sub la prima difesa è la muta correttamente indossata, che fornisce di suo una buona protezione. Se le incontriamo in superficie prima di immergerci occhio a tenere gli erogatori il più puliti possibile, qualche filamento finito sul morso del boccaglio ha riservato brutte sorprese a ben più di un sub.

Ovviamente se ci siete passati in mezzo occhio a quando togliete la muta, guanti e cappuccio, alle rubinetterie stesse delle bombole, i filamenti urticanti potrebbero essersi fermati lì.

Per chi invece fa snorknell il consiglio invece è di girare sempre (manco a doverlo ripetere) con il pallone segnasub o una plancetta galleggiante. Il motivo è terribilmente pratico, se vi trovate in mezzo ad un banco di meduse o peggio ad una risalita dal fondo, aggrapparvi a quest'ultimo per rimanere a galla e tenere fuori almeno la testa e la parte superiore del corpo, vi permetterà di chiedere aiuto e anche doloranti non andare del tutto nel panico.




Curare


Ma ormai vi hanno beccato e siete doloranti, che fare?

Uscite dall’acqua senza farvi prendere dal panico e se occorre chiedete chiaramente aiuto. L’acqua salata aiuta nella rimozione dei tentacoli della medusa. Ma se ciò non dovesse essere sufficiente, non usate mai oggetti taglienti come lame di coltello o forbici. Il consiglio in questo caso è di ricorrere ad un oggetto rigido, ma non tagliente come la carta di credito, o comunque una tessera plastificata. Potete anche usare le dita, ma risciacquatele subito.

Successivamente bagnate la zona interessata con acqua di mare. Se non avete a disposizione altri rimedi, potete andare in farmacia a richiedere una pomata apposita a base di cloruro d’alluminio. Spesso ho visto a Calafuria, i volontari delle Misericordie, tenere bidoncini di acqua di mare al sole con cui sciacquare gli sfortunati bagnanti, infatti il veleno delle meduse è termolabile. Evitate di usare l'acqua dolce che invece aiuterebbe a favorire la circolazione del veleno.

In alternativa è possibile utilizzare l'aceto bianco per cercare di diminuire il dolore e inibire il veleno (vedi però controindicazioni citate più avanti). Tra i rimedi naturali più adatti c'è poi l'aloe vera, apprezzata largamente per le sue proprietà cicatrizzanti, antibatteriche, rigeneranti e antinfiammatorie e la Calendula. Un altra soluzione a me sconosciuta sino ad ora, è un composto a base di olio essenziale di Tea Tree (olio dell'albero del the) e olio essenziale di lavanda, tenuto in una bottiglietta da portare con sé per usarla al momento del bisogno. Basta un piccolo spazio nella borsa del mare per riporre questo rimedio.

Acqua e bicarbonato. Preparate un composto cremoso mescolando il bicarbonato con un po’ d’acqua. Spalmatelo sulla ferita e lasciate agire per almeno 30 secondi. Il bicarbonato aiuta ad alleviare la sensazione di prurito.

Ottimi pare anche acqua e aceto e (da verificare) acqua leggermente zuccherata.


Luoghi comuni


No creme cortisoniche e creme antistaminiche perchè sono inefficaci contro le bruciature delle meduse perché entrano in azione solo dopo 30 minuti, cioè quando la reazione ha già raggiunto il picco massimo.

Tra i rimedi popolari per il trattamento delle punture di medusa troviamo l’applicazione di ammoniaca, alcol, aceto o urina. Si tratta di rimedi che non trovano l’accordo della comunità scientifica. Se non avete altro a disposizione, molto meglio affidarsi alla semplice acqua di mare. In particolare, l'uso dell'aceto sarebbe efficace solo per le meduse tropicali mentre per quelle mediterranee si rivelerebbe un accorgimento controindicato, in grado persino di acuirne il bruciore.


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Si ringraziano Alice Roventini, Filippo Neri, Marco Moretti e Salvatore Fabiano per le immagini.


Link:


https://www.ilgiornaledeimarinai.it/meduse-mediterraneo/

https://www.nautica.it/biologia-marina/mediterraneo-perche-ci-tante-meduse/

https://www.kodami.it/cose-da-sapere-sulle-meduse/

https://www.greenme.it/animali/medusa-cassiopea-uovo-fritto/

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/le-7-meduse-piu-pericolose-del-mediterraneo-come-riconoscerle/

https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/salute/meduse-punture-rimedi-naturali-consigli/

https://www.quicosenza.it/news/calabria/365716-togliere-le-meduse-dal-mare-e-lasciarle-morire-al-sole-e-reato




Buone Bolle e attenzione!




Fabrizio Gandino

Subacqueodisuperficie”


 

giovedì 9 giugno 2022

Elba, "lo Scoglietto" che non delude mai

 



Questi ultimi due anni hanno penalizzato l'attività subacquea di diversi tra noi, solo ora a emergenza (si spera) finita si comincia a tirare un respiro di sollievo. Tutto è cominciato con Michele, che prima ancora di partire per il Mar Rosso a pinneggiare con i Longimanus, mi aveva convinto a partecipare al weekend sub all'isola d'Elba organizzato dalla nostra scuola. Sarò sincero, sto diventando un po' pigro, o forse sono solo un po' stanco e l'idea di sbattermi tra auto, traghetti e trasferte con le nostre attrezzature a spalla a piedi nella ressa di uno dei primi weekend caldi  non mi sorrideva moltissimo. Per contro la meta era l'isola d'Elba, con un più che probabile tuffo allo Scoglietto di Portofaerraio e le Cannelle, due full day che un subacqueo, qui nel Mediterraneo non può



ignorare. Ed eccoci così, che  Michele, Florin, Luca ed io ci troviamo in un affollatissimo terminal traghetti di Piombino per prendere l'aliscafo che ci depositerà a Cavo sull'isola.  Il diving scelto è quello di Valeria, la cui barca intravedo per primo dalla banchina di sbarco, distante (con gran sollievo delle nostre schiene) un tiro di schioppo. Il tempo di mollare sul ponte i nostri borsoni e definire gli orari di ritrovo e partenza e siamo liberi di andare a farci una doccia e procacciare la cena. Cavo assomiglia per alcuni versi, ad un luogo della mia infanzia, per chi è stato a S.Antioco probabilmente conoscerà il borgo di pescatori di Cussorgia, subendo probabilmente la medesima evoluzione, divenendo più popolato con gli anni e lasciando il posto a qualche locale caratteristico che farà animare il piccolo centro durante le ore serali. Le atmosfere sono quelle calme e rilassate di quei luoghi dove il tempo pare rallentare, fatto per chi apprezza isolarsi un po' dalle frenesie delle nostre vite, senza tuttavia rinunciare ai confort e ad un minimo di movida serale. 



La mattina arriva e ci trova riposati, colazione, salto in panetteria a ritirare un po' di "schiaccia" e via verso la barca. Io vado al molo a prendere Massimiliano e Marco in arrivo con il traghetto, Carlo ci raggiunge direttamente in barca insieme a Giovanni visto che sono qui da un paio di giorni prima. Il nostro vascello è quanto di più lontano possa assomigliare ad un moderno scafo da diving, ma ha il suo fascino che non è fuori luogo in un posto così. Tutto qui sembra dirti di dimenticarti quel che ti aspetta a casa e di goderti il lento scorrere del tempo. Come dicevo la barca è tozza e allegramente rossa, con il suo cefalopode ammiccante, comoda quanto basta e provvista di tutto l'essenziale, non manca nulla, ogni angolo dell'imbarcazione rivela il passaggio di chi prima di noi ha goduto del rilassante borbottio del motore diesel che ci sta portando allo Scoglietto di Porto Ferraio e delle amorevoli manutenzioni del papà di Valeria, si perché c'è anche lui con noi. C'è chi



prende il sole sul ponte, chi ricontrolla lo scuba, chi come Luca e me ascolta gli aneddoti della vita sull'isola dei tempi passati di Valeria e suo padre... e poi eccolo lì, lo scoglietto di Porto Ferraio. Alla discesa dell'ancora siamo ormai tutti vestiti e pronti ad indossare i GAV ormai, il breafing è rapido e conciso, il punto di discesa massimo previsto sarà intorno ai 40 mt, nel rispetto ovviamente dei brevetti in nostro possesso, il che ci porta a separarci in due gruppi. A quella profondità si trova un Cristo sommerso a circa -38 mt, si 



tratterà di un altorilievo in buona parte ricoperto di spugne gialle, raffigura un Cristo a braccia alzate ed aperte verso la superficie, come vuole l'iconografia di queste opere che hanno preso le mosse dal primo e più conosciuto di San Fruttuoso. Io ho optato per una muta semistagna da 6.5mm scelta della quale mi pentirò parzialmente nelle immersioni successive, visto il termoclimo dopo i venti metri. La discesa è tranquilla e graduale, la visibilità buona ci regala la vista di alcuni rami di gorgonia e negli anfratti individuiamo qualche piccola aragosta, ci sono anche alcuni dentici, che ...tacci loro! non si avvicineranno mai abbastanza per essere ripresi. Questa per me è un immersione nuova che non ho mai fatto. A poco più di 30 mt la luce è più fioca e laggiù dinanzi alla parete ecco la statua. Qua e là vedo le sfleshate di Marco. È il punto più basso della nostra immersione, da qui cominciamo la risalita verso la franata e la sosta di sicurezza. La riemersione è al solito un misto di eccitazione e desiderio di condividere le impressioni e i numerosi avvistamenti di fauna ittica che qui allo Scoglietto certo non manca. La sosta di superficie, più che necessaria trascorre tra lo sfottò tipico del nostro gruppo di teste matte, mentre sgranocchiamo focaccia in una sorta



di debriefing molto informale. Il secondo tuffo è per La Franata delle Cernie, che tiene pienamente fede al suo nome, ma ci regala anche murene, corvine, banchi di mennole, le onnipresenti castagnole (sia rosse che viola), saraghi di ogni foggia, donzelle pavonine, Sciarrani,  Sarpe ecc. Qua e là sul fondale mi tocca rilevare la presenza di diverse nacchere riverse sulla sabbia, mi avvicino speranzoso ad una delle rare ancora ritte, avvicino un dito nella vana speranza di vederla chiudersi, ma non avviene. Ricordo quando nella mia prima esperienza dieci anni fa, proprio qui avevo visto una delle colonie più floride di Pinne nobilis, ora tutto sembra essere andato perduto. Sulle pareti riesco a vedere anche alcuni esemplari di Spondylus, già noti in epoca romana per essere usati come monili.

Il giorno seguente dovrebbe essere la volta delle Cannelle; Luca, Michele ed io ci siamo stati qualche anno fa, ma la corrente e la massiccia presenza della mucillagine funestarono quell'occasione impedendoci di godere appieno di un panettone di roccia riccamente ornato di gorgonie rosse a circa 30-35 mt. Quando si dice "non era destino", Valeria considerato un meteo assai contraddittorio ci informa che difficilmente l'immersione sarà fattibile.  Il tempo (atmosferico e non) le daranno largamente ragione, messa ai voti si deciderà di tornare allo Scoglietto, questa volta per due tuffi su Grottoni e di nuovo sulla franata. Come detto precedentemente la mia scelta della semistagna si rivelerà piuttosto infelice e patirò un po' di freddo, ma il tutto sarà largamente compensato dal tripudio di vita marina nel quale ci muoveremo entrambe le volte. Come ulteriore premio ecco fare la loro comparsa anche i barracuda, nella loro sinuosa eleganza tra i banchi di castagnole, che sicuramente speravano nella loro indifferenza. Lo Scoglietto di Portoferraio non delude mai, una certezza, la sua posizione permette un ancoraggio rimessato con quasi qualsiasi tempo e la vita sotto le acque antistanti il faro è prospera, varia ed abbondante. Purtroppo è l'ora di tornare



indietro e manco a farlo apposta il cielo si sgombra dalle nuvole quasi a volerci congedare con un tentativo di perdono. Il ritorno a Cavo è tranquillo e placido come il tempo che questa isola sembra aver congelato e ci dà il tempo di impacchettare le nostre attrezzature rese più pesanti (hai noi!) dall'acqua. Salutiamo Cavo e Valeria dalla banchina del molo, ma sicuramente questo è soltanto un Arrivederci.



Buone bolle!!!



Link utili:


http://www.cavodiving.it/


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"



sabato 30 aprile 2022

E luce sia!

 






E luce sia...!!!!

È inevitabile, la domanda più comune da chi non pratica immersioni subacquee è quasi sempre la solita :

Ma è vero che sott'acqua c'è buio e non si vede niente ??.Dopo la precisazione che non è assolutamente vero ma che ci sono alcuni colori che non sono più visibili da alcuni metri di profondità, 

 la mia più grande soddisfazione in quei momenti è semplicemente con il telefonino fargli vedere alcuni miei scatti fotografici, dove si vedono delle coloratissime pareti ricche di colori vivacissimi e ricche di vita, gorgonie rosse e gialle che si mescolano, il corallo che fortunatamente è sempre più vivo e presente nelle nostre zone,  spugne e nudibranchi di tutti i colori,  allora di conseguenza arriva la seconda domanda di routine: ma queste sono state fatte in qualche mare tropicale ?!?!? 

Macché, rispondo io. Sono tutte state scattate  nella nostra zona gli rispondo a tono, allora vedi lo stupore nei loro occhi e ti chiedono di vederne altre. È proprio in quel momento che si realizza per chi fa fotografia quella sensazione di soddisfazione e appagamento alle tante ore passate in acqua a cercare qualcosa di interessante da immortalare. 

Ma per rendere belle illuminate queste foto in realtà c'è un piccolo trucchetto, é vero che la definizione dell'immagine è dovuta dalla macchina fotografica che si adopera ma fondamentale è la luce a rendere una foto ben definita e incisa. 


L'illuminazione dei flash in acqua rende visibile tutti quei colori che inevitabilmente per effetto della densità dell'acqua  non fa arrivare la luce necessaria in profondità e così andrebbero persi. Facciamo un po' di chiarezza. Nella fotografia subacquea si adopera flash e non una torcia semplicemente perché la luce che emette un flash al momento dello scatto è superiore a quello di una pur potente torcia e copre una maggiore porzione di immagine, chiaramente la posizione dei flash è fondamentale al risultato, dobbiamo stare attenti a non avvicinare troppo avanti i flash e rischiare di sovraesporre la foto e mettere in evidenza la tanto odiata da noi fotografi sospensione, vale a dire tutte quelle piccole particelle non visibili a occhio nudo ma che illuminate fanno sembrare le nostre foto tutte piene di piccoli pallini bianchi che rendono la foto impastate e non belle. 


Cosa diversa é quando si vuole fotografare un piccolissimo soggetto come potrebbe essere un coloratissimo nudibranco, in quel caso è indispensabile avvicinarsi il più possibile al soggetto e di conseguenza avvicinare i flash all'oblo '.


Chiaramente fotografando sempre in manuale, perciò variando tempi e diaframmi. I parametri di una macchina fotografica terrestre in acqua chiaramente variano, perciò è importante trovare i settaggi giusti. Al momento dello scatto la luce emessa dal flash crea un vero e proprio cono di luce, quello è il nostro renge di lavoro più o meno su cui poter lavorare allontanandoci e avvicinandoci al soggetto da fotografare,

perciò: quando vedete un fotografo subacqueo in acqua  intento a allargare o ristringere i bracci dei propri flash, oppure che scatta una foto la guarda sul display  e si mette freneticamente a smanettare sulla custodia e riprende a fotografare per lungo tempo a volte aimè lunghissimo tempo... abbiate un po' di pazienza e comprensione per lui, é proprio in quei momenti che si cerca di realizzare lo scatto nel miglior modo

dedicandogli del tempo, riguardandolo, modificando le impostazioni, la posizione dei flash, tempi e diaframmi, ma poi il piacere che si prova nel realizzare una bella foto e vedere lo stupore negli occhi di chi la guarda  è troppo grande!! 

Buone bolle e soprattutto buona luce fotografi!!! 


Marco Moretti



 

venerdì 22 aprile 2022

Un Passo Indietro

In un mio precedente pezzo pubblicato qui sopra, ho affermato che se dovessi iniziare ad immergermi ora partendo da zero, come corsi e attrezzatura ci penserei due volte e non so se continuerei. Non è un segreto che la subacquea in Italia attraversa un periodo di crisi, che è iniziato non da ieri, le ragioni sono diverse e ne abbiamo già parlato.

Oggi però voglio mettervi a parte di un aspetto diverso legato all'acquisto stesso delle attrezzature,  prendo spunto da uno scambio di vedute nato sul nostro gruppo di discussione delle nostre associazioni.

Alessio C. subacqueo di una certa esperienza e di “qualche primavera”, ha portato alla nostra attenzione un fatto curioso che gli era capitato. Non mi dilungo oltre e posto il suo intervento.

 


Buongiorno se posso mi volevo ricollegare ad un discorso di ieri qui in chat.

Premetto che sono un neofita in fotografia, ma oggi ho visto su Facebook un ragazzo che chiedeva dei consigli perché gli piacerebbe fare fotosub o perlomeno iniziare. Al che si è scatenato il putiferio del tipo" ti ci vuole un mutuo " , " i braccetti e le staffe costano uno stonfo " " devi comprare roba professionale" ecc...

Al che mi sono detto, ma lo vedi che oggi per essere subacquei alla gente fai credere che ci vuole chissà cosa è gli fai passare la voglia... Allora ho scritto in privato a questo ragazzo che assolutamente non conosco. In effetti anche lui mi ha risposto che si sentiva un po' demotivato dopo i commenti, allora gli ho dato il mio numero di tel e gli ho chiesto se potevamo sentirci stasera e mi ha ringraziato in tutte le maniere... Ora io vado con una modestissima Canon compatta e cerco di fare del mio meglio e magari se la fortuna lo vorrà, un domani mi farò una mirrorless o una reflex, ma se questo ragazzo vuole iniziare un percorso spendendo modiche cifre perché tagliarli le gambe così?


Penso che un po' tutto ciò che riguarda la subacquea vada verso quell'orientamento; ci sono i tecnici, ci sono i ricreativi ecc... Ma tutti hanno una cosa in comune, andare sott'acqua e vivere quel mondo che ci fa star bene... Perché questo ragazzo non gli vengono consigliate delle soluzioni invece di sparare su cifre ecc?

Scusate lo sfogo, vi parla uno che ha provato stagna e tutto un po', ma preferisce il contatto con l'acqua e la libertà soggettiva di vivere la subacquea come meglio credo e meglio sto...

Cmq stasera ci parlerò a voce e cercherò di aiutarlo, se posso nella mia modesta posizione... Magari un domani diventa un fotografo di livello oppure no, ma non mi sembra giusto troncargli il desiderio sul nascere.

Scusate il monologo buona giornata a tutti (piccola esperienza quotidiana)...

Ma mi sono immedesimato io... Cioè se io, come ora d altra parte, non ci capisco nulla e voglio iniziare un percorso vorrei che qualcuno mi incentivasse non mi demoralizzasse...senza nulla togliere a chi ha reflex o macchine di un certo valore, ma secondo me all'inizio uno può iniziare tranquillo proponendosi come obbiettivo, una certa attrezzatura un domani, se si innamora della fotografia... Poi magari mi sbaglio, ma tagliargli subito l' entusiasmo mi sembra eccessivo.

Alessio C.



Riprendo le mosse da qui. Premetto che io nei primi anni di attività, un po' per una questione di soldi (era appena iniziata la crisi del 2009 e rischiavo di perdere pure il lavoro), un po' per senso pratico ( non sapevo ancora realmente cosa mi serviva e con cosa mi sarei trovato meglio) ho acquistato praticamente quasi tutta la mia attrezzatura usata, un pezzo qui e un pezzo là.

Sarà cinico, ma sono realista, i siti di e-commerce come Ebay, Subito.it ed altri sono, stracolmi di materiale usato solo per il corso o di seconda mano, che tenendo conto dei costi di una necessaria revisione, sono pari al nuovo, ma con un costo finale che spesso rasenta il 50%.

Non vi sto dicendo che bisogna boicottare i negozi di attrezzature e neppure che è semplice, bisogna poter contare su chi con maggiore esperienza ti possa consigliare, ma se non sai cosa comprare o segui le pubblicità delle riviste di subacquea, beh di soldi facilmente ne butterai via parecchi.

Se devo esprimere una mia personale opinione, tolti alcuni pezzi, comprare tutto nuovo, non è pratico, se fosse possibile secondo me sarebbe utile noleggiare inizialmente l'attrezzatura e gradualmente appropriarsi di una personale pezzo dopo pezzo. Tuttavia visto il caro prezzi, che sta investendo tutti i diving, farti esperienza in questo modo potrebbe diventare assai dispendioso e lungo.

Il tema poi sulle attrezzature foto/video per la subacquea, è un discorso che merita un inciso a sé.

Personalmente, il mio pensiero non è distante da quello di Alessio C., anche io faccio qualcosa come fotografie e video, ma preferisco godermi di più le immersioni... o meglio viverle a mio modo.

Ritengo sia più consono passare la palla a chi sicuramente ne sa più di me, passo quindi la palla a Marco Moretti.


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"










Grazie Fabrizio, come appassionato e praticante fotografo subacqueo devo dire che anche a me ha fatto particolarmente piacere leggere di come Alessio  si sia prodigato per rincuorare e non demoralizzare un  probabile futuro appassionato di fotografia subacquea. Devo dire che per  carattere e conoscenze, non sono molto adatto a insegnare tecniche oppure spiegazioni su come si scatta, ma posso raccontarvi la mia esperienza. Credo profondamente che la fotografia  debba trasmettere emozioni e non conta  avere un tipo di attrezzatura di una marca o di un'altra, di un costo alto o basso, di un particolare tipo di flash, quello che conta è riuscire a cogliere il particolare o la situazione e trasmettere con uno scatto emozioni. 


Per la mia di esperienza ho cominciato con una piccola compatta  già scafandrata di terza mano, e vi assicuro che l'ho sfruttata per qualche anno, poi crescendo la mia esperienza e volendo affinare alcune particolarità ho aggiornato il mio corredo. Se dovessi consigliare a qualcuno di iniziare l'attività fotografica subacquea in questo momento gli consiglierei sicuramente il mercato dell'usato, in questo periodo è ricco di materiale un po' per tutti i prezzi, sinceramente credo che fino a quando dal propio corredo non si riesca di sfruttare il massimo delle potenzialità è inutile scegliere e acquistare materiale più costoso e magari più complicato, si deve cercare di conoscere bene la propria attrezzatura e portarla al limite delle potenzialità. 




Ultimamente ho visto foto scattate con piccole compatte in luce ambiente ed erano veramente belle, con un piccolo investimento si riesce a portare a casa scatti veramente ben fatti. 

Che dire io spero di vedere sempre più subacquei e magari sempre più fotografi che con tanta passione si avvicinano a questa bellissima attività che da veramente soddisfazioni. 

Come piace concludere sempre a me:

"Buone bolle e buona luce Subacquei".


Marco Moretti










P.s. concludendo prima di dispensare consigli da "arrivati" a volte sarebbe bello ricordarci come eravamo, quell'entusiasmo che ci ha animato e spronato a scoprire quel cielo liquido nel quale ci è concesso di librarci... E fare un passo indietro.

F.G.

mercoledì 20 aprile 2022

I Maratoneti del tempo, ecco chi sono gli animali marini più longevi

Riprendo da un paio di articoli comparsi sul web, una curiosa classifica degli animali più longevi del mare e di acqua dolce (i link degli articoli originali li trovate in fondo) 

 

Aragosta americana e granchio gigante del Giappone – 100 anni

Storione bianco – 104 anni; è il più grande degli storioni nordamericani e può superare i sei m di lunghezza; 

Cozza perla acqua dolce e Tuatara – 110 anni: il secondo è un rettile endemico della Nuova Zelanda, unico rappresentante sopravvissuto dell’ordine dei Rincocefali; 

Tartaruga gigante di Aldabra – 120 anni: si tratta della testuggine più grande del mondo; Testuggine greca – 125 anni; 

Scorfano nero – 140 anni; conosciuto anche come Scorfano bruno, è un pesce marino appartenente alla famiglia Scorpaenidae; 

Scorpaena porcus

 

 Vongola dalla proboscide – 150 anni: si tratta del mollusco più grande e longevo del mondo; 

Panopea generosa

 

Storione di lago – 152 anni: la sua famiglia comprende altre 27 specie; 

Testuggine delle Galapagos – 170 anni: la tartaruga più longeva al mondo (Si ok questa è di terra); 

 Pesce specchio – 175 anni: è un pesce d’acqua salata appartenente alla famiglia Trachichthyidae;

 Balena artica – 200 anni: la prima specie a superare i due secoli; 

Riccio rosso di mare – 210 anni: è un riccio marino che vive nell’oceano Indiano e in quello Pacifico, su fondali sabbiosi; 

Vongola atlantica – 225 anni: un esemplare è vissuto fino a 507 anni; 

Verme tubo gigante – 250 anni: è in grado di sopportare temperature elevate e alti livelli di zolfo, cresce fino a 2,4 metri di lunghezza.; 

Squalo della Groenlandia – 400 anni: il più longevo tra tutti i vertebrati; 

 

Somniosus microcephalus

Spugna di mare gigante – 2 mila anni: non ha organi ma è in grado di nutrirsi e riprodursi; 

 Barriera corallina – 4 mila anni: è visibile dalla spazio; 

Turritopsis dohrnii – si tratta di una medusa, biologicamente immortale: può tornare allo stadio di polipo e ricominciare un nuovo ciclo vitale. 

 


 

 

 

Ed ora passiamo al fortunato caso (per lui) di un astice Americano (Dalle pagine de il "Corriere della Sera": 

New York: liberato astice di 140 anni Era nella vasca di un ristorante di Manhattan. Tornerà in mare grazie agli animalisti NEW YORK

Un'aragosta gigante (per essere precisi un astice americano, ) della venerabile età di 140 anni sarà riportato in mare dopo avere trascorso quasi due settimane in un ristorante di pesce di New York, esserne diventato la mascotte e aver rischiato, ovviamente, di finire in pentola. È grazie a un gruppo di attivisti per la protezione degli animali e a un cliente, anche lui animalista, che il crostaceo, del peso di circa nove chili, potrà tornare nelle acque dell'Atlantico dopo il suo soggiorno nella vasca del «City Crab and Seafood» di Manhattan. Il direttore Keith Valenti ha raccontato che l'astice è stato pescata alla fine del mese scorso al largo delle coste canadesi. Acquistata dal ristorante, è stato messo in uno degli acquari diventando, grazie alla sua mole, la principale attrazione del locale. «I bambini amavano farsi fotografare accanto all'acquario dove lo teniamo, peccato doverlo lasciare andare», ha detto il direttore. L'uomo ha poi spiegato che l'età di un'aragosta si calcola in base al suo peso: ogni chilogrammo corrisponde a 15-20 anni. Questo tipo di crostaceo ha una vita media di un centinaio d'anni ma è assai raro trovare un esemplare che vada oltre quella soglia. Il gruppo animalista Peta ha avuto parole di elogio per il ristorante newyorchese. «In fondo sono stati bravi ad accettare di liberarla, almeno potrà godersi gli ultimi anni in pace e libertà», ha detto la portavoce Ingrid Newkirk. 

Homarus americanus

 

 

 Tuttavia il primato appartiene ad una vongola islandese, La vongola artica Arctica islandica è un mollusco marino che vive in Atlantico. Una specie commestibile di forma tonda. Nel 2006 è stato pescato un esemplare sulle coste dell’Islanda la cui età è stata calcolata in 507 anni. La vongola soprannominata Ming è ad oggi l’animale non colonia piu longevo mai scoperto. Sembra che la vongola sia nata nel 1499 anno in cui in Cina regnava la dinastia dei Ming! Una considerazione a margine di questa scoperta: ma secondo voi, uno spaghetto con delle vongole di 500 anni spiedo o dire fresche?🤣

 

Artica islandica

 

 

 Link: 

https://www.amoreaquattrozampe.it/altri-animali/animali-piu-longevi-20-specie/59040/ 

https://www.corriere.it/animali/09_gennaio_10/astice_liberato_new_york_ec595f36-df29-11dd-bb3a-00144f02aabc.shtml

https://www.ilgiornaledeimarinai.it/quali-sono-gli-animali-vivono-di-piu/ 

 

 

Buone Bolle e ...Buona Vita!

 

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"


martedì 29 marzo 2022

Giovanni Congia, l'occhio discreto del mare

 


Ho conosciuto le foto di Giovanni Congia, nei lunghi giorni del lockdown. I suoi post su Facebook non hanno mai mancato di ispirarmi un espressione di meraviglia. Sì perché sembra proprio che le creature del mare si mettono in posa con lui, e sebbene conosca alcuni fotografi subacquei piuttosto dotati, le sue foto hanno qualcosa in più, di diverso. Tanto per cominciare Giovanni non è un "bombolaro", le sue foto sono scattate in apnea, il che se vogliamo non può che aggiungere un sentimento di ammirazione sul suo operato.E poi...si e poi hanno una sorta di fanciullesca ingenuità, che non può non emozionare. 

 



Subacqueodisuperficie: ciao Giovanni, tanto per cominciare, da quanti anni ti immergi e come è nata questa tua passione per la fotografia?


Giovanni Congia: Grazie mille per i complimenti e per questa bella intervista. La passione per il mare è iniziata nel 2010, ero già adulto quando mi sono fatto incantare dal mare. Da bambino ne ero terrorizzato e non amavo nemmeno andare al mare, per me era qualcosa di molto pericoloso e mi metteva molta ansia. Da ragazzo ho avuto problemi di salute e ho iniziato ad andare al mare per rilassarmi...andavo solo in estate e mi piaceva farmi lunghe nuotate. ho iniziato a fare foto per caso, avevo preso in prestito una fotocamera subacquea, per giocare a fare qualche foto e in pochissimo tempo ne sono rimasto affascinato! Inizialmente fotografavo solo paesaggi marini, anche perché i pesci stavano sempre lontanissimi


 Ho iniziato a fare apnea solo dopo diversi anni, i primi anni facevo solo snorkeling, poi quando mi sono sentito pronto, ho iniziato a fare pratica in pochi metri d'acqua, Ho fatto tutto da solo, senza istruttore, osservavo gli altri e li imitavo e nel giro di qualche anno ho migliorato la tecnica.

 Subacqueodisuperficie: le tue foto sono particolari, senza artifici, del tutto naturali, qual'é il tuo segreto, cosa ti ispira? Che attrezzatura ed accorgimenti adoperi, no perchè il risultato è semplice e notevole al contempo. 


 

Giovanni Congia: Grazie! Per me la cosa più importante è che siano naturali, mi piace che la foto rispecchi il più possibile la realtà, forse proprio per questo motivo mi piace "usare" la luce naturale. In genere è la luce che mi ispira ... osservo prima di tutto la luce e poi il resto viene da se, poi se incontro dei pesci amichevoli, fanno tutto loro. Mi sento una creatura marina, credo sia questo il segreto per avvicinare le altre creature... non uso nessun "trucco", non offro mai cibo, semplicemente mi avvicino

Subacqueodisuperficie: Che tipo di macchina ed attrezzature usi per le tue foto? 



Giovanni Congia: Al momento uso delle compatte subacquee, non è un un'attrezzatura professionale, ma mi diverte molto. Se la fotocamera diventa il mio terzo occhio, allora è la perfetta compagna di avventure.

Subacqueodisuperficie: raccontaci l'incontro che ti ha lasciato un segno, che ricordi con maggior vividezza.

Giovanni Congia: Devo ammettere che ogni anno incontro creature che pensavo di poter vedere solo nei libri e nei documentari. Ogni anno faccio incontri spettacolari e conosco sempre più il mondo sommerso.   


Subacqueodisuperficie: la varietà delle creature riprese è stupenda, senza entrare nello specifico, in quale zona della Sardegna ti immergi?

La Sardegna è tutta molto bella e mi sposto spesso alla ricerca di luoghi nuovi, soprattutto luoghi sconosciuti o poco frequentati, sia nella zona del nord, ma soprattutto nella parte sud. Sono molto protettivo verso le creature marine, quindi tenere quei posti ricchi di vita solo per me, è un modo per proteggere. 


Subacqueodisuperficie: ho potuto notare come tu abbia documentato anche l'impatto umano nel mare. Quali cambiamenti hai notato in questi ultimi anni? Ho notato tra le tue foto anche alcuni “ritrovamenti” che documentano bene l'impatto umano sul mare.


Giovanni Congia: Più che altro mi occupo di pulire spiaggie e fondali... per me il mare è casa e faccio del mio meglio per proteggerlo. Devo ammettere che inizialmente ero spesso scoraggiato, la spazzatura sembrava sempre aumentare invece di dimunuire, poi con il tempo ho visto i risultati... Adesso nuotare e vedere un fondale pulito è bellissimo ! Uscire dall'acqua con poca spazzatura o a mani vuote, è una vittoria . Riguardo l'impatto dell'uomo sulle creature marine, avrei tanto da dire, ma credo di non essere ancora in grado di potermi esprimere... Dico solo che l'uomo dovrebbe rispettare di più il mare e le sue creature. 


Subacqueodisuperficie: C'è stato qualche incontro che ti ha colpito di più, che ti è rimasto dentro? Ricordo il tuo ciclo di foto con “Sfregiato”, ti prego di raccontare ai nostri amici che ancora non sanno di cosa, anzi di “chi” stiamo parlando.

Giovanni Congia:Ogni volta che ci penso mi commuovo e devo dire che sento tanto la sua mancanza... Ci sono tante creature a cui sono legato, alcune che incontro da diversi anni, ho fatto anche amicizia con un Delfino di nome Shadow...ma fu un Pesce balestra a prendersi il mio cuore!


Ricordo che la prima volta che lo vidi aveva delle ferite fresche , era la prima volta che vedevo un pesce balestra adulto, ero talmente contento che rilassarmi per prendere aria richiedeva più concentrazione! Si trovava anche a una profondità a cui mi ero avvicinato da poco, ma ci provai e mi sembrava di sentirmi più a mio agio lì, piuttosto che in superficie!

Dopo diverso tempo lo vidi nuovamente, le ferite erano guarite, ma aveva delle cicatrici, Da quel momento decisi di chiamarlo Sfregiato e per molto tempo era un incontro abituale! Entravo in acqua e sapevo che avrei visto Sfregiato! Per tanto tempo ho nuotato con lui, spesso io entravo in acqua e poco dopo era lui a raggiungere me... Sembrava proprio che gli piacesse stare con me! Non aveva paura e si comportava normalmente.

Spesso mi guardava negli occhi, ed era come comunicare... Era un qualcosa di strano e emozionante. Non so se lo rivedrò mai... ma non lo dimenticherò mai... Tutto quel tempo passato con Sfregiato è stato un regalo prezioso.  

Subacqueodisuperficie: Grazie Giovanni di averci dedicato il tuo tempo, e nell'attesa di un tuo blog, di una tua pagina sul web, di sotto metto il link della tua pagina Facebook in modo che tutti abbiano la possibilità di guardare la tua galleria immagini.

Giovanni Congia: Grazie mille per questa opportunità e per i complimenti.

Subacqueodisuperficie: Grazie a te di essere stato con noi

 

 Link:  https://www.facebook.com/giovanni.congia


Buone Bolle!



Fabrizio Gandino

Subacqueodisuperficie”