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martedì 11 giugno 2019

1° Giugno 2019 - "Pianosa delle Meraviglie"


Ponte del 2 Giugno che poi ponte non è visto che si tratta di un normalissimo weekend, sono stato convinto dal mio buddy storico, Gianni Mattarozzi, a seguire il gruppo sull'Isola d'Elba con quelle sante donne delle nostre mogli al seguito. La discussione telefonica su venire o meno era iniziata così: Gianni “Roberto dai vienei anche tu all'Elba con l'Anna? C'è anche l'Antonella”
Io: “non so Jeandesub (al secolo Gianni), in fondo mi piacerebbe immergermi con i ragazzi”
Gianni: “Bene ho prenotato per tutti e due per l'immersione a Pianosa”


Stavo per ribattere che gli altri non andavano a pianosa, ma sai che c'è? Che Pianosa è una di quelle immersioni che se non le fai quando ne hai occasione finirai per pentirtene negli anni venire e così sia, dunque! Per chi non lo sa, l'isola di Pianosa ricade sotto la municipalità di Campo nell'Elba, la sua conformazione è fatta di rocce di origine sedimentaria che si alterna, nel litorale dell'isola in tratti rocciosi e sabbiosi. Molti di voi la ricorderanno per l'esistenza fino al 1997 del carcere di massima sicurezza, ciò rendeva l'isola praticamente inaccessibile e, come effetto secondario ha ha permesso di mantenere inalterato la massima parte parte del patrimonio naturale dell'isola. La colonia penale a Pianosa venne istituita nel 1856 e divenne carcere di massima sicurezza nel 1968. Dal 1931 al 1935 fu detenuto sull'isola anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, incarcerato per motivi politici. Al solo scopo di preservare il più possibile questo tesoro, viene richiesto un brevetto subacqueo minimo di Advanced Open Water o equivalente.

I fondali marini intorno all'isola, sono certo tra i più ricchi e incontaminati d'Italia, da una parte per merito del divieto alla pesca, transito, ormeggio, per la presenza del carcere, ma anche grazie alla particolare morfologia di Pianosa che rende le acque poche profonde, habitat ideale per le praterie di Posidonia e per le numerose specie che qui trovano riparo: salpe, dentici, triglie, saraghi, aragoste, ricciole e cernie o che scelgono il basso fondale per la riproduzione, come la granseola.
La partenza avviene sabato mattina 1° di Giugno, Gianni ed io siamo sulla spiaggia di Naregno dinanzi all'Hotel Villa Martinez, che ospita tutta la nostra comitiva e sede del Diving Stefano Sub al quale ci siamo appoggiati e che gentilmente ci ha anticipato la somministrazione della colazione, visti i nostri impegni subacquei.



Ci fa compagnia solo una "mattinierissima Elena" e presto veniamo raggiunti anche da Fabrizio che fa una passeggiata prima di colazione, visti i nostri impegi subacquei mattinieri,  partiamo con un leggero ritardo con il gommone già abitato da altri 8 subacquei (provenienti da altri Hotel della zona). La traversata è piacevole anche se non brevissima (1 ora e 40 minuti di "navigazione a tutta birra"), ne approfittiamo per fare conoscenza con i nostri compagni di immersione, tra cui Valerio de Marco (romano di provenienza), che sarà autore/testimone di alcune splendide riprese.

Ci prepariamo e balziamo in acqua, e subito lo spettacolo che si propone mozza il fiato, non sono bravissimo a descrivere, ma credo che le immagini che sono postate qui parlino da sole. Ad un certo punto individuo la prima di alcune granceole (note anche come capre di mare) che avvicino con la macchina fotografica, provo a provocarla avvicinandomi con l'obiettivo, pertanto lei tenta un attacco e riesce a pinzarmi un guanto e la macchina stessa. Poco dopo è la volta di una splendida cernia che si avvicina incuriosita a noi, una eventualità piuttosto rara normalmente. La fotografo in primo piano.... la sua bovca non ci stava dentro all'obbiettivo. Come avevo anticipato è Valerio de Marco a cogliere l'attimo e riprendere una scena a dir poco curiosa: la granseola attacca il subacqueo, che volutamente si era avvicinato oltre la distanza di sicurezza, con la sua videocamera, una cernia piuttosto grossa, si interpone fra il subacqueo e la granseola stessa, sembra quasi a difesa del subacqueo attaccato, tant'è che anche lei stessa viene attaccata dalla granseola. Filmato unico. Bellissimo!


Sul gommone l'umore dei partecipanti è alle stelle, è stata un esperienza strepitosa
Che invidia quando lo racconteremo! dopo 2 immersioni a Pianosa ... si rientra a Naregno....non ci era mai capitato che in immersione i pesci ci inseguissero....
Si ringrazia Tina Gori del C.S.D. "Associazione Uomo Ambiente" di Quarrata (PT) per l'organizzazione o lo staff di Stefano Sub.








Nota: di Fabrizio Gandino "Subacqueodisuperficie"
Per chi non conosce Roberto Puzzarini (detto Master)e Gianni Mattarozzi (Alias Jeandesub) e non li ha mai visti in uscita insieme, vi potrà capitare di vederli esibirsi nel “bacio del crapone”, anche detto "Bacio sulla crogna"questo rito che ha avuto a ripetersi sotto lo sguardo esterrefatto dei loro compagni d'immersione da un lato, e quello divertito delle loro mogli dall'altro, questa pratica, dicevamo, massimizza le loro prestazioni subacquee sfornando un Sub-Supersayan di 38° livello. O almeno è quello che loro raccontano.... Mah.... chi sono io per contraddirli?





 Roberto Puzzarini





domenica 30 dicembre 2018

Y 40 la piscina più profonda del mondo...ma non è il mare


Domenica 25 Novembre 2018, la tribù del “Casio Divers Group” e Del “C.S.D” si sposta in massa in quel di Montegrotto Terme (PD) per il PADI Day .
In realtà è una buona scusa per trovarci tutti insieme, o perlomeno la maggior parte di noi, l’idea di immergersi nella prima piscina al mondo specificatamente studiata per subacquei e apneisti, oltre ad essere la piscina più profonda al mondo per uso civile (Credo ne esistano simili anche nelle sedi dei principali centri di addestramento delle agenzie Aerospaziali per addestramento degli astronauti) ci lascia un po’ perplessi a dire il vero.
C’è di buono che l’attrezzatura te la forniscono in loco e vi è in sede un esposizione di Acqualung (uno degli sponsor della struttura) e di Dive System (di cui parleremo più avanti).
La Y-40, è la piscina più profonda del mondo: la struttura è situata a Montegrotto Terme in provincia di Padova, in piena cornice dei Colli Euganei , il
suo logo non è scelto a caso, infatti ricorda la figura dell'apneista in posizione verticale, ma è la profondità massima della vasca la sua principale attrattiva, ovvero circa quaranta metri, precisamente 42 m.
Qui Umberto Pellizzari dicono sia di casa.
Nell’atrio è visibile una galleria fotografica con tutte le fasi della sua costruzione e inaugurazione avvenuta 5 giugno 2014. La piscina ha battuto il primato di piscina più profonda del mondo che prima apparteneva alla Nemo 33 di Bruxelles (Belgio).
La sua morfologia è varia e comprende gradoni di diverse profondità: 4, 5, 8, 10
e 12 metri, all'interno dei quali sono stati ricavati anche percorsi e ambienti che simulano l'immersione in grotta. La piscina infatti è prevalentemente utilizzata a scopi formativi per subacquei professionisti.
Venendo a noi, la trasferta è stata organizzata come al solito, dalla nostra efficentissima Tina Gori; alcuni di noi vi erano già stati, gli altri beh, erano incuriositi dall’idea di potersi immergere in acqua termale (36° C) senza muta e sino a 42 metri.
Appena arrivati, oltre ad un caldo piuttosto umido, siamo stati accolti dal classico odore “di piscina”, ma sicuramente quel che le vetrate mostravano dell’interno della vasca era di un certo effetto.
La vasca a 15 metri di profondità dà l'accesso alla parte più profonda, ovvero una sorta di pozzo del diametro di 6 metri che raggiunge la profondità massima di 42 metri. All'interno della vasca erano presenti boe fissate a vari punti del fondo con sagole che permettono la discesa e risalita controllata con
riferimenti visivi. Ma non solo, per il “PADI DAY” erano presenti alcuni “singolari”relitti”: una cinquecento Fiat (un simbolo, una pallida imitazione di quello attuale), un vespone Piaggio e alcune scenografie in perfetto stile “American Graffiti” . Notiamo subito che una parte della vasca è anche attraversata da una galleria realizzata in vetro temprato percorribile al suo interno che conduce agli spogliatoi e alle scale che danno accesso alla vasca vera e propria.
Apprendiamo dal briefing che la piscina ha una capacità di 4 300 metri cubi e contiene acqua dolce di origine termale che sgorga a 85  C° e che viene
raffreddata fino ad una temperatura di 34 °C. La sua morfologia è varia e comprende gradoni di diverse profondità: 4, 5, 8, 10 e 12 metri, all'interno dei quali sono stati ricavati anche percorsi e ambienti che simulano l'immersione in grotta. La piscina infatti è prevalentemente utilizzata a scopi formativi per subacquei professionisti.
Ok siamo d’accordo, per noi “subbi” il mare è il mare...qui solo “Pesci piastrella” :D ma che ci volete fare? Siamo indiscutibilmente dei drogati d’acqua, senza speranza e senza possibilità di redenzione, ed ogni scusa è buona per stare insieme a fare bolle… anche se, ad essere sinceri, immergersi senza muta, senza pesi non è proprio una cosa scontata. Esperienza da ripetere? Forse, ma non subito, per carità di Dio, una struttura notevole e dalle possibilità didattiche infinite, ma concedetemi e perdonatemi...il mare è un altra cosa.
Comunque un esperienza da fare.... io Fatta! ;)



Link Utili:

Hotel Millepini
Y-40


 Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"




lunedì 5 novembre 2018

Bagni di Lucca: Dentro il Canyon

Foto di Salvatore Fabiano
rampa di accesso al sentiero
"Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni."


Dovete sapere che essere un sub ricreativo, se la “prendi bene” equivale a divenire una sorta di drogato, devi entrare in acqua sempre e il più possibile.
Detta così suona come una sorta di forma di dipendenza, ma credetemi è così nel senso buono del termine, in fondo si tratta di un attività sportiva, che se condotta correttamente dà molte soddisfazioni a chi piace il mare e vuole vivere con esso un rapporto più profondo.
Foto di Salvatore Fabiano
io nel torrente Lima
Ok, c'è chi si immerge anche in lago e in fiume, personalmente nel primo mai stato, ma mi riservo di visitare un sito su cui ho messo gli occhi da tempo, forse l'estate prossima, per il fiume beh...
In località Scesta di Bagni di Lucca (LU), il fiume Lima, affluente del Serchio, esiste, vicino alle Strette di Cocciglia, un sito di immersione piuttosto inusuale.
Nel contesto di una natura mozzafiato, il fiume inizia a scorrere lento dentro una gola scavata nella roccia dall'acqua, nei millenni.
Bisogna andarci d'estate per una serie di ottime ragioni, prima fra tutte l'esplosione di verde dei boschi circostanti e l'acqua più calda in quel periodo (15° Brrrr!) che permette ai più arditi di scendere anche con una semistagna.
Panorami mozzafiato
Il paesaggio subacqueo è senza eguali; certo qui vita se ne vede poca per davvero, a me è capitato di vedere giusto dei grossi girini e basta, manco na' trota, però l'effetto che si crea per effetto del termoclimo che scalda in superficie l'acqua attirando in alto la sospensione, dona all'acqua una visibilità come in aria, quando poi il sole è a picco sul canyon...ragazzi!
Tutte le diverse sfumature dal verde all'azzurro più chiaro ed intenso, ad ogni curva lo scenario cambia, si trovano vere e proprie camere di roccia liscia levigata, con un pavimento di ciottoli e
foto di Salvatore Fabiano
atmosfere particolari e giochi di luce
rischiarate a giorno, in altre la visuale è decisamente più buia (qui portarsi una torcia non è mai un errore) e il paesaggio assume contorni dalla migliore cinematografia dell'orrore degli anni 80'.
Capita ad esempio, di trovare un intero albero con ancora tutte le foglie attaccate, precipitato sotto e passare tra i suoi rami, una sorta di scheletro tetro, nulla di pericoloso sia chiaro, i passaggi sono sempre larghi e agevoli, ma un piccolo brivido (o era “l'acqua ghiaccia”?) vi verrà.
Poi... alzate lo sguardo alla superficie e li in certi tratti potete quasi vedere come se non esistesse l'acqua sopra di voi ma un vetro.
Io ci sono stato in un pomeriggio d'estate, Calafuria non era praticabile, causa meteo, quindi Salva e Batta che c'erano già stati altre volte mi convinsero della bontà di questa immersione.
Foto di salvatore Fabiano
Scesta - Bagni di Lucca
Fondamentale arrivare li con una sola auto, non è che ci fosse tutto sto gran parcheggio, scaricate le attrezzature, ci siamo cambiati e preparato gli scuba nel portico di un antica chiesetta in pietra (merita essere vista), poco sotto il piano stradale da cui si accede da una stradicciola pavimentata a ciottoli e pietre,  dividendo lo spazio all'ombra con un gruppo di scout (specie non autoctona che infesta quei boschi ahahahah!). Li attaccato c'è il vecchio ponte in pietra, che permette di dare uno sguardo di sotto e rendersi conto di quanto sia profondo il canyon.
Si accede al luogo di immersione, un ansa che si allarga fino a formare un grosso laghetto (chiamato non senza una ragione “Laguna Blu”) costeggiato da una spiaggetta sassosa, che fa da ingresso alla gola di pietra calcarea tra le rocce, oltrepassando il ponte, passando dinanzi alla sede del Canyon Park
Foto di Fabrizio Gandino
Laguna Blu
– Parco Avventura e poi giù per un sentiero (anche questo più trafficato di una autostrada a ferragosto durante una “partenza intelligente”, di scout, escursionisti e patiti del canyoning su gommoncini.
Sì perchè ragazzi, questo posto è piuttosto conosciuto da queste parti, il Canyon Park poi offre tutta una serie di attività anche per i “non subbi”, è assolutamente normale durante l'immersione alzare lo sguardo e vedere (dove l'acqua lo consente), tavole e gommoni passarti sopra la testa e al termine della traversata della gola, che sfocia in un ansa chiusa tra le rocce a picco in una vista mozzafiato (parola che ricorre spesso pensando a quel posto), qualcuno passare sopra di voi su un ponte tibetano.
Foto di Antonio Battaglini
Tornando al ragguardevole pomeriggio in questione, optai per la saggia decisione di portare giù prima lo scuba montato e le pinne e poi scendere vestito con il resto dell'attrezzatura, scelta che visto il gruppo di scout presenti (era la stagione riproduttiva?), si rivelò basilare per la mia sopravvivenza, visto il caldo torrido appena mitigato dalla frescura del bosco.
Entrati nella Laguna Blu, ci si inabissa subito con un rapido dislivello di circa quattro metri verso il fondo della gola del canyon, e qui comincia l'avventura fatta di paesaggi a dir poco stupendi.
Come ho detto precedentemente, qui vita subacquea ne vedi poca, se sei fortunato forse qualche trota e dei girini, ma per il resto la sensazione è stupenda in ogni passaggio.
Foto di Fabrizio Gandino
Salvatore Fabiano
Capita durante l'immersione di trovare qualche oggetto caduto a qualche esursionista o trascinato giù dalla pioggia nel dirupo, recuperatelo e portatelo su come abbiamo fatto anche noi, vedetelo come un piccolo prezzo da pagare per continuare a mantenere questo posto incontaminato com'è oggi.
C'è gente che fa questa immersione anche quattro, cinque volte a stagione, quel che mi lascia perplesso è che sono gli stessi che trovano la scogliera di Calafuria, troppo faticosa... parliamone...quel sentiero con l'attrezzatura indosso ucciderebbe un toro.
Per il resto, credo che le immagini che ho postato qui, parlino da sole; un esperienza da fare? Sicuramente sì, ma non esiste un diving lì, quindi ragazzi le bombole ve le dovete portare da casa, a patto di portarsi una muta che ti tenga al caldo e non sentire il freddo è un immersione
Foto di Salvatore Fabiano
Canyon del fiume Lima
tranquillamente alla portata di un Open, non c'è il rischio di perdersi e nel punto più fondo l'acqua supera di poco i nove metri, con dei consumi accettabili basta anche una bombola da dieci litri.
Arrivati al fondo e riemersi, avete la scelta: o vi reimmergete e rifate il percorso al contrario, o pinneggiate in superficie lasciandovi trasportare dalla flebile corrente (ma qui ve la vedrete con tutto quel che galleggia in quel momento sul torrente).
Spero di avervi fatto venire la curiosità quindi Buone Bolle!

Data Immersione: 10 luglio 2016

Attrezzature:

Computer: PUK Mares
Gav: OK 3000 Freeshark
Octopus: Primo stadio MR2 Mares, M5 Oceanic,  Secondi stadi Mares Rebel – Seacsub
Calzari : 2,5 mm Seac Sub
Calzari Scarpa: 5mm Tribord
Muta : Hyperterm 6,5mm Mares
Sottomuta: 2,5mm Tribord
Pinne : Mares Avanti 4
Maschera: Italica Seac Sub
Immersione da terra - Scesta - Bagni di Lucca (LU)
Temp. Acqua: 14 C°

Fabrizio Gandino
"Subacqueo di superficie"

Foto di Tina Gori

venerdì 5 ottobre 2018

Prime Esperienze: Eurobulker, il gigante sommerso di Carloforte

"Ormeggiammo su una secca, sopra un fondale di circa 12 metri di profondità, sotto di noi guardando con la maschera, dalla superficie potei distinguere una grossa lamiera quadrata e contorta adagiata sul fondo."


l'Eurobulker in un immagine di repertorio


Nel redazionale di apertura del Blog, ho parlato di quella che fu la mia prima immersione da neo brevettato Open Water.
Mi trovavo sull'isola di Sant'Antioco (CI) e smaniavo di tornare in acqua, questa volta però non avevo con me i mie compagni di corso e il gruppo di immersione di Calafuria, quindi presi un po' di informazioni in giro per il paese dai conoscenti che praticavano subacquea.
Mi consigliarono di rivolgermi allo “Shardana Diving” di Calasetta.
Allora non immaginavo dove mi avrebbero portato, ma la meta sarebbe stato il relitto dell'Eurobulker IV.


Mi vedo ancora oggi mentre aiutavo a spingere il carrellino con lo scuba montato, fra gli altri,  fin sulla banchina dove ci aspettava il gommone “Bruscopan II” del Diving.
Il mare era calmo e il tempo soleggiato e caldo, mi ricordo che il motore del natante tossicchiava un po' alla partenza, ma poco dopo eravamo in rotta per “Secca Grande”.
Ormeggiammo su una secca, sopra un fondale di circa 12 metri di profondità, sotto di noi guardando con la maschera, dalla superficie potei distinguere una grossa lamiera quadrata e contorta adagiata sul fondo.
Sapevo del naufragio di una nave carbonifera avvenuto anni prima, ma ignoravo il suo epilogo sino a quel momento.


Dovete sapere che nelle prime ore dell'8 settembre del 2000 l'Eurobulker IV era in navigazione a nord-est dell'Isola di San Pietro, nelle acque dell'omonimo canale, diretta verso Portovesme con un carico di carbone per la centrale Elettrica dell'ENEL della zona. Il naufragio avvenne alle ore 6:45 con la nave che si incagliò sul fondale roccioso della "Secca Grande", una secca situata a poco meno di un miglio a nord-est dell'Isola Piana. La collisione con le rocce aprì uno squarcio che ne allagò le stive facendola adagiare sul fondale relativamente basso. Del personale imbarcato, nessuno perse la vita e tutti i membri vennero tratti in salvo, le operazioni di recupero del carico di carbone e di circoscrizione della chiazza di gasolio fuoriuscito dai serbatoi iniziarono immediatamente, tuttavia le condizioni meteo ci misero del loro fin da subito, costringendo gli operatori ad interrompere le operazioni di recupero più e più volte. Non era possibile cercare di spostare il natante, difatti la Guardia Costiera era convinta che un tentativo di disincagliare la nave avrebbe potuto causare la rottura dello scafo, timore che si rivelò fondato in seguito. Per quasi un mese i tentativi di recupero del carico si susseguirono con fortune alterne, ma durante la notte del 3 ottobre 2000, la nave affondò spezzandosi in due tronconi a causa del forte vento di Maestrale. La parte della poppa rimase incagliata sugli scogli della secca, mentre la maggior parte dello scafo e relativo carico, si inabissarono su un fondale di circa 20 metri. Un paio di settimane dopo la poppa seguì la stessa sorte.
Ricordo l'emozione della discesa sulla catena, e la raccomandazione della mia guida, Orlando Arisci, “Rimani alla distanza di un tiro di fucile da me”, “E quanto è lunga la sagola del tuo fucile?” chiesi io, “Un paio di metri” mi rispose. All'epoca non avevo una fotocamera subacquea, quelle digitali e le Go-Pro scafandrate cominciavano appena a diffondersi e il prezzo era ancora importante. Le immagini che ho di quella mia prima avventura subacquea le devo alla gentilezza di una coppia di sposini freschi che ebbero la cortesia di girarmele via e-mail. La nave era stata smembrata in buona parte, ma questo lo seppi soltanto dopo: prua e sala macchine erano state asportate come molte lamiere dello scafo. La chiglia stessa in alcuni punti sembrava come lo scheletro di una balena morta, con la gabbia toracica snudata, ma la tolda della nave con le relative bitte d'ormeggio alle quali mi appoggiai guardandomi intorno era ancora lì, tutto mi sembrò enorme come una piazza d'armi. Ricordo bene il buio, di quell'antro nero che era il fumaiolo rovesciato, di come un altro Open ed io, rimanemmo all'esterno scrutando fin dove potevamo il visibile.


Mentre eravamo sotto, vedemmo distintamente la chiglia di una grossa barca a vela passarci sopra le teste, in dispregio a qualsiasi segnalazione e regola marittima. Fu la mia prima immersione “da solo”. La sera eccitato mi recai al ristorante di un amico d'infanzia e parlando con lui e altri amici sub del posto, mi dissero che avevano una sorpresa per me. Rimasi seduto ad aspettare qualche minuto e di lì a poco, ci raggiunse un altra persona, un uomo su una sedia a rotelle, parente di uno dei miei amici. Seppi poi che era stato un lavoratore subacqueo, la sua attuale condizione era dovuta ad una MDD, ma prima di questo incidente, lui stesso aveva partecipato ai lavori di smantellamento della nave, mi fornì alcune delle informazioni di cui ho scritto poc'anzi, oltre ad una piacevole serata di aneddoti subacquei sulla sua esperienza.
L'Eurobulker è un immersione facile, adatta agli Open, relativamente priva di rischi specifici, ovviamente non si parla neppure di penetrazione del relitto. Se siete interessati vi consiglio di rivolgervi ai diving di Carloforte sull'Isola di San Pietro, che la includono tra i siti di immersione.


Data Immersione: Agosto 2012

Attrezzature:

Computer: PUK Mares
Gav: Mares Frontier
Octopus: Primo stadio MK10 Scubapro, secondi stadi R190 – M5 Scubapro
Muta : Monopezzo umida 5mm Iceman
Sottomuta : 2,5 mm 
Pinne : Mares Plana
Calzari Scarpa: 5mm Rofos
Maschera: Mares Vedra
Immersione da gommone
Diving: Shardana Diving – Calasetta (CI)
Temp. Acqua: 28 C°

Per Saperne di più:

Eurobulker - Wikipedia

Isola di San Pietro - Eurobulker

Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"








Si inizia!



"Ascolto l'acqua che mi avvolge, ne considero la temperatura, la trasparenza, le correnti che la spostano. Poi gli occhi si riempiono delle immagini che mi si presentano davanti e le orecchie del respiro e dei suoni improvvisi che si sentono..."




Il momento più stressante per me è quello in cui sgonfio il gav e sono a metà tra fuori e dentro l'acqua. L'ultimo respiro all'aria, ma già nell'erogatore. Mentalmente ripercorro “la vestizione” e le prime cose da fare una volta arrivata alla profondità voluta. Poi tutto svanisce. Inizio a cadere nel mare, scendere, lentamente. Comincio a trasferirmi in un altro luogo, così simile e così diverso da quello cui sono abituata. I pendii della costa, mi ripropongono quelli delle montagne di alta quota, senza alberi, una vegetazione bassa, rocce.

Poi i segnali di ok dai e ai compagni, la posizione orizzontale e la nuova fase dell'avventura di quel tuffo.

Impiego sempre un po' a regolarizzare il respiro, a verificare se l'attrezzatura è a posto o se ha bisogno di qualche sistemazione.

Sono una dilettante, poca esperienza e alcune cose mi preoccupano ancora. Odio avere torce che si muovono al polso o sul gav, ho difficoltà ancora a trovare le tasche, aprirle con le mani coperte dai guanti. Con l’aumentare delle immersioni conoscerò il posto esatto di ogni oggetto, ma sono ancora lontana da questo.

Calafuria 27 Maggio 2018 - foto di Fabrizio Gandino


Ascolto l'acqua che mi avvolge, ne considero la temperatura, la trasparenza, le correnti che la spostano. Poi gli occhi si riempiono delle immagini che mi si presentano davanti e le orecchie del respiro e dei suoni improvvisi che si sentono: un motore lassù, un richiamo di un compagno.

Un nuovo tuffo, una nuova avventura condivisa con gli amici.



Elena