Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Gente & Mare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gente & Mare. Mostra tutti i post

giovedì 9 giugno 2022

Elba, "lo Scoglietto" che non delude mai

 



Questi ultimi due anni hanno penalizzato l'attività subacquea di diversi tra noi, solo ora a emergenza (si spera) finita si comincia a tirare un respiro di sollievo. Tutto è cominciato con Michele, che prima ancora di partire per il Mar Rosso a pinneggiare con i Longimanus, mi aveva convinto a partecipare al weekend sub all'isola d'Elba organizzato dalla nostra scuola. Sarò sincero, sto diventando un po' pigro, o forse sono solo un po' stanco e l'idea di sbattermi tra auto, traghetti e trasferte con le nostre attrezzature a spalla a piedi nella ressa di uno dei primi weekend caldi  non mi sorrideva moltissimo. Per contro la meta era l'isola d'Elba, con un più che probabile tuffo allo Scoglietto di Portofaerraio e le Cannelle, due full day che un subacqueo, qui nel Mediterraneo non può



ignorare. Ed eccoci così, che  Michele, Florin, Luca ed io ci troviamo in un affollatissimo terminal traghetti di Piombino per prendere l'aliscafo che ci depositerà a Cavo sull'isola.  Il diving scelto è quello di Valeria, la cui barca intravedo per primo dalla banchina di sbarco, distante (con gran sollievo delle nostre schiene) un tiro di schioppo. Il tempo di mollare sul ponte i nostri borsoni e definire gli orari di ritrovo e partenza e siamo liberi di andare a farci una doccia e procacciare la cena. Cavo assomiglia per alcuni versi, ad un luogo della mia infanzia, per chi è stato a S.Antioco probabilmente conoscerà il borgo di pescatori di Cussorgia, subendo probabilmente la medesima evoluzione, divenendo più popolato con gli anni e lasciando il posto a qualche locale caratteristico che farà animare il piccolo centro durante le ore serali. Le atmosfere sono quelle calme e rilassate di quei luoghi dove il tempo pare rallentare, fatto per chi apprezza isolarsi un po' dalle frenesie delle nostre vite, senza tuttavia rinunciare ai confort e ad un minimo di movida serale. 



La mattina arriva e ci trova riposati, colazione, salto in panetteria a ritirare un po' di "schiaccia" e via verso la barca. Io vado al molo a prendere Massimiliano e Marco in arrivo con il traghetto, Carlo ci raggiunge direttamente in barca insieme a Giovanni visto che sono qui da un paio di giorni prima. Il nostro vascello è quanto di più lontano possa assomigliare ad un moderno scafo da diving, ma ha il suo fascino che non è fuori luogo in un posto così. Tutto qui sembra dirti di dimenticarti quel che ti aspetta a casa e di goderti il lento scorrere del tempo. Come dicevo la barca è tozza e allegramente rossa, con il suo cefalopode ammiccante, comoda quanto basta e provvista di tutto l'essenziale, non manca nulla, ogni angolo dell'imbarcazione rivela il passaggio di chi prima di noi ha goduto del rilassante borbottio del motore diesel che ci sta portando allo Scoglietto di Porto Ferraio e delle amorevoli manutenzioni del papà di Valeria, si perché c'è anche lui con noi. C'è chi



prende il sole sul ponte, chi ricontrolla lo scuba, chi come Luca e me ascolta gli aneddoti della vita sull'isola dei tempi passati di Valeria e suo padre... e poi eccolo lì, lo scoglietto di Porto Ferraio. Alla discesa dell'ancora siamo ormai tutti vestiti e pronti ad indossare i GAV ormai, il breafing è rapido e conciso, il punto di discesa massimo previsto sarà intorno ai 40 mt, nel rispetto ovviamente dei brevetti in nostro possesso, il che ci porta a separarci in due gruppi. A quella profondità si trova un Cristo sommerso a circa -38 mt, si 



tratterà di un altorilievo in buona parte ricoperto di spugne gialle, raffigura un Cristo a braccia alzate ed aperte verso la superficie, come vuole l'iconografia di queste opere che hanno preso le mosse dal primo e più conosciuto di San Fruttuoso. Io ho optato per una muta semistagna da 6.5mm scelta della quale mi pentirò parzialmente nelle immersioni successive, visto il termoclimo dopo i venti metri. La discesa è tranquilla e graduale, la visibilità buona ci regala la vista di alcuni rami di gorgonia e negli anfratti individuiamo qualche piccola aragosta, ci sono anche alcuni dentici, che ...tacci loro! non si avvicineranno mai abbastanza per essere ripresi. Questa per me è un immersione nuova che non ho mai fatto. A poco più di 30 mt la luce è più fioca e laggiù dinanzi alla parete ecco la statua. Qua e là vedo le sfleshate di Marco. È il punto più basso della nostra immersione, da qui cominciamo la risalita verso la franata e la sosta di sicurezza. La riemersione è al solito un misto di eccitazione e desiderio di condividere le impressioni e i numerosi avvistamenti di fauna ittica che qui allo Scoglietto certo non manca. La sosta di superficie, più che necessaria trascorre tra lo sfottò tipico del nostro gruppo di teste matte, mentre sgranocchiamo focaccia in una sorta



di debriefing molto informale. Il secondo tuffo è per La Franata delle Cernie, che tiene pienamente fede al suo nome, ma ci regala anche murene, corvine, banchi di mennole, le onnipresenti castagnole (sia rosse che viola), saraghi di ogni foggia, donzelle pavonine, Sciarrani,  Sarpe ecc. Qua e là sul fondale mi tocca rilevare la presenza di diverse nacchere riverse sulla sabbia, mi avvicino speranzoso ad una delle rare ancora ritte, avvicino un dito nella vana speranza di vederla chiudersi, ma non avviene. Ricordo quando nella mia prima esperienza dieci anni fa, proprio qui avevo visto una delle colonie più floride di Pinne nobilis, ora tutto sembra essere andato perduto. Sulle pareti riesco a vedere anche alcuni esemplari di Spondylus, già noti in epoca romana per essere usati come monili.

Il giorno seguente dovrebbe essere la volta delle Cannelle; Luca, Michele ed io ci siamo stati qualche anno fa, ma la corrente e la massiccia presenza della mucillagine funestarono quell'occasione impedendoci di godere appieno di un panettone di roccia riccamente ornato di gorgonie rosse a circa 30-35 mt. Quando si dice "non era destino", Valeria considerato un meteo assai contraddittorio ci informa che difficilmente l'immersione sarà fattibile.  Il tempo (atmosferico e non) le daranno largamente ragione, messa ai voti si deciderà di tornare allo Scoglietto, questa volta per due tuffi su Grottoni e di nuovo sulla franata. Come detto precedentemente la mia scelta della semistagna si rivelerà piuttosto infelice e patirò un po' di freddo, ma il tutto sarà largamente compensato dal tripudio di vita marina nel quale ci muoveremo entrambe le volte. Come ulteriore premio ecco fare la loro comparsa anche i barracuda, nella loro sinuosa eleganza tra i banchi di castagnole, che sicuramente speravano nella loro indifferenza. Lo Scoglietto di Portoferraio non delude mai, una certezza, la sua posizione permette un ancoraggio rimessato con quasi qualsiasi tempo e la vita sotto le acque antistanti il faro è prospera, varia ed abbondante. Purtroppo è l'ora di tornare



indietro e manco a farlo apposta il cielo si sgombra dalle nuvole quasi a volerci congedare con un tentativo di perdono. Il ritorno a Cavo è tranquillo e placido come il tempo che questa isola sembra aver congelato e ci dà il tempo di impacchettare le nostre attrezzature rese più pesanti (hai noi!) dall'acqua. Salutiamo Cavo e Valeria dalla banchina del molo, ma sicuramente questo è soltanto un Arrivederci.



Buone bolle!!!



Link utili:


http://www.cavodiving.it/


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"



sabato 30 aprile 2022

E luce sia!

 






E luce sia...!!!!

È inevitabile, la domanda più comune da chi non pratica immersioni subacquee è quasi sempre la solita :

Ma è vero che sott'acqua c'è buio e non si vede niente ??.Dopo la precisazione che non è assolutamente vero ma che ci sono alcuni colori che non sono più visibili da alcuni metri di profondità, 

 la mia più grande soddisfazione in quei momenti è semplicemente con il telefonino fargli vedere alcuni miei scatti fotografici, dove si vedono delle coloratissime pareti ricche di colori vivacissimi e ricche di vita, gorgonie rosse e gialle che si mescolano, il corallo che fortunatamente è sempre più vivo e presente nelle nostre zone,  spugne e nudibranchi di tutti i colori,  allora di conseguenza arriva la seconda domanda di routine: ma queste sono state fatte in qualche mare tropicale ?!?!? 

Macché, rispondo io. Sono tutte state scattate  nella nostra zona gli rispondo a tono, allora vedi lo stupore nei loro occhi e ti chiedono di vederne altre. È proprio in quel momento che si realizza per chi fa fotografia quella sensazione di soddisfazione e appagamento alle tante ore passate in acqua a cercare qualcosa di interessante da immortalare. 

Ma per rendere belle illuminate queste foto in realtà c'è un piccolo trucchetto, é vero che la definizione dell'immagine è dovuta dalla macchina fotografica che si adopera ma fondamentale è la luce a rendere una foto ben definita e incisa. 


L'illuminazione dei flash in acqua rende visibile tutti quei colori che inevitabilmente per effetto della densità dell'acqua  non fa arrivare la luce necessaria in profondità e così andrebbero persi. Facciamo un po' di chiarezza. Nella fotografia subacquea si adopera flash e non una torcia semplicemente perché la luce che emette un flash al momento dello scatto è superiore a quello di una pur potente torcia e copre una maggiore porzione di immagine, chiaramente la posizione dei flash è fondamentale al risultato, dobbiamo stare attenti a non avvicinare troppo avanti i flash e rischiare di sovraesporre la foto e mettere in evidenza la tanto odiata da noi fotografi sospensione, vale a dire tutte quelle piccole particelle non visibili a occhio nudo ma che illuminate fanno sembrare le nostre foto tutte piene di piccoli pallini bianchi che rendono la foto impastate e non belle. 


Cosa diversa é quando si vuole fotografare un piccolissimo soggetto come potrebbe essere un coloratissimo nudibranco, in quel caso è indispensabile avvicinarsi il più possibile al soggetto e di conseguenza avvicinare i flash all'oblo '.


Chiaramente fotografando sempre in manuale, perciò variando tempi e diaframmi. I parametri di una macchina fotografica terrestre in acqua chiaramente variano, perciò è importante trovare i settaggi giusti. Al momento dello scatto la luce emessa dal flash crea un vero e proprio cono di luce, quello è il nostro renge di lavoro più o meno su cui poter lavorare allontanandoci e avvicinandoci al soggetto da fotografare,

perciò: quando vedete un fotografo subacqueo in acqua  intento a allargare o ristringere i bracci dei propri flash, oppure che scatta una foto la guarda sul display  e si mette freneticamente a smanettare sulla custodia e riprende a fotografare per lungo tempo a volte aimè lunghissimo tempo... abbiate un po' di pazienza e comprensione per lui, é proprio in quei momenti che si cerca di realizzare lo scatto nel miglior modo

dedicandogli del tempo, riguardandolo, modificando le impostazioni, la posizione dei flash, tempi e diaframmi, ma poi il piacere che si prova nel realizzare una bella foto e vedere lo stupore negli occhi di chi la guarda  è troppo grande!! 

Buone bolle e soprattutto buona luce fotografi!!! 


Marco Moretti



 

venerdì 25 febbraio 2022

Subacquei gente seria - 12: Anonima Subacquea 2

  

(i nomi dei partecipanti sono stati cambiati per proteggerne l'identità) Tratto da una storia vera (no non è vero, ma fa figo scriverlo)


E' un'altra sera buia, di quelle sere tardo invernali con paraculamenti climatici primaverili in cui, anche i marinai di lungo corso, con i tatuaggi stile Popeye, con il naso rubizzo di birra Icnusa e spellato dal sole,  si ingozzano di Oki e Voltaren nelle loro case.


Le chiglie delle barche all'ormeggio nel porticciolo, sostano placide prive dello sciabordio delle onde, dato dal riparo loro offerto da un cabinato di una trentina di metri, il silenzio è rotto dagli urletti di un gruppetto di sgallettate provate da una giornata tra shopping e spa, che avremo la sfiga di vedere dalla D'Urso prima o poi. Anche i gabbiani si sono rotti i sacrosanti del briatoresco bordello e sono andati ad appollaiarsi sulle antenne TV sfrattando i  piccioni.






Ancora furtivi figuri si muovono nell'ombra, rasentando i muri, di questa città nella notte senza luna.


Sagome scure fasciate nei loro giubbotti pieni di bandiere bianche e blu, rosse bandate di bianco ... la porticina di uno stabile si apre cigolando, più e più volte, mentre, uno dopo l'altro vi scompaiono all'interno. Tutti meno uno.


In questo scenario lui spicca come una confezione famiglia di bastoncini Findus in mezzo ad un banco di merluzzi dell'Atlantico. Un lungo impermeabile alla ispettore Clouseau che si allargava intorno a lui in "pavarottesca" guisa. Sguardo basso e furtivo, un cappellino da baseball con la visiera calata sulla fronte, Ray-ban a specchio ed una mascherina FFP2.


In sala le solite facce, ora sono una venticinquina al massimo, l'uomo alto dinoccolato, con i capelli cortissimi invita tutti ad accomodarsi . Il nuovo arrivato, rimane lungamente sull'uscio, quasi a soppesare se entrare o meno. "LA PORTAAAA FA CORRENTE!!" urla una voce stizzita. Si tratta del vecchio sub con la bombola di ossigeno sulla sua carrozzina, accanto a lui il giovane sub della volta scorsa.

Il nuovo arrivato si decide, infila subito le mani sotto il soprabito a tendone, ma come se un subitaneo pensiero lo avesse dissuaso le ritrae. Prova ad entrare, ma il suo impermeabile cozza lateralmente contro entrambi gli stipiti con un rumore sordo/metallico ad ogni suo ripetuto tentativo di incedere, come l'ultimo  inchino della Costa Concordia, alle Scole del Giglio. Alla fine, dopo tre minuti di tentativi, riesce ad entrare mettendosi di lato e con evolute contorsioni, entra e chiude la porta. Si fa strada tra le sedie, urlando e alcune, spostandone altre e attirandosi un paio di maledizioni tra i denti, quando incontra un paio di ginocchia di chi si è già accomodato.

Tra i pannelli i soliti discorsi nostalgici:

“Eh ai miei tempi avevo un maschera Mares Portofino  , era una di quelle in gomma ad oblò, e dovevi  compensare senza mani o scendere giù con uno stringinaso mica come adesso ...”

“...e le pinne? Vogliamo  parlare delle pinne!?“

“Eh...le GTX della Mares non galleggianti...che spinta!...che tempi!!” gli fece eco l'altro...

Il nuovo arrivato si guardava nervosamente in giro, grondando di sudore, visto che continuava a tenere addosso e chiuso, al chiuso (giusto per ribadire eh) l'impermeabile, come un maniaco sessuale che aspetta di esibire i propri gioielli di famiglia, ma con intenzioni opposte.

I discorsi tra i capannelli di sub si accavallavano in un brusio di fondo crescente, che sembrava innervosire non poco l'uomo in impermeabile.


La solita coppia di arzilli vicino al giovane occhialuto di Sharm berciava di strani riti che parevano sfidare le leggi della fisica e della chimica ...”compà i neosubbi sanno come si accende una sigaretta sott'acqua? Solo accendere eh! Che i veri subbi non fumano"

"E aprire e bere da una bottiglia di Asti spumante in immersione in apertura di stagione!?... Eh i fondamentali che non insegnano più...”.


Il giovane di Sharm, ascoltava in silente adorazione, gli eroici racconti del vecchio anossico sulla sedia arotelle e di un suo amico.

“Mi ricordo che con la due pezzi 5+5 si andava giù a gennaio, riemergevi che nevicava,  ma noi imperterriti, viola di freddo e a piedi nudi...”

“ora però hai l'artrite e i reumatismi vecchio mio” rispose ridendo il suo dirimpettaio.


L'uomo che aveva, aperto la sede  si fece strada tra i capannelli invitando tutti a sedersi, nelle sedie libere disposte in cerchio.

“Bene ragazzi benvenuti a questa riunione, per quelli che sono qui per la prima volta, vi invito a presentarvi .”

L'uomo in impermeabile cercò di farsi piccolo piccolo,  ma quando occupi lo spazio di una Fiat 850 è inevitabile che tutti gli sguardi si puntano su di te. Il giovane occhialuto, animato da solidale trasporto si alza per dare una pacca sulla spalla d'incoraggiamento all'ultimo arrivato, ma prima di raggiungerlo, la caviglia destra sbatte contro l'impermeabile; un rumore sordo rompe il silenzio, seguito da una tipica espressione linguistica livornese "il budello di tu..." che sibila saltellando su un piede.

L'uomo s'alza, forse vuole scappate via, ma il conduttore della serata lo prega di fermarsi, in fondo sono tutti lì per lo stesso motivo. Alla fine raccoglie il coraggio, si leva il cappellino,la mascherina e gli occhiali, il silenzio precipita nella stanza per alcuni istanti.

Qualcuno lo riconosce, "È Andrea " sibila sottovoce il vecchio anossico " non lo vedevo dall'ultimo corso di aggiornamento, un tempo era un grande sub".

Raccoglie il coraggio e poi parla, “Buonasera sono Andrea....e ...”.

(Coro) "Buonasera Andrea" 

"...e sono...e sono..." Il tempo si congela, come Zorro che si rivela al Sergente Garcia, in uno svolazzo l'impermeabile si libra per alcuni istanti nell'aria, per poi ricadere sul vecchio in carrozzina, che impreca maledicendo chi ha spento la luce.



La nuova visuale rivela, agli occhi dei presenti, il motivo di tanto ingombro: due bombole. Una per lato, a bandoliera che spenzolano ai fianchi. Un groviglio di fruste di alta e bassa pressione, pareva il frutto del lavoro di un gatto nevrotico incazzato e sotto steroidi buttato dentro un gomitolo di lana, annodate intorno al corpo come i tentacoli di una piovra. 

"...e sono un sub side-mounter" termina con un singhiozzo.

La temperatura in sala si abbassa di alcuni gradi, il vecchio anossico riguadagna la luce togliendosi di dosso l'impermeabile, socchiude gli occhi e vede le bombole, è lui il primo ad urlare: "Abominio!!!!".

Gli altri gli fanno subito eco, "non ci hai le palle per portare un Bibo!", "Non hai le palle neppure per un mono 15 litri!", " Già avere due cose appese di lato...dà un identità a quel che sta al centro..." rincara un vecchio sub più bilioso di altri .

Il conduttore interviene per sedare gli animi e ammonire i più facinorosi.


Colpi di tosse e brontolii di disapprovazione, un "levati la muta, "un sei" un vero subbo"  dall'ultima fila. Il conduttore della serata si alza allargando le braccia verso gli astanti in un invito alla calma e tolleranza. "continua ti prego" aggiunge all'indirizzo di Andrea.

"Io...io...l'ho fatto per la schiena!" Singhiozza di nuovo. Ed ancora una valanga di improperi: "tutte scuse!!! Manco un passo del gigante decente sei capace di fare!", "E la mia di schiena?! Ogni volta che in barca devo stare con il Bibo in piedi, in fila, ad aspettare uno di voi ? che entriate e poi vi passino le bombole e poi vi leviste dalle...".

"Basta ragazzi!! O dichiaro chiusa la riunione! Un po' di tolleranza via!... Continua Andrea".

"Avevo terminato un corso di aggiornamento da poco, ed un amica di vecchia data mi avvicinò per propormi un seminario gratuito di aggiornamento, mi disse che era una cosa bella. Nuova, che serviva a quelli come noi, niente da temere..."

"Bastardi...fanno sempre così quando devono rifilarti un altro corso ..." Sibila sottovoce il vecchio sulla sedia a rotelle."Hanno venduto un set di pentole a mio cugino nello stesso modo" gli fa eco un altro.

"Mi portarono così al lato side-mount della subacquea...mi dissero che era semplice... Dissero che l'immersione inizia respirando dalla bombola di destra (la bombola al lato destro del sub) … e termina con il subacqueo che respira dalla bombola alla sua sinistra. Ma già lì andavo in confusione persino con le indicazioni stradali del navigatore satellitare...e poi la destra è quella con cui si scrive. Ma io sono mancino..." Le parole terminano con un singulto, attimi di silenzio, non vola una mosca, riprende il suo racconto.

" Ci dissero che bastava un po' di matematica,  che il subacqueo abbia elaborato i suoi volumi di gas e sappia quanti bar siano un terzo e quanti bar rappresentano la metà di uno di questi terzi. Che avremmo iniziato la nostra immersione e respirando dalla bombola di destra finché la sua pressione sarebbe scesa di 30 bar, e poi si passa alla bombola di sinistra. Si sarebbe respirato da questa fino a quando la sua pressione scende di 60 bar, e quindi torna alla sua bombola di destra e poi dalla  bombola di destra fino a quando la pressione è scesa di 30 bar e poi...poi tutto si fa confuso... Base per altezza sul quadrato dell'ipotenusa diviso due per la tang di 20... Io che mi incasino ancora oggi con le frazioni, come in terza elementare."


Un altra pausa, poi riprende " durante la prima immersione di prova, dopo il terzo scambio di erogatori ho preso per sbaglio, quello del mio compagno. Lui il mio e ci siamo intrecciati le fruste in un nodo gordiano. Ci sono volute tre ore e 4 stage decompressivi per scioglierci...ma poi preso dal panico, ne ho reciso alcune di queste con il coltello.. Riemerso sono scappato...dalla vergogna sono con ancora addosso le bombole e giro così da allora... Vi prego liberatemi!!! Ho sbagliato lo so! Vi supplico, se mi liberate non userò altro che un jacket,  neppure un gav sacco posteriore...vi supplico!!".

Tanto accorato è l'appello, da sciogliere i cuori anche dei  più duri e ortodossi, come meduse dopo una mareggiata sotto il solleone, alla spiaggia del Calambrone (che bravo, ho fatto pure la rima, tiè) qualche lacrima riga le guance cotte dal sole.

Tutti gli sguardi si  girano verso il vecchio con la carrozzina e la bombola d'ossigeno... Questi arretra, memore della volta precedente...

"Tranquillo..." Lo rassicura il conduttore della serata avvicinandosi..."tranquillo...".

Scena conclusiva:

Andrea viene portato via in trionfo, con uno scuba improvvisato con la bombola dell'anziano anossico sulla schiena, via verso la darsena antistante, per essere battezzato a nuova vita, nelle sue sacre acque olezzanti di nafta e di cefali imbruttiti.

Rimangono solo il vecchio sulla carrozzina, con le bombe in side-mount a lato di questa, il ragazzo di Sharm la sospinge, ma essa rimbalza contro gli stipiti della porta, tenendoli all'interno. Il Side-mount non passa!



Alla prossima riunione...


 

Fabrizio Gandino  

"Subacqueodisuperficie"






 

 

Ringraziamenti:

Si ringrazia Giorgio per la vignetta d'apertura



  Nota dell'autore: questo naturalmente è un racconto umoristico, indirizzato allo sfottò tra sub, che ci sta. La configurazione Side-mount nasce dalla necessità di doversi muovere in ambienti angusti, dove le attrezzature con un Bibo tradizionale, possono risultare ingombranti, si fa ampio riferimento a penetrazione di caverne e relitti. Ultimamente la sua diffusione sta prendendo piede in ambiti diversi soprattutto per il tipo di assetto che consente sollevando la schiena da pesi. Non sono tra i suoi estimatori, ma è una cosa mia personale. Si va in acqua con la configurazione che più ci fa stare bene, ed io ho trovato la mia. Ma se la cosa vi ha incuriosito, ecco di cosa stiamo parlando.

http://www.marpola.it/Tecnica%20e%20Medicina/145.htm







venerdì 11 febbraio 2022

Andrea Izzotti: un fotografo tra i giganti delle Azzorre




La pandemia da Covid19 ha fermato o rallentato le vite della maggioranza di noi, ma questo pare non sia valso per Andrea Izzotti.

Questi due anni lo hanno visto produrre pubblicazioni sia in ambito fotografico, faccio ampio riferimento vai suoi book tematici, di cui tra poco spero vorrà parlarci, sia narrativa con "Zena, storia di un orca" ed infine con "Capodogli - i giganti delle Azzorre - Storie di Balene e balenieri", che ha un taglio decisamente più divulgativo.


Comincio subito col dire che i libri di Andrea Izzotti hanno in comune un sentimento che è impossibile soffocare, che malgrado la sua non lusinghiera accezione comune, lui nobilita: quel sentimento è l'Invidia. 

Si Invidia di quella buona, di quella che ti porta a desiderare di vivere le stesse esperienze dell'autore, che da quell'inguaribile entusiasta che è, riesce anche in questa sua ultima fatica, a prendere per mano il lettore portandolo con sé nelle sue avventure. 

Fotografo provetto, subacqueo, whale watcher, lui non vi dirà nella sua modestia, che magari quell'immagine su un puzzle di una nota casa specializzata è un suo scatto, oppure ometterà di dirvi che alcune delle sue foto hanno avuto l'onore delle cronache nei notiziari nazionali in prima serata (infatti lo faccio io, per il solo gusto di vederlo arrossire un po'😁), quindi passiamo a lui la palla e lo invito a parlarci dei suoi ultimi progetti ed in particolare della sua ultima pubblicazione: "Capodogli - i giganti delle Azzorre - Storie di Balene e balenieri".


Intanto, bentornato Andrea sulle pagine del nostro Blog.

Subacqueodisuperficie: Leggendo il tuo libro, emerge in modo chiaro come la tua esperienza alle Azzorre ti sia rimasta dentro, quando si è fatta strada nella tua testa l'idea di scrivere questo libro?

Andrea Izzotti: L’idea è nata lo scorso anno, quando ho finito di leggere il libro di Maddalena Jahoda, Balene Salvateci! (che ha poi scritto la prefazione dei Giganti delle Azzorre. La sua esperienza alle Azzorre, raccontata magistralmente, mi ha fatto scattare l’idea di entrare in acqua con questi placidi animali. Con l’aiuto di Maddalena ho contattato Enrico Villa di CWAzores, esperta nel fornire appoggio anche professionisti. Enrico mi ha indirizzato verso la giusta direzione nella redazione delle richieste di autorizzazione ad immergermi con i capodogli. Ho presentato un progetto che prevedeva la realizzazione di un libro su questi mammiferi marini, ma quando sono stato alle Azzorre il progetto si è espanso sino a coinvolgere le diverse tematiche affrontate nel libro.

Subacqueodisuperficie: Hai fatto un gran lavoro di ricerca bibliografica, quello che colpisce sono i numeri, la maggioranza della mattanza, un vero e proprio olocausto marino (mi rendo conto che il termine è un po' forte, specie perché evoca altri orrori), è avvenuta con arpioni a mano, per questo le cifre riportate sembrano anche più incredibili.

Andrea Izzotti: Non ho usato la parola olocausto nel libro, per rispetto a quello che rappresenta questo termine con riferimento agli umani. In realtà se è vero che temporalmente gettare arpioni a mano nel corpo degli animali è avvenuto per un numero considerevole di anni, la vera mattanza di animali con numeri incredibili si colloca tra gli anni 50 e gli anni 80 del secolo scorso, dietro l’angolo. L’uso dei cannoni per sparare gli arpioni ha purtroppo trasformato la caccia in un eccidio.

Subacqueodisuperficie: Nel tuo libro ad un certo punto affronti il delicato rapporto tra i cetacei/mammiferi marini e l'uomo contestualizzandolo nelle varie epoche, perché questo distinguo per te era necessario?

Andrea Izzotti: Perché anche io sono emotivamente coinvolto e l’ira non lascia ragionare. Era necessario comprendere le ragioni storiche dell’inizio e dello sviluppo della caccia ai cetacei per evitare di cadere in facili estremismi. Proprio la mia esperienza alle Azzorre, dove questo equilibrio tra esigenze di sopravvivenza umana e di quelli che simpaticamente chiamo i “testoloni neri” ha subito una trasformazione radicale in pochissimo tempo, mi ha aiutato a comprendere dove cercare il punto di equilibrio.

Subacqueodisuperficie: Quanti libri hai pubblicato sino ad ora?

Andrea Izzotti: Il mio primo libro è “Racconti dal blu e altri colori” dedicato a ricordi di viaggi

Ho poi pubblicato “Zena, storia di un orca” ( vi rimando al post in cui ne parlammo https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2020/06/zena-storia-di-un-orca-intervista.html), dove porto il lettore, come hai scritto tu a scendere in acqua con questi animali, a “orchizzarsi” per dirla alla Gandino

Durante la pandemia ho dato fondo ai miei archivi e ho pubblicato una collana di libri fotografici “nati per essere liberi”, sono 20 libri dedicati ad animali marini e terrestri, con l’ultimo dedicato a zoo e circhi. Per ogni uscita ho fatto una diretta facebook con esperti degli argomenti trattati.






Subacqueodisuperficie: Ritieni che Moby Dick di Melville sia stato per il pubblico, un po' per i suoi tempi, come "Lo squalo" di Steven Spielberg, ai nostri?

Andrea Izzotti: E’ un’ottima domanda, visto quello che lo squalo ha provocato. Indubbiamente come leggerai nel libro, la balena è stata vista come un mostro per centinaia di anni e Melville ha portato questo mostro al punto più alto dal punto di vista letterario. La differenza sta nei mezzi di comunicazione. Lo squalo ha portato la paura dentro ciascuno di noi a livello concreto. Ogni volta che sono entrato in acqua dopo quel film avevo il timore che mascelle potentissime mi afferrassero e mi trascinassero negli abissi. Su Moby Dick, a cui è dedicato l’ultimo capitolo de I giganti delle Azzorre, sono stati scritti fiumi di parole e decine se non centinaia di libri. Si va da quelli classici che analizzano testo e significato a quelli che vedono allegorie alle quali, a mio avviso, Melville non aveva minimamente pensato. Vi è un testo ad esempio che vede in Moby Dick, l’allegoria dello schiavismo. Pensa: i capodogli sono normalmente neri, ma Moby Dick… è bianco.

Tornando alla tua domanda e proseguendo nella risposta devo dire che anche a livello concreto l’immediatezza del pericolo de lo squalo è più palpabile, al di là del centinaio di anni tra Moby Dick e il film Lo squalo: tutti quelli che fanno il bagno in mare immaginano più un incontro con uno squalo che con una balena, alla fine dell’800 non solo vi erano milioni di balene ma anche centinaia di milioni di squali in più, rispetto ai giorni nostri, dove queste specie sono minacciate dall’estinzione.

Il pubblico che leggeva Melville probabilmente non ha mai visto una balena viva, mentre chi ha “visto” lo squalo ha avuto un racconto per immagini, molto più immediato e “terrificante”

Subacqueodisuperficie: come verrà distribuito il tuo libro?




Andrea Izzotti: Come gli altri miei libri è un’auto-produzione stampata e distribuita da Amazon. Questo è interamente a colori e contiene ben 77 tra immagini e fotografie, quasi tutte scattate da me.

Il libro è in tre versione copertina morbida, copertina rigida e Ebook.

https://www.amazon.it/dp/B09S1ZVXGF/

Subacqueodisuperficie: se qualcuno volesse, incuriosito dal tuo libro, vivere l'esperienza del whale whatching?

Andrea Izzotti: Si può fare whale watching in Italia con possibilità di avvistamento clamorosamente alte (intorno al 98%). Io vado in Liguria con gli amici di Golfo Paradiso Whale Watching; l’altra società che opera è il Consorzio Liguria Via Mare. La stagione va da Aprile a Ottobre e sui siti degli operatori vi sono tutte le informazioni necessarie.

Subacqueodisuperficie: ti ringrazio ancora una volta per averci fatto visita.

Andrea Izzotti: Un ringraziamento lo faccio a te Fabrizio. E’ grazie a persone che hanno un cuore e una testa come la tua, che sono fiducioso per la direzione che dobbiamo intraprendere in futuro per garantire ai nostri figli e ai figli dei nostri figli di poter godere degli spettacoli naturali ai quali ho avuto la meravigliosa fortuna di assistere. Mentre ero in acqua con un capodoglio davanti a me ho pensato… ma quanti nel mondo hanno fatto questa cosa folle che sto facendo? 

Subacqueodisuperficie: Chiudo con una dedica personale che credo in pochi potranno davvero coglierne la citazione: Caro Andrea, sono sicuro che George e Grace avrebbero ringraziato e apprezzato il tuo impegno.

Andrea Izzotti: Ci ho messo un po’ ad arrivarci…è una citazione cinematografica dotta. Chi leggerà il libro comprenderà l’importanza del film a cui tu fai riferimento (Star Trek IV – Rotta Verso la terra) che è del 1986, un anno importantissimo per le balene.


Questo lavoro è stato eseguito sotto l'autorizzazione SAI-DRAM/2021/857 SGC0060/2021/4539 Proc. 120.12.02/124 rilasciata dal Governo del Portogallo il 16 giugno 2021. Tutte le precauzioni indicate nel progetto sono state prese dai professionisti per evitare il disturbo agli animali durante l'esecuzione delle operazioni. Secondo la legislazione regionale il nuoto con balene e altri cetacei che non siano delfini è vietato nelle Azzorre.


Buone bolle, buoni "spruzzi" e buona lettura


Link:

https://www.andreaizzotti.it/

https://www.instagram.com/andrea_izzotti/?hl=en

https://www.amazon.it/dp/B09S1ZVXGF/


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"