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venerdì 25 febbraio 2022

Subacquei gente seria - 12: Anonima Subacquea 2

  

(i nomi dei partecipanti sono stati cambiati per proteggerne l'identità) Tratto da una storia vera (no non è vero, ma fa figo scriverlo)


E' un'altra sera buia, di quelle sere tardo invernali con paraculamenti climatici primaverili in cui, anche i marinai di lungo corso, con i tatuaggi stile Popeye, con il naso rubizzo di birra Icnusa e spellato dal sole,  si ingozzano di Oki e Voltaren nelle loro case.


Le chiglie delle barche all'ormeggio nel porticciolo, sostano placide prive dello sciabordio delle onde, dato dal riparo loro offerto da un cabinato di una trentina di metri, il silenzio è rotto dagli urletti di un gruppetto di sgallettate provate da una giornata tra shopping e spa, che avremo la sfiga di vedere dalla D'Urso prima o poi. Anche i gabbiani si sono rotti i sacrosanti del briatoresco bordello e sono andati ad appollaiarsi sulle antenne TV sfrattando i  piccioni.






Ancora furtivi figuri si muovono nell'ombra, rasentando i muri, di questa città nella notte senza luna.


Sagome scure fasciate nei loro giubbotti pieni di bandiere bianche e blu, rosse bandate di bianco ... la porticina di uno stabile si apre cigolando, più e più volte, mentre, uno dopo l'altro vi scompaiono all'interno. Tutti meno uno.


In questo scenario lui spicca come una confezione famiglia di bastoncini Findus in mezzo ad un banco di merluzzi dell'Atlantico. Un lungo impermeabile alla ispettore Clouseau che si allargava intorno a lui in "pavarottesca" guisa. Sguardo basso e furtivo, un cappellino da baseball con la visiera calata sulla fronte, Ray-ban a specchio ed una mascherina FFP2.


In sala le solite facce, ora sono una venticinquina al massimo, l'uomo alto dinoccolato, con i capelli cortissimi invita tutti ad accomodarsi . Il nuovo arrivato, rimane lungamente sull'uscio, quasi a soppesare se entrare o meno. "LA PORTAAAA FA CORRENTE!!" urla una voce stizzita. Si tratta del vecchio sub con la bombola di ossigeno sulla sua carrozzina, accanto a lui il giovane sub della volta scorsa.

Il nuovo arrivato si decide, infila subito le mani sotto il soprabito a tendone, ma come se un subitaneo pensiero lo avesse dissuaso le ritrae. Prova ad entrare, ma il suo impermeabile cozza lateralmente contro entrambi gli stipiti con un rumore sordo/metallico ad ogni suo ripetuto tentativo di incedere, come l'ultimo  inchino della Costa Concordia, alle Scole del Giglio. Alla fine, dopo tre minuti di tentativi, riesce ad entrare mettendosi di lato e con evolute contorsioni, entra e chiude la porta. Si fa strada tra le sedie, urlando e alcune, spostandone altre e attirandosi un paio di maledizioni tra i denti, quando incontra un paio di ginocchia di chi si è già accomodato.

Tra i pannelli i soliti discorsi nostalgici:

“Eh ai miei tempi avevo un maschera Mares Portofino  , era una di quelle in gomma ad oblò, e dovevi  compensare senza mani o scendere giù con uno stringinaso mica come adesso ...”

“...e le pinne? Vogliamo  parlare delle pinne!?“

“Eh...le GTX della Mares non galleggianti...che spinta!...che tempi!!” gli fece eco l'altro...

Il nuovo arrivato si guardava nervosamente in giro, grondando di sudore, visto che continuava a tenere addosso e chiuso, al chiuso (giusto per ribadire eh) l'impermeabile, come un maniaco sessuale che aspetta di esibire i propri gioielli di famiglia, ma con intenzioni opposte.

I discorsi tra i capannelli di sub si accavallavano in un brusio di fondo crescente, che sembrava innervosire non poco l'uomo in impermeabile.


La solita coppia di arzilli vicino al giovane occhialuto di Sharm berciava di strani riti che parevano sfidare le leggi della fisica e della chimica ...”compà i neosubbi sanno come si accende una sigaretta sott'acqua? Solo accendere eh! Che i veri subbi non fumano"

"E aprire e bere da una bottiglia di Asti spumante in immersione in apertura di stagione!?... Eh i fondamentali che non insegnano più...”.


Il giovane di Sharm, ascoltava in silente adorazione, gli eroici racconti del vecchio anossico sulla sedia arotelle e di un suo amico.

“Mi ricordo che con la due pezzi 5+5 si andava giù a gennaio, riemergevi che nevicava,  ma noi imperterriti, viola di freddo e a piedi nudi...”

“ora però hai l'artrite e i reumatismi vecchio mio” rispose ridendo il suo dirimpettaio.


L'uomo che aveva, aperto la sede  si fece strada tra i capannelli invitando tutti a sedersi, nelle sedie libere disposte in cerchio.

“Bene ragazzi benvenuti a questa riunione, per quelli che sono qui per la prima volta, vi invito a presentarvi .”

L'uomo in impermeabile cercò di farsi piccolo piccolo,  ma quando occupi lo spazio di una Fiat 850 è inevitabile che tutti gli sguardi si puntano su di te. Il giovane occhialuto, animato da solidale trasporto si alza per dare una pacca sulla spalla d'incoraggiamento all'ultimo arrivato, ma prima di raggiungerlo, la caviglia destra sbatte contro l'impermeabile; un rumore sordo rompe il silenzio, seguito da una tipica espressione linguistica livornese "il budello di tu..." che sibila saltellando su un piede.

L'uomo s'alza, forse vuole scappate via, ma il conduttore della serata lo prega di fermarsi, in fondo sono tutti lì per lo stesso motivo. Alla fine raccoglie il coraggio, si leva il cappellino,la mascherina e gli occhiali, il silenzio precipita nella stanza per alcuni istanti.

Qualcuno lo riconosce, "È Andrea " sibila sottovoce il vecchio anossico " non lo vedevo dall'ultimo corso di aggiornamento, un tempo era un grande sub".

Raccoglie il coraggio e poi parla, “Buonasera sono Andrea....e ...”.

(Coro) "Buonasera Andrea" 

"...e sono...e sono..." Il tempo si congela, come Zorro che si rivela al Sergente Garcia, in uno svolazzo l'impermeabile si libra per alcuni istanti nell'aria, per poi ricadere sul vecchio in carrozzina, che impreca maledicendo chi ha spento la luce.



La nuova visuale rivela, agli occhi dei presenti, il motivo di tanto ingombro: due bombole. Una per lato, a bandoliera che spenzolano ai fianchi. Un groviglio di fruste di alta e bassa pressione, pareva il frutto del lavoro di un gatto nevrotico incazzato e sotto steroidi buttato dentro un gomitolo di lana, annodate intorno al corpo come i tentacoli di una piovra. 

"...e sono un sub side-mounter" termina con un singhiozzo.

La temperatura in sala si abbassa di alcuni gradi, il vecchio anossico riguadagna la luce togliendosi di dosso l'impermeabile, socchiude gli occhi e vede le bombole, è lui il primo ad urlare: "Abominio!!!!".

Gli altri gli fanno subito eco, "non ci hai le palle per portare un Bibo!", "Non hai le palle neppure per un mono 15 litri!", " Già avere due cose appese di lato...dà un identità a quel che sta al centro..." rincara un vecchio sub più bilioso di altri .

Il conduttore interviene per sedare gli animi e ammonire i più facinorosi.


Colpi di tosse e brontolii di disapprovazione, un "levati la muta, "un sei" un vero subbo"  dall'ultima fila. Il conduttore della serata si alza allargando le braccia verso gli astanti in un invito alla calma e tolleranza. "continua ti prego" aggiunge all'indirizzo di Andrea.

"Io...io...l'ho fatto per la schiena!" Singhiozza di nuovo. Ed ancora una valanga di improperi: "tutte scuse!!! Manco un passo del gigante decente sei capace di fare!", "E la mia di schiena?! Ogni volta che in barca devo stare con il Bibo in piedi, in fila, ad aspettare uno di voi ? che entriate e poi vi passino le bombole e poi vi leviste dalle...".

"Basta ragazzi!! O dichiaro chiusa la riunione! Un po' di tolleranza via!... Continua Andrea".

"Avevo terminato un corso di aggiornamento da poco, ed un amica di vecchia data mi avvicinò per propormi un seminario gratuito di aggiornamento, mi disse che era una cosa bella. Nuova, che serviva a quelli come noi, niente da temere..."

"Bastardi...fanno sempre così quando devono rifilarti un altro corso ..." Sibila sottovoce il vecchio sulla sedia a rotelle."Hanno venduto un set di pentole a mio cugino nello stesso modo" gli fa eco un altro.

"Mi portarono così al lato side-mount della subacquea...mi dissero che era semplice... Dissero che l'immersione inizia respirando dalla bombola di destra (la bombola al lato destro del sub) … e termina con il subacqueo che respira dalla bombola alla sua sinistra. Ma già lì andavo in confusione persino con le indicazioni stradali del navigatore satellitare...e poi la destra è quella con cui si scrive. Ma io sono mancino..." Le parole terminano con un singulto, attimi di silenzio, non vola una mosca, riprende il suo racconto.

" Ci dissero che bastava un po' di matematica,  che il subacqueo abbia elaborato i suoi volumi di gas e sappia quanti bar siano un terzo e quanti bar rappresentano la metà di uno di questi terzi. Che avremmo iniziato la nostra immersione e respirando dalla bombola di destra finché la sua pressione sarebbe scesa di 30 bar, e poi si passa alla bombola di sinistra. Si sarebbe respirato da questa fino a quando la sua pressione scende di 60 bar, e quindi torna alla sua bombola di destra e poi dalla  bombola di destra fino a quando la pressione è scesa di 30 bar e poi...poi tutto si fa confuso... Base per altezza sul quadrato dell'ipotenusa diviso due per la tang di 20... Io che mi incasino ancora oggi con le frazioni, come in terza elementare."


Un altra pausa, poi riprende " durante la prima immersione di prova, dopo il terzo scambio di erogatori ho preso per sbaglio, quello del mio compagno. Lui il mio e ci siamo intrecciati le fruste in un nodo gordiano. Ci sono volute tre ore e 4 stage decompressivi per scioglierci...ma poi preso dal panico, ne ho reciso alcune di queste con il coltello.. Riemerso sono scappato...dalla vergogna sono con ancora addosso le bombole e giro così da allora... Vi prego liberatemi!!! Ho sbagliato lo so! Vi supplico, se mi liberate non userò altro che un jacket,  neppure un gav sacco posteriore...vi supplico!!".

Tanto accorato è l'appello, da sciogliere i cuori anche dei  più duri e ortodossi, come meduse dopo una mareggiata sotto il solleone, alla spiaggia del Calambrone (che bravo, ho fatto pure la rima, tiè) qualche lacrima riga le guance cotte dal sole.

Tutti gli sguardi si  girano verso il vecchio con la carrozzina e la bombola d'ossigeno... Questi arretra, memore della volta precedente...

"Tranquillo..." Lo rassicura il conduttore della serata avvicinandosi..."tranquillo...".

Scena conclusiva:

Andrea viene portato via in trionfo, con uno scuba improvvisato con la bombola dell'anziano anossico sulla schiena, via verso la darsena antistante, per essere battezzato a nuova vita, nelle sue sacre acque olezzanti di nafta e di cefali imbruttiti.

Rimangono solo il vecchio sulla carrozzina, con le bombe in side-mount a lato di questa, il ragazzo di Sharm la sospinge, ma essa rimbalza contro gli stipiti della porta, tenendoli all'interno. Il Side-mount non passa!



Alla prossima riunione...


 

Fabrizio Gandino  

"Subacqueodisuperficie"






 

 

Ringraziamenti:

Si ringrazia Giorgio per la vignetta d'apertura



  Nota dell'autore: questo naturalmente è un racconto umoristico, indirizzato allo sfottò tra sub, che ci sta. La configurazione Side-mount nasce dalla necessità di doversi muovere in ambienti angusti, dove le attrezzature con un Bibo tradizionale, possono risultare ingombranti, si fa ampio riferimento a penetrazione di caverne e relitti. Ultimamente la sua diffusione sta prendendo piede in ambiti diversi soprattutto per il tipo di assetto che consente sollevando la schiena da pesi. Non sono tra i suoi estimatori, ma è una cosa mia personale. Si va in acqua con la configurazione che più ci fa stare bene, ed io ho trovato la mia. Ma se la cosa vi ha incuriosito, ecco di cosa stiamo parlando.

http://www.marpola.it/Tecnica%20e%20Medicina/145.htm







mercoledì 16 febbraio 2022

Inconti nel mare d’inverno: Elysia timida

 Un’immersione come altre, questa volta  nei pressi di Quercianella località Calafuria, compagni di avventura, Ale e Brigida.

L'immersione si stava svolgendo regolarmente a circa 42 metri di profondità, in una zona ricca di grotte e scogli. Eravamo alla ricerca di un relitto di cui ci avevano parlato: una benna di una motopala che  Ale ricordava di avere visto tempo addietro.(ma questa è un altra storia).

Il fondale di quella zona é ricco di corallo , gorgonie e tantissimi colori sugli scogli …

Lasciate che vi spieghi come ci si sente ad essere lì. È come se, immersi nella realtà di un mondo che non ci appartiene e di cui siamo solo spettatori, l’animo umano ritrovasse la sua genuinità e scomparisse quel senso di egoismo e apparenza che ci si è cucito addosso, dalle regole del comportamento sociale. Uno stato di grazia, che purtroppo termina finita l’ora d’aria, alla fine della quale torniamo in superficie, alla realtà. 

Se mi è consentita una citazione fantascientifica , quello specchio d’acqua, a cui volgiamo gli occhi tornando alla superficie, tornando alla realtà è come una sorta di Star-gate. 

Ma tornando a noi, l'immersione volgeva al termine, eravamo lì nella nostra sosta di sicurezza a sei metri di profondità, più esposti alla risacca, che sopportavamo con stoica pazienza, quando mi sono imbattuto in un mollusco che non vedevo da quest’estate dall'interessante e particolare la storia  evolutiva .

Andare sott'acqua ha nutrito la mia curiosità, stuzzicando la mia necessità di arricchire le mie personali conoscenze subacquee, con flora e fauna di cui, prima di allora, non conoscevo neanche l’esistenza.

Elysia timida (Risso. 1818)


l’Elysia timida (Risso, 1818) rientra tra questi, si tratta di un esempio di simbiosi obligatoria tra questa lumaca e una cellula appartenente a un tipo di alga. L’ Elysia timida è un Mollusco Gasteropode Heterobranchia appartenente all’ordine dei Sacoglossi.

Dalla nascita di questa coppia simbiotica si svolge la fotosintesi . permettendo cosi la trasformazione di anidride carbonica  in carbuidrati (zuccheri)  e ossigenazione nell’acqua. Infatti nelle alette dorsali del organismo si puo’ notare un colore verde appartenente a queste cellule vegetali. 

La simbiosi sembra si sia sviluppata negl’anni con la fagocitazione di un tipo di alghe da parte del mollusco. Fagogitate ma non digerite .le protuberanze dorsali si aprirebbero alla presenza di raggi solari. Gli Heterobranchia, alla quale l'Elysia appartiene, sono i gasteropodi con conchiglia ridotta al minimo e nella più parte delle specie assente.



Privo di appendici dorsali e dotato di estensioni laterali del corpo simili ad ali (parapodi). Nel periodo estivo è facile rinvenire Elysia timida mentre si aggira tra gli ombrellini dell'alga verde Acetabularia acetabulum di cui abitualmente si nutre.

Il nome “sacoglossi” deriva dal fatto che le specie appartenenti a questo ordine, hanno bocca sprovvista di mandibola.

Essendo per lo più erbivori l’alimentazione avviene succhiando il contenuto delle cellule vegetali, stilettate dalla radula presente nella bocca.

Il tempo di qualche scatto ed i minuti della sosta volano, è tempo di risalire, ma è solo un arrivederci.



Libri:

 “ il regno dei nudibranchi” guida ai molluschi opistobranchi della Riviera del Conero - Federico Betti - Editrice La Mandragora - (2021)




Link:

https://www.biologiamarina.org/elisia-timida/

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Elysia_timida

https://www.marinespecies.org/aphia.php?p=taxdetails&id=411959

http://www.aiamitalia.it/index.php?option=com_schede&view=scheda&genere=Elysia&specie=timida&Itemid=84



Matteo Stanzani

"Masdepaz"



lunedì 14 febbraio 2022

Ospiti


"Qui vorrei parlarvi di altro, delle somiglianze tra montagna e mare. Che è buffo, perché in una ci si alza di quota, nell’altro ci si abbassa. Eppure.
In entrambi i casi colpisce l’immensità del paesaggio. La sensazione di infinito."



Sono una montanara. Le mie origini è vero, sono sarde, ma sono nata e cresciuta (e vivo) in una regione lontana dal mare e in una città incuneata tra le montagne, all’incrocio di tre fiumi (uno è considerato torrente, in verità).
Non sono un’alpinista, e le corde per arrampicarmi le ho usate pochissimo e molti anni fa. Mi piace però camminare sui sentieri, nel bosco o fuori il limite, dove gli alberi alti lasciano il posto prima a cespugli, poi a prati, poi a rocce.





La subacquea è passione recente: dopo un paio di anni di indecisione sul fare o no un corso, mi sono buttata (è il caso di dirlo) in questa avventura. Forse sarebbe stata un’esperienza estemporanea, qualcosa da fare solo in vacanza, se non avessi conosciuto un gruppo di folli che si immergono regolarmente a Calafuria, oltre alle varie immersioni organizzate in altre località.
Ma non è di loro che vorrei parlarvi ora: a loro dedicherò un altro post.
Qui vorrei parlarvi di altro, delle somiglianze tra montagna e mare. Che è buffo, perché in una ci si alza di quota, nell’altro ci si abbassa. Eppure.
In entrambi i casi colpisce l’immensità del paesaggio. La sensazione di infinito. Guardare nel blu è un colpo viene quasi un'ansia da vuoto e di smarrimento: ecco forse questa è una differenza, perché in montagna, quando sei in alto e guardi il panorama ti orienti bene, riconosci le cime intorno, mentre se rivolgi il tuo sguardo verso il mare aperto, tutto pare uguale, perdere la via è facile. In entrambi i casi però la vastità del mondo entra nei tuoi occhi e ti senti sì piccola cosa, ma parte del tutto.


  
Per quanto tu sia esperto, sei un ospite. Cammini o nuoti in un ambiente più o meno conosciuto, sai bene che ci sono regole da rispettare attentamente e che alla minima avvisaglia di pericolo ti conviene tornare indietro, perché tra il poter ritornare e non poterlo fare più a volte corre poco tempo e la differenza tra le due situazioni non è di poco conto.
Si entra in punta di piedi, chiedendo permesso, attenti a ciò che dice ciò che ti circonda: mare, monte, tempo atmosferico e... il tuo corpo. Se qualcosa dice che non è giornata, meglio dare retta alla propria sensazione e rinunciare.
Dal mio punto di vista, la subacquea e la camminata devono divertire in sicurezza, rilassare emozionando, niente tensioni: semmai quelle quotidiane si sciolgono, non è il caso di aumentarle.
Quello che poi porti a casa, per te stesso e con gli amici è impagabile.


Elena


venerdì 11 febbraio 2022

Andrea Izzotti: un fotografo tra i giganti delle Azzorre




La pandemia da Covid19 ha fermato o rallentato le vite della maggioranza di noi, ma questo pare non sia valso per Andrea Izzotti.

Questi due anni lo hanno visto produrre pubblicazioni sia in ambito fotografico, faccio ampio riferimento vai suoi book tematici, di cui tra poco spero vorrà parlarci, sia narrativa con "Zena, storia di un orca" ed infine con "Capodogli - i giganti delle Azzorre - Storie di Balene e balenieri", che ha un taglio decisamente più divulgativo.


Comincio subito col dire che i libri di Andrea Izzotti hanno in comune un sentimento che è impossibile soffocare, che malgrado la sua non lusinghiera accezione comune, lui nobilita: quel sentimento è l'Invidia. 

Si Invidia di quella buona, di quella che ti porta a desiderare di vivere le stesse esperienze dell'autore, che da quell'inguaribile entusiasta che è, riesce anche in questa sua ultima fatica, a prendere per mano il lettore portandolo con sé nelle sue avventure. 

Fotografo provetto, subacqueo, whale watcher, lui non vi dirà nella sua modestia, che magari quell'immagine su un puzzle di una nota casa specializzata è un suo scatto, oppure ometterà di dirvi che alcune delle sue foto hanno avuto l'onore delle cronache nei notiziari nazionali in prima serata (infatti lo faccio io, per il solo gusto di vederlo arrossire un po'😁), quindi passiamo a lui la palla e lo invito a parlarci dei suoi ultimi progetti ed in particolare della sua ultima pubblicazione: "Capodogli - i giganti delle Azzorre - Storie di Balene e balenieri".


Intanto, bentornato Andrea sulle pagine del nostro Blog.

Subacqueodisuperficie: Leggendo il tuo libro, emerge in modo chiaro come la tua esperienza alle Azzorre ti sia rimasta dentro, quando si è fatta strada nella tua testa l'idea di scrivere questo libro?

Andrea Izzotti: L’idea è nata lo scorso anno, quando ho finito di leggere il libro di Maddalena Jahoda, Balene Salvateci! (che ha poi scritto la prefazione dei Giganti delle Azzorre. La sua esperienza alle Azzorre, raccontata magistralmente, mi ha fatto scattare l’idea di entrare in acqua con questi placidi animali. Con l’aiuto di Maddalena ho contattato Enrico Villa di CWAzores, esperta nel fornire appoggio anche professionisti. Enrico mi ha indirizzato verso la giusta direzione nella redazione delle richieste di autorizzazione ad immergermi con i capodogli. Ho presentato un progetto che prevedeva la realizzazione di un libro su questi mammiferi marini, ma quando sono stato alle Azzorre il progetto si è espanso sino a coinvolgere le diverse tematiche affrontate nel libro.

Subacqueodisuperficie: Hai fatto un gran lavoro di ricerca bibliografica, quello che colpisce sono i numeri, la maggioranza della mattanza, un vero e proprio olocausto marino (mi rendo conto che il termine è un po' forte, specie perché evoca altri orrori), è avvenuta con arpioni a mano, per questo le cifre riportate sembrano anche più incredibili.

Andrea Izzotti: Non ho usato la parola olocausto nel libro, per rispetto a quello che rappresenta questo termine con riferimento agli umani. In realtà se è vero che temporalmente gettare arpioni a mano nel corpo degli animali è avvenuto per un numero considerevole di anni, la vera mattanza di animali con numeri incredibili si colloca tra gli anni 50 e gli anni 80 del secolo scorso, dietro l’angolo. L’uso dei cannoni per sparare gli arpioni ha purtroppo trasformato la caccia in un eccidio.

Subacqueodisuperficie: Nel tuo libro ad un certo punto affronti il delicato rapporto tra i cetacei/mammiferi marini e l'uomo contestualizzandolo nelle varie epoche, perché questo distinguo per te era necessario?

Andrea Izzotti: Perché anche io sono emotivamente coinvolto e l’ira non lascia ragionare. Era necessario comprendere le ragioni storiche dell’inizio e dello sviluppo della caccia ai cetacei per evitare di cadere in facili estremismi. Proprio la mia esperienza alle Azzorre, dove questo equilibrio tra esigenze di sopravvivenza umana e di quelli che simpaticamente chiamo i “testoloni neri” ha subito una trasformazione radicale in pochissimo tempo, mi ha aiutato a comprendere dove cercare il punto di equilibrio.

Subacqueodisuperficie: Quanti libri hai pubblicato sino ad ora?

Andrea Izzotti: Il mio primo libro è “Racconti dal blu e altri colori” dedicato a ricordi di viaggi

Ho poi pubblicato “Zena, storia di un orca” ( vi rimando al post in cui ne parlammo https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2020/06/zena-storia-di-un-orca-intervista.html), dove porto il lettore, come hai scritto tu a scendere in acqua con questi animali, a “orchizzarsi” per dirla alla Gandino

Durante la pandemia ho dato fondo ai miei archivi e ho pubblicato una collana di libri fotografici “nati per essere liberi”, sono 20 libri dedicati ad animali marini e terrestri, con l’ultimo dedicato a zoo e circhi. Per ogni uscita ho fatto una diretta facebook con esperti degli argomenti trattati.






Subacqueodisuperficie: Ritieni che Moby Dick di Melville sia stato per il pubblico, un po' per i suoi tempi, come "Lo squalo" di Steven Spielberg, ai nostri?

Andrea Izzotti: E’ un’ottima domanda, visto quello che lo squalo ha provocato. Indubbiamente come leggerai nel libro, la balena è stata vista come un mostro per centinaia di anni e Melville ha portato questo mostro al punto più alto dal punto di vista letterario. La differenza sta nei mezzi di comunicazione. Lo squalo ha portato la paura dentro ciascuno di noi a livello concreto. Ogni volta che sono entrato in acqua dopo quel film avevo il timore che mascelle potentissime mi afferrassero e mi trascinassero negli abissi. Su Moby Dick, a cui è dedicato l’ultimo capitolo de I giganti delle Azzorre, sono stati scritti fiumi di parole e decine se non centinaia di libri. Si va da quelli classici che analizzano testo e significato a quelli che vedono allegorie alle quali, a mio avviso, Melville non aveva minimamente pensato. Vi è un testo ad esempio che vede in Moby Dick, l’allegoria dello schiavismo. Pensa: i capodogli sono normalmente neri, ma Moby Dick… è bianco.

Tornando alla tua domanda e proseguendo nella risposta devo dire che anche a livello concreto l’immediatezza del pericolo de lo squalo è più palpabile, al di là del centinaio di anni tra Moby Dick e il film Lo squalo: tutti quelli che fanno il bagno in mare immaginano più un incontro con uno squalo che con una balena, alla fine dell’800 non solo vi erano milioni di balene ma anche centinaia di milioni di squali in più, rispetto ai giorni nostri, dove queste specie sono minacciate dall’estinzione.

Il pubblico che leggeva Melville probabilmente non ha mai visto una balena viva, mentre chi ha “visto” lo squalo ha avuto un racconto per immagini, molto più immediato e “terrificante”

Subacqueodisuperficie: come verrà distribuito il tuo libro?




Andrea Izzotti: Come gli altri miei libri è un’auto-produzione stampata e distribuita da Amazon. Questo è interamente a colori e contiene ben 77 tra immagini e fotografie, quasi tutte scattate da me.

Il libro è in tre versione copertina morbida, copertina rigida e Ebook.

https://www.amazon.it/dp/B09S1ZVXGF/

Subacqueodisuperficie: se qualcuno volesse, incuriosito dal tuo libro, vivere l'esperienza del whale whatching?

Andrea Izzotti: Si può fare whale watching in Italia con possibilità di avvistamento clamorosamente alte (intorno al 98%). Io vado in Liguria con gli amici di Golfo Paradiso Whale Watching; l’altra società che opera è il Consorzio Liguria Via Mare. La stagione va da Aprile a Ottobre e sui siti degli operatori vi sono tutte le informazioni necessarie.

Subacqueodisuperficie: ti ringrazio ancora una volta per averci fatto visita.

Andrea Izzotti: Un ringraziamento lo faccio a te Fabrizio. E’ grazie a persone che hanno un cuore e una testa come la tua, che sono fiducioso per la direzione che dobbiamo intraprendere in futuro per garantire ai nostri figli e ai figli dei nostri figli di poter godere degli spettacoli naturali ai quali ho avuto la meravigliosa fortuna di assistere. Mentre ero in acqua con un capodoglio davanti a me ho pensato… ma quanti nel mondo hanno fatto questa cosa folle che sto facendo? 

Subacqueodisuperficie: Chiudo con una dedica personale che credo in pochi potranno davvero coglierne la citazione: Caro Andrea, sono sicuro che George e Grace avrebbero ringraziato e apprezzato il tuo impegno.

Andrea Izzotti: Ci ho messo un po’ ad arrivarci…è una citazione cinematografica dotta. Chi leggerà il libro comprenderà l’importanza del film a cui tu fai riferimento (Star Trek IV – Rotta Verso la terra) che è del 1986, un anno importantissimo per le balene.


Questo lavoro è stato eseguito sotto l'autorizzazione SAI-DRAM/2021/857 SGC0060/2021/4539 Proc. 120.12.02/124 rilasciata dal Governo del Portogallo il 16 giugno 2021. Tutte le precauzioni indicate nel progetto sono state prese dai professionisti per evitare il disturbo agli animali durante l'esecuzione delle operazioni. Secondo la legislazione regionale il nuoto con balene e altri cetacei che non siano delfini è vietato nelle Azzorre.


Buone bolle, buoni "spruzzi" e buona lettura


Link:

https://www.andreaizzotti.it/

https://www.instagram.com/andrea_izzotti/?hl=en

https://www.amazon.it/dp/B09S1ZVXGF/


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"




mercoledì 9 febbraio 2022

L' Aragosta, la regina della scogliera


Poche cose per un sub, sia esso un semplice ricreativo, uno sfegatato fotografo come il nostro Marco Moretti o un cineoperatore d'assalto come Salvatore Fabiano attirano l'attenzione come lo sbucare di due antenne nervose da qualche anfratto della scogliera. L'aragosta (Palinurus elephas Fabricius, 1787), conosciuta comunemente come aragosta mediterranea, aragosta spinosa europea, aragosta spinosa comune, è un crostaceo dell'ordine Decapoda che vive nei fondali del mar Mediterraneo e dell'oceano Atlantico orientale. Vive fra 5 e 160 m di profondità, ma soprattutto tra 10 e 70 metri; su fondi rocciosi o ghiaiosi con alghe, coralligeno, raramente sabbia. 

Si calcola vi siano oltre 40 specie di aragoste; molti di loro hanno forme e comportamenti del corpo molto simili, con quasi tutte le aragoste che abitano il fondo del mare e si rifugiano in crepacci rocciosi. Le sue misure oscillano nell'ordine dei 20-50 cm massimo con un peso che può raggiungere sino a7,5-8 kg.

 Esattamente come Gamberi, Magnoselle, Canocchie, il suo corpo e di forma sub-cilindrica, rivestito di una corazza, il carapace, che, al pari di altri crostacei, muta diverse volte durante la crescita. Piccola parentesi, delle volte, in pieno giorno mi è capitato di vedere un aragosta immobile che mi fissava, ed io come un fesso a far foto prima che l'animale cambiasse idea, per poi scoprire avvicinandomi che era un carapace vuoto! No non ridete...è capitato anche a voi, ma non lo ammetterete mai!

La tecnica della muta avviene in un modo curioso/ingegnoso, come solo Madre natura sa concepire: l’animale sentendo il suo corpo schiacciato contro le pareti rigide della corazza, dopo essersi assicurato un riparo, si gonfia ingurgitando acqua, fino a creare una rottura sul dorso dell’esoscheletro, che abbandona con movimenti rapidi. Il corpo dell’aragosta è ricoperto da un nuovo scheletro, molle, flessibile e quindi, facilmente vulnerabile. Per questo motivo, l’aragosta il cui aspetto non varia, rimane nella tana, si idrata in continuazione in attesa che la corazza perda elasticità e si indurisca, per la deposizione di sali minerali. Nel giro di qualche giorno, il nuovo esoscheletro ricoprirà il corpo del crostaceo. 

Il carapace si divide in due parti, il cefalotorace (il nome stesso lascia intuire che è la parte della testa) e l'addome (la coda) con un colorazione che può essere tra il rosso, viola scuro; piccola curiosità l'addome è provvisto di un piccolo pungiglione. Scendendo nel dettaglio questa corazza si suddivide ulteriolmente in: Testa: che protegge il cervello e gli organi (ad eccezione dell'intestino); ad essa sono vincolate zampe, due lunghe antenne, due spine dentellate a forma di "V" con funzione difensiva/sensoriale e gli occhi; non sono presenti chele, tipiche dell'Astice, con cui spesso viene confusa dai neofiti. Corpo: costituito da sei segmenti che rivestono il grosso muscolo (deputato principalmente alla fuga) e che terminano con una coda a ventaglio. L'aragosta è un Crostaceo marino Decapode appartenete alla famiglia delle Palinuride e al Genere Palinurus; la Specie più rinomata è detta P. elephas o aragosta mediterranea. Il nome scientifico dell'aragosta comune è Palinurus elephas, ma su alcuni testi si avvale anche dei sinonimi di Palinurus vulgaris e Palinurus quadricornis. 


Come amo spesso ricordare, la natura non ama gli spazi vuoti e la nostra regina delle scogliere divide il Mar Mediterraneo con altre tre cugine: la Palinurus mauritanicus (aragosta bianca), la Palinurus ornatus e la Palinurus regius (aragosta verde). L' Aragosta bianca è molto simile a quella mediterranea con alcuni distinguo: cresce di più, raggiungendo anche i 75cm di lunghezza e presenta sul carapace, spine più piccole e distanziate che non sono separate da uno spazio a forma di "V". Vive e si riproduce a profondità molto maggiori, su fondali tra i 200 e 600m. La Palinurus ornatus , per ora, è abbastanza rara nel Mediterraneo e colonizza soprattutto le coste oceaniche indiane; nel bacino è reperibile presso le coste israeliane dove compie lunghe migrazioni verso il mar Rosso (migrazione lessepsiana); questa aragosta ha antenne ancor più lunghe blu e maculate in giallo, come anche le zampe, e vive su fondali sabbiosi da 10 a 50m di profondità. Ed infine l' Aragosta verde, di colore opaco, verde-blu e orlato di giallo; viene catturata maggiormente sulle coste africane e in quantità maggiore rispetto alla mediterranea o a quella bianca. 


L'aragosta verde presenta un coda più piccola rispetto alle altre sue cugine, per questo meno apprezzata sui mercati ittici. Tornando alla nostra aragosta mediterranea, la specie è considerata a moderato rischio di estinzione a causa della pesca intensiva, dal momento che la popolazione di aragoste è in diminuzione, attualmente la sua pesca è stata vietata da ottobre a marzo e sono state create molte riserve per favorirne il ripopolamento. La più grande che ho potuto osservare, la vidi in Sardegna, nei fondali dell'Isola di San Pietro, la testa da sola erano almeno 15 cm e si ergeva bellicosa dalla sommità di una cigliata. Sono animali piuttosto longevi pare, l'età di un'aragosta si calcola in base al suo peso: ogni chilogrammo corrisponde a 15-20 anni. 

Questo tipo di crostaceo ha una vita media di un centinaio d'anni, ma è assai raro trovare un esemplare che vada oltre quella soglia, preciso che il dato si riferisce all'aragosta americana (Astice), attualmente non ho dati in mio possesso circa quella del mediterraneo, ma se continuano a pescarla così, certo non corre il pericolo di invecchiare. Le aragoste hanno numerosi predatori naturali allo stato selvatico, dai grandi pesci (merluzzi e squali) alle altre aragoste, ai mammiferi (l'uomo in primis, ma anche le foche e i procioni!) e naturalemte i miei preferiti, i cefalopodi. Vita dura per questi splendidi abitanti della scogliera. 



 Si ringraziano Yuri Pagni per le foto e Salvatore Fabiano per il contributo video.

Link: 

https://www.faomedsudmed.org/html/species/Palinurus%20elephas.html 

https://it.wikipedia.org/wiki/Palinurus_elephas 

https://www.isprambiente.gov.it/it/banche-dati/atlante-delle-specie-marine-protette/animali/invertebrati/crostacei/palinurus-elephas-fabricius-1787 

http://www.subacquei.net/biologia/aragoste.htm 

Bibliografia:


Atlante di flora e fauna del Mediterraneo - Egidio Trainito, Rossella Baldracconi, ed Il Castello 2014

Pinneggiando nei mari italiani – Marco Bertolino, Maria Paola Ferranti, Hoelpi 2019

“Guida della FAUNA MARINA COSTIERA DEL MEDITERRANEO” - Luther Fiedler – Franco Muzzio Editore

Buone bolle e aguzzate la vista per le antenne!

 

 Fabrizio Gandino 

“Subacqueodisuperficie”

venerdì 4 febbraio 2022

20.000 Beghe sotto i Mari... mentre attendiamo l'Eudi 2022

Ho sempre pensato, sostenuto e ripetuto, che noi subacquei, siamo una sorta di elite.

E lo siamo non per autocompiacimento, ma per la sola ed unica ragione che a noi è dato vedere e vivere quello che ai più e solo concesso immaginare.

La Terra è chiamata anche “Pianeta Blu”, per una ragione: i 4/5 del globo sono coperti da mari ed oceani, che sono parte integrante della vita anche di noi, esseri “terricoli”, i sub sono un eccezione in questo senso, dal momento che vivono in prima persona il mare, chi sta leggendo probabilmente sa di che parlo, quella sensazione che si ha a volte di volteggiare dentro una sorta di ventre materno, di librarsi senza peso, dei suoni ovattati, del gorgogliare delle bolle, della consapevolezza del nostro stesso respiro.

Io ho iniziato dopo diversi tentennamenti il mio percorso “solo” 10 anni fa, e non ho mai smesso di darmi del pirla per non aver iniziato prima, ma come molti di voi/noi, sono stato preso da altro o mi sono perso in altro, si perchè esattamente come chi passa da una relazione fugace ad un altra, qunado trovi il Mare, semplicemente te ne innamori, così è successo a me.

Tralasciando le riflessioni romantiche però oggi, specie dopo questa pandemia che ci ha tenuto in buona parte in secca molto più di quanto avremmo voluto, vi sono altri strascichi di cui andremo a parlare tra poco.

L'Eudi Show 2022 sembra essere stato salvato in corner traslando le date originali dalla fine di Febbraio all' 1-3 Aprile, tutto bene? No...


 

Personalmente crederò al suo svolgimento, solo quando sarò oltre i tornelli della Fiera di Bologna con il biglietto ancora valido acquistato nel 2020, ma pessimismo a parte, i malumori di molti sono in parte dovuti alla scelta stessa della data.

Per molti questa data ormai è troppo in là, a primavera iniziata, i diving saranno già in attività e quindi presenziare in Eudi (che ha di suo un costo) e rinunciare ad un weekend di immersioni dopo due anni a dir poco travagliati di uscite a singhizzo (un altro costo) non è il massimo.

Perchè non spostare il tutto a questo tardo autunno? A stagione conclusa?

L'obiezione in effetti ha un suo perchè, sia per i Diving, che per i sub, meno forse per le Case che vendono attrezzature per cui non credo che la differenza sia così rilevante.

Però due ragionamenti amari tocca comunque farli: la subacquea è un settore in crisi in Italia da un po', finiti gli esordi eroici e opulenti degli anni 80', dove questo sport era diventato una sorta di fenomeno di tendenza, il declino degli anni 90' e la vera e propria picchiata dal 2000 in avanti.


 

Secondo una statistica stilata poco prima della pandemia, facendo un rapporto tra i brevetti in corso di validità rilasciati e le immersioni effettuate, la media italiana è di 6 immersioni all'anno per sub.

I numeri dell' Eudi Show non sono migliori: alle porte del 2000 con uno spazio espositivo di 9.000 metri quadrati si era giunti ora a coprirne meno di un terzo, un bel paragone al ribasso considerando che la prima edizione a Roma dell’Eudi vide oltre 100.000 visitatori mentre l'ultima edizione nel 2019, totalizzò poco più 30.000 biglietti.

Neppure la nuova collocazione, l'estensione del biglietto anche per l'accesso reciproco alla fiera dell'Outdoor che si svolgeva in un padiglione attiguo ha spostato significativamente l'ago della bilancia.

La subacquea è in crisi e non da ieri, lo sanno le case produttrici di attrezzature che in parte hanno disertato la manifestazione, lo sanno gli operatori del settore, lo sappiamo noi sub che abbiamo visto spesso levitare i prezzi, più che delle attrezzature stesse, dei servizi.


 

Personalmente se dovessi iniziare oggi, non so se lo farei, non fraintendetemi, probabilmente si, ma mi limiterei ad immergermi per quei due mesi in estate e basta e probabilmente mi sarei fermato ai 18 metri dell'Open Water.

I corsi costano, i corsi di specialità si moltiplicano come una bolata di funghi dopo la pioggia (e a volte rasentando il ridicolo), le immersioni costano, i noleggi costano, i full day costano, ecc.

Se un genitore pensasse di avviare un figlio alla subacquea, si troverebbe a spendere una cospicua sommetta solo per partire, certo attività come lo sci o snowboard (ne parlo solo perchè pur non praticandoli ho alcuni amici e parenti che ne sono appassionati) non si scosta molto come impegno economico.

Non provo neppure per un minuto ad affrontare l'argomento di chi dalla subacquea ricreativa, fa un pensierino verso quella tecnica, le cifre salgono ulteriormente e non di poco.

Capirete quindi le titubanze di un genitore che vorrebbe assecondare le curiosità di un figlio verso questa nostra meravigliosa attività, mandarlo a scuola di calcio o tennis sembrerebbe decisamente più conveniente.


 

Un capitolo a parte è invece quello (ma credo ciò sia comune ad ogni settore) di coloro che più o meno onestamente se ne approfittano.

Faccio un esempio: qui nel Bolognese, un negozio di cui non farò il nome e che offre il servizio di ricarica bombole, mi chiese un paio di anni fa 12 euro, scontati a 10, per la ricarica di comunissima aria al 21% di ossigeno, di una bombola 15 litri (solo ricarica niente noleggio), ora in Toscana la media è di 6-7 euro a ricarica, bella differenza eh!

Nella mia amata Sardegna fare un tuffo in estate, sta diventando una sorta di terno al lotto, con prezzi che svarionano da un anno all'altro anche di 15-20 euro in più, per una ripetitiva con una sosta di un ora di superficie, tuffi su fondali di non più di 20 metri quando va bene.

Purtroppo se da una parte capisco che certe realtà devono sopravvivere avendo come unico periodo utile i tre mesi estivi, dall'altra è fatale iniziare a fare paragoni tra una struttura ed un altra in base ai servizi che ricevi al medesimo prezzo: modalità, sito, servizi (navette, docce calde, possibilità di lavaggio/rimessaggio attrezzatura, spogliatoi, guide).

C'è poi chi sui social farnetica di “immersioni di qualità” facendo chiare allusioni a immersioni tecniche, le sole che possano essere considerate tali.


 

L'idea neppure troppo nascosta leggendo queste tesi (non uso aggettivi, quelli al massimo, deciderete voi quali), è che visto che i sub Tecnici spendono per i corsi, spendono per le attrezzature, vuoi che non debbano anche spendere di più per essere portati sui siti di immersione, e magari fare da sé perchè tanto sono esperti?

Peccato che questa tesi abbia indubbiamente qualche falla, le barche hai voglia a riempirle solo con sub tecnici due/tre volte al giorno per ogni weekend, i ricreativi in qualche misura servono per pareggiare le spese di carburante e tempo (riempitivo), inoltre i sub Tecnici non crescono in coltivazioni idroponiche in fondo al mare e vengono spiaggiati dalle correnti e tornare in crisi di astinenza da profondità al primo Diving che trovano, ma arrivano per percorso, dalla subacquea ricreativa.

Parliamo poi di chi forse per un eccesso di autostima vende servizi come se si trovasse in altre aree geografiche, faccio un esempio, se sei un diving del Medio Adriatico, dubito che tu possa vantare le stesse attrattive dell'AMP di Portofino, e forse neppure i costi, quindi certe richieste potrebbero rivelarsi fuori target, per non dire esose.

Altro capitolo di cui i sub mugugnano spesso, sono la durata stesse delle immersioni, a volte scandalosamente sotto i 45minuti, d'altro canto, tu ti sciroppi magari tre ore di auto ad andare ed altre tre a tornare, le code di controesodo per una mezzoretta pagata a libbre d'argento?

Tralascio la pratica, per me insensata, di ingozzare di corsi, i neofiti, senza permettere loro di godersi ogni passaggio di livello, di specialità in una crescita di esperienza che in mare serve, non raccontiamoci balle, sono i tuffi che fai che ti danno esperienza e non i corsi, che da soli sono per lo più nozioni e basta.


E poi... è forse una colpa vivere il mare con erogatori, bombole ad aria in un range massimo di 40 metri? Per qualcuno forse si, se non significa poterci guadagnare di più.

Ma...si c'è un "ma, come recita un antico detto pellerossa, "Cammina per un paio di lune nei mocassini di un altro per capire dove i piedi fanno male". A fianco alle giuste lamentele però bisogna anche  rilevare comportamenti poco consoni anche da chi quei servizi li fruisce. Faccio ampio riferimento al fatto che specie in ferie capiti che ad esempio una guida non solo sia più che necessaria, ma del tutto insufficiente, se ti ritrovi a gestire subacquei con poca esperienza,  o subacquei che "non crescono". Io stesso ho assistito a scene di sub regolarmente brevettati che ancora non sono capaci a montare correttamente uno scuba, che in immersione non conoscono i segnali (fondamentali), che magari hanno un computer da urlo, ma non hanno idea di come utilizzare le nozioni base. Un vecchio adagio del commercio vorrebbe, che il cliente abbia sempre ragione, il buon senso dice qualcosa di completamente diverso.

La grande crisi economica che è nata nel 2018 ha influito non poco sulla riduzione di alcuni consumi da parte degli italiani, l’industria subacquea ne ha fatto le spese in modo pesante e molti hanno rinunciato attaccando gli erogatori al chiodo.

Se volete una riprova empirica di quanto affermo, vi invito a farvi un giretto su Ebay o su Subito.it e guardare le inserzioni di attrezzature subacquee in vendita, spesso seminuove e con pochi tuffi, usate per i corsi o poco più, si perchè le ragioni per smettere appena cominciato possono essere molteplici: lontananza dal mare o da un lago, mancanza di tempo (lavoro, famiglia, ecc.), mancanza di un gruppo con cui poter condividere questa passione, costo...


 

La subacquea sta tornando ad essere uno sport di elitè, suo malgrado e a dispetto della volontà dei partecipanti? Parrebbe di sì.

Quindi passato l'entusiasmo dei giorni del corso Open conseguito in qualche resort durante i 15 giorni di ferie, il ritorno alla vita di tutti i giorni uccide la passione?

Ora queste sono le mie riflessioni da questa parte della sponda, sicuramente ignoro problematiche più complesse che chi “vive del mare e di subacquea” deve necessariamente affrontare.

Forse bisognerebbe iniziare con una concezione diversa di come viviamo il mare stesso, non come un prodotto, o una parentesi meramente ricreativa, ma come parte di un esperienza che porta numerosi benefici, sensoriali, emotivi, di conoscenza del nostro ambiente e di noi stessi.



Buone Bolle, Buone riflessioni e Buon Eudi...sprerem 


Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie"


 

mercoledì 2 febbraio 2022

Siamo malati di fotosub???


 Siamo malati di fotosub??Ebbene sì, lo ammetto, non riuscirei a scendere in acqua senza la mia seconda figlia, la mia compagna fissa in immersione da più di venti anni. Solo il pensiero di non averla con me, nel caso incontri il soggetto tanto desiderato oppure documentare con uno scatto quella situazione tanto attesa, mi fa tremare, non riuscirei a godermi a pieno l'immersione. So che è una cosa comune a tanti, allora mi faccio e vi faccio una domanda : siamo più amanti della subacquea, oppure più amanti della fotografia subacquea? 

Cosa ci rende più felici, l'immersione oppure lo scatto che abbiamo realizzato? 

Partiamo dal presupposto che la preparazione dell'attrezzatura, il tragitto verso il mare, la scelta del punto d'immersione e la compagnia sono parte di questa meravigliosa attività e quando finalmente cominciamo a sgonfiare il gav e iniziamo la discesa nel blu, per me inizia una spasmodica ricerca di qualcosa da immortalare, aguzziamo la vista in cerca di qualche coloratissimo nudibranco, scrutiamo nel blu alla ricerca di qualche predatore in caccia, oppure cerchiamo l'inquadratura migliore sotto una grossa gorgonia rossa in contrasto con i raggi della luce che filtrano dalla superficie. 

Per quanto riguarda la mia esperienza, sono arrivato nel tempo a capire che innanzitutto sono innamorato del mare e dei suoi abitanti, il silenzio rotto solo dal rumore del proprio respiro attraverso l'erogatore, i colori incredibili che la profondità marina nasconde, i movimenti lenti  della poseidonia che segue il moto ondoso, gli occhi curiosi di una Bavosa che fa di tutto per farsi fotografare, una elegante murena che con la bocca spalancata, sembra faccia di tutto per farmi impaurire. 

Siamo veramente fortunati, abbiamo l'opportunità di vedere cose che  non a tutti è dato e allora perché non usare il mezzo fotografico per cercare di rendere fruibile a tutti questa meraviglia? Questo è quello che mi rende felice: io l'immersione la vivo così, con questo scopo, lo si può fare in tanti modi, con tanti tipi di attrezzature, con tecniche diverse, ma a mio modo di vedere, la fotografia deve avere comunque un'impronta personale, qualcosa che ti identifichi :chi mi conosce bene sa che nelle mie foto sono molto critico, la mia fotografia è semplice, direi proprio per questo "una fotografia documentativa"; cercare lo scatto, immaginarlo prima di andare in acqua e poi realizzarlo


vi posso assicurare che é una soddisfazione enorme, è come realizzare un sogno.

Forse non saprò mai se sia più amore per il mare, oppure passione per le foto,  quello che so per certo è che la soddisfazione di aver realizzato una foto, che a me piace, é unica ed è quello che mi spinge  a continuare e provare cose nuove. 

Non è la quantità delle immersioni che faccio durante la stagione, ma la qualità delle immersioni che mi fa amare questa attività : per me una bellissima immersione vuole dire che ho realizzato delle belle fotografie, potrei stare ore in 2 mt di acqua a cercare su un fondo sabbioso dove c'è poco o niente, ma se individuo e fotografo una semplice seppia e realizzo una serie di foto che a me piacciono sono felicissimo e ricorderò quella immersione a lungo. Quello che mi sento di consigliare a chi vuole avvicinarsi alla fotografia subacquea è cercare di rendere il proprio scatto non banale, aspettare che il soggetto sia messo nella posizione migliore, curare lo sfondo come parte integrante della foto e dosare la giusta illuminazione: sono tutti fattori che determinano il risultato.

Ci vuole il soggetto giusto, un pizzico di pazienza, un po' di esperienza, che si matura con il tempo e anche un pizzico di fattore c.... e poi i risultati arrivano. 

Adesso non rimane che andare in acqua e scattare scattare scattare sia per passione fotografica, sia per amore per il mare, sia per semplice soddisfazione personale, l'importante è divertirsi e cercare sempre di migliorarsi. 

Buone bolle e chiaramente buona luce fotografi!!! 


Marco Moretti