Poche cose per un sub, sia esso un semplice ricreativo, uno sfegatato fotografo come il nostro Marco Moretti o un cineoperatore d'assalto come Salvatore Fabiano attirano l'attenzione come lo sbucare di due antenne nervose da qualche anfratto della scogliera. L'aragosta (Palinurus elephas Fabricius, 1787), conosciuta comunemente come aragosta mediterranea, aragosta spinosa europea, aragosta spinosa comune, è un crostaceo dell'ordine Decapoda che vive nei fondali del mar Mediterraneo e dell'oceano Atlantico orientale. Vive fra 5 e 160 m di profondità, ma soprattutto tra 10 e 70 metri; su fondi rocciosi o ghiaiosi con alghe, coralligeno, raramente sabbia.
Si calcola vi siano oltre 40 specie di aragoste; molti di loro hanno forme e comportamenti del corpo molto simili, con quasi tutte le aragoste che abitano il fondo del mare e si rifugiano in crepacci rocciosi. Le sue misure oscillano nell'ordine dei 20-50 cm massimo con un peso che può raggiungere sino a7,5-8 kg.
Esattamente come Gamberi, Magnoselle, Canocchie, il suo corpo e di forma sub-cilindrica, rivestito di una corazza, il carapace, che, al pari di altri crostacei, muta diverse volte durante la crescita. Piccola parentesi, delle volte, in pieno giorno mi è capitato di vedere un aragosta immobile che mi fissava, ed io come un fesso a far foto prima che l'animale cambiasse idea, per poi scoprire avvicinandomi che era un carapace vuoto! No non ridete...è capitato anche a voi, ma non lo ammetterete mai!
La tecnica della muta avviene in un modo curioso/ingegnoso, come solo Madre natura sa concepire: l’animale sentendo il suo corpo schiacciato contro le pareti rigide della corazza, dopo essersi assicurato un riparo, si gonfia ingurgitando acqua, fino a creare una rottura sul dorso dell’esoscheletro, che abbandona con movimenti rapidi. Il corpo dell’aragosta è ricoperto da un nuovo scheletro, molle, flessibile e quindi, facilmente vulnerabile. Per questo motivo, l’aragosta il cui aspetto non varia, rimane nella tana, si idrata in continuazione in attesa che la corazza perda elasticità e si indurisca, per la deposizione di sali minerali. Nel giro di qualche giorno, il nuovo esoscheletro ricoprirà il corpo del crostaceo.
Il carapace si divide in due parti, il cefalotorace (il nome stesso lascia intuire che è la parte della testa) e l'addome (la coda) con un colorazione che può essere tra il rosso, viola scuro; piccola curiosità l'addome è provvisto di un piccolo pungiglione. Scendendo nel dettaglio questa corazza si suddivide ulteriolmente in: Testa: che protegge il cervello e gli organi (ad eccezione dell'intestino); ad essa sono vincolate zampe, due lunghe antenne, due spine dentellate a forma di "V" con funzione difensiva/sensoriale e gli occhi; non sono presenti chele, tipiche dell'Astice, con cui spesso viene confusa dai neofiti. Corpo: costituito da sei segmenti che rivestono il grosso muscolo (deputato principalmente alla fuga) e che terminano con una coda a ventaglio. L'aragosta è un Crostaceo marino Decapode appartenete alla famiglia delle Palinuride e al Genere Palinurus; la Specie più rinomata è detta P. elephas o aragosta mediterranea. Il nome scientifico dell'aragosta comune è Palinurus elephas, ma su alcuni testi si avvale anche dei sinonimi di Palinurus vulgaris e Palinurus quadricornis.
Come amo spesso ricordare, la natura non ama gli spazi vuoti e la nostra regina delle scogliere divide il Mar Mediterraneo con altre tre cugine: la Palinurus mauritanicus (aragosta bianca), la Palinurus ornatus e la Palinurus regius (aragosta verde). L' Aragosta bianca è molto simile a quella mediterranea con alcuni distinguo: cresce di più, raggiungendo anche i 75cm di lunghezza e presenta sul carapace, spine più piccole e distanziate che non sono separate da uno spazio a forma di "V". Vive e si riproduce a profondità molto maggiori, su fondali tra i 200 e 600m. La Palinurus ornatus , per ora, è abbastanza rara nel Mediterraneo e colonizza soprattutto le coste oceaniche indiane; nel bacino è reperibile presso le coste israeliane dove compie lunghe migrazioni verso il mar Rosso (migrazione lessepsiana); questa aragosta ha antenne ancor più lunghe blu e maculate in giallo, come anche le zampe, e vive su fondali sabbiosi da 10 a 50m di profondità. Ed infine l' Aragosta verde, di colore opaco, verde-blu e orlato di giallo; viene catturata maggiormente sulle coste africane e in quantità maggiore rispetto alla mediterranea o a quella bianca.
L'aragosta verde presenta un coda più piccola rispetto alle altre sue cugine, per questo meno apprezzata sui mercati ittici. Tornando alla nostra aragosta mediterranea, la specie è considerata a moderato rischio di estinzione a causa della pesca intensiva, dal momento che la popolazione di aragoste è in diminuzione, attualmente la sua pesca è stata vietata da ottobre a marzo e sono state create molte riserve per favorirne il ripopolamento. La più grande che ho potuto osservare, la vidi in Sardegna, nei fondali dell'Isola di San Pietro, la testa da sola erano almeno 15 cm e si ergeva bellicosa dalla sommità di una cigliata. Sono animali piuttosto longevi pare, l'età di un'aragosta si calcola in base al suo peso: ogni chilogrammo corrisponde a 15-20 anni.
Questo tipo di crostaceo ha una vita media di un centinaio d'anni, ma è assai raro trovare un esemplare che vada oltre quella soglia, preciso che il dato si riferisce all'aragosta americana (Astice), attualmente non ho dati in mio possesso circa quella del mediterraneo, ma se continuano a pescarla così, certo non corre il pericolo di invecchiare. Le aragoste hanno numerosi predatori naturali allo stato selvatico, dai grandi pesci (merluzzi e squali) alle altre aragoste, ai mammiferi (l'uomo in primis, ma anche le foche e i procioni!) e naturalemte i miei preferiti, i cefalopodi. Vita dura per questi splendidi abitanti della scogliera.
Si ringraziano Yuri Pagni per le foto e Salvatore Fabiano per il contributo video.
Link:
https://www.faomedsudmed.org/html/species/Palinurus%20elephas.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Palinurus_elephas
http://www.subacquei.net/biologia/aragoste.htm
Bibliografia:
Atlante di flora e fauna del Mediterraneo - Egidio Trainito, Rossella Baldracconi, ed Il Castello 2014
Pinneggiando nei mari italiani – Marco Bertolino, Maria Paola Ferranti, Hoelpi 2019
“Guida della FAUNA MARINA COSTIERA DEL MEDITERRANEO” - Luther Fiedler – Franco Muzzio Editore
Buone bolle e aguzzate la vista per le antenne!
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
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