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mercoledì 2 febbraio 2022

Siamo malati di fotosub???


 Siamo malati di fotosub??Ebbene sì, lo ammetto, non riuscirei a scendere in acqua senza la mia seconda figlia, la mia compagna fissa in immersione da più di venti anni. Solo il pensiero di non averla con me, nel caso incontri il soggetto tanto desiderato oppure documentare con uno scatto quella situazione tanto attesa, mi fa tremare, non riuscirei a godermi a pieno l'immersione. So che è una cosa comune a tanti, allora mi faccio e vi faccio una domanda : siamo più amanti della subacquea, oppure più amanti della fotografia subacquea? 

Cosa ci rende più felici, l'immersione oppure lo scatto che abbiamo realizzato? 

Partiamo dal presupposto che la preparazione dell'attrezzatura, il tragitto verso il mare, la scelta del punto d'immersione e la compagnia sono parte di questa meravigliosa attività e quando finalmente cominciamo a sgonfiare il gav e iniziamo la discesa nel blu, per me inizia una spasmodica ricerca di qualcosa da immortalare, aguzziamo la vista in cerca di qualche coloratissimo nudibranco, scrutiamo nel blu alla ricerca di qualche predatore in caccia, oppure cerchiamo l'inquadratura migliore sotto una grossa gorgonia rossa in contrasto con i raggi della luce che filtrano dalla superficie. 

Per quanto riguarda la mia esperienza, sono arrivato nel tempo a capire che innanzitutto sono innamorato del mare e dei suoi abitanti, il silenzio rotto solo dal rumore del proprio respiro attraverso l'erogatore, i colori incredibili che la profondità marina nasconde, i movimenti lenti  della poseidonia che segue il moto ondoso, gli occhi curiosi di una Bavosa che fa di tutto per farsi fotografare, una elegante murena che con la bocca spalancata, sembra faccia di tutto per farmi impaurire. 

Siamo veramente fortunati, abbiamo l'opportunità di vedere cose che  non a tutti è dato e allora perché non usare il mezzo fotografico per cercare di rendere fruibile a tutti questa meraviglia? Questo è quello che mi rende felice: io l'immersione la vivo così, con questo scopo, lo si può fare in tanti modi, con tanti tipi di attrezzature, con tecniche diverse, ma a mio modo di vedere, la fotografia deve avere comunque un'impronta personale, qualcosa che ti identifichi :chi mi conosce bene sa che nelle mie foto sono molto critico, la mia fotografia è semplice, direi proprio per questo "una fotografia documentativa"; cercare lo scatto, immaginarlo prima di andare in acqua e poi realizzarlo


vi posso assicurare che é una soddisfazione enorme, è come realizzare un sogno.

Forse non saprò mai se sia più amore per il mare, oppure passione per le foto,  quello che so per certo è che la soddisfazione di aver realizzato una foto, che a me piace, é unica ed è quello che mi spinge  a continuare e provare cose nuove. 

Non è la quantità delle immersioni che faccio durante la stagione, ma la qualità delle immersioni che mi fa amare questa attività : per me una bellissima immersione vuole dire che ho realizzato delle belle fotografie, potrei stare ore in 2 mt di acqua a cercare su un fondo sabbioso dove c'è poco o niente, ma se individuo e fotografo una semplice seppia e realizzo una serie di foto che a me piacciono sono felicissimo e ricorderò quella immersione a lungo. Quello che mi sento di consigliare a chi vuole avvicinarsi alla fotografia subacquea è cercare di rendere il proprio scatto non banale, aspettare che il soggetto sia messo nella posizione migliore, curare lo sfondo come parte integrante della foto e dosare la giusta illuminazione: sono tutti fattori che determinano il risultato.

Ci vuole il soggetto giusto, un pizzico di pazienza, un po' di esperienza, che si matura con il tempo e anche un pizzico di fattore c.... e poi i risultati arrivano. 

Adesso non rimane che andare in acqua e scattare scattare scattare sia per passione fotografica, sia per amore per il mare, sia per semplice soddisfazione personale, l'importante è divertirsi e cercare sempre di migliorarsi. 

Buone bolle e chiaramente buona luce fotografi!!! 


Marco Moretti




sabato 29 gennaio 2022

Subacquei gente seria - 11: Anonima Subacquei

 

Subacquei anonimi

(i nomi dei partecipanti sono stati cambiati per proteggerne l'identità)

 

 



E' una sera buia, di quelle sere invernali in cui, anche i vecchi lupi di mare, con la faccia grinzosa, di sale, di sole, di vento rinunciano a mettere il naso fuori dalle loro case.

Le chiglie delle barche all'ormeggio nel porticciolo, ballano la danza lenta dello sciabordio delle onde, tutto tace, anche i gabbiani, appollaiati su qualche parapetto dormono.

Furtivi alcuni individui si muovono nell'ombra, rasentando i muri, di questa città nella notte senza luna.

Figuri avvolti nei loro pastrani da vecchi marinai, da pescatori, ma non ingannatevi... la porticina di uno stabile si apre cigolando, più e più volte, mentre, uno dopo l'altro vi scompaiono all'interno.

In questo scenario lei spicca come un orata in mezzo ad un banco di sardine, capelli lunghi e vaporosi, portamento fiero, due occhi vivi.

La sala non è gremita, saranno una ventina al massimo, un uomo alto dinoccolato, con i capelli cortissimi le va incontro a riceverla e la invita ad accomodarsi.

Le indica un mesto buffet, fatto di una caraffa di the caldo fumante e una ciotola colma di biscotti a forma di pesce.

Lei guarda divertita ma declina, l'invito andandosi a sedere.

Non è l'unica giovane presente, poco lontano un ragazzo, occhialuto, con un abbronzatura da Club Mediterranee in viso si guarda intorno spaurito, intimidito.

C'è anche un anziano con un carrellino ed una bombola di ossigeno medico con una mascherina.

Le si accomoda, può sentire i discorsi di questi vecchi lupi di mare...

Eh ai miei tempi avevo un Monostadio MISTRAL E ROYAL MISTRAL, eh...dovevi letteralmente succhiare l'aria poiché stando sulla schiena si trovava più in alto dei polmoni. Si faticava un poco ma se andavi in affanno potevi capovolgerti per avere una erogazione spontanea...”

...poi arrivo Jacques Cousteau

Si poi arrivò quel vecchio tricheco di Jacques Cousteau e ha progettato l'AQUILON erogatore BISTADIO...che tempi!!” gli fece eco l'altro...

Un altra coppia vicino al giovane occhialuto berciava di quando bastavano i polmoni, altro chè ...”Figurati quando dovevi risalire, tenevi una busta di plastica infilata nella manica della muta, la tiravi fuori e la riempivi di aria, mica come ora che ci hanno tutti il jacket...Eh! Facile la vita adesso... due pulsanti da usare e riescono anche a pallonare!!

Lei guardò il giovane, ne studiò l'espressione confusa e spaurita come quella che prova il granchio di quei documentari, dove viene messo nella stessa vasca con una famiglia di polpi tenuti a stecchetto.

Mi ricordo la mia prima muta comprata nel 1964, era una Pirelli, credo di 5 millimetri, quando piegavi la gamba, si raddrizzava automaticamente automaticamente, tanto era dura quella muta.

Le facevano con i copertoni, te lo dico io!” rispose ridendo un vecchio pelato.

L'uomo che aveva, accolto la nuova ospite si fece strada tra i capannelli invitando tutti a sedersi, nelle sedie libere disposte in cerchio, cosa che appena avvenne gli permise di prendere l'ultima rimasta.

Bene ragazzi benvenuti a questa riunione, per quelli che sono qui per la prima volta, vi invito a presentarvi .”

Tutti gli sguardi si puntano sul giovane occhialuto, che sprovvisto di cromatofori, non può mimetizzarsi come un polpo, deglutisce, manda su e giù il pomo d'Adamo, raccoglie il coraggio e poi parla, “Buonasera sono Claudio....e ho preso il brevetto Open a Sharm”.

Colpi di tosse e brontolii di disapprovazione dalla parte opposta, da quelli che parlavano di erogatori ante-litteram, più benignamente, l'uomo alla sua destra (quello che si lamentava della muta fatta in copertoni) gli dà dei colpetti sulla spalla, mentre gli sussurra sotto voce: “Tranquillo...non sei il primo è successo a molti negli anni 80'...

(Coro) “Benvenuto Claudio

Poi gli sguardi si girano sulla donna, lei ne sostieno lo sguardo con divertita spavalderia, sarebbe disposta a giurare che stanno tutti indistintamente cercando di immaginare come starebbe dentro una muta di una taglia più piccola della sua.

Buonasera sono Romina e sono una Sub!

Borbottii, (Coro) “Buonasera Romina

Una lunga pausa di silenzio, la donna fa scivolare lo sguardo su ciascuno di loro, prende un respiro e poi butta fuori quello che la stava divorando dall'interno.

Ciao sono una subacquea .. dipendente

Azoto-dipendente

Vedo sempre più persone che parlando di quello che faccio rabbrividiscono dicendo:

-NON SO COME FAI IO NON POTREI MI MANCHEREBBE L'ARIA...

-BELLO VORREI PROVARE MA NON POSSO PERCHÉ SOFFRO GLI SPAZI CHIUSI

ECC..

Il ragazzo che fino a poco prima, dopo la sua confessione, aveva lo sguardo a terra rialza gli occhi e la fissa come un apparizione, tra una sirena, Madonna (la cantante) e Myriam Leone.

Ed ho detto solo le prime due frasi più comuni...

Dato che la subacquea negli ultimi anni fatica a vedere volti nuovi io voglio fare un appello alla società...ahahhaha” Ride gaiamente nervosa

Voglio raccontarvi che cosa significa fare un immersione:

Chiudete gli occhi e immaginate di essere in una splendida giornata su una barca con a bordo persone che sorridono si divertono scherzano...sono belle persone che vi trasmettono serenità e divertimento adesso immaginate di tuffarvi dalla barca e anziché rimanere in superficie ... vi lasciate ANDARE ...SENTITE l'acqua che avvolge tutto il vostro corpo proprio come se fosse tornare nel grembo materno... adesso iniziate a respirare ...il cuore si rilassa sembra battere più lentamente la mente sembra più leggera perché è quasi inebriante lasciarsi andare ...è come se il corpo stesse volando nell'acqua.

Adesso avete raggiunto il fondo e iniziate a vedere intorno a voi piccoli pesci che vi nuotano intorno e tutto inizia ad essere una magia.. l'aria non manca ne avete più che in superficie potete decidere attraverso il ritmo del vostro respiro di quanta aria avete necessità

L'uomo seduto a fianco all'anziano con la bombola di ossigeno, gli strappa la mascherina dal volto con aria sognante se la porta al viso... il vecchio prova ad opporsi, ma presto e vittima dell'ipossia e stramazza al suolo tra l'indifferenza onirica di tutti.

... ed è proprio qui e adesso che entrate per la prima volta in contatto con un intimità mentale vostra mai recepita prima..riuscite a comprendere che la testa è il respiro scandiscono i battiti del cuore.. ...iniziate a muovere il corpo e lo percepite LEGGERO come mai prima d'ora .. è agile è a suo agio e il vostro corpo per la prima volta vi appartiene in modo totale...

E intorno a voi non c'è costrizione ne spazi chiusi ma solo possibilità di movimento totale senza gravità......intorno a voi c'è l'acqua e sopra il cielo...mai come adesso vi sentirete liberi


Vi aspettiamo!!!

I presenti si alzano galvanizzati, “Agli erogatori! Agli erogatori!” urlano entusiasti! “Voglio una Narcosi d'azoto!” declama quello dell'erogatore pre-Coustau.

Afferrano la giovane e la portano via in trionfo... in sala rimane il giovane Open di Sharm e il vecchietto sul pavimento che boccheggia come un orata al Mercato di San Benedetto (Cagliari).


Alla prossima riunione...

 

 Scritto a 4 mani da:


Fabrizio Gandino  

"Subacqueodisuperficie"

 








&


        "Subacquea Anonima"



martedì 25 gennaio 2022

Diavolo di un Calamaro!!!

 Ora lo so, sembra grottesco che la tua “frittura di mare”, possa attentare alla tua vita in un modo diverso dal colesterolo o una possibile indigestione, si l'Italia è uno dei principali consumatori/importatori.





Tra blocchi dovuti ai contagi, il meteo e gli impegni, il tempo per immergersi in questo ultimo periodo è stato davvero poco.

Il mare spesso mi è toccato vederlo dalla TV e diverse trasmissioni su canali tematici, ultimamente sono improntati al sensazionalismo, di qualsiasi genere; uragani, tempeste, incidenti spettacolari, tutto è utile ad alzare lo share.

Per quel che riguarda il mare, scordatevi le assolate e tranquille riprese di Linea Blu, gli animali del blu sono assassini sanguinari. 



Tralascio per pudicizia quell'osceno pseudoreportage sul Megalodon, che ne millantava l'avvistamento e attacco al largo delle coste del sud Africa di questo squalo preistorico.

Quello di cui invece parleremo oggi è il Dosidicus gigas noto commercialmente come totano gigante del Pacifico o come calamaro di Humboldt, è un calamaro della famiglia Ommastrephidae, di notevoli dimensioni, che vive nelle acque della corrente di Humboldt, nell'Oceano Pacifico, al largo delle coste sudamericane.


Uno dei suoi nomi comuni, calamaro di Humboldt, deriva dall'omonima corrente oceanica, che a sua volta prese il nome dallo scienziato naturalista Alexander Von Humbolt (1769-1859).

La corrente di Humboldt è una corrente marina fredda che circola nell'Oceano Pacifico a largo delle coste occidentali del Cile e del Perù e scorre da sud a nord.

Ma tornando al nostro calamaro di Humboldt, possiamo dire che è un calamaro molto grande anche se ce ne sono di più grandi. Il fatto è che questo animale ha anche un atteggiamento piuttosto aggressivo, spaventa anche l’uomo oltre alle numerose specie di molluschi che costituiscono la sua dieta giornaliera. 

 


Nei paesi Neolatini è conosciuto anche con un altro nome “Diabolo rojo” (Diavolo Rosso) giusto per sottolinearne la sua aggressività ed il colore che assume.

Muovendosi in questa corrente a profondità variabili tra i 200-700 metri, ma c'è anche chi sostiene che si spingano tranquillamente sino a 1200 metri, dal Perù è presente su tutta la costa sud Americana occidentale sino a quelle del Messico e California. 

Generalmente non supera gli 80 cm, ma sono stati registrati casi di esemplari lunghi fino a 4 m (più realisticamente “solo” 2 m più i tentacoli), per questo è noto anche come “calamaro gigante”, arriva in media ai 50 kg di peso e sfruttando la propulsione del sifone può raggiungere i 24 Km/h. .

Vorace, è un predatore in cima alla catena alimentare, tuttavia la posizione di un calamaro all'interno di un ecosistema marino spesso dettato dalla sua taglia, cosa piuttosto rilevante, se si tiene in considerazione anche il cannibalismo di specie.

La pesca di questo cefalopode è di tipo intensivo, sebbene portata avanti con tecniche artigianali (lenze e fiocine).

Ma tornando a noi e alla subacquea più in generale, pare che esistano dei casi documentati di attacchi a sub da parte di questo cefalopode.

Ora lo so, sembra grottesco che la tua “frittura di mare”, possa attentare alla tua vita in un modo diverso dal colesterolo o una possibile indigestione, si l'Italia è uno dei principali consumatori/importatori.



Lasciatemi dire inanzitutto che un calamaro è tutt'altro che indifeso, la sua bocca posta al centro dei tentacoli è provvista di un becco corneo durissimo in grado di frantumare anche delle ossa, i tentacoli sono fornite di ventose uncinate, perfette quando afferra una preda per non lasciarsela più scappare.

A tutto questo aggiungete che si muove spesso in banchi costituiti di centinaia di individui sebbene segregati in base alle dimensioni corporee e che pare siano in grado di cacciare in branco e ci vede benissinmo al buio.


 

Ecco qui volevo arrivare, i classici Sub superstiti di un attacco, intervistati dalla solita rete televisiva DMAX, riportano quasi sempre la stessa versione.

Un calamaro di solito si mostra abbastanza vicino al sub mentre cambia colore in continuazione, predomina il tono rosso acceso che gli ha fruttato il soprannome di Diavolo Rosso, e dopo alcuni minuti il sub si ritrova accerchiato da altri calamari e poi comincia un attacco sistematico.

Si qualcosa che ricorda i Velociraptor di Jurassic Park.

Tuttavia pare un fondo di verità ci sia per davvero, e non sia solo l'ennesima puntata di River Monster (format condotto da Jeremy Wade) secondo alcune testimonianze, numerosi subacquei hanno avuto incontri piuttosto ravvicinati con i calamari di Humboldt. 


 

Shanda Magill descrive così la sua seconda esperienza, dopo una primo contatto amichevole:“Mi ha staccato il galleggiante dal petto e gettato via la luce, con una forza a dir poco
immane. Quando mi sono ripresa, il calamaro se ne era andato, ma io ero senza galleggiante. Ho scalciato come una pazza e non sapevo se sarei sopravvissuta”.

Sorte simile capitata anche a Roger Uzun, un fotografo sottomarino:“Appena ho acceso la telecamera sott’acqua si sono spinti verso di me e mi hanno colpito alla nuca. Sembravano volermi
tastare per vedere se ero commestibile. (Uno di loro). Mi ha quasi tolto la videocamera dalle mani”.

Nonostante il rischio, gli amanti del mare continuano ad essere affascinati da tali predatori degli abissi.

Il sub californiano Mike Bear riassume la questione in maniera perfetta:”Non nuoterei con loro come non camminerei in mezzo ad un branco di leoni nel Serengeti anche se so che sto perdendo
l’occasione di una vita”.

Il cambiamento di colore come una specie di lampeggio per distrarre una preda non è una cosa nuova in effetti, qualcosa del genere è stato osservato anche nella seppia gigante (Sepia apama), che se ne serve per ipnotizzare i granchi che preda.

Ok Ok La frittura vi sta tornando su, oppure stare pensando che sono un sacco di cavolate, in fondo sono “solo dei calamari”....coordinare un attacco … andiamo!

Non la pensano così Benjamin Burford dell’Hopkins Marine Station della Stanford University e Bruce Robison del Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI): mentre cacciano i diablos rojos, come li chiamano in Sudamerica, comunicano tra loro utilizzando variazioni di colore di alcune aree della loro pelle e questi cambiamenti da chiaro a scuro sono visibili anche nelle buie profondità dell’oceano perché i calamari di Humboldt sono in grado di accendere tutte le aree del loro corpo con una bioluminescenza che le retro-illumina come le parole sullo schermo di un e-book. 

 


La pesca intensiva non ne scalfisce il numero, che anzi, sembra crescere.

Secondo alcuni naturalisti il problema è ancora una volta l'uomo; i regolamenti di pesca prevedono che la cattura è interdetta per esemplari al di sotto dei 50 cm, ovvero quando naturalmente il Calamaro di Humbolt raggiunge la sua maturità sessuale.

Ora la buona notizia è che pare si riproduca una sola volta nell’arco della vita, ma quando ciò avviene, la specie rivela il potenziale di fecondità più elevato tra tutti i cefalopodi. Le femmine più grandi possono produrre fino a 32 milioni di ovociti, sebbene in media tale numero resti compreso tra 300.000 e 13 milioni.

Tuttavia, secondo alcuni, il riscaldamento globale, sembra abbia accellerato questa transizione quando l'animale è ancora a circa 40 cm di lunghezza, quindi inizia a riprodursi molto prima di poter essere cacciato.

A questo aggiungete che i suoi predatori naturali, gli unici che potrebbero averne ragione quando ancora sono di quella taglia, sono gli squali, tonni e pescespada, che stanno subendo una decimazione che li sta portando all'estinzione, aggiungete che l'unico predatore in grado di attaccarli con successo quando sono più grandi sono Balene e Capodogli, ornai da più di un secolo a rischio di estinzione, il gioco è fatto.


 

La Natura non ama gli spazi vuoti, quindi se alcuni superpredatori spariscono ecco il loro posto essere occupato da altri emergenti, mai una simile frase è stata così calzante, dal momento che i Calamari, salgono dalle profondità in superficie, proprio per cacciare.

 

Link:


https://newsfood.com/california-linvasione-dei-calamari-grossi-cattivi-e-carnivori-gia-alcuni-sub-attaccati/


https://pescesostenibile.wwf.it/species/dosidicus-gigas/


https://www.esquire.com/it/news/attualita/a33443279/video-animali-calamaro-gigante-attacco/

https://www.corriere.it/animali/09_luglio_17/calamari_giganti_california_df6ad168-730f-11de-a0f6-00144f02aabc.shtml

https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/il-linguaggio-segreto-bioluminescente-del-calamari-di-humboldt-video/


https://www.ideegreen.it/calamaro-di-humboldt-nel-mediterraneo-111078.html


https://www.biopills.net/calamaro-di-humboldt/




Buone Bolle e Buona frittura




Fabrizio Gandino

Subacqueodisuperficie”


 


domenica 4 aprile 2021

Tre Numero Perfetto....


Immagine della diretta di Venerdi 19 marzo 2021


Prima di approfondire il titolo di questo Post, preciso che parliamo di subacquea ricreativa, d'altro canto queste sono “Cronache di Subacquei di Superficie” e quindi di questo si parla.

L'evento sul Web annunciato nel pezzo precedente ha avuto luogo regolarmente e ha avuto un buon successo, merito indiscusso di un un emozionatissimo Marco Moretti e di Riccardo Tognini che ha organizzato la diretta.


 

Si è parlato di subacquea, di fotografia subacquea, con qualche divagazione sulla videoripresa facendo alcuni distinguo e confronti (posti da Salvatore Fabiano), molte precisazioni grazie all'intervento di Stefano Gradi, fotografo subacqueo che non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni.

Tra i vari punti toccati anche quello della sicurezza, non nego di essere stato io a lanciare la provocazione e mi ha fatto piacere comunque vedere che è stata raccolta con onestà dai presenti.

Non siamo pesci e non siamo nati con le branchie, ci muoviamo in un ambiente meraviglioso facendo esperienze straordinarie, ma potenzialmente ostile.

Con questo non voglio demonizzare la subacquea ricreativa, tutt'altro, personalmente a pedalare (ma anche solo correre) in una statale trafficata di mezzi pesanti e auto che sfrecciano rischio a parer mio molto di più, ed allora dove voglio andare a parare?
 



Facciamo un passo indietro: siete un sub provetto (o ritenete di esserlo), avete fatto tutti i sacrosanti corsi, sono anni che vi immergete, avete un attrezzatura subacquea collaudata e conoscete la vostra attrezzatura fotografica che potreste adoperarla quasi ad occhi chiusi.

Il vostro buddy vi segue come un ombra, è una sorta di monaco buddista sott'acqua dal momento che vi segue senza perdere la pazienza, nelle vostre interminabili soste su ogni soggetto che attira la vostra attenzione e vena artistica.

L'immersione va da Dio, è una bella giornata, il mare è calmo, la visibilità che sembra di guardare attraverso una bottiglia di acqua Levissima, l'acqua non è ne troppo calda ne troppo fredda e le creature marina di ogni famiglia, sottordine e specie sono tutte preda da una vena di esibizionismo e fanno la coda per farsi immortalare.


 

Voi siete tranquilli e comunque il vostro fido buddy vi tiene d'occhio, e tiene d'occhio il manometro ed il computer (badando che non si carichi troppa deco) mentre voi assorti da tanto ben di Poseidone, macinate scatti su scatti, giocate sui tempi di esposizione, posizionate i flash ecc.

Una situazione idilliaca vero? State una serie di scatti ad una aragosta in tana, che agita le sue antenne che sembra cercare il segnale di Mediaset, quando vi prende una spiacevole sensazione. vi girate, non vedete il vostro buddy, allora cercate di ricordare in che posizione era l'ultima volta che lo avete visto, vi guardate intorno e non lo vedete, oppure vi girate e lo trovate, è in difficoltà.

Che fare? Manco a dirlo! Bisogna aiutarlo! E' la base del “sistema di coppia”...ma...si c'è un “Ma”: avete in mano qualche migliaio di euro di attrezzatura fotografica, piuttosto ingombrante, dovete avere le mani libere per aiutarlo...come fate? Esitate, è umano, negarlo sarebbe da ipocriti.

Ok Fabrizio hai detto la tua, ma che si fa non si scattano più foto in acqua? La mia opinione è che se si è in un range molto basso 5-6 metri si può anche andare in due (Buddy più fotografo o cineoperatore), ed anche così a parer mio siamo al limite, oltre no.

Ed allora!?


 

Tre numero perfetto” cantava Marina Massironi nello spettacolo “Tel chi el telun” di Aldo, Giovanni e Giacomo, quindi un operatore foto/video e due buddy oppure operatore + modella/o + buddy.

Possiamo raccontarcela finchè ci pare, ma il “sistema di coppia” sulla quale si basa la subacquea ricreativa fa affidamento sulla mutua vigilanza/assistenza reciproca, se la si vuole praticare in sicurezza.

Meditate gente...meditate!


Buone Bolle! E Buoni scatti!




Fabrizio Gandino


Subacqueodisuperficie”

 


 

 


 

lunedì 22 marzo 2021

Calafuria e le sue meraviglie sommerse



 Ebbene sì ormai da mesi siamo in zona rossa, quindi niente mare e di conseguenza niente immersioni. 

In questi giorni comunque ne ho approfittato per visionare vecchie riprese e nuove mai prese in considerazione e mi sono divertito a montarli in modo del tutto diverso breve coinciso e veloce un video che chiede più volte la visione per essere memorizzato bene! 

Una cosa un po’ diversa dal solito dove i protagonisti sono loro, gli animaletti tutti colorati e strani, belli e brutti invertebrati e non. 

Buona visione a tutti allora



Salvatore Fabiano 




domenica 21 marzo 2021

Subacquei Gente seria - 10: Fotosub e dintorni

 



 Un amico mi ha segnalato questa piccola chicca, l'autore è David Salvatori, un subacqueo dedito alla fotografia, se ne avete l'occasione vi consiglio vivamente di guardare i suoi lavori, questo che segue è opera sua :D. Ovviamente si ride...e si scherza.

 

Dal vangelo secondo David Salvadori (fotografo subacquea top!!!!)


"A tutte le modelle subacquee o aspiranti tali, qualche pratico consiglio per sopravvivere!!!


DECALOGO DELLA MODELLA:


01. La Modella sott'acqua non ha un compagno, per il Fotografo TU non esisti!


02. La Modella NON RESPIRA... le bolle non vanno bene sulle foto ma soprattutto deve conservare aria da dare al Fotografo!


03. La Modella riconosce solo 6 SEGNALI: un pò più su, un pò più giù, un pò a destra, un pò a sinistra, un pò più avanti, un pò più indietro.


04. La modella non porta mai il computer... fa il profilo del Fotografo, intanto non controllerà mai i tempi di immersione e non farà mai soste decompressive... ma soprattutto non uscirà mai dall'acqua prima del suo Fotografo!


05. La Modella porta sempre un Pointer al solo scopo di cacciare i Lionfish che importunano il Fotografo e ne minano la concentrazione!


06. La Modella non porta mai il cappuccio... non importa quant'è la temperatura dell'acqua... la modella non ha mai freddo!


07. Nell'improbabile ipotesi che la Modella finisse l'aria prima del Fotografo, ha solo 2 cose da fare:

cominciare a pregare o cominciare a salire... ma se il Fotografo sta facendo lo scatto della vita allora può solo cominciare a pregare!


08. Nella più remota ipotesi che la Modella abbia fatto un corso Fundamental, ha speso male i suoi soldi, deve dimenticare l'assetto e assumere sempre pose sensuali!


09. La modella non si immerge per esplorare l'ambiente marino... segue sempre il Fotografo e non si allontana mai, è sempre pronta per lo scatto!


10. In genere la Modella o è la fidanzata del Fotografo o è un'amica inconsapevole di quello a cui va in contro!


In ogni caso la soddisfazione di vedere le tue foto pubblicate su qualche rivista vale tutte le fatiche... i sacrifici... e i vaffa del Fotografo!!!"

                                                                                            David Salvatori

Fabrizio Gandino

"Subacqueodisuperficie" 

 


 

mercoledì 10 marzo 2021

La Maledizione della "Rete Fantasma"

Era l’Agosto del 1984, quando insieme ad altri milioni di telespettatori, seguii in diretta internazionale le scene dell’apertura post-recupero di una delle casseforti dell’Andrea Doria ad opera di Peter Gimbel. La settimana fu pregna di repliche dell’avvenimento e dei video dei sommozzatori che effettuarono quest’impresa usando apparecchiature avveniristiche per allora ed un nutrito impiego di miscele Trimix. Una delle cose che colpì la mia fantasia di ragazzino, fu la presenza di enormi pezzi di rete incastrati sul relitto che giace su un fianco, pezzi di rete che continuavano a intrappolare dei pesci, rimaste li probabilmente come incidente di chi non aveva valutato correttamente la posizione del relitto. Quello è il mio primo ricordo di “Reti Fantasma” allora non le chiamavano ancora così, e a ben ripensarci da bambino e anche in tempi più recenti, mi capitava di fare dei giretti a piedi lungo il litorale di S.Antioco in località “Sa barra” di trovarne a riva complete di galleggianti e piombi e di ritrovarle, anno dopo anno sempre dove le avevo intraviste la prima volta. Le reti Fantasma però sono molto di più di un semplice rifiuto abbandonato, brutto da vedere e non biodegradabile, ma un problema assai serio, con cui ormai, ogni Nazione che si affacci sul mare deve farci i conti. Si calcola che ogni anno vengono disperse in mare almeno 640mila tonnellate di reti e altri attrezzi da pesca che, se non recuperati, continuano a “pescare” per moltissimi anni, ogni giorno , tutti i giorni dall’alba al tramonto. Si Calcola che da Luglio 2019 a Settembre 2020 siano state recuperate dai fondali italiani con meno di sei tonnellate di reti fantasma (L’equivalente di 200.000 bottiglie di plastica), avviate poi successivamente alla distruzione. C’é pure chi ritiene che questa sia la punta dell’Iceberg e che in realtà ci sia ancora moltissimo da fare dal momento che le stime ci dicono che le attrezzature da pesca disperse nei mari del pianeta, di cui le reti costituiscono la massa critica siano di 640 Tonnellate all’anno nel solo Mediterraneo, che si vanno a cumulare a quelle delle annate precedenti. L’Unione Europea stima che il 20% delle attrezzature da pesca usate in Europa vengano disperse in mare: oltre 11mila tonnellate ogni anno. Nel solo golfo di Venezia la stima è di 60 mila reti finite sui fondali.
Parliamo di numeri, alcuni li abbiamo già visti prima: Più di 800 le specie minacciate, compresi gli organismi bentonici (coralligeno) 136.000 foche, leoni marini e grandi balene vengono uccise ogni anno dalle reti fantasma 870 reti sono state recuperate solo nello stato di Washington con oltre 32.000 animali marini intrappolati all’interno 11 grandi balene impigliate in reti fantasma ogni anno solo lungo la costa occidentale degli Stati Uniti 600 anni, il tempo che serve ad una rete di nylon per decomporsi (e trasformarsi haimè in microplastiche) 95 organizzazioni in sei continenti tra aziende, compagnie, associazioni e 14 governi anche europei come Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Svezia (non ancora l’Italia!) sotto l’egida della “World Animal Protection” 20% di tutti i rifiuti marini, secondo quanto stimato prudentemente, tuttavia, studi recenti hanno suggerito che potrebbero rappresentare dal 46% al 70% di tutta la macro plastica nei nostri oceani in base al peso 27% dei rifiuti che deturpano le spiagge siano riconducibili ad attrezzatura da pesca dispersi, questo nella sola Unione Europea 8 milioni di tonnellate la plastica abbandonata nei mari di tutto il mondo di cui le attrezzature da pesca ne sono parte rilevante
Gli stessi pescatori ormai sono parte in causa e non solo perché responsabili, ma perché i loro stessi guadagni e la pescosità dei mari è in drastica diminuzione, non di rado infatti sono proprio loro a fornire indicazioni alla Guardia costiera circa questo triste fenomeno. Sono loro stessi a riconoscere il bisogno di un cambio di rotta, Antonio, pescatore di Castro, piccolo villaggio di pescatori in provincia di Lecce lo sostiene, "Perché - dice - è materiale plastico o sintetico, ed è causa di inquinamento sui fondali marini. E questo è un danno anche per noi pescatori. Per noi pescatori e per tutti, perché andiamo a mangiare il pesce inquinato che ha mangiato plastica, una parte di rete”. Eppure qualcosa di muove, in tutto il litorale italiano gruppi di volontari e piccoli progetti hanno preso piede al fine di limitare i danni. E’ il caso di un iniziativa che sta avendo luogo in Puglia e che vede coinvolte anche le istituzioni di Albania e Montenegro, in un progetto chiamato “Adrinet”. L’iniziativa è finanziata dalla Comunità Europea all’85% il restante 15% è in carico ai tre Paesi facenti parte del progetto, per un importo di poco superiore al milione di Euro. In questo caso specifico una delle soluzioni che si è scelto di percorrere passa per l’applicazione di tecnologie GPS per favorire il recupero; obbligo di segnalazione e recupero in caso di perdita (in Europa è già obbligatorio); nella fattispecie un microchip che fissato alle reti ne consente rapidamente il ritrovamento e l’identificazione del proprietario. Si agisce su vari fronti, il riciclo delle reti recuperate ad esempio, l’azienda italiana Aquafil utilizza reti abbandonate e altri rifiuti in plastica per produrre costumi da bagno e abbigliamento sportivo. Un’altra azienda spagnola, la Ecoalf, ha realizzato una linea di maglioni realizzati con attrezzatura da pesca recuperata. Il fenomeno ormai sta riscuotendo un certo clamore, in parte per una rinnovata coscienza ecologica, alla quale le nuove generazioni cominciano ad essere più interessate, questo non poteva passare inosservato dai Network televisivi, faccio ampio riferimento al canale tematico DMAX, che ha inserito nel suo palinsesto un reality che parla delle gesta di un gruppo di subacquei volontari che operano nel mare di Sicilia alla bonifica delle reti fantasma. Nel mio piccolo durante le immersioni a Calafuria mi è capitato di verderne alcune e direi che sono lì da diverso tempo, sebbene in tempi recenti ne sono state avvistate di nuove (Vi rimando al link di un altro post che ne parlava (https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2019/04/cosa-sta-succedendo-calafuria.html)
Quindi che si fa ci si infila la muta e si scende sotto a tirare via delle reti ...ma proprio no! Tanto per cominciare si tratta di un tipo di operazione che comporta diversi rischi, che richiede esperienza, sangue freddo ed una serie di competenze. Bisogna avere assetto e acquaticità perfetti, avere le giuste attrezzature (Palloni di sollevamento e quant’altro), saper valutare correttamente le diverse situazioni (quando conviene staccare una rete dalla roccia e quando invece è più opportuno lasciarla lì, magari dopo averla messa in sicurezza. A volte infatti la rete è talmente vecchia che, staccandola, rischiamo di peggiorare la situazione e danneggiare gli organismi bentonici ), saper lavorare in squadra e dulcis in fundo, non guasta affatto avere pratica ed essere abilitati all’utilizzo di un reatheber e/o miscele decompressive. NON CI SI IMPROVVISA CHIARO! “Ma allora, io semplice sub ricreativo, che posso fare?”, la risposta è “Molto”, il mare è grande e tanto per cominciare rilevando la posizione e dando alla Guardia Costiera e/o Capitaneria di Porto, tutte le informazioni necessarie al ritrovamento ed ad una successiva bonifica, per la quale “Loro” sono perfettamente attrezzati e addestrati. Reti, tramagli lenze fisse e lenze a traina: un altro fattore estremamente rischioso e sottovalutato è il potenziale pericolo indotto da reti e lenze dei pescatori. Prima di tutto si consiglia di immergersi lontano dalle tratte segnalate; in secondo luogo è opportuno fare attenzione a quelle abusive e di munirsi ALMENO di un coltello ben affilato (meglio due) da tenere alla caviglia, al braccio o alla cintura. Impigliarsi in una di quelle durante l'immersione potrebbe determinare l'impossibilità di riemergere. Buone bolle!!
Link: “Ghost Fishing” https://www.ghostfishing.org/ “Life-ghost” http://www.life-ghost.eu/index.php/it/ “Global Ghost Gear Initiative” https://www.ghostgear.org/ “FAO” http://www.fao.org/news/story/en/item/19353/icode/
Fabrizio Gandino “Subacqueodisuperficie”