
CRONACHE DI SUBACQUEI DI SUPERFICIE - Questo blog nasce dal desiderio di condividere le sensazioni, le emozioni, nate da una passione, la subacquea ricreativa. Differenti voci ed esperienze, come diverse sono le nostre formazioni e il nostro vivere il mare. Ci accomuna l’amore per il mare, il rispetto per la natura, il desiderio di diffondere la cultura della sicurezza. https://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2018/10/eccoci-quinoi-perche-subacquei-di.html
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venerdì 20 dicembre 2019
Serata fotosub 14 dicembre 2019 Empoli
Come fine annata dal punto di vista mare non è stato un granchè, le condizioni meteo non hanno aiutato, gli impegni di lavoro neppure, un po' d'influenza e dulcis in fundo, i lavori dolorosi, ma necessari attorno al ponte di Calafuria e alla sua torre medicea che finalmente dopo anni di incuria pare tornerà a vigilare tirata a lucido sul golfetto.
Tutto questo per dire, che in questo periodo non c'è stato verso di entrare dentro la muta, neppure per grazia ricevuta, per fortuna però, pur nell'ozio invernale, c'è chi organizza eventi interessanti e degni di nota. E' sicuramente il caso del Gruppo Empolese Attività Subacquee, non nuovo ad apparecchiarte apprezzate mostre fotografiche alle quali spesso hanno partecipato i migliori foto sub italiani. Proprio in questa chiave sabato 14 Dicembre hanno proposto al pubblico empolese, ed ai molti altri sub intervenuti da ogni dove, una serata con due personaggi di fama internazionale: Aldo Ferrucci e Sergio Riccardo. La serata prevedeva la presentazioni di alcuni filmati che avrebbero visto alcuni dei loro migliori montaggi fotografici e riprese sottomarine frutto di foto, filmati e resoconti delle loro ultime esperienze in giro per tutto il mondo. Una ghiotta occasione per portare al grande pubblico un aspetto delle le attività subacquee di prima mano, da chi quell'attività
ha avuto la fortuna e la passione di poterselo scegliere come lavoro. Ecco quindi il Cenacolo degli Agostiniani, in pieno centro a Empoli, divenire per una sera una sorta di finestra su quel mondo blu che da sempre ci ha fatto innamorare, noi drogati d'acqua e non manca di far presa, al contempo su chi si sofferma a ad osservare, grazie a noi, forme, colori e forme di vita insospettate ed inusitate. La sede dell'evento, il Chiostro degli Agostiniani in via dei Neri ha visto la sala gremita fin dai primi minuti, ad occhio più di un centinaio gli intervenuti, di cui una parte in piedi, segno che il richiamo del mare in queste zone è molto forte. Noi eravamo presenti all'appuntamento con il nostro Marco Moretti (provetto fotografo), Rachele Giuliani ed io. La serata è stata aperta da un intervento dell'Asessore allo sport Fabrizio Biuzzi, il quale non ha mancato di ringraziare il Gruppo Empolese Attività Subacquee sottolineando cheil Geas non è solo un'attività ricreativa, ma pure culturale, e che questo è stato un evento, pensato per tutti gli empolesi, non solo per i subacquei. Ha
ricordato come inoltre il Geas abbia contribuito a diffondere la cultura e l'interesse per la subacquea sul territorio da quasi 30 anni.Terminati i convenevoli di rito si sono aperte le danze, Sergio Riccardo ha mostrato una prima carrellata di immagini proveniente da oltre 40 anni d'immersione nei mari e situazioni più diverse. Superfluo dire che è un emozione che colpisce ogni volta, i colori a cui non siamo abituati, noi soggetti di terraferma, che hanno lasciato il pubblico degli astanti senza fiato. Sergio Riccardo come abbiamo detto è ormai un affermato fotografo che vanta collaborazioni importanti del calibro di National Geographic, nel corso della manifestazione ha avuto modo di presentare anche la sua ultima
pubblicazione “Ocean's Life”, ul libro fotografico realizzato insieme a Francesca Reinero. Subito dopo è stato il turno di Aldo Ferrucci, livornese di nascita vede la luce nel giugno 1958 e inizia giovanissimo la sua attività subacquea prima con la pesca in apnea a sedici anni e continua la sua carriera subacquea step dopo step, sino ad ottenere la prima qualifica di Instructor Trainer. Come ha dichiarato durante la serata, fondamentale l'influenza delle prime trasmissioni RAI dei documentari del Comandante Jacques Cousteau. Credo lo si possa considerare un autentico pioniere in Italia nell'uso delle miscele arricchite prima e rebreather chiuso e semichiuso, cosa che diventerà poi il suo ambito professionale. A lui dobbiamo la visione di un primo filmato con immersione sul relitto dell'Andrea Doria, l'ammiraglia della nostra flotta di navi da crocera, agli ordini del leggendario (quanto dimenticato qui da noi in Italia) Cap. Piero Calamai, affondata il 25 luglio del 1956, mentre era diretta a New York, speronata ed affondata dal mercantile svedese Stockholm (nave tutt'ora in servizio, che ha cambiato diverse volte nome da allora e che per ironia della sorte ha avuto anche il nome di “Italia”) della Swedish America Line, al largo della costa di
Nantucket (USA), in quello che fu uno dei più famosi e controversi disastri marittimi della storia. La serata poi è proseguita con ulteriori proiezioni di gallerie d'immagini e filmati, inframmentate dagli autori che hanno spiegato aneddoti e metodi di ripresa. Una particolare menzione agli spezzoni del film/documentario “La vita negli oceani” (Océans) del 2009 realizzato dalla Disneynature e codiretto da Jacques Perrin (già produttore del pluripremiato “I ragazzi del coro”) e Jacques Cluzaud, che ha impegnato il Ferrucci per oltre quattro anni di riprese per gli oceani di tutto il mondo. Di notevole interesse scientifico
anche la sua partecipazione al progetto “Under the Pole Mission capsule”, una Spedizione scientifica per lo studio dei fondali oceanici che prevedeva la permanenza per lunghi periodi, necessari un'osservazione prolungata della vita sottomarina dei fondali di Moorea – Polinesia francese, con particolare riferiemento alla vita dei coralli in profondità. Serata gustosa e godibile che spero avrà modo di ripetersi in futuro, unico neo la recalcitrante riottosità del proiettore che continuava ad andare in conflitto con il computer, che ha funestato un po' le proiezioni, bisogna tuttavia rimarcare però che nonostante questo la bontà del mostrato era tale da non riuscire a scoraggiare la presenza degli astanti sino alla fine.
Buone Bolle
Link:
Ocean's lifehttps://www.francescareinero.it/news/tag/sergio-riccardo/
Aldo Ferrucci e Sergio Riccardo https://www.gonews.it/2019/12/10/geas-empoli-aldo-ferrucci-sergio-riccardo/
Gruppo Empolese Attività Subacquee - G.E.A.S. https://www.comune.empoli.fi.it/albero/09/0902/090201/308sch.html
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
lunedì 18 novembre 2019
Una storia dimenticata
Mi trovavo girellando per l'Eudi in
quel di Bologna, e come scritto in precedenza, stavo vistando lo
stand della Marina Militare; ospite fisso di questo spazio, da
qualche anno, è una riproduzione di un SLC, che forse per molti di
voi è più familiare come “Maiale” o “Porco”, l'antenato dei
nostri rover.
Creato per uso squisitamente bellico,
era un siluro modificato per trasportare uomini ed esplosivi dentro
darsene e porti nemici allo scopo di permettere di piazzare cariche
esplosive al naviglio alla fonda.
Qualche anno fa, la sera prima di un
Full Day a Giannutri, la sera ci aggiravamo per il lungomare di Porto
Santo Stefano sul promontorio dell'Argentario, e notai una targa
commemorativa nel vecchio porticciolo mi pare vicino al Lungomare
Navigatori.
In sintesi si parlava di un record di
traversata dall' Isola del Giglio a Porto Santo Stefano, annotai
mentalmente la cosa come curiosità e me ne scordai.
Circa un anno più tardi mi stavo
aggirando questa volta sotto i protici del Pavaglione a Bologna e che
ti vedo nella vetrina di una nota oreficeria? L'esattta riproduzione
in nobile metallo del SLC che avevo diverse volte fotografato in
EUDI, inoltre sotto era riportato che si trattava del mezzo che aveva
stabilito un Record di traversata tra l'isola del Giglio e Porto
Santo Stefano (11 miglia marine) .
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SLC "Maiale" all'Eudi |
Ritornando ad oggi, mi ero nuovamente
avvicinato al “Maiale” che chiesi ad uno dei militari della
Marina presenti se si trattava dello stesso tipo di mezzo che aveva
effettuato quell'impresa, il suddetto si girò verso di me con una
sorta di fastidioso sussiego esclamando: “Cosa! Questo è un
maiale!”.
Come appassionato di storia militare,
stavo per rispondergli a tono, penso che chi si manda a fare
pubbliche relazioni per il proprio Corpo di appartenenza dovrebbe
mostrare un po' più di affabilità (forse era abbastanza provato da
tutta quella gente), lasciai perdere e continuai a godermi l'evento.
Non sono comunque qui per parlare di
questo episodio in sé, ma per raccontarvi quanta storia c'è dietro
il Maiale.
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schema di posizionamento delle cariche esplosive |
SLC è l'acronimo di “Siluro a Lunga
Corsa” e la sua creazione è direttamente correlata alla genialità
di un uomo: Teseo Tesei.
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Teseo Tesei |
Se qualcuno tra voi si ricorda che
esiste un unità di incursori della Marina Militare che porta il suo
nome, non è in difetto, possiamo tranquillamente dire che è stata
una figura leggendaria nell'ambito delle operazioni di
incursione/sabotaggio durante la seconda guerra mondiale, le sue
intuizioni furono geniali e diede l'impulso allo sviluppo di diverse
soluzioni tutt'ora in uso in ambito militare in mare.
Maggiore del Genio Navale nella Regia
Marina italiana, Elbano di Marina di Campo, brevettato palombaro,
allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne assegnato alla V
Squadriglia della 1ª Flottiglia MAS, di stanza a La Spezia.
Nell'agosto dello stesso anno, come riconoscimento dei suoi studi sui
mezzi d'assalto, il VLC, ricevette la Medaglia d'Oro di 1ª Classe
per aver ideato invenzioni utili alla Marina.
A dirla tutta l'utilizzo di un siluro
come mezzo propulsivo per portare dei sommozzatori a sabotare del
naviglio avversario non era un idea del tutto nuova, durante il primo
conflitto mondiale, l'Ingegnere del Genio Navale, Raffaele Rossetti,
ideò la Torpedine semovente che porta il suo nome, anche se molti
lo conoscono come Mignatta (sanguisuga).
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SLC all'Eudi di Bologna |
Si trattava in sintesi di un siluro ad
aria compressa, autopropulso, che trainava un paio di sommozzatori,
La torpedine semovente Rossetti era lunga 8 metri e aveva un diametro
di 600 mm. Era ideata per trasportare due persone sopra il livello
dell'acqua verso l'obiettivo da attaccare.
Le due persone si dovevano sedere a cavalcioni uno dietro l'altro
sopra l'apparecchio. In pratica però si preferiva farsi trascinare
stando sui due lati e tenendosi a maniglie fissate appositamente sul
cilindro, in quanto, con i due uomini in posizione seduta, il siluro
una volta in moto era troppo appoppato (con il culo più in basso) e
la persona seduta dietro si trovava immersa in acqua fino quasial collo.![]() |
SLC, si noti il fregio della Cabi Cattaneo |
Da uomini pratici, quali erano, ebbero una geniale intuizione: pensare a un mezzo elettrico di ausilio che ne facilitasse le operazioni in mare. Si dovrà aspettare però l'anno successivo, perchè i due, ostacolati dai loro rispettivi incarichi di bordo, riuscissero a mettere mano al loro progetto. Partirono proprio dall'idea precedentemente sviluppata da Rossetti, la Mignatta, ma a differenza di quest'ultima pensarono a un veicolo che potesse essere cavalcato, che fosse dotato di strumentazione per la navigazione, che potesse immergersi ed essere regolato negli assetti, un minisommergibile a tutti gli effetti. Furono necessari pochi mesi nella prima metà del 1935 per definire le linee guida del progetto che si basava sempre sull’allestimento di un siluro, allora in esercizio, di mm.533 di diametro e lungo metri 7,20 . Superfluo dire che lo Stato Maggiore della Regia Marina ne fu entusiasta approvandolo nel giro di pochi mesi e
autorizzando la costruzione immediata di un prototipo.
Fu nel giugno del 1937 che la Marina prese in considerazione l’impiego operativo di questi tipi di mezzi sotto una luce diversa, non più come mezzi di
assistenza/manutenzione, infatti a Settembre del 1938, venne costituito il comando della Prima Flottiglia MAS a La Spezia, a cui fece capo tutta l’organizzazione, l’impiego e lo sviluppo di questi nuovi mezzi, ideali per l’incursione navale. Venne coniato la sigla “ S.L.C.”, Siluro Lunga Corsa questo perchè l’autonomia del S.L.C. era di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi contro le 2,7 miglia a 50 nodi dei siluri per sommergibili da cui lo stesso S.L.C. era stato modificato, ne derivava che la minore velocità aumentava la sua autonomia di più di 5,5 volte. La denominazione S.L.C. fu storpiata in “Siluro a Lenta Corsa” quando la produzione dei mezzi venne appaltata alla C.A.B.I Cattaneo di Milano .
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schema di un "Maiale" |
L'anno successivo vide la costruzione del primo prototipo nell'arsenale di La Spezia e visti i risultati promettenti, nel 1938 vennero completati altri quattro mezzi precedentemente commissionati. Tuttavia nel periodo che va dal 1935 al 1936, viene svolta un attività di addestramento all'uso di questa nuova creazione, l'area prescelta è Porto Santo Stefano, area che verrà abbandonata per i venti di guerra incipienti, per motivi di segretezza, in favore della foce del fiume Serchio. Non ci è dato sapere se questo fatto influì sulla scelta della Whitehead di Fiume di costruire una fabbrica di siluri proprio a Porto Santo Stefano, il silurupedio, distrutto dai bombardamenti Alleati nel 1944 .
Sul perchè venne chiamato “Maiale” esistono fondamentalmente due versioni, secondo me non in contrasto tra loro. La prima arriva dalla testimonianza di un ufficiale di Marina di nome Rossetto che ebbe un breve trascorso come ufficiale in addestramento nell'area test, alla bocca del Serchio, che ne attribuisce la paternità ad un marinaio dell’Isola D’elba, Giuseppe Giannoni, addetto al rimessaggio del SLC a Bocca di Serchio, cito : “Un giorno al termine della
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Modellino commemorativo della Panerai |
presto dal nostro allenamento perchè c'è bassa marea e temiamo di non arrivare in tempo a passare la barra sabbiosa sul fiume. Infatti la motobarca ce la fa stento, ma l'apparecchio, a rimorchio, semi immerso si infila nella sabbia e non vuole saperne di passare. Lasciamo avanzare libera la motolancia e, scesi in acqua, ci mettiamo noi a trascinare il bestione, verso le acque interne del fiume. Finalmente arriviamo nelle acque calme di un laghetto che il fiume forma prima di sbucare in mare aperto. L'apparecchio è lì che fluttua placido placido facendo uno strano rumore di rigurgito, sotto il muso, per la risacca che l'investe. Teseo, con il suo fiorito parlare toscano, dice al palombaro porgendogli la cima di rimorchio : “Prendi, ormeggia tu il maiale”. L'altro non fa obiezioni, anzi, capisce benissimo e subito esegue. Da quel momento “Il siluro di lunga corsa” che ci è costato quattro anni di fatiche, viene ufficialmente declassato al rango di suino. Nessuno gli toglierà più questo nome.” . Trovo che
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La ristampa del Libro di Elios Toschi |
Winston Churchill ebbe a dire: “Sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare nel Mediterraneo a vantaggio dell'Asse”.
Tornando all'Eudi, e a quell'eslacmazione, “Cosa! Questo è un maiale!”, non non è “solo” un Maiale, è un bel pezzo di storia della subacquea e del genio italico, saperne di più, se devi fare da cicerone, non guasta.
Per quel che riguarda quella targa a Porto Santo Stefano, è scomparsa nel 2017 ad opera di un massiccio restyling del porticciolo, ho scritto ripetutamente al Comune di Monte Argentario e alla sezione locale marinai d'Italia, ma a tutt'oggi nessuno di loro mi ha risposto, tuttavia qualche residente mi ha detto che non me la sono sognata...beh almeno so di non essere in narcosi d'azoto. La conferma arriva qualche giorno dopo una mia trasferta a Porto Santo Stefano per un immersione, fortunosamente trovo su Youtube un filmato del 2014, prima del restyling del porticciolo di lungomare navigatori, al minuto 4:45 inquadra quella parte del moletto e... indovina indovina, la targa si intravede, purtroppo la definizione dell'immagine m'impedisce di vedere cosa c'è scritto, ma è esattamente dove me la ricordavo.
Frattanto tutti gli enti che ho contattato, ivi compreso il Comune di Monte Argentario al momento non hanno risposto ne tantomeno fornito una risposta circa il destino di quella targa/lapide, di cui ho semplicemente chiesto un immagine da postare qui. Ignoro il perchè di tanta reticenza, perchè non posso definirla in altro modo. So benissimo che quando si va intorno agli argomenti inerenti la seconda guerra mondiale, si tende a fare di tutta l'erba un fascio con il nazifascismo. Tuttavia qui si parla solo di un uomo, del suo genio e del suo coraggio... e nient'altro. Se avrò delel nuove ve ne farò partecipi.
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Filmato di un SLC in azione Cliccare qui |
Buone bolle!
Fabrizio Gandino
“Subacqueodisuperficie”
Un sommergibile per L'appennino
"Ciò che appare incredibile di questo “sommergibile
porrettano” è l’abilità artigiana del suo inventore considerati
i mezzi di cui poteva disporre all'epoca, mi è stato detto che chi è
riuscito a vederlo ha parlato delle saldature realizzate in modo
pressochè perfetto."
Credo
di avervi già parlato in passato, della storia del Gruppo Subacqueo
nato a Porretta Terme (BO) e di quanto lontani dal mare, tra gli
appennini, pervicacemente non solo prosperi ma diffonda la passione e
la conoscenza del mare ad opera dell'infaticabile Roberto Puzzarini,
referente locale del “Casio Divers Group”.
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Il sommergibile dell'Appennino |
Quello
che non sapete, e che pure io fino a qualche tempo fa ignoravo, era
che le le velleità subacquee degli abitanti di questa parte
dell'Appennino sono assai più longeve.
Tempo
fa aggirandomi per Porretta Terme, vidi un murales comparire sul
fianco di un negozio che sono solito frequentare di tanto in tanto;
dovete sapere che io sono un appassionato di mercatini e di cose
vecchie e in Via Lungoreno, ad Alto reno Terme (Ex Porretta Terme) si trova un antro caotico, un richiamo
irresistibile, un qualcosa di altri tempi: il negozio di un
rigattiere.
Vi
si trova di tutto, io vi ho persino trovato pezzi di attrezzature
subacquee, il proprietario è un signore eclettico, forse un po'
eccentrico, con il quale passo del tempo a conversare quando posso e
quando non gli riompo troppo le scatole, agitato da grandi passioni e
come me appassionato del passato.
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Francesco Guccini e il sommergibile |
Il
murales...si dicevo...Ah sì! Scusate, mi perdo esattamente come
quando giro tra gli scaffali del suo magazzino, il murales è
particolare, raffigura alcune delle cose più conosciute del nostro
Appennino Tosco-Emiliano ed altre molto meno note.
Tempo
fa, allo scopo di reperire qualche testo che approfondisse la mia
ricerca, di cui parlerò in un altro pezzo del Blog, ebbi a parlare
con lui di mezzi subacquei e di come l'Italia fu pioniera in questo
senso.
Lui
senza dire una parola mi prese per un braccio, portandomi
all'esterno del negozio, dinanzi al murales e mi indicò una parte di
esso, sul lato destro.
Raffigurava
stilizzata la nostra ferrovia storica, la Ferrovia Porrettana, una
delle prime realizzate nel Regno d'italia, di cui cui abbiamo
commemorato da poco i 150 anni e sui binari uno strano...”Veicolo”
sui binari...che assomigliava ad una barca.
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Naufragio del Bourgogne |
E
così...seraficamente mi fa la fatal domanda: “Conosci la storia
del sommergibile dell'Appennino”?
Ok,
cado dalle nuvole, con sorriso sornione si gusta la mia sorpresa, ed
inizia a raccontare.
Correva
l'anno 1901 e Agostino Lenzi, un fabbro di Silla (oggi frazione del
comune di Gaggio Montano, confinante con Alto Reno Terme (BO) decide
di partecipare ad un prestigioso premio dedicato alla realizzazione
di mezzi per il salvataggio in mare.
Il
premio è organizzato a Le Havre in Francia ed è intitolato ad
Anthony Pollok, facoltoso avvocato americano (di origine ungherese)
scomparso insieme alla moglie durante il naufragio del transatlantico
La
Bourgogne
il 4 luglio 1898 al largo delle coste francesi, la nave francese
affonda al largo della Nuova Scozia con il tragico bilancio di 549
morti, per lo più emigranti italiani. All'epoca la tragedia fu un
fatto mediatico di grande rilievo, che tenne le pagine dei giornali
occupate per diverso tempo.
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Una riproduzione |
Una
curiosità, Pollock era un avvocato piuttosto famoso, titolare dello
studio legale “Pollock & Bailey”, fu il principale
responsabile dell'accreditamento dell'invenzione del telefono a Bell
a scapito dell'Italiano Meucci, ma aveva anche cospicui interessi in una società
di telecomunicazioni via cavo (telegrafo), la Western Union.
All'epoca
Guglielmo Marconi stava muovendo i suoi primi passi verso
quell'invenzione che avrebbe cambiato per sempre le
telecomunicazioni: La radio.
Le
tragedie del Titanic erano ancora da venire, ma il naufragio della
Bourgogne
aveva scosso gli animi della gente dell'epoca.
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il concorso di Le Havre |
Fu
così che la famiglia Pollock decise di istituire un concorso con premio in
denaro, ignoriamo come il nostro fabbro di Silla ne venne a
conoscenza, sicuramente ingolosito dal premio
messo in palio dalla famiglia Pollok
e altrettanto sicuramente pervaso da quella follia che
contraddistingue il genio, si cimentò nella costruzione di un
veicolo sottomarino. Ne studia e realizza il progetto, ne produce il
prototipo, in qualche modo lo collauda e lo
invia a Le Havre usando la Ferrovia Porrettana per il primo tratto a
concorrere.
Paradossalmente, malagrado il ritrovamento di alcuni documenti, molto
è andato perduto e non sappiamo che esito ebbe il concorso e se
tanta genialità fu mai premiata.
Quel
che è certo è che il Sig. Francesco Guccini, omonimo del
cantautore di Pavana, lo aveva da decenni nel suo cortile...in un
angolo.
Il
Signor Guccini ha infatti raccolto molto materiale documentale per
ricostruirne la storia, spingendosi nella sua indagine a verificarne
funzionalità ed aspetti tecnici del funzionamento e realizzazione.
Fondamentale la sua visita a Le Havre dove ha istituito rapporti di
collaborazione con i musei del settore portuale e della navigazione,
con storici ed esperti .
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Elenco partecipanti al concorso |
Il
mezzo si presenta come una sorta di
battello
di salvataggio,
per un singolo membro dell'equipaggio utile ad ispezionare i relitti
sommersi. Della fattura stupisce l'accuratezza ad iniziare delle
particolari borchie utilizzate per realizzare la camera stagna dentro
cui una persona potesse alloggiare sul fondo del mare, respirando
grazie ad un sistema di pompa a doppio effetto molto simile a quella
dei primi palombari. La visibilità era data da una lastra di vetro a
tenuta stagna. Ciò che appare incredibile di questo “sommergibile
porrettano” è l’abilità artigiana del suo inventore considerati
i mezzi di cui poteva disporre all'epoca, mi è stato detto che chi è
riuscito a vederlo ha parlato delle saldature realizzate in modo
pressochè perfetto.
A
quanto pare l'Area dell'Alto Reno aveva una vocazione per il mare,
molto prima che noi subacquei di superficie ne sentissimo il
richiamo, Agostino Lenzi, un geniale fabbro dell'Alta Valle del Reno, aveva risposto.
Buone
Bolle!
Le
foto del sommergibile e del sig Guccini sono di Enzo Chiarullo (Ottobre 2012 )
e provengono da un suo articolo ( si veda link)
Link:
Il sommergibile dell' appennino:
https://www.barchedepocaeclassiche.it/marineria/beni-storici-e-culturali/156-il-sommergibile-dell-appennino.html
Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"
giovedì 22 agosto 2019
La Benna, l'altro relitto di Calafuria
E’
innegabile che per i sub i relitti hanno un fascino particolare,
poterli rimirare nel silenzio degli abissi ha sempre un che di
suggestivo, che spesso instilla una sorta di timoroso rispetto per le
storie che hanno dietro il loro affondamento.
La
costa di Livorno e il mare ad esso prospiciente non fa eccezione,
sappiamo di un relitto del 700’ completo di ancora e cannoni alle
Secche di Vada, una cannoniera americana di 40 metri sita a circa 22
metri di profondità dinanzi alla diga foranea di Livorno, la nave da
Carico Gino Scardigli a 300 metri dal corridoio dei traghetti dinanzi
al porto di Livorno a circa 65 metri di profondità, la nave tedesca
Ss Kreta, pattugliatore della Kriegsmarine 167 metri di profondità
nelle acque di Capraia e Geierfels
e la
Freienfels, due
enormi piroscafi di costruzione tedesca, lunghi circa 160 metri
ciascuno, a circa tre miglia e mezzo a est dell’isola di Gorgona e
a 15 da Livorno, a 140
metri di profondità.
Per
molti di noi, questi sono relitti che non vedremo mai, vuoi per i
limiti dettati dalle areee in cui si trovano, vuoi per i parametri
d’immersione che non sono certo alla portata di sub ricreativi.
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Calafuria primi del secolo |
Tuttavia
sott’acqua ormai si trova di tutto, non solo natanti di ogni tipo,
epoca e genere ma anche aerei, auto e altro…
Calafuria
non fa eccezione… si lo so c’è il relitto della nave etrusca che
il Gruppo Archeosub Labronico ha documentato così bene, ma non è di
questo che parlerò oggi.
Chiunque
si sia immerso a Calafuria ha sicuramente sentito parlare almeno una
volta, dagli astanti della “Benna”.
Per
me la benna è sempre stato la parte anteriore di un escavatore o di
uno spartineve, per cui le prime volte che ne sentii parlare, non
capì a cosa si riferissero, si aggiunga a questo che all’epoca
delle mie prime immersioni il mio limite erano i 18 mt del mio
brevetto Open Water e ci volle un po’ prima di capire.
Facciamo
un passo indietro: sino dall’antichità, Calafuria,
era un punto di passaggio obbligato per tutte le rotte di cabotaggio
(navigazione
paralleli alla costa per dirla alla buona) che,
dalla Grecia e Magna Grecia, dai centri fenicio/punici e dalla stessa
Etruria, conducevano al Mediterraneo occidentale; purtroppo
era anche un tratto particolarmente infido per le navi antiche perché
scosceso, ripido, privo di approdi e ripari e frequentemente soggetto
a improvvise e violente libecciate e altre turbolenze meteomarine che
ne giustificano tuttora ampiamente il toponimo.
Questo
deve averla resa come tratto di costa, nel corso dei secoli, teatro
di ben più di un naufragio, a
questo aggiungete che fin dall’antichità sino a tempi collocabili
alla metà del secolo scorso, la scogliera di Calafuria e i massicci
rocciosi nell’immediato entroterra furono teatro di uno
sfruttamento con le cave di Arenaria.
Dall’arenaria
Macigno di Calafuria ne veniva estratta una pietra molto apprezzata
per stipiti e architravi, pavimentazioni, loggiati ecc., ed impiegata
frequentemente nella costruzione di palazzi a Livorno fin dal '500.
C’è chi afferma che cave
come quella di Calignaia hanno permesso
la costruzione di mezza Livorno. Se ne trovano testimonianza nella
Fortezza Vecchia con stipiti e architravi, cordoli e pavimentazioni
dei cortili, la Camera di Commercio con il suo loggiato frontale e
molti elementi architettonici, il Palazzo Rosciano con le grandi
colonne situate all'ingresso e molti altri anche di costruzione
relativamente recente.
![]() |
trasporto via mare |
Si
pensi che a Calafuria e soprattutto di Calignaia, cessarono del
tutto i lavori solo intorno alla meta del '900 concludendo
un'esperienza durata due millenni.
Lasciando aperto a tutt'oggi
il problema del loro eventuale ripristino ambientale, problema assai
complesso soprattutto per le cave più grandi ma divenuto ormai
urgente.
Tuttavia
C’è chi pensa che il commercio di questo materiale da costruzione
non fosse limitato al solo immediato utilizzo nella vicina Livorno,
il che ci porta fatalmente a ragionare sul tema di questo articolo.
All’epoca
la strada litoranea non era come la conosciamo noi oggi e comunque la
roccia pesa, quindi il trasporto via mare poteva essere una soluzione
tutt’altro che da scartare.
Da
alcune cartoline dell’epoca si possono vedere alcuni particolari
che gettano luce sulla
storia della nostra “Benna”, che altro non è che un classico
carrello da miniera.
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i carrelli da miniera |
Assai
probabilmente quello che possiamo vedere sul fondale non è altro che
ciò che resta di un naufragio o di una parziale perdita di carico.
Dovete
sapere che ai primi del 900’ il golfetto di Calafuria non era
esattamente come lo vediamo oggi, la scogliera sotto il bunker
(all’epoca ancora non esisteva) era stata in parte spianata per far
posto sembrerebbe ad una sede rotabile che terminava nel muretto che
esiste ancora oggi, mentre invece il ponte della strada non esisteva
e da sotto il ponte della ferrovia un pontile si spingeva per un bel
pezzetto dentro il golfo (si vedano le immagini).
Ma
intanto, come di si arriva?
Si
può entrare
in acqua dal golfetto, oppure
scendere a vostro rischio e pericolo bombole in spalla dalla
scogliera che digrada davanti al Diving. Entrati in acqua avendo
l’accortezza di rimanere davanti alla torre e al solco della sua
catena negli scogli, pinneggiare finché dal promontorio alla vostra sinistra non emerge
il castello del Boccale e riuscite a vedere la terza finestra. Si
scende qui e dovreste trovare sotto di voi la cosiddetta
cigliata nord su 15
mt di fondo. La si tiene sulla destra sino ai 30 mt circa, direzione
240°.
Qua sulla nostra
destra si apre una sorta
di Canyon chiuso su tre lati,
composto da pareti ricoperte da corallo rosso e spugne gialle sul
lato destro.
Sul fondale troverete
uno
pneumatico
di camion e
poco prima qualcosa di una struttura che mareggiata dopo mareggiata
sta emergendo (non ho idea di cosa sia) ed
un carrello
da miniera con una fiancata distrutta dalla corrosione (La benna) a
circa 33 metri di profondità.
Bisogna
prestare molta attenzione al fondale fanghiglioso, da cui è fin
troppo facile tirare su del sedimento.
Negli
anni ci sono tornato diverse volte, fin da quando i miei limiti di
brevetto me lo hanno consentito, il carrello sembra emergere
maggiormente dopo ogni mareggiata, poco lontano si vede ora una
specie di tubo e proprio dove il Canyon si stringe, il posto da cui
farete ingresso dall’alto sembra emergere qualcosa da sotto la
sabbia.
Tempo
fa a causa di un errore di navigazione mi capitò di riemergere
vicino al golfetto del Boccale e in quel caso vidi tra le rocce un
“secchio” di ferro da miniera pieno di concrezioni, probabilmente
parte dello stesso carico a cui apparteneva la nostra benna.
Forse
non sarà un granchè come relitto, ma come ogni relitto racconta una
storia, e come ogni storia chiede solo di essere ascoltata.
Un ultimo appunto.... guardate l'immagine immediatamente sotto... sembra una chiatta da recupero che sta tirando su un relitto, sarà una coincidenza forse, ma quella, occhio e croce è la posizione dove oggi dovrebbe trovarsi la benna, inoltre buona visione del video.
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L'immagine dovrebbe essere del secondo dopoguerra |
Buone
Bolle!
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Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"
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