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sabato 5 gennaio 2019

VIDEOSUB


IL SUBACQUEO "VIDEO"

Dovete sapere che fare i video sotto la superficie del mare non è cosa di poco conto, 
anzi il conto delle attrezzature aumenta in maniera esponeziale.
Poi ci vuole un buon assetto e molta esperienza per poter fare video stabili. 
in questa foto sembro un professionista, ma devo ringraziare il mio amico e collega subacqueo,
Marco Moretti (fotosub), autore di questo scatto nella Riserva Marina di Portofino



Foto di Marco Moretti









 

Il nostro Marco Moretti in azione in mezzo ad un banco di castagnole. Scoglio delle Scole - Isola del Giglio (GR) 



Salvatore Fabiano 




lunedì 31 dicembre 2018

DiveSystem , quando un lavoro diviene passione e amore per la qualità


Ok chiariamo subito, non mi hanno pagato :)
Era il 15 di Dicembre 2018, Massy, Miky Elena ed io ci siamo messi in viaggio alla volta di Follonica, meta la sede della DiveSystem.



Avevo visto per diverse volte di filea il loro stand al centro dell’Eudi Show a Bologna, e avevo acquistato presso di loro molti dei miei accessori, e poi dai, non v’è modo migliore di conoscere la propria attrezzatura che vedere come viene prodotta.
L’azienda sorge nella zona industriale di Valpiana, un paio di capannoni in una zona piuttosto anonima; un vecchio detto recita che il vino buono è custodito nelle botti piccole, e le apparenze qui ingannano.
Il signor Zazzeri e sua moglie ci attendono per questa apertura straordinaria,
dandoci un caldo benvenuto, non manchiamo di notare il casotto con la bandiera rossa con striscia bianca dei sub e la piscina adiacente.
L’androne dell’azienda è anche il loro atrio espositivo con tutte le loro produzioni e fiori all’occhiello, tutto è permeato da quel familiare odore di neopreme, caro ad ogni subacqueo che si rispetti; qui prendiamo visione della gamma dei prodotti: gav, computer, torce, reel, pinne, erogatori.
Paolo Zazzeri da buon anfitrione, non ci accoglie come clienti, ma come ospiti, e come ogni ottimo padrone di casa ci apre le
porte dei suoi laboratori, ci mostra con una sorta di orgoglio tangibile, vani, i macchinari, i materiali usati nella sua azienda.
Quando passione ed esperienza si incontrano il risultato è a dir poco sorprendente e questo traspare nelle sue parole, mentre ci invita a toccare con mano i fogli di neopreme, i tessuti che compongono i gav, le mute, mentre ci spiega come vengono assemblati, grandi prodotti che costituiscono la basa per la fama di un grande marchio.
La lungimiranza di un innovatore unita alla passione di un artigiano e il tutto cucito insieme saldamente da un amore per il mare esattamente come i fogli di tessuto delle sue mute e gav.
Nell’esposizione è impossibile non notare le mute personalizzate destinate a organi di pubblica sicurezza e non solo, DiveSystem è fornitore ufficiale dei carabinieri subacquei, della marina militare italiana, del nono reggimento assaltatori Col Moschin, del reggimento lagunari ‘Serenissima’, dei sommozzatori della polizia di stato, guardia costiera, dei vigili del fuoco Italiani e Bomberos spagnoli e Dio solo sa di chi altri in giro per l’Europa .
Il marchio DiveSystem è sinonimo di garanzia ed affidabilità in Europa nel proprio, una piccola azienda che si è fatta un grande nome non tanto con i
numeri quanto con una qualità che è ampiamente riconosciuta nel settore.
Ci viene spiegato come ogni fase della produzione debba rispondere a degli standard rigorosi e come il personale sia preparato e coinvolto in ogni passaggio produttivo.
Paolo Zazzeri ci intrattiene raccontandoci gli esordi della sua attività con emozione ed orgoglio, che credo solo un altro subacqueo possa pienamente capire (anche se si tratta del sottoscritto con molta molta meno esperienza).
Tornando a noi, ci facciamo il giro guidato apprendendo le tecniche di costruzione ed assemblaggio delle loro mute.
Personalmente io non manco di notarne una assai particolare, con una specie di “Termosifone” all’interno, destinata ai lavoratori subacquei in acqua assai fredde, ma noi siamo qui per Massy, la sua muta stagna, dopo averlo servito fedelmente per diversi anni, ora ha bisogno di essere sostituita, e noi siamo qui per questo.


Però...si però...c’è sempre un però...sia io che Miky la muta stagna ancora non l’abbiamo...ed allora, beh vuoi non farti prendere le misure?...si perché qui, la precisione e la cura sono a dir poco maniacali e affinché le mute calzino come una seconda pelle.
Ok ok...l’occasione fa il sub stagno, ci salutiamo promettendoci di rivederci all’Eudi Show di marzo per ritirare le nostre mute.

Buone bolle!



Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"


lunedì 22 ottobre 2018

R 190 Scubapro, passa il tempo ma lui resiste


Il mio primo Octopus fu un usato, acquistato da un istruttore di Genova, mi ha servito fedelmente per le mie prime 30 immersioni, oltre a diverse altre volte in piscina e in ferie, dove lo utilizzo nel range dei 18/20 metri. É composto da un primo stadio Scubapro MK10 e da due secondi stati, rispettivamente un R190 e un M5. Oggi parleremo dell’R190, attualmente non più in produzione credo, ma ancora largamente diffuso tra i sub e vedremo il perché.
Non differisce da analoghi modelli, non si chiamano più R190 (se non erro rimpiazzato dall’ R195), hanno calottine leggermente differenti, tenete presente che nel corso degli anni, come per l’Abyss della Mares hanno cambiato le scocche), l’aspetto è il classico tondo e bombato che differisce dall’attuale stile R295.
L’R190 è un secondo stadio indistruttibile, dotato di effetto venturi quindi a offerta, ha una valvola classica non bilanciata. Come modello è datato nel senso che è stato fatto anni fa, ma come tecnologia è ancora piuttosto attuale.

Non è raro vederlo usato, l’ R190 come secondo stadio fonte d’aria alternativa, nella caratteristica calottina gialla o reso distinguibile da una frusta del medesimo colore.
L'ultima versione ha visto un restyling della calottina senza sostanziali cambiamenti da quella precedente.

Personalmente l’ho usato anche dopo il conseguimento del brevetto Advanced Open Water Diver, portandolo sino a 30 metri senza riscontrare problemi.
L’abbinamento con il primo stadio MK10, che è un primo stadio a pistone bilanciato, è una configurazione piuttosto comune, specie tra i sub che si immergono da anni e meno avvezzi alle mode del momento.
La tecnologia impiegata nella realizzazione di questo primo stadio non è cambiata, tuttavia la Scubapro pare abbia preso alcuni accorgimenti, anche se i cambiamenti adottati non differiscono in maniera sostanziale a detta di molti.
La componentistica di ricambio/manutenzione si trova ancora piuttosto facilmente, quindi non ci sono problemi legati alla revisione .
Da tenere presente che se lo comprate usato (ve ne sono ancora, specie tra quelli gialli, diversi fondi di magazzino) sono da far revisionare, ragazzi non scherziamo, a quegli erogatori noi affidiamo la nostra vita la sotto e un erogatore revisionato è di fatto nuovo ed affidabile.
Se deciderete per l’acquisto di un usato, cosa che aiuta a contenere i costi non di poco spesso, o avete la fortuna di riceverli in regalo da qualcuno che ha smesso di immergersi, fateli revisionare prima dell’utilizzo (credo di essere ripetitivo), avendo cura di guardare anche lo stato delle fruste.
Indipendentemente da ciò se prendete un octopus usato, al momento della revisione fate controllare anche il manometro, nel punto in cui “L’orologio” ruota rispetto alla frusta dentro nello snodo c'è un tubicino con due o-ring farli sostituire può non essere una cattiva idea.
Raccomandazioni d’obbligo: revisione innanzitutto (credo di averlo già detto?), e provate gli erogatori in una immersione facile o in piscina subito dopo almeno un paio di volte, personalmente mi è successo che la prima immersione a 25 metri mi è andata benissimo e nella seconda montando lo scuba ha iniziato a perdere aria dal fondello il primo stadio mentre ero ancora fuori dall’acqua, nulla di grave, riportato indietro al manutentore e restituito come nuovo senza aggravio di costo.
Dopo la revisione a volte capita (non per imperizia del manutentore) che l'erogatore possa avere qualche diciamo "staratura" e trafilare aria.
Credo intorno all'inizio del secondo decennio degli anni 2000 fece la comparsa sul mercato questa serie di R 190 con la calottina bianca, sembra orientati al mercato femminile, la cosa però sembra non ebbe una larga diffusione.
Nel rimessaggio per il periodo di inattività, tempo fa un amico,  mi suggerì di posizionare un tappo di sughero tenuto con due elastici sulla calottina che non sarebbe così rimasta in tensione. Al tempo la cosa mi sembrò bizzarra, lo divenne meno quando vidi queste foto della Scubapro che pubblicizzavano un nuovo prodotto.

una sorta di chiavetta che si posiziona sopra la calottina tenendola schiacciata.
Spero di esservi stato utile qualora decideste di servirvi di questa vecchia gloria della Scubapro, ovviamente io qui ho espresso soltanto la mia opinione personale, nulla vi dispensa di approfondire per conto vostro ed appurare quanto ho espresso.Buone Bolle! 

 Fabrizio Gandino
"Subacqueodisuperficie"