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giovedì 14 novembre 2024

Un argomento Delicato




Prima di cominciare ad affrontare questo nuovo argomento, vi avverto che quanto segue è una sorta di tabù per il mondo della subacquea, per molteplici ragioni che andremo via via a discutere, oggi parleremo di uno dei pericoli più insidiosi a cui un subacqueo si può trovare a dover fare fronte e ne parleremo sulla base dell'esperienza personale e senza pretesa alcuna di voler fornire delle soluzioni, ma tutt'alpiù di fornire uno spunto di riflessione e discussione.

Alcuni tra voi ricorderanno l'appuntamento dell'anno scorso portato avanti dal GEAS di Empoli dell'evento con Andrea Bada e le sue imprese subacquee, vi allego il link 


dell'articolo di seguito (http://subacqueodisuperficie.blogspot.com/2023/02/emozioni-profonde-caccia-di-relitti-con.html), in quell'occasione la Dottoressa Pamela Ciuffo che segue il gruppo Techdive in qualità di Psicologa, fece un affermazione piuttosto precisa: il nemico peggiore di un sub, specie in queste imprese, è l'ansia, e di come sia vitale riuscire ad elaborare e allenare non solo il fisico, ma anche mente e stato emotivo, ha affermato che mentre per un immersione ricreativa un attacco di ansia può essere gestito, a 130 metri di profondità non c'è nulla da gestire se non si è fatto un certo lavoro prima, semplicemente “sei morto”.  Non metto in dubbio la veridicità di queste affermazioni, anche perchè fatte da un terapeuta che ha esperienza sul campo, ma sulla questione della gestione anche a livello ricreativo (che per convenzione viene stabilito alla quota batimetrica massima di -40 m), ritengo non sia affatto così scontata.

 


 

Da quel che s , e qui vi invito se siete in grado ad integrare le mie conoscenze usando i commenti, non mi risulta che vi sia una didattica al momento che insegni a gestire un attacco d'ansia, o peggio, di panico in immersione. Anzi per essere più precisi non esiste neppure un segnale concordato per segnalarla, se fossi malizioso, potrei insinuare che persino parlarne sia un tabù.

Ela questione, che pure è riconosciuta come possibilità, viene affrontata solo nel rescue, come se nel percorso precedente a questa tappa non possa avvenire, un po' come se fosse una narcosi d'azoto che non si verifica prima dei 18 metri...niente di più falso.

Perchè ne parlo? Perchè mi è successo di dover affrontare questo tipo di problematica e non una volta sola, su di me e su altri. Ogni tanto qualcuno prova a parlarne, ma c'è una sorta di vergogna/ostracismo/superstizione come se potesse essere un fenomeno contagioso, ma di questo aspetto parleremo dopo.

Quello che posso raccontarvi è la mia personale esperienza, che ora andrò a raccontare. Avvenne durante un immersione invernale, un immersione che avevo già fatto almeno una cinquantina di volte, eravamo in tre, i miei due buddy sono subacquei piuttosto esperti (sebbene questo termine in subacquea può significare molto poco), acqua sui 15 gradi, visibilità a 5 m circa, condizioni piuttosto note a chi si immerge in quel di Livorno.

 

 


Tutto era iniziato bene, avevamo superato uno sperone di roccia, dove avevo segnalato ai miei compagni un aragosta in tana a circa trenta metri, avevamo proseguito entrando nel cono d'ombra creato dalla parete che diminuiva sensibilmente visibilità e luce, le torce avevano una scarsa penetrazione in profondità con i loro fasci, cosa per la quale stavamo ridossati alla parete stessa.

Fu a quel punto che accadde: improvvisamente prima una sgradevole, indefinita sensazione, poi via via i battiti nel petto cominciarono ad accellerare, ed il respiro con essi, nessuna ragione apparente. Mi guardai intorno, cercai con lo sguardo i miei compagni e individuai il più vicino a circa 3 metri sotto di me, controllai manometro e computer. Scesi su di lui cercando di controllarmi, ma arrivato vicino, diedi una bella “Bussata” sulla sua bombola.

 


 

Lui si girò a guardarmi, gli feci il classico segno con la mano di “Qualcosa non va” seguito da niente altro, come potevo spiegare quel peso sul petto che stava facendo galoppare il mio cuore e il respiro come un cavallo in corsa?, A lui bastò guardarmi. Semplicemente mi fece segno di alzarmi su di un po' e diede un occhiata al mio manometro, constatò che avevo aria in abbondanza.

Feci come mi aveva detto, e con entrambe le mani mi afferrai ad una sporgenza sulla parete, fissando lo sguardo su di essa, ricordo che dinanzi a me vi era un piccolo ciuffo di Parazoantus, le fissai arrivando a scomporre mentalmente ogni particolare a livello subatomico, nel contempo mi imposi di respirare con una cadenza ben precisa. Pensandoci a mente fredda la cosa che più mi stupisce oggi è che in quel momento l'erogatore in bocca lo vedevo irrazionalmente come un impedimento a respirare, l'istinto era di strapparmelo di bocca.

Passò qualche minuto, ma a me sembrò eterno, come era arrivata quella sensazione insinuante e sgradevole allo stesso modo scemò via ed io terminai l'immersione con gli altri senza ulteriori conseguenze.

Mi sono spesso chiesto che cosa abbia scatenato quell'attacco di ansia, e posso affermare con certezza che in quel momento percepii quell'oscurità e quell'acqua fredda come una situazione pericolosa, ostile, ma mi ero immerso almeno un centinaio di volte in quelle condizioni e forse anche peggio.

Attraversavo un forte periodo di stress sul lavoro e nella mia vita privata e la subacquea era la mia valvola di sfogo alla quale non ero disposto a rinunciare.

Purtroppo un piccolo problema fuori da''acqua portato sott'acqua può prendere dimensioni inaspettate e forse era proprio quello che avevo fatto io, non lasciando in superficie i miei problemi , me li ero portati con me e mi ero reso vulnerabile. 

 

 


Ho parlato con alcuni di questa mie esperienza oltre che con i presenti di quel giorno, avendo peraltro le reazioni più diverse.

Mentre alcuni (molto pochi) pensavano come me che fosse un argomento da affrontare, vi stupirà (o forse no) sapere che le reazioni della maggioranza furono ben altre.

Un istruttore mi disse che non era un argomento di cui parlare, che avrei fatto meglio a stare zitto e vendere tutto, perchè “se no con cavolo che un genitore sapendo di una cosa così gli avrebbe mai affidato un figlio per il corso Open Water”. Qualcun altro mi disse invece che non era opportuno parlarne, ma che il fatto di aver affrontato e superato questa situazione era come un rito di passaggio che avrebbe fatto di me un sub consapevole. Ora mi sia permessa una piccola osservazione, una crisi di ansia o panico sott'acqua può avere esiti non proprio transitori, e smettere l'attività di immersione potrebbe essere solo il più risibile dei problemi, non devo certo spiegare cosa può comportare una risalita senza controllo da 30 m in preda al panico, ma anche una di soli 5m senza rilasciare correttamente l'aria. Certo non è pensabile affrontare certi problemi se non con un supporto specializzato, ma insegnare come sopravvivere per affrontarli non mi sembra una così cattiva idea.

Tutto qui? No, il problema si ripresentò circa sei mesi dopo e li proprio abortii l'immersione, mi accorsi che qualcosa non andava, non me la sentii e non volli rovinare la festa a tutti. Perchè ne parlo oggi? Perchè nel frattempo ne ho parlato con altri amici sub ed ho scoperto di non essere il solo, ho assistito io stesso ad almeno un paio di episodi successi ad altri e ho letto il post di una giovane sub su Facebook, che parlava di un esperienza simile alla mia.

Capisco che ci possa essere una certa vergogna o superstizione nel parlare di questi episodi, ma è importante condividere le esperienze per aiutare gli altri a sentirsi meno soli e più preparati. Forse, creando uno spazio aperto e sicuro per discutere di questi temi, si può ridurre lo stigma associato.

 

 

Buone Bolle E buona discussione

 

Fabrizio Gandino

Subacqueodisuperficie

 


 

lunedì 4 novembre 2024

Rieccoci qui...dove eravamo rimasti?

 

Rieccoci qui


Son passati mesi dall'ultimo post fatto qui nel blog, tante cose sono successe, situazioni cambiate, la vita è un fiume che a volte scorre tra i sassi ed altre invece tutto copre e travolge, il tempo da dedicare si era rarefatto e detto anche onestamente vi era poco da raccontare che già non ribadisse quanto già scritto. L'ultima edizione dell'EUDI SHOW a Bologna, non ha riscosso assai probabilmente il successo che era nelle intenzioni degli organizzatori, diciamoci la verità, se di sabato giri tra gli stand senza spintonare o perderti in un ingorgo a piedi vuol dire che di gente ve n'è venuta poca. La prova del nove e stata lo spostamento della data ad Ottobre dell'anno successivo (2024, che avrebbe coinciso con il salone della Nautica, accumunando i più volti della passione per il mare) cancellando la data con un preavviso piuttosto discutibile e spostandola a Febbraio 2025. Anche la giustificazione di riavvicinare la data a quella usuale mi sembra più una foglia di fico.



La subacquea italiana è in crisi, Ma va! Davvero? Non se ne era accorto nessuno! Ci guardiamo tra noi nei Diving e le facce sono quasi sempre le stesse, certo non sono più i gloriosi anni 90-80', ma il ricambio generazionale langue...diamo la colpa ai tassi di de-natalità? Nel Frattempo Acqualung  chiude gli storici impianti di produzione in Liguria e lascia tutti a casa per trasferire la produzione altrove.



L'epidemia e le restrizioni date dall'Emergenza Covid-19 ha dato sicuramente una bella mazzata ma anche quello che è successo dopo non ha scherzato.

Faccio ampio riferimento ad un aumento smodato dei prezzi di prestazioni e materiali riguardanti non solo la subacquea, che ha fatto sì che raddoppiassero in alcuni casi quasi a voler recuperare i mesi precedenti di mancati introiti, subito dopo la crisi Ucraina e il caro energia, li ha fatti continuare a salire ulteriormente.


La spia della situazione, personalmente l'ho osservata sulle piattaforme di vendita seconda mano on-line dove un sacco di gente vuoi per fine entusiasmo, vuoi per altre priorità, vuoi per aumento di costi ha cominciato a disfarsi delle proprie attrezzature, parallelamente però anche i prezzi dell'usato, non sono scesi rispetto alla mole di quanto immesso sul mercato del riuso.

Altra cosa che ho notato è l'aumento dei sub tecnici nei siti di immersione da terra, che non prevedano ulteriori pagamenti a Diving o Barcaioli, sinceramente non ricordavo di averne visti così tanti in passato. 


Parate di Rover, Stage decompressivi, Bibo e Rebreather impensabili sino a qualche anno fa e si che ossigeno ed elio non li regalano di sicuro oggi

E la subacquea ricreativa? Quella fatta di mute umide, bombola e gav senza sacco posteriore e piombi in cintura? Che fine a fatto?. Anche qui qualche sparuta faccia nuova, ma molti di più di “Noi” con le nostre attrezzature consunte e l'aria stanca ma soddisfatta di quella strana eccitazione che non aspetta altro che la superficie per ridare voce alla parola, alla condivisione dell'esperienza.


In ferie, in Sardegna, ho potuto osservare in alcuni siti che la gente certo non mancava, ma, eh si c'è un “ma”, erano per lo più stranieri.


Buone bolle a tutti

 

Subacqueodisuperficie

Fabrizio Gandino

 


 







Link:

https://apneaworld.com/eudi-show-slitta-da-dicembre-2024-a-febbraio-2025/

 https://www.genovatoday.it/economia/technisub-chiude.html